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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL IX CONGRESSO NAZIONALE
DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA MAESTRI CATTOLICI

Lunedì, 4 novembre 1968

 

L'IMPAREGGIABILE DEDIZIONE D'UNA SCHIERA DI ANIME

Con grande soddisfazione accogliamo stamane il vostro gruppo cospicuo, diletti Figli e Figlie, che vi fregiate del nome alto e impegnativo di Maestri Cattolici. Siete circa un migliaio, che avete preso parte, con l’apporto della vostra preparazione ed esperienza, al nono Congresso Nazionale dell’Associazione. La vostra presenza Ci rinnova il ricordo delle non poche occasioni che Noi avemmo di interessarci allo sviluppo della vostra Associazione stessa, durante il Pontificato del Nostro venerato Predecessore Papa Pio XII, come pure Ci richiama alla memoria il primo incontro che, da questa Cattedra di Pietro, abbiamo avuto con voi nel 1965; vi salutiamo pertanto con grande benevolenza, lieti di poter nuovamente attestare alla attiva e benemerita Presidenza, ai Dirigenti regionali e all'intera Associazione Italiana dei Maestri Cattolici la Nostra parola di considerazione, di elogio, di compiacimento. Nel vedervi, il Nostro pensiero va a tutti i Maestri - e non solo d’Italia, ma, vorremmo dire, di tutto il mondo -, va a codesta magnifica, generosa schiera di uomini e di donne, che con impareggiabile dedizione, con fedeltà e spirito di sacrificio, con fatica silenziosa e spesso oscura, si dedicano ad un’opera tanto preziosa e insostituibile, qual è quella della formazione intellettuale, civica e morale della fanciullezza. Onore a voi, Maestri tutti! A voi, specialmente, Maestri Cattolici!

Vorremmo che il tempo a disposizione Ci permettesse di soffermarci con voi più di quanto effettivamente possiamo: ben lo meriterebbe la vostra qualifica culturale, la vostra responsabilità pedagogica, la vostra configurazione associativa. Ma se pure siamo costretti dall’assillo delle quotidiane occupazioni a ridurre purtroppo questa rasserenante e benefica sosta in mezzo a voi, desideriamo almeno lasciarvi un ricordo, che, al termine dei lavori del Congresso, sia come un viatico di incoraggiamento e di benedizione per voi e per i vostri Colleghi, a Noi tanto diletti.

SALVARE LA PERSONA UMANA E RINNOVARE LA SOCIETÀ

Ed il Nostro ricordo è una consegna, che amiamo trarre dalla affermazione, che apre la Costituzione conciliare Gaudium et spes, adattandola alla vostra particolare situazione: «Si tratta di salvare la persona umana e di rinnovare l’umana società. È l’uomo, dunque, ma l’uomo nella sua unità e totalità, corpo e anima, cuore e coscienza, intelletto e volontà» (n. 3), ad essere il cardine e il centro del vostro interesse e della vostra attività, che guida l’alunno fin dai più teneri anni, e lo aiuta a raggiungere quella completa maturazione che lo rende atto a prendere il suo posto, con piena coscienza, nella società e nella Chiesa, secondo il piano provvidenziale di Dio.

Il tema, stimolante invero e appassionante, proposto quest’anno al Congresso Nazionale, parla di «responsabilità ed esigenze odierne della professione docente». Ora, pare a Noi che codeste responsabilità ed esigenze si debbano effettivamente identificare con questo compito irrinunciabile, che avete assunto con lo scegliere la vostra nobilissima professione. Il maestro forma l’uomo, tutto l’uomo, come ha a più riprese sottolineato il Concilio: non una sola parte dell’uomo, seppure tanto degna di ogni attenzione e cura, ma la sua integrità di persona che pensa e giudica, vuole ed ama, e sviluppa se stessa in un preciso contesto sociale e comunitario, da cui non può e non deve sentirsi avulsa. Lo stato di diffuso disagio, che, in tutto il mondo, permea le Scuole Superiori, ma di cui anche voi, giustamente, avete cercato di rendervi conto in questo Congresso, trova la sua originaria giustificazione proprio qui: in una scuola che, forse, si è isolata, si è cristallizzata, si è ristretta unicamente a particolari settori dimenticando la complessità della formazione globale del giovane.

VARIETÀ E UNITÀ DEI MEZZI DIDATTICI

È quindi giusto che lo sforzo congiunto degli educatori punti sull’intera formazione dell’uomo, che è tutto in nuce in quel fanciullo che apprende, e formerà la base strutturale della società del domani: e questo già fin dalla scuola elementare, che riveste anch’essa quella particolare importanza attribuita dal Concilio alla Scuola in generale, perché anch’essa, «in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto col patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara la vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di indole e condizione diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca» (Dichiar. Gravissimum educationis, n. 5). Tutto è pertanto da mettere in opera: dai consueti mezzi didattici integrati ora dai nuovi sussidi audiovisivi, che parlano ai sensi mobilissimi e avidi di apprendere, all’aperta e completa preparazione intellettuale, che, pur dovendo essere necessariamente proporzionata alla capacità degli alunni e alle precise esigenze dei programmi, non si inaridisca in un nozionismo saccente o in un’infarinatura frettolosa di dati affastellati, ma si rivolga gradualmente, armonicamente, a tutte le facoltà umane, parli al cuore e alla fantasia, apra orizzonti sconfinati sul mondo, stimoli la volontà a donarsi per il bene della società; e di qui introduca ai piani più alti della visione religiosa e soprannaturale, offrendo un ausilio di prim’ordine all’azione che la Chiesa, da parte sua, con piena autonomia, ma altresì nella ricerca di una leale e operosa collaborazione con la Scuola, ha la missione di svolgere per divino mandato.

NOBILI DOVERI DI RESPONSABILITÀ E DI FEDE

Non è chi non veda la responsabilità che tutto questo impone al docente, anche di scuola primaria, anzi tanto più a lui, che rappresenta il primo incontro del bambino col mondo del sapere, e a cui egli si affida con tutta la spontaneità e la fiducia della sua candida anima, duttile e ansiosa di imparare. Sono responsabilità, le vostre, veramente gravose, che vanno dal continuo aggiornamento degli studi e dei metodi pedagogici per la propria preparazione culturale e spirituale, all’animazione della scuola, al contatto con le famiglie, alla collaborazione con i colleghi di insegnamento, alla presenza stimolante nelle varie forme della vita civica e sociale, che abbiano attinenza con l’azione educativa.

Questo tuttavia non basta alla vostra generosità. Voi infatti vi qualificate col nome di Maestri Cattolici e, come tali, vi assumete responsabilità ancora più grandi e impegnative. Come vorremmo qui sciogliere un inno riconoscente agli insegnanti per quanto hanno fatto e fanno in questo settore delicato e importantissimo! Chi non ricorda gli esempi, le parole, le lezioni di vita, ricevute dal proprio Maestro, dalla propria Maestra elementare? Chi non sa che da essi è partito per tutti noi il primo invito ad una vita buona e ordinata, fondata sulla necessità dello studio, ma soprattutto sulla rettitudine morale della coscienza dei propri doveri davanti a Dio e davanti al mondo; il primo orientamento sicuro verso i valori stabili dello spirito; il primo incoraggiamento autorevole a far bene, da cui proveniva tanta soddisfazione e letizia all’anima infantile? Oh, il bene che i Maestri hanno fatto, e fanno, offrendo con la loro arte pedagogica e col loro prestigio predisponendo il fanciullo alla successiva ed alta azione educativa, che la Chiesa svolse per far del caduco mortale «l’angelica farfalla» destinata alla visione e al regno di Dio!

APOSTOLI DELL’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA

Voi per primi ne siete convinti: e non avete pertanto bisogno che vi ricordiamo la responsabilità che avete di formare prima voi stessi, per formare gli altri: di vivere la vocazione cristiana in filiale fedeltà alla Legge di Dio e all’insegnamento della Chiesa, per esserne tramiti e apostoli; di capire le istanze del tempo in cui viviamo, per non tradirle col proprio assenteismo, ma per guidarle alla fine a quell’unica risposta, che, oggi come sempre, unicamente le può soddisfare, perché, sola, viene dalla parte di Dio all’uomo, da Lui creato e redento.

Diletti figli e figlie! A tanto vi incoraggia la Nostra parola e vi accompagna la Nostra preghiera, che eleviamo per voi, invocando la costante illuminazione del Cristo, il Divino Maestro; nel suo Nome vi esortiamo, come nel suo Nome vi benediciamo, affinché conceda a voi, ai vostri alunni, ai vostri colleghi, «secondo la sua ricchezza gloriosa, di venire potentemente corroborati dallo Spirito per lo sviluppo dell’uomo interiore in modo che siate riempiti in tutta la pienezza di Dio» (Eph. 3, 16, 19).



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