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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 gennaio 1965

 

Il senso religioso nel nostro mondo

Dobbiamo un particolare saluto al numeroso gruppo degli Assistenti Ecclesiastici e dei Dirigenti Laici dell’Azione Cattolica, convenuti a Roma per studiare il tema del rinnovamento liturgico, in ordine alle nuove norme che il prossimo 7 marzo andranno in vigore nella celebrazione delle sacre cerimonie e specialmente della santa Messa.

Abbiamo da questa iniziativa una nuova prova dell’adesione stretta ed operante, dell’Azione Cattolica alla missione della Gerarchia, anche e principalmente là dove essa esercita e promuove il culto divino. Quanto questa prova, tempestiva ed illuminata, di collaborazione del nostro Laicato ai primi e più alti uffici del ministero sacerdotale faccia piacere a Noi e faccia onore all’Azione Cattolica, è facile intuire: nulla al Pastore può essere più consolante che sapersi circondato da figli che assistono alla sua azione orante e celebrativa dei misteri divini, che comprendono, che con lui operano, pregano, offrono, sperano e gioiscono, che sono con lui «un Cuor solo e un’anima sola». A quale risultato migliore di questo può pretendere la sua opera di maestro e di sacerdote? quale attestato più chiaro di questo può essere dato alla validità della sua «cura d’anime»? quale conforto più sincero e più corroborante di questo può ripagare le sue fatiche, che quello derivante dalla presenza non solo, dalla consonanza, dalla rispondenza alla sua orazione sacerdotale da parte dei fedeli, affidati alla responsabilità del suo ministero? Veramente salgono alle labbra del Sacerdote, la cui arte apostolica, la cui pedagogia religiosa è riuscita ad associare gli animi, le voci, i gesti, i cuori dei suoi fedeli alla sua mediazione fra Dio e gli uomini (ch’è poi la mediazione stessa di Cristo!), le parole di San Paolo: «. . . O fratelli miei cari e desideratissimi, mio gaudio e mia corona!» (Phil. 4, 1). E son queste parole che erompono dal Nostro animo alla considerazione dei frutti che codesta nuova e intelligente e metodica azione liturgica prepara alla santa Chiesa, e alla visione della nuova primavera spirituale, che il Concilio Ecumenico va suscitando in tutte le comunità cattoliche del mondo. Vi dobbiamo una lode, ottimi Assistenti e Dirigenti, vi dobbiamo un ringraziamento, vi dobbiamo un incoraggiamento!

E dobbiamo ripetere che ciò che reca gioia a Noi, torna ad onore vostro. Diciamo a voi, Laici carissimi, specialmente: con codesto sforzo di dare esatta e viva applicazione alla Costituzione conciliare sulla sacra Liturgia voi dimostrate di possedere quell’intelligenza dei tempi che Cristo raccomandava ai suoi primi discepoli (cfr. Matth. 16, 4), e che la Chiesa d’oggi va svegliando e riconoscendo nei Cattolici adulti; i quali tempi reclamano una reviviscenza spirituale, attinta là dove sono le sorgenti genuine e inesauribili della verità e della grazia, di cui il Vangelo ha fatto dono all’umanità, vogliamo appunto dire alla Liturgia della Parola e alla Liturgia del Sacrificio eucaristico, alle quali sorgenti voi rivolgete i passi e abbeverate la sete. Voi dimostrate di comprendere come la nuova pedagogia religiosa che il presente rinnovamento liturgico vuole instaurare, si innesta, e quasi al posto di motore centrale, nel grande movimento, iscritto nei principii costituzionali della Chiesa di Dio, e reso più facile e più impellente dal progresso dell’umana cultura, che tende a fare d’ogni cristiano un membro vivo ed operante, non più incosciente, inerte e passivo, del Corpo mistico, elevandolo alla partecipazione personale dell’azione più alta, più bella, più operante e più misteriosa, che possa venire dall’uomo pellegrino sulla terra, inserirsi nel processo dei suoi evolventi destini, intercedere fra il mondo e Dio, l’azione appunto della sacra Liturgia. Voi così entrando nello svolgimento del disegno di salvezza, che la Chiesa promuove oggi con rinnovato fervore e norme moderne, fate non solo opera religiosa, ma apostolica altresì. L’apostolato è il vostro programma caratteristico. Ebbene, l’attività, che voi dedicate a dare pienezza di comprensione e di partecipazione all’azione liturgica, si traduce in attività rigeneratrice della. nostra società, come quella che infonde nelle anime quelle energie spirituali, morali, sentimentali, che solo la religione autenticamente praticata può dare.

A voi dunque ripetiamo elogio e incitamento; a voi diamo ben di cuore la Nostra Benedizione.

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Diletti Figli e Figlie!

Sentirete sovente in questo periodo il discorso sulla sacra Liturgia fatto da tante voci diverse e su temi diversi, ma sempre derivato dalla recente Costituzione del Concilio ecumenico e dalla successiva Istruzione, che ne inizia la graduale applicazione. È bene che sia così: questa nuova legislazione circa il culto pubblico ed ufficiale della Chiesa è assai importante, e merita d’essere largamente divulgata e commentata, anche perché una delle sue caratteristiche e principali finalità è la partecipazione dei fedeli ai riti che il Sacerdote dirige e personifica. Ed è bene che si avverta come sia proprio l’autorità della Chiesa a volere, a promuovere, ad accendere questa nuova maniera di pregare, dando così maggiore incremento alla sua missione spirituale: era ed è cura primaria della Chiesa tutelare l’ortodossia della preghiera; e cura successiva è stata quella di rendere stabili ed uniformi le espressioni del culto; grande opera, da cui la vita spirituale della Chiesa ha ricavato immensi benefici; adesso la sua premura si allarga, modifica certi aspetti oggi inadeguati della disciplina rituale, e tende coraggiosamente, ma pensatamente ad approfondire il significato essenziale, la esigenza comunitaria ed il valore soprannaturale del culto ecclesiastico, mettendo in migliore evidenza, innanzi tutto, la funzione che vi esercita la Parola di Dio, sia quella della S. Scrittura, sia quella didattica e parenetica della catechesi e dell’omelia; e dando alla celebrazione sacramentale la sua limpida e insieme misteriosa centralità.

Per comprendere questo progresso religioso e per goderne i frutti sperati dovremo tutti modificare la mentalità abituale formatasi circa la cerimonia sacra e la pratica religiosa, specialmente quando crediamo che la cerimonia sia una semplice esecuzione di riti esteriori e che la pratica non esiga altro che una passiva e distratta assistenza. Bisogna rendersi conto che una nuova pedagogia spirituale è nata col Concilio; è la sua grande novità; e noi non dobbiamo esitare a farci dapprima discepoli e poi sostenitori della scuola di preghiera, che sta per cominciare. Può darsi che le riforme tocchino abitudini care, e fors’anche rispettabili; può darsi che le riforme esigano qualche sforzo sulle prime non gradito; ma dobbiamo essere docili ed avere fiducia: il piano religioso e spirituale, che ci è aperto davanti dalla nuova Costituzione liturgica, è stupendo, per profondità e autenticità di dottrina, per razionalità di logica cristiana, per purezza e per ricchezza di elementi cultuali ed artistici, per rispondenza all’indole e ai bisogni dell’uomo moderno. È ancora l’autorità della Chiesa che così insegna e che così avalla la bontà della riforma, nello sforzo pastorale di confortare nelle anime la fede e l’amore a Cristo e il senso religioso nel nostro mondo.

Voi, venendo dal Papa, accogliete questa sua esortazione; una volta di più farete l’esperienza della fecondità e della felicità, che l’obbedienza porta con sé; l’obbedienza, diciamo, alla Chiesa e a chi in essa ha la funzione di educare i credenti ad adorare il Padre «in spirito e verità» (Io. 4, 23). Ecco la Nostra raccomandazione, ecco il Nostro voto; che entrambi vogliamo confermare con la Nostra Benedizione Apostolica.

                                         



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