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VI È BEN NOTO *

EPISTOLA ENCICLICA
DI S.S. LEONE XIII

 

Ai Vescovi d’Italia.
Il Papa Leone XIII. Venerabili Fratelli.

Vi è ben noto quanta fiducia, in mezzo alle presenti calamità, abbiano Noi riposta nella gloriosa Vergine del Rosario per la salvezza e prosperità del popolo cristiano, per la pace e la tranquillità della Chiesa. Memori, per una parte, che nelle grandi distrette pastori e fedeli furono sempre usi di rivolgersi fiduciosi alla gran Madre di Dio, aiuto potentissimo dei cristiani, nelle cui mani sono poste tutte le grazie; persuasi, per l’altra, che la devozione alla Vergine sotto il titolo del Rosario torna sommamente opportuna ai bisogni specialissimi dei tempi nostri, abbiamo voluto che questa devozione si ravvivasse dovunque, e sempre più largamente si stabilisse in mezzo ai fedeli di tutto il mondo. Già più volte, nell’inculcare la pia pratica del mese di ottobre ad onore della Vergine, ne abbiamo indicato i motivi, le speranze, il modo: e tutta quanta la Chiesa, in qualsiasi parte della terra, docile alla Nostra voce, ha sempre risposto con manifestazioni di singolare pietà al Nostro invito: ed anche ora di nuovo si apparecchia a pagare a Maria Santissima, per un intero mese, il tributo quotidiano della devozione a Lei tanto gradita. In questa santa e nobile gara non è rimasta addietro l’Italia, dove la pietà verso la Vergine è così profondamente radicata e così universalmente sentita; né dubitiamo, che anche in quest’anno l’Italia sia per dare bella prova del suo amore verso la gran Madre di Dio, e per apprestare a Noi nuovi motivi di consolazione e di conforto. Non possiamo tuttavia dispensarci dal rivolgere a Voi, Venerabili Fratelli, una parola di speciale esortazione, affinché con nuovo e singolare impegno in tutte le Diocesi italiane sia santificato il mese dedicato a Maria Santissima del Rosario.

È facile comprendere le particolari ragioni che a ciò Ci muovono. Fin da quando Iddio Ci ebbe chiamati a reggere sulla terra la sua Chiesa, Noi Ci studiammo di porre in opera tutti quei mezzi che sono in Nostro potere, e che credemmo più acconci alla santificazione delle anime e alla dilatazione del regno di Gesù Cristo. Non abbiamo escluso dalle Nostre quotidiane sollecitudini nessuna nazione né alcun popolo, ben sapendo che per tutti il Redentore ha profuso sulla croce il suo sangue prezioso, e a tutti ha aperto il regno della grazia e della gloria. Nessuno però può farsi meraviglia, se con singolare predilezione riguardiamo il popolo italiano: ché anche il divino Maestro, Gesù Cristo, fra tutte le parti del mondo prescelse l’Italia a Sede del suo Vicario in terra, e nei consigli della sua provvidenza dispose che Roma addivenisse la Capitale del mondo cattolico. Per tal maniera il popolo italiano è chiamato a vivere in maggior prossimità col gran Padre della famiglia cristiana, e a dividerne più specialmente le gioie e i dolori. E purtroppo nella nostra Italia non mancano al presente gravissime ragioni di amarezza all’animo Nostro. La fede e la morale cristiana, preziosissimo retaggio tramandatoci dai nostri antenati, e che pur fece in ogni tempo la gloria della Patria nostra e de’ grandi italiani, sono o insidiosamente e quasi di nascosto, o palesemente e con ributtante cinismo assaliti da una mano di uomini, i quali si studiano di strappare agli altri la fede e la morale che essi hanno perduto. È facile intravedere in tutto questo, più che ogni altra cosa, l’opera delle sette, e di coloro che sono strumenti più o meno docili in mano di esse. Qui in Roma poi dove il Vicario di Cristo ha la sua Sede, si concentrano a preferenza gli sforzi di costoro e si manifestano in tutta la pertinace ferocia i loro satanici intendimenti.

Non abbiamo bisogno di dirvi, Venerabili Fratelli, di quale e quanta amarezza sia ripieno l’animo Nostro nel vedere esposte a così gravi pericoli le anime di tanti Nostri carissimi figli. E cresce questa Nostra amarezza nel veder Noi stessi posti nell’impossibilità di opporci a questi grandi mali con quella salutare efficacia che vorremmo, e che pure avremmo il diritto di avere: imperocché sono note a voi, Venerabili Fratelli, e a tutto il mondo le condizioni di vita alle quali siamo ridotti. Per questi motivi Noi sentiamo maggiore il bisogno d’invocare l’aiuto di Dio e la protezione della gran Vergine Madre. I buoni italiani preghino fervorosamente pe’ loro fratelli traviati, e preghino pel Padre comune di tutti, il Romano Pontefice, acciocché Iddio nella sua infinita misericordia accetti ed esaudisca i comuni voti de’ figli e del Padre. Ed anche per questa parte le Nostre più vive e più ferme speranze sono collocate nella gloriosissima Regina del Rosario: la quale fin da quando cominciò ad invocarsi con questo titolo, si mostrò prontamente soccorrevole ai bisogni della Chiesa e del popolo cristiano. Già altre volte ricordammo queste glorie e gli strepitosi trionfi riportati contro gli Albigesi e contro altri potenti nemici; glorie e trionfi che ridondano sempre non solamente a profitto della Chiesa perseguitata ed afflitta, ma a prosperità temporale altresì dei popoli e delle nazioni. Perché non potrebbero rinnovarsi nei bisogni presenti le stesse meraviglie di potenza e di bontà da parte della gran Vergine, a pro della Chiesa e del suo Capo e di tutto il mondo cristiano, sol che i fedeli sapessero rinnovare da parte loro gli splendidi esempi di pietà dati in simili congiunture dai loro maggiori? È perciò che Noi, a renderci vie più propizia questa potentissima Regina, intendiamo di onorarla sempre più sotto l’invocazione del Rosario e di accrescerne il culto. E così, a cominciare dall’anno che corre, abbiamo stabilito d’innalzare a rito doppio di seconda classe per tutta la Chiesa la solennità del Rosario. Ed allo stesso fine ardentemente bramiamo che il popolo cattolico italiano con particolare slancio di devozione sempre, ma singolarmente nel mese prossimo di Ottobre, si volga a questa gran Vergine, e faccia dolce violenza al suo cuore di Madre, pregandola per l’esaltazione della Chiesa e della Sede Apostolica, per la libertà del Vicario di Gesù Cristo in terra, per la pubblica pace e prosperità. E poiché l’effetto delle preghiere sarà tanto più grande e sicuro, quanto saranno migliori le disposizioni di chi prega, caldamente vi esortiamo, Venerabili Fratelli, che con tutte le industrie del vostro zelo vi adoperiate a ridestare nei popoli a voi commessi una fede vigorosa, viva ed operativa, e a richiamarli colla penitenza alla grazia e al fedele adempimento di tutti i doveri cristiani. Tra i quali, per le condizioni dei tempi, conviene considerare come principalissimo la franca e sincera professione della fede e della morale di Cristo, per la quale si vinca ogni rispetto umano e si mettano innanzi ad ogni altra cosa gl’interessi della religione e l’eterna salvezza delle anime. Poiché non conviene dissimulare che, quantunque per divina misericordia il sentimento religioso sia ancora vivo e largamente diffuso nel popolo italiano, pure anche in mezzo di esso, per malefico influsso degli uomini e dei tempi, ha cominciato a serpeggiare l’indifferentismo religioso; per cui va diminuendo quella pratica riverenza e quell’amor filiale verso la Chiesa, che furono gloria e nobile vanto dei maggiori. Sia per opera vostra, Venerabili Fratelli, che si risvegli potente nei vostri popoli il sentimento cristiano, l’interesse per la causa cattolica, la fiducia nella protezione della Vergine, lo spirito di preghiera. Non è a dubitare che l’invitta Regina da tanti figli e con sì felici disposizioni invocata, non risponda benignamente alle loro voci, consoli la Nostra afflizione e coroni i Nostri sforzi a pro della Chiesa e dell’Italia, riconducendo per l’una e per l’altra giorni migliori.

Con questi sentimenti impartiamo a voi, Venerabili Fratelli, al clero, e al popolo commesso alle cure di ciascun di voi, l’Apostolica benedizione, pegno delle grazie e dei favori più eletti del cielo.

Dal Vaticano, 20 settembre 1887.

 

LEONE PP. XIII



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