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DISCORSO DI PAOLO VI AGLI ISCRITTI
ALL'ASSOCIAZIONE BIBLICA ITALIANA

Venerdì, 27 settembre 1968

 

Venerati Confratelli, Signori!

Dobbiamo dirci felici di ricevere i partecipanti a questa Udienza, che Ci fa incontrare maestri, studiosi e persone qualificati dall’amore e dallo studio e dalla divulgazione della Sacra Scrittura. Il numero e la dignità di così distinti e stimati visitatori, l’oggetto del vostro specifico ed altissimo interesse, la Bibbia, il tema stesso delle trattazioni e delle discussioni del vostro Convegno meriterebbero, per Nostro dovere e con Nostra soddisfazione, un discorso, una conversazione almeno di qualche impegno, che, anche non entrando nel vivo delle questioni specifiche riguardanti le dottrine e le ricerche scritturali, dimostrasse quale attenzione, quale speranza, quale sollecitudine siano nel Nostro animo a riguardo dei vostri programmi e della vostra attività. Ma per difetto di tempo Ci dobbiamo limitare a rispondere alle parole che Ci sono state ora rivolte, alla cortesia della vostra visita ed all’importanza dei vostri problemi con un semplice e breve saluto, che viene per altro dal cuore e dalla fiducia ch’esso sia compreso e valutato oltre il troppo modesto testo delle Nostre parole, come una testimonianza della Nostra speciale considerazione.

Mandiamo, in questa circostanza, un saluto, con particolare espressione di stima e di affetto, al Nostro diletto Figlio, il signor Cardinale Agostino Bea, il quale vent’anni or sono, fu l’iniziatore e la guida della Associazione Biblica Italiana, unitamente all’indimenticabile e compianto Padre Alberto Vaccari.

E salutiamo voi, diletti figli, che alla celebrazione di cotesto fausto anniversario avete dedicato la ventesima Settimana Biblica Nazionale, che state svolgendo qui in Roma secondo la felice consuetudine annuale. Ci compiacciamo con voi per il traguardo raggiunto, per l’opera svolta, per i propositi manifestati: di fatto, l’età dei vent’anni è la stagione delle fresche energie, dei generosi entusiasmi, dei desideri disinteressati e audaci. È l’età che promette la maturità e la indirizza e condiziona: e perciò Ci fa piacere vedervi qui, col pensiero rivolto con gratitudine al passato, e gettato con speranza sull’avvenire.

LA FIAMMA DELL’AMORE VERSO IL LIBRO DIVINO

Ci rallegriamo per quanto avete fatto, con le opportune iniziative di carattere sia scientifico sia divulgativo, realizzate a favore degli studiosi, degli insegnanti dei vari seminari italiani, e specialmente del Clero, per tenerne alta la fiamma dell’amore verso il Libro divino, aiutarli nel proficuo aggiornamento sugli studi biblici, e offrire opportuni strumenti per la cultura e, soprattutto, per la vita interiore; vi incoraggiamo altresì a seguire la via, che or ora ha tracciato, a vostro nome, il Presidente della Associazione: una mutua collaborazione con le altre associazioni per il più efficiente servizio dell’Episcopato. Di fatto gli studiosi di scienze bibliche e teologiche, coordinati nelle loro ricerche, debbono trovare salvaguardia costante all’approfondimento della verità rivelata nella volontà divina, che ha affidato alla sacra Gerarchia il grave e delicato carisma dell’insegnamento e della guida pastorale. Ci rallegriamo inoltre per il tema che avete scelto per la XX Settimana Biblica, e cioè la Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina Rivelazione. Proprio essa ha chiaramente impegnato gli esegeti cattolici e i cultori di sacra Teologia ad adoperarsi «collaborando insieme con zelo, affinché, sotto la vigilanza del sacro Magistero, studino e spieghino con gli opportuni sussidi le divine Lettere, in modo che il più grande numero possibile di ministri della divina Parola possano offrire con frutto al popolo di Dio l’alimento delle Scritture» (Dei Verbum, 23).

Non potrebbe esser detto meglio il programma, ch’è vostro. Il breve tempo a disposizione non Ci permette di soffermarci, come pur sarebbe necessario, sul tema della Settimana, né, del resto, è Nostra intenzione ricordare a voi, specialisti in materia, fondamentali punti di dottrina sui quali si stanno snodando in questi giorni i vostri studi. Ma non vogliamo omettere di sottolineare che il Concilio ha posto il movimento biblico in prima linea nel sano rinnovamento della Chiesa (Unitatis redintegratio, 6), il quale consiste nella sua accresciuta fedeltà alla propria vocazione in rapporto a Dio e al mondo.

Ora, anche il vostro rinnovamento deve consistere non soltanto nell’uso dei nuovi metodi d’indagine scientifica e nell’avanzamento della ricerca, con tutti i sussidi che il moderno progresso degli studi biblici ha messo a vostra disposizione, ma innanzi tutto in una sempre più illuminata e consapevole fedeltà al vostro compito di esegeti cattolici, i quali si affidano con sincerità alla vigilanza del sacro Magistero (Dei Verbum, 23), che tiene in gran conto il prezioso contributo degli esegeti alla più profonda intelligenza della Parola di Dio a vantaggio della Chiesa (Dei Verbum, 21) e li esorta a rinnovare le proprie energie per continuare nel loro lavoro «secondo il senso della Chiesa» (ibid.).

L’ALTO VALORE DELLE INDICAZIONI DEL CONCILIO

La Dei Verbum stimola, dunque, incoraggia e indirizza sulla giusta via i meritevoli sforzi e l’arduo lavoro degli esegeti cattolici, sostenendoli nelle difficoltà, che devono impegnare in eguale misura la loro competenza scientifica e il loro spirito di fede, «dovendo la Sacra Scrittura esser letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (Dei Verbum, 12).

Il progresso della scienza biblica sia dunque anche autentico progresso nella fede, affinché le sacre Lettere si rivelino al mondo per quelle che vogliono e devono essere nelle intenzioni del loro Divino Ispiratore: cioè, secondo le parole degli Apostoli, lampada che brilla nelle tenebre (cfr. 2 Petr. 1, 19), ammaestramento di speranza e di consolazione (cfr. Rom. 15, 4), fonte di perfezione morale per ogni uomo di Dio (cfr. 2 Tim. 3, 16-17), e come ha ben sottolineato la Costituzione medesima: «Sostegno e vigore della Chiesa, saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale» (cfr. ibid. 21).

Pertanto, la volontà del Concilio di aprire con maggiore larghezza i tesori del Libro di Dio ai fedeli nella celebrazione liturgica (cfr. Sacrosanctum Concilium, 51, 35), deve trovare gli esegeti cattolici solleciti e generosi nella loro missione di servire i fratelli per l’edificazione della Chiesa di Dio.

IL SOSTEGNO DI SPECIALI VIRTÙ MORALI

E qui verrebbe il vero discorso che avevamo in animo di svolgere in questo incontro: quello delle virtù morali, oltre a quelle scientifiche e professionali proprie della vostra attività, le quali devono distinguere e sorreggere l’ardua, pericolosa, ma stupenda fatica dell’esegeta cattolico. Si è tanto parlato anche di questa esigenza soggettiva degli studi biblici; dagli antichi e dai moderni maestri; e Noi pensiamo che voi, anche su questo punto, tutto conosciate, anzi crediamo ed auguriamo che voi attendiate al vostro studio ed al vostro insegnamento biblico con quella attitudine ascetica, con quella intima e pia venerazione, con quella avidità di scoprire sotto l’analisi filologica e testuale accuratissima quel senso spirituale, quella verità, quella presenza rivelatrice, che sono proprie della Parola di Dio. Basti ricordare la raccomandazione che il Nostro venerato Predecessore Pio XII faceva nella sua Instructio del 13 maggio 1950: «. . . facile patet quantopere necesse sit, ut Sacrae Scripturae magister totum se dare possit munere suo, ut opus feliciter susceptum, renovatis in diebus viribus, omni studio omnique cura exsequi pergat» (A.A.S. 1950, p. 318).

Quanta saggezza, quanta prudenza, quanta e quale squisita carità sono necessarie per adempiere con verità e frutto a questo altissimo ministero, affinché sia servito alla mensa della Parola di Dio un cibo che veramente nutra!

UNA SUBLIME ATTIVITÀ DI VERA SAPIENZA

La fede nella Parola di Dio e nella sua misteriosa, sovrumana efficacia, sia congiunta alla profonda convinzione che la Chiesa, i cui figli sono generati appunto «per mezzo della parola vivente ed eterna di Dio» (1 Petr. 1, 23), è in ogni tempo in grado di poterla offrire nel suo esatto significato.

Il vostro servizio alla Parola di Dio sia dunque, come ogni servizio degno di questo nome, animato e sorretto da devozione e umiltà; quella umiltà che, del resto, è la virtù distintiva del vero sapiente. L’umiltà che fa accettare la guida del sacro Magistero, che impedisce di fare assegnamento alle sole forze umane in una impresa che riguarda il Mistero di Dio e della sua Rivelazione, che suggerisce il rispetto degli altri non soltanto nel campo della scienza, ma anche nel ministero pastorale, rivolto ai sapienti come agli ignoranti. Tutti hanno bisogno di essere illuminati, ma hanno anche il diritto che ciò avvenga senza inopportuni turbamenti e in modo che la buona dottrina «illumini le menti, corrobori le volontà, accenda i cuori degli uomini all’amore di Dio» (Dei Verbum, 23).

Da buoni servitori metterete così a frutto i talenti che il Signore vi ha dato e ne avrete merito grandissimo, eterno; così nella Chiesa sarete stimati ed ascoltati come coloro che sanno trarre dal loro tesoro cose nuove e antiche (Matth. 13, 52), per alimentare la ricchezza di sempre, scaturita dal cuore stesso di Dio per la salvezza dei suoi figli.

A tanto vi incoraggi la Nostra particolare Benedizione Apostolica, che di cuore impartiamo all’intera Associazione Biblica Italiana in auspicio della costante assistenza divina per sempre più lieti e luminosi orizzonti.

 



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