Index   Back Top Print

[ EN  - ES  - IT ]

DISCORSO DI PAOLO VI
AL NUOVO AMBASCIATORE D’ITALIA
PRESSO LA SANTA SEDE*

Sabato, 5 luglio 1969

 

Signor Ambasciatore,

Nell'accogliere le Lettere Credenziali, con cui Ella inaugura la sua missione di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Italiana presso la Santa Sede, il Nostro pensiero si rivolge deferente al Capo dello Stato e all’intera, a Noi sempre vicina e cara, popolazione d’Italia, dei cui sentimenti .di leale e franca devozione Ella si è fatto interprete così eloquente. Subentrando nel delicato incarico al suo benemerito predecessore, Ella, d’ora in poi, avrà l’alto onore di rappresentare la Nazione, dalla quale proviene, ricordandoCene, con la sua sola presenza, i vincoli profondi e vitali che ad essa Ci legano.

Effettivamente l’universalità e la gravità assillante dell’apostolico ministero non Ci fanno dimenticare, né mai lo potrebbero i rapporti unici, personali, storici, di affezione, di stima, di riconoscenza, che abbiamo verso l’Italia: per il diritto della nascita, per l’eredità degli esempi familiari e civici, per le circostanze della Nostra formazione umanistica e sacerdotale. Non possiamo certo soffermarci, in questo momento, sui singoli motivi che Ce la rendono cara: ma anche considerando brevemente l’ampio arco della sua storia, non possiamo mai dimenticare la dignità umana, la ricchezza morale, il genio caratteristico, il patrimonio spirituale della cultura e dell’arte di una Nazione, singolarmente benedetta dai doni del Creatore; come non Ci può sfuggire, soprattutto, la fioritura di santità che da essa è scaturita, a onore dell’umanità e a edificazione della Chiesa universale, e si è irradiata nella bontà semplice, generosa, anonima delle varie generazioni, che hanno custodito il patrimonio della tradizione cattolica, salvaguardando i valori dello spirito, della famiglia, dell’educazione della gioventù, della integrità del costume.

A queste virtù desideriamo, oggi, rendere testimonianza; e queste Ella presenta e ricorda al Nostro animo. Gliene siamo grati: e auguriamo alla sua nobile azione i risultati, che il Capo dello Stato, accreditandola presso la Sede Apostolica, si ripromette, non meno che Noi stessi.

Le meditate parole, da Lei testé proferite, Ci offrono al proposito un motivo di riflessione e di auspicio per una sempre stretta collaborazione, per un sempre costruttivo dialogo tra l’Italia e la Santa Sede, pur tra la diversità fondamentale della loro specifica missione, e la piena indipendenza dei loro rispettivi campi di azione.

Pare a Noi che vada particolarmente valutato nella sua realtà e nei suoi significati lo stato di cose, che in questi storici decenni si è maturato nei rapporti tra Italia e Sede Apostolica: ricordiamo con sempre viva ammirazione l’opera dei Nostri Predecessori Pio XI, primo autore della storica conciliazione, di Pio XII, « defensor Civitatis », e di Giovanni XXIII, i quali moltiplicarono le loro manifestazioni di affetto e di attenzione verso Roma e verso l’Italia; non abbiamo dimenticato le frequenti attestazioni di cordialità e di plauso, che il Capo dello Stato e le Autorità politiche, militari e civili, hanno dato ai Nostri Predecessori di v. m., e a Noi stessi, in numerose circostanTe; né possiamo non rilevare come sia stato raggiunto, in questo campo, un equilibrio, che fa onore tanto all’Italia, come alla Chiesa.

Tale equilibrio, a Nostro avviso, è da conservare lealmente, per i benefici che esso, indubbiamente, reca con sé, per lo spirito di franchezza e di cooperazione che lo anima e per la conservazione e l’incremento della pace interiore delle coscienze, come della tranquillità dei civili rapporti.

Questo equilibrio tra l’Italia e la Santa Sede è anche da comprendere e da approfondire nel susseguirsi delle vicende storiche e sociali: sia nella rispettiva autonomia delle alte Parti interessate - come già abbiamo accennato facendo eco alle sue parole, Signor Ambasciatore -, autonomia intesa come espressione sempre più consapevole della libertà loro propria, del reciproco rispetto e della mutua collaborazione, per i punti ove si incontrano le rispettive sfere di azione; sia nella loro complementarietà storica, culturale, religiosa, che non può non essere proficua e per il Popolo Italiano come per la Chiesa.

Non Ci nascondiamo peraltro che l’accennato dialogo tra la Santa Sede e l’Italia è un dialogo delicato: Ella stessa ha accennato a problemi concernenti le relazioni bilaterali, che attendono di essere risolti nell’ambito della loro propria sovranità e indipendenza. Al riguardo Noi abbiamo fatto sapere che non ricusiamo di prendere in esame la possibilità e la convenienza di riconsiderare di comune intesa talune clausole del Concordato, in ordine ad una loro eventuale revisione, risultante da accordo bilaterale, ferma restando la garanzia costituzionale assicurata ai Patti Lateranensi nell’ambito giuridico dello Stato Italiano. Noi Ci auguriamo che tale procedimento avvenga in un costruttivo intento di amichevole cooperazione, assicurando di gran cuore che l’unico Nostro movente è e sarà sempre quello di provvedere al bene spirituale e all’incremento civile e sociale dell’Italia, nel quadro d’una pace vera e costruttiva.

A questa pace Ella ha fatto riferimento. La Nazione italiana Ci ha espresso più volte, per il tramite del suo Presidente, la sua autorevole adesione alla Nostra opera di pace nel mondo: voglia il Cielo assecondarla, con la collaborazione di tutte le Nazioni veramente sollecite del bene dell’umanità; e tra queste sappiamo quale preziosa ed effettiva attività svolga l’Italia a livello di organismi e di incontri internazionali. Noi auspichiamo che, Dio volendo, a tale convergente azione corrisponda la bontà di felici risultati.

Con questo augurio Le diamo il Nostro benvenuto e siamo lieti di corrispondere al suo desiderio, inviando al Presidente della Repubblica, al Governo e all’intero Popolo Italiano la Nostra Apostolica Benedizione.

 


*AAS 61 (1969), p.557-559.

Insegnamenti di Paolo VI, vol. VII, p.474-476.

L'Osservatore Romano 6.7.1969, p.1.

L’Attività della Santa Sede 1969, p.309-311. 

                                   



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana