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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PROFESSORI E AGLI ALUNNI DEL COLLEGIO «CESARE ARICI»

Giovedì, 21 marzo 1968

 

Ciò che la vostra presenza Ci fa maggiormente ricordare è il bene che Noi abbiamo ricevuto in codesta Scuola negli anni della Nostra fanciullezza e della Nostra adolescenza; e primo beneficio fu per Noi l’amore al Nostro Collegio. Eravamo fieri d’appartenervi; pareva a Noi che tutto vi fosse bello, distinto, sapiente. Subivamo volentieri il fascino dell’ambiente, come di solito avviene per molti alunni rispetto alla propria Scuola, quando questa è bene diretta e ordinata, e possiede bravi e buoni Insegnanti. Era una Scuola che si faceva amare, e perciò formativa ed efficace. Noi sentiamo il dovere d’esprimere la Nostra riconoscenza per l’istruzione e per l’educazione che vi abbiamo ricevute, e la esprimiamo specialmente alla memoria dei Nostri educatori, il cui ricordo si precisa in Noi nel rilevare un rilievo postumo questo, di solito, in molti alunni ma sempre assai benefico - la dedizione, lo spirito di sacrificio, il disinteresse personale, con cui essi esercitavano la loro funzione; erano -buoni, credevano alla loro missione, amavano non solo l’Istituto, ma altresì gli alunni; e cercavano di farsi amare, quasi per avere delle loro fatiche una ricompensa, la sola ambita, il cuore cioè dei loro discepoli. Crediamo che questo criterio pedagogico sia ottimo e tuttora valido per ogni Scuola, ove il professionismo non soverchi il rapporto umano, ch’essa produce. Vada per ciò alla loro memoria e vada alla Istituzione, che prosegue la stessa missione, il Nostro plauso cordiale e il Nostro affettuoso augurio.

Quest’augurio è per voi che oggi dirigete il Collegio Arici, in modo speciale a Lei, venerato Monsignor Giuseppe Cavalleri, che ha dedicato la sua vita al caro Collegio, raccogliendone la preziosa eredità di tradizioni, di esempi, di rinomanza, d’impegno scolastico ed educativo. Comprendiamo quanto sia arduo e delicato oggi il compito di gestire una Scuola non statale e confessionale, ma siamo convinti che la causa meriti d’essere servita con perseverante dedizione, non già in emulazione, e tanto meno in contrasto, ma in concomitanza con la Scuola statale, per le ragioni che tuttora ne giustificano l’esistenza e ne reclamano lo sviluppo ed il progresso, a beneficio innanzitutto della libertà d’insegnamento, libertà che dovrebbe essere tutelata e promossa in una società, che si proclama moderna e democratica.

Il concetto che fa della Scuola una missione ideale, degna d’essere intrapresa come uno dei più alti scopi della vocazione personale, non che dell’umana civiltà, trova la sua realizzazione più manifesta nella libera iniziativa scolastica dei cittadini che esprimono in essa, più direttamente e più pienamente, il loro pensiero verso ciò ch’essi hanno di più caro, i loro figli; ed imprimono ad essa la fisionomia spirituale loro propria. Il diritto-dovere della Famiglia all’educazione è più fedelmente rispecchiato nella Scuola libera e privata (sebbene essa pure si uniformi alla legge dello Stato e adempia una pubblica funzione); l’ambiente vi è più omogeneo; e l’arte, fra tutte le più nobili, di educare le giovani generazioni, fonda la sua bellezza e la sua efficacia sulla chiarezza e sull’univocità di principi veri, fermi e coerenti, che solo la Scuola libera e confessionale può professare, garantendo unità di sapere nell’insegnamento e unità di vita nell’educazione.

Noi confidiamo che primi a comprendere l’eccellenza d’una tale Scuola, quale quella del Collegio Arici vuol essere, siano gli Alunni che hanno la fortuna di frequentarla.

Sì, figli carissimi, abbiate grande stima e grande fiducia nella vostra Scuola, non solo per i suoi pregi didattici e per le cure educative ch’essa vi prodiga, ma per due motivi, ben diversi l’uno dall’altro, ma entrambi assai importanti, e tali che anche voi stessi ne comprendiate il valore.

Il primo motivo della vostra stima e della vostra fiducia è dato dal fatto che voi, voi stessi siete invitati e stimolati ad essere a voi medesimi maestri e educatori: la collaborazione personale e l’iniziativa originale degli Alunni, come sapete, sono oggi reclamate dappertutto dal progredito metodo scolastico, e lo sono tanto più in una Scuola come la vostra, in cui alle lezioni circa le varie materie è sempre aggiunta quella morale, del dovere, e non per solo argomento di profana saggezza, ma altresì per grave e insieme dolcissima ragione spirituale e religiosa. Studiare, voi lo sapete, significa cercare ed amare; e nessuna cosa più c’invita e più ci aiuta a studiare che la verità e l’amore nei loro gradi supremi; la verità della Fede e l’amore di Dio.

L’altro motivo deriva dalla qualifica «cattolica», che illustra la vostra Scuola. Comprendete il significato ed il valore d’un tale titolo, non sempre da tutti apprezzato, titolo che spalanca le finestre della vostra Scuola sulla Chiesa, sul mondo, e vi educa a pensare, ad agire in funzione dell’intera umanità. Non una Scuola chiusa, un «ghetto», come oggi si dice, è una Scuola cattolica, ma un’aula aperta al soffio universale dei grandi problemi, dei grandi ideali, delle grandi cause. Se qualche cosa voi sapete del Concilio ecumenico, che la Chiesa cattolica ha celebrato in questi ultimi anni, voi potete comprendere come una vocazione alle più alte idealità di pensiero e di azione palpiti in una Scuola cattolica, come la vostra. Noi vi auguriamo che voi ne sentiate il fascino e la forza, per il raggiungimento della vostra statura di uomini veri, completi, moderni, per l’onore del vostro Collegio, per la fedeltà alle migliori tradizioni bresciane, per il bene del vostro Paese e per la gioia di quella Chiesa, che cattolici sinceri e forti vi vuole, e che per mano Nostra con immenso affetto tutti vi benedice.

    



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