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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO MONDIALE
DELLA STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO

Mercoledì, 7 luglio 1971

 

Egregi Signori,

Pur nel breve spazio di tempo che Ci è consentito, siamo lieti oggi di accogliervi e di soffermarci in mezzo a voi, convenuti a Roma per partecipare al Congresso Mondiale della Stampa Italiana all’Estero.

A tutti porgiamo con stima il Nostro deferente saluto; e vi ringraziamo per l’attività che svolgete in un settore così vasto e delicato, qual è quello concernente le pubblicazioni e le trasmissioni radiofoniche e televisive destinate agli Italiani residenti all’estero.

Opera importante, opera benefica, opera altamente benemerita è la vostra, quando si pensi che essa si rivolge soprattutto a quella moltitudine innumerevole di vostri connazionali che, in cerca di lavoro e di pane, hanno lasciato ciò che di più caro offre la vita: la casa, la famiglia, la patria, e dona loro la possibilità di mantenere vivo il contatto con la terra d’origine.

Siate sempre degni di questa missione, che tanto nobilmente qualifica il servizio da voi prestato. Questi vostri fratelli hanno diritto di contare su di voi, sul vostro senso di responsabilità, sulla fedeltà piena a tutto ciò che fa onore alla vostra professione: obiettività, lealtà assoluta, saggezza e ponderazione nella scelta e presentazione delle notizie, senza mai perdere di vista le conseguenze possibili per i vostri destinatari e le esigenze del vero bene della società. E ha il diritto di contare su di voi la comunità nazionale, la quale per mezzo vostro vuol far sentire a questi suoi figli lontani che non li dimentica, non li abbandona, ma intende loro porgere il fattivo sostegno della propria solidarietà.

Noi vi incoraggiamo amabilmente a vedere sempre sotto questa luce il vostro lavoro e vi esprimiamo il Nostro compiacimento per la volontà di rendere sempre più utili e fecondi i vostri servizi: volontà che è così ben dimostrata dalla vostra numerosa partecipazione alle giornate di studio del vostro Convegno.

Iddio voglia, egregi Signori, concedervi largamente la sua divina assistenza nell’esercizio della vostra nobile professione; è questa la grazia che domandiamo per tutti voi, in pegno della quale vi impartiamo la Nostra paterna Apostolica Benedizione.

                            



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