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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALL'VIII CONVEGNO NAZIONALE
DEI CONSIGLIERI ECCLESIASTICI DIOCESANI DELLA
CONFEDERAZIONE NAZIONALE DEI COLTIVATORI DIRETTI

Sabato, 18 settembre 1971

 

Carissimi Figli,

Al termine del vostro VIII Convegno nazionale - che quest’anno coincide col ventennio della vostra presenza in seno alla Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti - voi venite a recarci l’espressione dei sentimenti di devozione e di pietà che ispirano e sostengono la vostra azione; venite a presentarci i risultati della vostra attività e rinnovare davanti a Noi i propositi che la devono guidare e sorreggere; e venite a chiedere al Vicario di Cristo una parola di luce e di conforto.

Diciamo subito che Noi siamo particolarmente sensibili a questo vostro deferente e filiale omaggio. Il fatto che nel vostro Convegno vi siate riuniti per esaminare i risultati di una importante vostra ricerca scientifica sulla vita religiosa e morale del mondo rurale italiano, già merita la Nostra stima e manifesta l’alto livello raggiunto dal vostro ministero a favore del settore affidato alle vostre cure. Ce ne rallegriamo vivamente. E ci piace pensare che queste vostre ricerche, oltre essere conformi ai suggerimenti del Concilio Ecumenico Vaticano II (Cfr. Christus Dominus, 16 e 17), offriranno utili indicazioni non soltanto per il vostro lavoro futuro, ma anche per l’azione pastorale dell’Episcopato e del Clero italiano nel mondo rurale. Tutto ciò significa un particolare fervore di vita e di attività che si estende oltre i confini della vostra Confederazione e ci procura un conforto di cui vi ringraziamo di cuore.

Non è necessario sottolineare a voi l’importanza e l’urgenza della vostra missione pastorale in un settore che rappresenta una ineliminabile componente della società, e per di più in un momento in cui tale settore a motivo del processo di industrializzazione è soggetto a profonde trasformazioni. Trasformazioni che influiscono fortemente sulla cultura, sugli atteggiamenti, sulla vita morale e religiosa dei rurali, e rischia di sommergere i valori propri della professione agricola e della comunità rurale. E se torna a grandissima lode della vostra Confederazione aver mantenuto fede in maniera esplicita e coraggiosa alla sua ispirazione cristiana fin dalle origini, senza cedere alle lusinghe di teorie fallaci e sovvertitrici, non possiamo non riconoscere in ciò il contributo prezioso dell’azione saggia e solerte dei suoi Consiglieri Ecclesiastici. Bisogna pertanto che questa vostra azione sia conservata intatta, e sia estesa ed avvalorata il più possibile.

In tal modo la vostra opera si allinea al pressante appello del Concilio Vaticano II, il quale, ben consapevole dei problemi che angustiano il mondo rurale, rifacendosi all’insegnamento autorevole degli ultimi Sommi Pontefici e specialmente dell’Enciclica «Mater et Magistra» del Nostro Predecessore Giovanni XXIII, così si esprimeva: «In molte zone, tenendo presenti le particolari difficoltà del settore agricolo quanto alla produzione e alla vendita dei beni, gli addetti all’agricoltura vanno sostenuti, per aumentare la produzione e favorire la vendita, nonché per la realizzazione delle necessarie trasformazioni e mutamenti di metodo, affinché essi non rimangano, come spesso avviene, in condizioni sociali di inferiorità» (Gaudium et Spes, 66).

A tale scopo sappiate tenervi continuamente informati dei grandi problemi che travagliano oggi il mondo agricolo. Una conoscenza specifica dell’evoluzione del mondo rurale, delle sue esigenze sociali, morali e religiose, della diversa mentalità delle nuove generazioni, degli insegnamenti della Chiesa sulla vita agricola, è indispensabile al Consigliere Ecclesiastico per adeguare la sua opera alle nuove situazioni. Avvalorata da questa preparazione, la sua azione in seno alla Confederazione potrà fare molto non solo per la salvaguardia dei valori rurali autentici, ma anche per promuovere lo spirito di comprensione e di collaborazione con tutte le componenti della società; spirito di cui i rurali hanno particolarmente bisogno, se vogliono partecipare attivamente allo sviluppo del Paese, e non restare inferiori alle profonde trasformazioni che si effettuano in tutti i campi della vita sociale.

Ma ancor più è necessario per voi intensificare e approfondire l’azione formativa e religiosa specialmente tra i giovani, utilizzando le numerose occasioni offerte, oltre che dalle iniziative intraprese dalla Confederazione, dallo stesso ambiente rurale, dove ancora si manifesta una spiccata sensibilità religiosa e notevole fiducia verso il Clero. In questo il vostro ministero è avvantaggiato dal fatto che la religione nel mondo agricolo ha intimi legami con i momenti principali della vita individuale e familiare; si può dire anzi che è una componente della vita di comunità ed entra nello stesso esercizio della professione agricola. Nascita, matrimonio, morte; semina, raccolto, avvicendamento delle stagioni; manifestazioni ricreative, economiche e culturali della vita comunitaria: tutte queste cose nell’ambiente rurale sono intimamente soffuse di spirito religioso. È vero che il processo di secolarizzazione, a cui il mondo è avviato, non può non incidere anche nell’ambiente agricolo, dove la tradizione è stata sempre in onore; ma è significativo il fatto, chiaramente rilevato dalle vostre indagini, che sono i dirigenti e i soci stessi della vostra Confederazione a desiderare che la presenza del Consigliere Ecclesiastico non solo continui, ma si faccia ancor più attiva e impegnativa. Come pure è consolante il sapere che, se i giovani soprattutto manifestano un notevole disorientamento, al tempo stesso essi mostrano anche una sorprendente disponibilità alla parola del Sacerdote.

Un’ultima consegna abbiamo da lasciarvi: lavorate uniti e concordi. Nelle presenti condizioni solo l’unione, la convergenza dei metodi e degli obiettivi da raggiungere, la concorde strumentazione di un comune piano di attività, non solo possono assicurare al vostro lavoro maggiore efficacia e più rapida effettuazione, ma sono addirittura condizioni essenziali per la riuscita, e corrispondono ai Nostri più vivi desideri.

E dopo queste Nostre paterne esortazioni, lasciate che vi esprimiamo insieme ai Nostri sentimenti di gratitudine, anche la Nostra fiducia in voi e nella opera vostra, in quella di tanti altri buoni sacerdoti che collaborano con voi nell’ambiente rurale, e fiducia nella sensibilità religiosa della buona, sana e generosa gente dei campi.

Noi vi siamo accanto con il Nostro appoggio, vi seguiamo con la preghiera quotidiana, che vi invoca l’assistenza costante del Signore, affinché ciascuno di voi si allieti di frutti fecondi, pur nelle difficoltà del vostro ministero.

L’Apostolica Nostra Benedizione, che ora di gran cuore vi impartiamo, vuol essere conferma di questi voti paterni, e pegno dei costanti incrementi del vostro sacerdotale lavoro.



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