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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
IN OCCASIONE DEL IV CENTENARIO DELLA NASCITA
DI WILLIAM SHAKESPEARE *

Giovedì, 12 novembre 1964

 

Sentiamo il dovere di ringraziare i promotori di questa commemorazione del quarto centenario della nascita di William Shakespeare per il loro cortese invito a questa lodevole evocazione della vita e dell’arte del grande poeta. Esprimiamo anche il nostro compiacimento alle comunità cattoliche britanniche a Roma per questo evento, e siamo lieti di rimarcare la generosa collaborazione offerta da amici, da artisti e dalle autorità italiane. Un particolare elogio va ai registi e agli attori del Royal Stratford Theatre per la loro presentazione di scene e battute tratte dalle opere di Shakespeare, che tutti noi abbiamo gradito e apprezzato. Questo breve spettacolo ci riporta alla mente molte riflessioni, a partire dalla visita fatta una trentina d’anni fa, come turista curioso e frettoloso, alla città e alla casa di Shakespeare a Stratford-on-Avon, e continuando con l’impressione di ricchezza fantastica e verità psicologica che abbiamo sperimentato attraverso la limitata conoscenza che le lezioni scolastiche e la lettura privata ci hanno dato del grande poeta; per concludere oggi con la riflessione che questa commemorazione è particolarmente adatta a Roma, sempre avida e pronta com’è a onorare le alte realizzazioni della mente umana e felice, oggi, di celebrare, in questo sommo scrittore, la straordinaria tradizione culturale e il genio artistico del popolo inglese. Proviamo un piacere particolare nel rilevare come la profonda umanità di Shakespeare, sempre aperto all’esplorazione avventurosa e poetica, porti alla scoperta delle leggi morali, che rendono grande e sacra la vita, e ci riconduca a una comprensione religiosa del mondo.

Il suo alto ingegno e il suo linguaggio potente inducono gli uomini ad ascoltare con riverenza le grandi verità che espone, sulla morte e sul giudizio, sull’inferno e sul cielo. Le trame delle sue opere teatrali sono per l’uomo moderno un promemoria salutare che Dio esiste, che c’è una vita dopo questa vita, che il male viene punito e il bene ricompensato. Il nostro apprezzamento della visione che il poeta ha dell’umanità non deve farci trascurare le alte lezioni morali e gli ammonimenti contenuti nelle sue opere. Pregando che la meditazione e la riflessione possa dare questo prezioso frutto, volentieri impartiamo agli attori e ai loro colleghi, a tutti voi e ai vostri cari a casa, la nostra paterna Benedizione Apostolica.

 


* L'Osservatore Romano, Edizione settimanale in lingua italiana, Anno LXVI, n. 1, del 07/01/2016

 


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