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PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

SALUTO DI PAOLO VI
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, 
S. E. L'ON. ANTONIO SEGNI, 
ALLA PARTENZA DA ROMA

4 gennaio 1964         

 

Signor Presidente!

La Sua presenza in questo aeroporto, la sua parola in questo momento Ci sono di grande onore e di singolare conforto.

Sentiamo nella sua voce di Capo dello Stato l’eco fedele dei sentimenti del Popolo Italiano, e non possiamo tacerLe la Nostra viva compiacenza e la Nostra ammirata riconoscenza. 

Ci sentiamo perciò obbligati, prima di intraprendere il Nostro pellegrinaggio in Terra Santa, di rivolgere una parola di omaggio a Vostra Eccellenza, di saluto e di augurio a quante Personalità ecclesiastiche, civili e militari sono qui presenti, ed a tutti gli uomini di buona volontà, che guardano a Noi in quest’ora particolarmente significativa. 

È stato detto giustamente che il Successore del primo degli Apostoli ritorna dopo venti secoli di storia là, di dove Pietro è partito, portatore del Messaggio cristiano. E di fatto vuol essere il Nostro un ritorno alla culla del Cristianesimo, ove il granello di senapa dell’evangelica similitudine ha messo le prime radici, estendendosi come albero frondoso, che ormai ricopre con la sua ombra tutto il mondo (cfr. Matth. 13, 31 s.); una visita orante ai Luoghi santificati dalla Vita, Passione e Resurrezione di Nostro Signore. 

È un pellegrinaggio di preghiera e di penitenza, per una partecipazione più intima e vitale ai Misteri della Redenzione, e per proclamare sempre più alto davanti agli uomini, come annunziammo nel Nostro primo Messaggio Urbi et Orbi, che « solo nel Vangelo di Gesù è la salvezza aspettata e desiderata: "poichè non c’è sotto il cielo altro nome dato agli uomini, mercè il quale abbiamo ad essere salvati " (Act. 4, 12)». 

In questi giorni, in cui la Liturgia sacra ricorda il Principe della Pace, Noi chiederemo a Lui di dare al mondo questo dono prezioso, e di consolidarlo sempre più fra gli uomini, nelle famiglie, tra i popoli. 

Presenteremo a Cristo la sua Chiesa universale, nel suo proposito di fedeltà al Comandamento dell’amore e dell’unione, da Lui lasciatole come suo estremo mandato. Porteremo sul Santo Sepolcro e sulla Grotta della Natività i desideri dei singoli, delle famiglie, delle nazioni; soprattutto le aspirazioni, le ansie, le pene dei malati, dei poveri, dei diseredati, degli afflitti, dei profughi; di quanti soffrono, di coloro che piangono, di coloro che hanno fame e sete di giustizia. 

In questo momento, in cui stiamo per affidarci alle vie ampie del cielo, il Nostro pensiero si rivolge a tutti i popoli, inviando un saluto di prosperità e di benessere. In particolare ricordiamo i popoli dell’oriente, a cui più da vicino Ci accosteremo, o che Ci saranno presenti per tutto l’arco del Nostro viaggio. 

Tutti racchiudiamo nella Nostra preghiera e nel Nostro saluto e ringraziamo altresì per tutte le attenzioni che Ci sono state rivolte in questa occasione dai Rappresentanti diplomatici delle varie Nazioni, in particolar modo dalle Autorità Italiane. 

L’Apostolica Benedizione, con cui iniziamo il Nostro pellegrinaggio, sia pegno ed espressione del Nostro memore affetto.

  



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