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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE CATTOLICHE ROMANE

Sabato, 25 febbraio 1978

 

Carissimi giovani studenti delle Scuole Cattoliche Romane!

Una grande, particolare letizia pervade il nostro spirito questa mattina nel ricevervi, perché voi siete la promessa del domani; voi rappresentate la speranza della Chiesa e della società.

Nel guardarvi, pensiamo con fiducia a quello che sarete, a ciò che il Signore chiederà a ciascuno di voi nella vita che vi si dischiude dinanzi.

Sapete che cosa evoca nell’animo commosso del Papa questa vostra presenza numerosa e festosa? Essa ci. richiama alla mente una pagina del Vangelo, straordinaria per la sua riconosciuta bellezza letteraria, ma ancor più per l’incomparabile ricchezza del suo contenuto. È il racconto della vocazione dei primi discepoli, particolarmente incisivo nella redazione di Giovanni, che di quella singolare vicenda è stato protagonista.

Nella descrizione, volontariamente disadorna ma tanto impressionante, di quell’ora irripetibile in cui Gesù si rivolge ad alcuni, dicendo: «venite con me!» (Cfr. Io. 1, 39. 43; Matth. 4, 19; 9, 9), che c’è di più attraente? La serena e decisa disponibilità, con cui quegli uomini lasciano tutto e Lo seguono? oppure l’irresistibile impulso, con cui ciascuno dei chiamati va attorno a dire ad altri: «Noi L’abbiamo trovato! Vieni e vedrai anche tu!»? (Cfr. Io. 1, 41. 46)

Da quel giorno essi divennero dei «testimoni» così «presi» (Cfr. Phil. 3, 12) dall’amore per il loro Maestro e dalla avvincente bellezza del suo messaggio, da essere disposti ad affrontare anche la morte, pur di non tradire l’impegno assunto con Lui.

Si trattò in quel caso - potreste osservare voi - di una vocazione eccezionale, in cui Cristo stesso chiamò alcuni al dono totale della propria vita. Non è pertanto un caso che ci riguarda da vicino. Ebbene, vi rispondiamo noi, Cristo non solo continua a rivolgere ad alcuni l’invito al dono totale di sé con una parola personale e segreta, che risveglia echi profondi nel cuore, ma Egli si fa altresì incontro ad ogni essere umano, ad ognuno di voi, per porgli personalmente la domanda, che rivolse al giovane cieco: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?» (Io. 9, 35). A chi risponde affermativamente, Egli affida il compito di farsi testimone di questa scelta davanti al mondo.

Vorremmo che di questa presenza viva di Cristo ognuno di voi prendesse coscienza e tornasse ad ascoltare il Vangelo come una proposta rivolta a lui personalmente da Gesù stesso. Non si tratta di un sogno o di autosuggestione; è la realtà della quale ci è garanzia una precisa promessa di Gesù: «Ecco, io sono con voi – egli ha detto - tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matth. 28, 20).

In un’epoca in cui le ideologie che portano all’odio, al disordine morale e alla disgregazione sociale si rivelano illusorie; in una società in cui troppi messaggi umani e troppe promesse di facile felicità attraggono i giovani, lasciandoli però poi insoddisfatti e delusi, voi sentite il bisogno di tornare al Vangelo, per scoprirvi la risposta che Gesù stesso offre agli interrogativi, dai quali dipende il senso della vita, il suo giusto orientamento, l’utile suo impegno, il suo gioioso compimento.

Voi, giovani, vi ribellate ad una visione, che pretende di dare il primo posto e talvolta l’unico posto al profitto economico, al successo, all’egoistica strumentalizzazione degli altri. Voi contestate una società, che alla vostra sete di autenticità risponde spesso con studiate formule di compromessi ipocriti, che al vostro desiderio di amicizia e di comunicazione oppone gli schemi di una convivenza basata sull’indifferenza e sullo sfruttamento reciproco, che alla vostra volontà di dedizione generosa non sa offrire la prospettiva stimolante di una ragionevole possibilità di lavoro, che al vostro bisogno di trascendenza viene incontro con i surrogati dei beni di consumo o addirittura mediante le alienanti evasioni dell’erotismo e della droga.

Noi condividiamo questa vostra sete di autenticità, e la vostra ricerca di ragioni di vivere e di certezze che diano un sicuro orientamento alla vostra vita.

Desideriamo pertanto dirvi che la soluzione radicale ai vostri problemi non sta in un complesso di «cose», ma in «Qualcuno». Qualcuno in cui tutti i valori che segretamente cercate si trovano riuniti: Cristo.

A tutti noi diciamo: andate incontro a Cristo, al Cristo vivo, la cui voce risuona anche oggi in modo autentico nella Chiesa. Non fermatevi in superficie, ma andate oltre e raccogliete il messaggio, di cui la Chiesa è portatrice sicura, perché assistita dallo Spirito. Troverete in quel messaggio la risposta appagante ai vostri interrogativi e l’indicazione opportuna per dare senso e valore alla vostra vita.
Accogliete quella risposta con la freschezza, che è propria di questi vostri anni verdi: con la limpida meraviglia di un animo, che esperienze e delusioni non hanno ancora appiattito; soprattutto col generoso entusiasmo di un cuore, che sa ancora osare, impegnandosi nell’attuazione concreta dell’ideale intravisto.

Se volete essere e rimanere davvero sempre giovani, seguite Cristo: solo lui è il Salvatore del mondo. Solo lui è la vera speranza dell’umanità.

Ma non basta seguirlo, Cristo. Occorre anche annunciarlo, come Andrea corse a dirlo al fratello Simone (Io. 1, 41); come Filippo a Natanaele: «vieni e vedi» (Ibid. 46).

Gesù di Nazareth va annunciato con la testimonianza concreta e coraggiosa della propria vita trasformata. Come Gesù chiamò un giorno ad uno ad uno gli Apostoli del suo Messaggio, così oggi il Papa, umile Vicario di Cristo, vi chiama ad uno ad uno e vi invita a diventare nel mondo d’oggi testimoni della vostra originale identità cristiana e generosi annunciatori di Cristo tra i vostri coetanei.

Giovani studenti carissimi, sappiate essere dei testimoni della vostra fede; sappiate vivere e proclamare, pur nel rispetto delle opinioni altrui, la proposta cristiana, a fatti e a parole, con semplicità, con gioia, con ardimento, senza compromessi né viltà. Diventate testimoni persuasivi della vostra fede dinanzi ai vostri amici. Noi abbiamo scritto: «Occorre che i giovani, ben formati nella fede e nella preghiera, diventino sempre più gli apostoli della gioventù» (PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 72). Ribadiamo ben volentieri, dinanzi a voi, questa affermazione, frutto della nostra intima e sincera convinzione: per i giovani non vi sono apostoli migliori che altri giovani.

Il campo del vostro impegno è vasto: l’ambiente domestico, dove i genitori trasmettono il Vangelo, ma possono anche ricevere dai figli un messaggio di Vangelo vissuto (Cfr. Ibid. 71), il circolo dei coetanei, le diverse forme di comunità giovanili ecclesiali, la scuola, la parrocchia, ecco altrettanti spazi ove annunciare il Signore e l’attualità del suo Vangelo. In particolare, vi raccomandiamo di inserirvi nelle attività parrocchiali delle svariate comunità giovanili, diventando intelligenti e generosi operatori in seno al piano pastorale della vostra diocesi.

Questa Buona Novella ha dimensioni, che le componenti caratteristiche della vostra età vi rendono particolarmente atti ad annunciare. C’è in voi una carica naturale di gioia e di ottimismo: testimoniate dunque la gioia evangelica, che si armonizza col mistero della Croce; predicate la paradossale felicità espressa nelle Beatitudini; annunziate il mondo nuovo, che Cristo ha inaugurato e che è possibile realizzare al di là delle corte aspettative della società dei consumi.

La gioventù - lo abbiamo sottolineato - ama la verità e la sincerità e detesta l’ipocrisia e la menzogna: coerenti con tali sentimenti, profondamente evangelici, portate i vostri compagni a rifiutare ogni forma di falsità e a ricercare in tutto il vero.

I giovani sono pronti al sacrificio ogni volta che, avendo misurato la grandezza di una causa, credono che valga la pena di donarsi per essa: possa dunque la vostra vita essere per molti una lezione di silenzioso eroismo, nella rinuncia e nella dedizione. Dite agli altri giovani che è sterile ogni evasione nel sogno vano, nella disperazione, nella vita facile, nella droga o nella violenza, e che solo il sapersi donare costruisce qualcosa.

L’età giovanile è particolarmente aperta all’affascinante richiamo dell’amore: ebbene, proclamate il vero amore, quello che non si confonde col piacere egoistico, ma fiorisce nel dono di se stessi. Seminate intorno a voi i grandi valori della «civiltà dell’amore»: solidarietà, fratellanza, dignità della persona umana, superamento di ogni discriminazione o segregazione, servizio alla giustizia, ferma decisione di costruire la pace.

Quando la vostra generosità impetuosa dovrà confrontarsi con la constatazione di situazioni della società contemporanea che richiederebbero un cambiamento profondo, potrà affacciarsi per voi la tentazione di cercare soluzioni radicali, di rifiutare le soluzioni non istantanee o, addirittura, di vedere nella violenza un mezzo per realizzare la trasformazione auspicata.

Davanti a questa tentazione, la vostra risposta sia, come vi abbiamo detto nel Messaggio per la «Giornata della Pace» di quest’anno: no alla violenza, perché la violenza non risolve i problemi di ingiustizia, ma soltanto ne crea di nuovi: la vostra risposta sia: si alla pace, e cioè sì alla promozione della giustizia, sì alla fraternità, sì alla solidarietà. In questo modo voi migliorerete la società non distruggendo, ma costruendo qualche cosa di nuovo e di bello, in piena adesione alla vostra vocazione di giovani e di cattolici.

Siate realmente una gioventù cattolica: siate cioè fedeli alla vostra identità. Dando oggi una testimonianza coerente e coraggiosa della vostra fede in Cristo e della vostra fedeltà alla Chiesa, voi annuncerete e preparerete un mondo più giusto e più sereno per il domani.

E per concludere, vada una particolare parola di saluto e di augurio, oltre che ai vostri Insegnanti, anche ai vostri Genitori, che vediamo presenti in numero rilevante a questa udienza. Molti di loro fanno parte dei nuovi Organismi rappresentativi della scuola ed hanno il compito di farsi portavoce delle ansie, delle aspettative, dei suggerimenti delle famiglie, nella delicata fase di rinnovamento, che la scuola italiana sta vivendo. Noi invochiamo per essi, come anche per gli Insegnanti, l’effusione di copiosi lumi celesti, perché, grazie al loro generoso impegno ed al loro responsabile contributo, la scuola possa trovare le vie giuste per adeguare sempre meglio le proprie strutture alle odierne esigenze di una società in trasformazione.

Con questi voti, impartiamo di cuore a tutti, in pegno di speciale benevolenza, la nostra propiziatrice Benedizione Apostolica.

                                           



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