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PAOLO VI

REGINA COELI

Solennità di Pentecoste
Domenica, 21 maggio 1972

 

Grande giorno questo per noi!

Per la Chiesa: è la festa della sua animazione interiore mediante l’infusione dello Spirito Santo, con tutti i suoi doni. Un senso di chiarezza, di sicurezza, di energia, di giovinezza, di gioia deve percorrerla tutta. Una corrente di bontà e di amore, un soffio vivo di poesia religiosa, una grande voglia di correre al soccorso di chi è nell’indigenza e nella sofferenza, di annunciare ai fratelli il perdono, l’amicizia e la pace, un superamento di ogni bassezza e d’ogni viltà, un bisogno di comunicare agli altri il segreto della nostra felicità, Cristo Signore, e un’esperienza originale e beatificante di essere Chiesa, cioè comunione organica di anime libere nel respiro dell’unica fede e della carità comune, con cento altri inebrianti sentimenti ed impulsi nella mente e nel cuore, dovrebbero formare oggi la nostra esperienza spirituale, un’esperienza di santità e di vita. Noi ne abbiamo avuto una prova, proprio questa mattina, celebrando la Messa nel Collegio, che ci sta di fronte sul Gianicolo, intitolato a San Pietro Apostolo, dov’erano raccolte le giovani schiere, d’uomini e di donne, votate a portare il Vangelo nei Paesi, così detti, missionari, non forti di nessun altro impulso se non di quello formidabile e imponderabile dello Spirito Santo.

E poi per il mondo è grande questo giorno, perché il torrente dello Spirito Santo deve straripare anche sul mondo. Oggi la nostra preghiera suona così : «Manda, o Signore, il tuo Spirito . . . e rinnoverai la faccia della terra». In questa ora estatica di Pentecoste non scompare, ché anzi s’illumina allo sguardo cristiano il panorama del mondo. Non dobbiamo noi guardare con fiducia agli avvenimenti della nostra storia? Ad esempio, agli incontri di Mosca ed al riavvicinamento dei Paesi sinora tenuti lontani dalle conseguenze dell’ultima immane conflagrazione? E, dall’altra parte, al Vietnam, alla Palestina ed ai Paesi vicini, tuttora senza pace? E all’Irlanda carissima, lacerata da un conflitto intestino? E agli episodi crescenti e diffusi della delinquenza più incivile? Ed ai bisogni ancora immensi dei Poveri? E ai mille problemi affliggenti che pesano sull’umanità?

Non mancano lacrime alla nostra gioia; ma non manca il conforto d’una nuova speranza: se venisse lo Spirito? Non sarebbe tutto rinnovato?

Invochiamo dunque lo Spirito Consolatore e vivificante con più fresca preghiera, rivolgendoci a Colei che per opera dello Spirito Santo diede al mondo il Salvatore.

                                



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