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PIO XI

BOLLA DI INDIZIONE DEL
GIUBILEO UNIVERSALE
DELL'ANNO SANTO 1925

INFINITA DEI MISERICORDIA

29 maggio 1924

Il Vescovo Pio,
Servo dei servi di Dio.

A tutti i fedeli che leggeranno questa Lettera, salute e Apostolica Benedizione.

 

Sull’esempio della infinita misericordia di Dio, la Chiesa si propone di quando in quando, con qualche mezzo straordinario, di attirare e richiamare alla pratica della penitenza e alla correzione del comportamento gli uomini che, sia volontariamente, sia per indifferenza ed inerzia, hanno trascurato gli ordinari mezzi di salvezza e non solo non meditano accuratamente ed efficacemente, ma neppure ricordano che hanno dei debiti verso la divina giustizia. Ora un mezzo straordinario per il rinnovamento spirituale delle anime, felicemente vi sarà offerto, diletti figli, dal Grande Giubileo, che, secondo la tradizione, dovrà celebrarsi nel prossimo anno in questa Alma Città, e che, come ben sapete, si suol chiamare Anno Santo perché s’inizia, si svolge e si chiude con riti sacri e perché assolutamente adatto a promuovere la santità dei costumi.

 Per la verità, mai come oggi è necessario ricordare l’ammonimento di Paolo: « Ecco il momento favorevole, ecco il giorno della salvezza ». In effetti, per ciascuno di voi è il tempo più opportuno o più favorevole per assicurarsi i tesori della riconciliazione e della grazia. Certamente non si può dubitare che per ispirazione divina la Chiesa ha stabilito che nel corso degli anni, a determinati intervalli, ve ne sia uno destinato all’espiazione. Nello stesso modo in cui ha felicemente mutuato dall’Antico Testamento altri riti — dando loro, però, maggiore ampiezza ed efficacia — così sull’esempio dell’Anno Sabbatico ha introdotto fra i cristiani l’anno giubilare. Infatti, fra quei grandissimi benefìci che tale divina istituzione Sabbatica recava agli Ebrei ogni cinquanta anni, non erano forse preannunciate ed indicate quelle grazie che Noi proponiamo ai fedeli di lucrare durante l’Anno Santo? Lo scopo delle due istituzioni non è dissimile, quantunque le grazie dell’Anno Santo siano di gran lunga superiori a quelle, così come le cose spirituali superano le terrene. Nel corso dell’Anno Sabbatico gli Ebrei, recuperati quei beni che erano passati nella proprietà altrui, rientravano « nei propri possessi »; coloro che erano stati schiavi ritornavano liberi « nella loro famiglia d’origine » e ai debitori veniva condonato il debito: tutti questi vantaggi si verificano anche per noi durante l’anno espiatorio, ma con maggiore munificenza. Infatti, tutti coloro che durante l’Anno Giubilare, pentiti, adempiranno le salutari disposizioni dell’Apostolica Sede, non solo riacquisteranno quel tesoro di grazie e di meriti che peccando avevano perduto, ma, liberati dal crudelissimo giogo di Satana, riavranno la libertà che Cristo ci ha donata, e, per i meriti infiniti di Gesù Cristo insieme con quelli della Beata Maria Vergine e dei Santi, saranno pienamente assolti da ogni pena dovuta per le colpe passate.

In verità, non si deve credere che la celebrazione del Giubileo, la quale si protrae per un intero anno, abbia il solo scopo d’indurre i singoli individui all’espiazione ed alla cura delle loro infermità spirituali.

Infatti in questo tempo di grazia, oltre la visita dei luoghi sacri e le svariate pratiche di pietà pubbliche e private, importanza grandissima avranno gli aiuti speciali del cielo ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione, ed a promuovere la restaurazione della società. Come la cattiva condotta dei singoli torna a detrimento di tutti, così la conversione dei singoli a una vita più santa porta evidentemente l’intera umana società ad emendarsi ed a stringersi sempre più a Gesù Cristo. E voglia il cielo che il prossimo evento conduca e acceleri questa emendazione così necessaria oggi. Infatti, sebbene il cattolicesimo in questi ultimi tempi possa vantare non lievi progressi e le folle — per la lunga ed amara esperienza di come sia vana la speranza di uno stato migliore e come sia inquieto il cuore quando si è lontani da Dio — sembrino ora quasi assetate di religione, è necessario tuttavia che le trasmodate cupidigie dei cittadini e delle stesse nazioni siano frenate dalle leggi del Vangelo e che gli uomini siano affratellati fra loro dalla divina carità. Ma non si vede come possano ripristinarsi i vincoli di fratellanza tra i popoli e come possa ristabilirsi una pace durevole, se i cittadini e gli stessi governi non si compenetrino di quella carità che per lungo tempo purtroppo, specie per causa della guerra, parve sopita e quasi abbandonata.

Non occorre che ci tratteniamo molto ad esporre quanto conferisca l’Anno Santo e quante belle occasioni presenti alla pacificazione dei cittadini e delle Nazioni. Qualcosa infatti si può pensare di più idoneo ad affratellare gli uomini e i popoli, che questo continuo affluire di pellegrini da tutte le parti del mondo alla volta di Roma, in questa seconda patria delle genti cattoliche, per stringersi intorno al Padre comune, per professare insieme la stessa fede ed insieme accostarsi alla santissima Eucaristia, vincolo di unità, per attingere ed accrescere quello spirito di carità che è precipua caratteristica dei cristiani, come ricordano ed attestano meravigliosamente i monumenti sacri dell’Urbe? Noi vorremmo pure che in questo legame di carità fossero unite a Noi quelle Chiese che, da uno scisma antico e funesto, sono oggi tenute lontane dalla Chiesa Romana: niente vi sarebbe per Noi di più caro e più dolce che il vederle tutte tornare all’ovile di Cristo nell’occasione di questo grande Giubileo; se non tutte, poter almeno abbracciare e scrivere nel numero dei Nostri figli più cari molti di quelli che ad esse appartengono. Né Ci manca la speranza che simili desideratissimi frutti possano attendersi dalla celebrazione dell’Anno Santo.

Certamente varrebbe molto ad alimentare e ad eccitare la pietà dei popoli e ad assicurare maggior abbondanza di frutti il poter celebrare il Giubileo in quel modo e con quegli ordinamenti con i quali si poteva nei tempi passati; tuttavia a supplire alle deficienze che derivano dalle condizioni dei tempi o che potessero verificarsi da parte degli uomini nell’organizzazione e nel dirigere le future solennità, invochiamo la benignità del Signore perché provveda con la ricchezza della sua misericordia.

Pertanto, tenendo presenti i grandi vantaggi che deriveranno al cattolicesimo e alle anime che saranno redente dal prezioso sangue di Gesù Cristo, con la fiducia e con i voti più ardenti, mentre imploriamo da Dio, autore e datore di ogni bene, che voglia benedire questo Nostro disegno disponendo i cuori degli uomini alla penitenza ed eccitandoli a far tesoro di questa grazia speciale, Noi, continuando le tradizioni dei Romani Pontefici Nostri predecessori e col concorso dei Nostri Venerabili Fratelli i Cardinali di Santa Romana Chiesa, per la autorità dell’Onnipotente Iddio, dei beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, con la presente Lettera stabiliamo e promulghiamo aperto (e come aperto e promulgato vogliamo sia ritenuto) il solenne e universale Giubileo, che comincerà in questa sacra Città coi primi vespri del Natale del Signore di questo anno 1924 e terminerà coi primi vespri del Natale 1925: tutto a maggior gloria di Dio, per la salute delle anime, per l’incremento della Chiesa Cattolica.

Nel corso di quest’Anno Santo, a tutti i fedeli dell’uno e dell’altro sesso che, confessati e comunicati secondo le debite disposizioni, si recheranno a visitare almeno una volta al giorno le Basiliche di San Pietro, di San Paolo, di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore e pregheranno secondo la Nostra intenzione (e ciò per lo spazio di 20 giorni se trattasi di Romani e di dimoranti in Roma, o almeno di 10 se di pellegrini; giorni continui o alternati, computati al modo naturale o ecclesiastico, cioè dai primi vespri del giorno fino all’Ave Maria del dì seguente), Noi concediamo ed accordiamo misericordiosamente nel Signore l’indulgenza plenaria, con la remissione e il perdono dei loro peccati.

Quale sia poi in generale, o diletti figli, l’intenzione del Romano Pontefice, voi certo non ignorate; tuttavia Noi desideriamo che nella occasione di questo Giubileo voi vi uniate a Noi nel domandare a Dio una cosa in particolare: intendiamo la pace, non solo quella fissata dai trattati, ma quella che deve regnare nei cuori ed essere ripristinata fra i popoli, pace che se non è oggi così lontana come per il passato, tuttavia ai Nostri ed ai comuni desideri appare ancora troppo lontana.

Ma se voi abitanti di Roma e pellegrini, sciolti dalle catene del peccato ed accesi nell’animo di carità, verrete ad implorare sulle tombe degli Apostoli questo bene principalissimo, non potremo forse a ragione sperare che Cristo, Principe della pace, il quale un giorno placò con un cenno i flutti del mare di Galilea, mosso finalmente a compassione di noi, voglia porre fine alle tempeste dalle quali l’Europa è sbattuta da tanto tempo? 

Inoltre desideriamo che tutti coloro che abitano a Roma, o che vi verranno per il Giubileo, raccomandino alla misericordia di Dio altre due cose, che Ci danno tante sollecitudini e sono di sommo interesse per la religione: cioè il ritorno di tutti gli acattolici alla vera Chiesa di Cristo e l’assestamento e l’ordinamento definitivo della Palestina, come i diritti sacrosanti del cattolicesimo invocano.

Intendiamo che le disposizioni sopra stabilite come necessarie per lucrare tutte le indulgenze del Giubileo, vengano temperate per coloro i quali, durante il viaggio o qui in Roma per malattia, per morte o qualunque altra legittima causa, non possano compiere entro il tempo stabilito il numero delle visite prescritte o neppure le abbiano potute cominciare: pertanto, se confessati e comunicati, siano anch’essi partecipi della stessa indulgenza e remissione giubilare, come se di fatto avessero visitato le quattro Basiliche da Noi sopra ricordate.

Ora non resta, diletti figli, che invitarvi affettuosamente tutti a Roma per godere dei tanti tesori della grazia divina che la Santa Madre Chiesa mette a vostra disposizione. Sarebbe davvero deplorevole che voi restaste indifferenti di fronte a tale invito, quando si vede, specialmente ai nostri tempi, che anche a scapito della coscienza e della moralità si è tanto premurosi ed avidi nella ricerca dei vantaggi terreni. Vi sovvenga il ricordo dell’immenso numero di pellegrini di ogni condizione che nei passati tempi, anche a costo di lunghi, faticosi e talora pericolosi viaggi, solevano affluire in quest’Alma Città durante l’Anno Santo: nessun travaglio valse a distoglierli dal desiderio assiduo dell’eterna beatitudine. Se qualche disagio dovesse sopraggiungere durante il viaggio o nel corso della permanenza in Roma, tale incomodo, se sopportato in spirito di penitenza, non solo vi aiuterà a meritare una remissione più ampia dei peccati, ma sarà anche compensata da conforti di ogni genere. Infatti voi verrete a quella Città che Gesù Cristo, Salvatore degli uomini, scelse quale centro della sua religione e sede perpetua del suo Vicario; a quella Città, ripetiamo, da cui scendono a voi i rivoli purissimi e integri della santa dottrina e del celeste perdono. Qui il vostro Padre comune, che voi amate e che vi ama, invocherà su voi ogni grazia; qui la vostra pietà troverà un facile accesso alle antiche catacombe, ai sepolcri dei prìncipi degli Apostoli, alle insigni reliquie dei più gloriosi Martiri; qui potrete visitare tutti quei grandi templi che nel corso di secoli furono eretti ad onore di Dio e dei Santi con tanto splendore e con tanta arte, che suscitarono e susciteranno sempre l’ammirazione del mondo intero. Se voi visiterete questi monumenti della religione cristiana con sentimento di pietà e spirito di preghiera, come conviene, ciascuno di voi tornerà al proprio paese mirabilmente fortificato nella fede e potenziato nella volontà. In effetti, voi non dovete trattenervi a Roma come i turisti e i viaggiatori soliti, ma, lontani da ogni mondanità, ripieni di spirito di penitenza, dal quale tanto aborre il materialismo dei nostri tempi, modesti nel volto, nel portamento e specialmente nel vestito, dovrete unicamente cercare ciò che possa servire a vantaggio delle anime vostre. A questo proposito siamo sicuri che vi sarà di grande aiuto la diligente sollecitudine dei vostri Vescovi, i quali o personalmente condurranno e guideranno lo vostre schiere o delegheranno sacerdoti o laici sperimentati, sotto la cui guida il pellegrinaggio sia bene organizzato e possa santamente compiersi.

Affinché questa Nostra Lettera possa giungere più facilmente a conoscenza di tutti i fedeli, disponiamo che anche le copie stampate, purché sottoscritte da un pubblico notaio e munite del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, abbiano la stessa validità del presente originale.

A nessuno pertanto sia lecito infirmare o contraddire temerariamente il documento di questa Nostra indizione, promulgazione, concessione e volontà. Se qualcuno osasse attentare quanto sopra, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei beati Apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 29 maggio dell’anno 1924 dall’Incarnazione di Nostro Signore, nel terzo anno del Nostro Pontificato.

 

PIUS PP. XI



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