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DISCORSO DI PAOLO VI
NEL CENTENARIO DEL CIRCOLO CANOTTIERI
«TEVERE-REMO»

Mercoledì, 20 dicembre 1972

 

Ci fa piacere soffermarci un istante fra voi, egregi signori, venuti a portarci l’omaggio dei numerosi soci del «Circolo Canottieri Tevere-Remo», in occasione delle celebrazioni centenarie che avete tenuto quest’anno. Sappiamo che la vostra è un’associazione sportiva tra le più antiche dell’Urbe; che nel suo passato, oltre alle affermazioni sportive, alle varie manifestazioni e allo spirito di fraterno cameratismo, si distinse anche per una notevole dedizione e generosità nel prestare aiuto ai concittadini in casi di necessità, causati dalle piene del Tevere; che raccoglie tra i suoi membri i giovani dediti all’appassionante agonismo sportivo nelle varie sedi e personalità delle professioni pubbliche e private.

Di tutto questo ci compiacciamo; e poiché fate parte della nostra diocesi romana, non possiamo non prendere parte alla vostra letizia. Facciamo l’augurio che il ricordo della primitiva ispirazione si mantenga sempre nobile e alto, e soprattutto rimanga vivo, pur nelle mutate condizioni dei tempi, l’impegno a non dimenticare le sofferenze del prossimo, dedicandovi a opere di utilità sociale; auspichiamo altresì che l’attività agonistica, compiuta in un ambiente sereno, fraterno, distinto, moralmente sano, contribuisca a mantenere nei soci un livello di vita umanamente e cristianamente elevato, fuori di ogni compromesso con certa mentalità edonistica e corriva: in modo degno, cioè, di autentici cittadini di questa Roma, bagnata dal Tevere fatale, alla quale Dio ha affidato la missione di essere, da venti secoli, il punto irraggiante della fede cristiana.

Il Signore risponda ai voti e ai propositi di questo centenario; è il voto che facciamo per voi, con la nostra Apostolica Benedizione.

                               



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