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CONVEGNO INTERNAZIONALE DI SUPERIORE MAGGIORI

DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE MADRI GENERALI
DELL'UNIONE INTERNAZIONALE SUPERIORE GENERALI

Sabato, 22 novembre 1969

 

A pochi giorni di distanza dall’incontro con i Superiori Maggiori d’Italia, abbiamo la consolazione di ricevere voi, dilette Figlie in Cristo, Superiore Maggiori di tutte le nazioni, che Ci portate con la vostra presenza il segno sensibile e come il simbolo delle innumerevoli schiere delle vostre Consorelle di ciascuna Congregazione Religiosa, sparse nel mondo, veri sciami di «apes argumentosae», come chiama la liturgia odierna la vergine e martire Cecilia; sciami di anime generose, di anime belle, di anime forti, che tutto hanno lasciato, per amore del loro Sposo, Cristo Gesù, per chinarsi con affetto di sorelle e di madri, ovunque c’è chi attenda la loro testimonianza di fede, il loro impegno di carità: bambini, adolescenti, alunne delle scuole di ogni grado e qualificazione, persone anziane, sofferenti, ammalati, lebbrosi; per ognuno pronte a riversare la loro ricchezza interiore, attinta nella preghiera, nella contemplazione, nel contatto intimo e beatificante col Signore, vivente nell’Eucaristia, Maestro di vita interiore nelle Divine Scritture.

A tutte il Nostro saluto, la Nostra compiacenza, il Nostro incoraggiamento. Vorremmo soffermarci di più in mezzo a voi, se il tempo Ce lo consentisse, per chiedervi come in un colloquio familiare informazioni e notizie sulle vostre singole Famiglie religiose. In particolare vorremmo chiedervi: come vanno le Nostre Suore? Come lavorano? Come si sentono nel momento presente, nella mentalità di oggi, che investe come un vento impetuoso ogni istituzione, anche la più collaudata, per sottometterla al vaglio di una critica severa, di una revisione totale e impietosa? Se ne lasciano anch’esse influenzare? E in che senso?

COLLABORAZIONE CON L’EPISCOPATO

Se questa insoddisfazione generale le porta a una più sentita esigenza di vivere autenticamente la propria vocazione, in piena fedeltà al Vangelo e alle Regole primitive delle proprie Congregazioni, ben venga la revisione totale: la Chiesa non la ostacola, né la scoraggia, anzi, è cosa notissima, vi ha dato essa stessa l’avvio con la chiamata che il Concilio Vaticano II ha rivolto, a tutte le anime consacrate, a rinnovarsi interiormente, ad aggiornarsi nelle forme esteriori, a ripresentarsi al mondo con la fisionomia genuina della loro vocazione, sequela autentica di Cristo, segno delle realtà future, vertice della universale vocazione alla santità nella Chiesa (cfr. Lumen Gentium, 39-47; Perfectae caritatis, 2-3 e passim).

Il rinnovamento di cui tanto si parla non ha avuto e non ha altro scopo che quello di presentare al mondo, in una immagine la più ravvicinata possibile, la figura stessa del Salvatore, «o mentre Egli è in contemplazione sul monte, o annunzia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e gli infermi e converte i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, e sempre obbedisce alla volontà del Padre che lo ha mandato» (Lumen Gentium, 46). Ben venga questo rinnovamento, dunque, che a sì alto modello si ispira e tende a sì nobile scopo! Ma se, d’altra parte, la ventata di insoddisfazione portasse a cedere alla mentalità mondana, ad assecondare mode e atteggiamenti effimeri e mutevoli, a mimetizzarsi col mondo nelle sue forme, senza discernimento e senza criterio, allora, voi ne siete convinte, il risultato sarebbe veramente deplorevole: «Se il sale diventa scipito, non vale più a nulla, serve solo per essere buttato via e calpestato dagli uomini» (Matth. 5, 13). La religiosa, come del resto il sacerdote, il religioso, pur se in altra prospettiva, sono di fronte ad un terribile dilemma: o essere santi, totalmente, senza compromessi, per raggiungere la loro piena dimensione, o ridursi a scherzi, a caricature, a esseri malriusciti e, lasciateci dire, abortivi. I pericoli della secolarizzazione sono evidenti, in tutti i riflessi, e particolarmente per la povertà, quando si cerchi un’autonomia economica che è in contrasto con lo spirito di rinuncia proprio del Vangelo e della vita religiosa; la tentazione dell’individualismo, oggi così gelosamente sentito dall’uomo moderno come sua proprietà intangibile, può intaccare anche le vostre Comunità, quando si formino piccole «fraternità» talora anche composte da appartenenti a diverse Congregazioni, col pericolo di un livellamento e di un impoverimento della vita religiosa; l’obbedienza può essere anche seriamente minacciata quando manchi la dovuta collaborazione con l’Episcopato e una visione organica d’insieme nei piani di apostolato.

DONARSI ALLA CHIESA

Sono semplici punti che offriamo alla vostra riflessione, sicuri che essi, più che da richiamo, vi possono servire di conforto, per avere più vivida davanti ai vostri occhi la preziosità della vostra vocazione, la necessità di una qualificazione spirituale professionale di prim’ordine, la ricchezza che il vostro dono totale rappresenta per la Santa Chiesta. O la Chiesa! Guardate ad essa, vivete per essa, donatevi ad essa, perché ha bisogno di voi. Siate anime di Cristo e della Chiesa, affinché, vivendo per Lui, che è il Capo, voi lo possiate servire, senza pericolo di ingannarvi, nel suo Corpo Mistico, che, anche per la vostra collaborazione, consegue misteriosamente e progressivamente il proprio accrescimento, edificandosi nella carità (cfr. Eph. 4, 16).

La Chiesa ha bisogno di voi, fa conto sopra di voi: non deludetene la speranza, ma rispondetele oltre le sue stesse speranze. L’essere religiose non vi priva del vero progresso della persona umana, né vi estrania dalle necessità e dalle attese della città terrena, ma vi deputa invece espressamente alla sua edificazione (cfr. Lumen Gentium, 46), perché i vostri fratelli e sorelle del mondo hanno bisogno, per salvarsi, dell’esempio di creature pienamente libere, pienamente votate alla loro salvezza, pienamente spoglie di quanto opprime ansiosamente gli altri, pienamente gioiose nel loro sacrificio, pienamente umane perché inserite in Colui che dell’uomo è il Principio e la Misura, Dio Padre, che ci salva in Cristo e ci ha segnati col sigillo invisibile e operante del suo Spirito.

Questi siano i criteri per il vostro apostolato, come per il vostro rapporto di autorità secondo le nuove esigenze, all’interno delle varie Comunità, e per la scelta delle vocazioni, argomenti di cui avete parlato in questi giorni. Nel tornare nei vostri Paesi, alle vostre Famiglie religiose, portate a ciascuna delle vostre Consorelle il saluto, il ringraziamento, il plauso del Papa, che tutte le benedice - insieme con voi, qui presenti - nel nome e con l’amore stesso di Cristo Gesù.

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Beloved daughters, gathered in Our city of Rome for the Meeting of the Union of Superiors General, We thank you for your visit and We greet you from Our heart.

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Nous ne voulons pas que tette rencontre s’achève sans ajouter un mot à l’adresse de Nos Filles de langue française. Vous devez bien souvent l’existence de votre congrégation au zèle d’audacieuses et saintes fondatrices des pays de vieille chrétienté, mais vous êtes maintenant répandues dans le monde entier, avec un sens missionnaire, un souci d’adaptation et un accueil des nouvelles familles qui font Notre admiration. Quelle espérance pour l’Eglise! Nous prions le Seigneur pour que votre vie consacrée témoigne, pour tous les hommes, à la fois de cet Amour unique de Dieu qui veut être servi pour lui-même, et de cette charité concrète envers le prochain que l’Evangile nous invite toujours à renouveler. Nous recommandons à Dieu vos intentions, vos préoccupations bien compréhensibles d’authenticité, de fidélité et d’unité dans l’aggiornamento nécessaire, et, avec vous qui portez une lourde charge, Nous voulons bénir chacune de vos sœurs, avec une paternelle affection.



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