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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Solennità dell'Assunta
Mercoledì, 15 agosto 1973

 

Oggi, noi, Popolo di Dio, noi, Famiglia di Cristo, onoriamo Maria Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, assunta, anima e corpo, al termine della sua vita terrena, alla pienezza e alla gloria della vita eterna. Dove, come, quando, noi non bene conosciamo con la chiarezza narrativa del nostro modo di fare la storia; ma aderiamo all’Assunzione corporea della Vergine Santissima con la certezza della fede: non è leggenda, non è mito; è verità.

Ed è verità che innanzi tutto riempie di tale luce la figura della Madonna da esigere da noi un atto di sconfinata ammirazione. Non si può rimanere ciechi e indifferenti davanti ad un fatto che si iscrive nella nostra religione come un singolare trionfo di vita, di bellezza, d’immortalità, esteso anche all’umanità corporea di questa benedetta fra tutte le donne. E tanto meglio se questo prodigio dipende tutto da Cristo, che inaugura così in Maria, l’Immacolata, in colei «che ha creduto» (Luc. 1, 45), il regno escatologico promesso della risurrezione della carne.

Perciò questa festività giustifica e reclama dalla Chiesa, da noi, quella venerazione per Maria che non può essere senza la commozione della meraviglia, della poesia, del sentimento, che danno al culto della Vergine un posto specialissimo, e insieme tanto umano, tanto confidente e filiale nella nostra religione vissuta.

Poi questo mistero dell’Assunzione di Maria riguarda noi, pellegrini nel tempo e nel mondo, come un astro che proietta luce su la nostra presente realtà; ci illumina con chiarezza quasi intuitiva su certi valori primari della vita, come l’innocenza dell’anima, l’umiltà e la dignità della nostra persona, il pudore e la castità dovuta al corpo per redimerlo dalla sua inquieta animalità; e poi quella luce regale e materna polarizza come tipo mirabile ed orienta il nostro giudizio su tutta la concezione della vita cristiana, mentre immette nel circuito delle nostre esperienze religiose la fiducia che di là discende e l’invocazione che lassù risale. Maria è in Cielo, ma non è lontana. È con Cristo, e lo è per noi. Facciamo festa!

Successivamente Paolo VI si reca alla finestra che dà sulla piazza principale di Castel Gandolfo e così saluta la folla: «Formulo i miei voti per tutti ed aggiungo per ciascuno di voi la mia preghiera in questo giorno di grande festa per la Madonna che è Assunta al Cielo. Così Ella vi guidi sempre e sia la stella orientatrice della vostra vita cristiana con la Benedizione che ora vi dò nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo».

                                                  



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