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MOTU PROPRIO
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO XI

I PRIMITIVI CEMETERI

CHE ISTITUISCE IL
PONTIFICIO ISTITUTO
DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

 

I primitivi cemeteri di Roma cristiana con le cripte e le tombe dei Papi e dei Martiri e i santuari eretti su quei gloriosi sepolcri, le basiliche fiorite entro le mura dell’Urbe nell’età della pace, con i loro grandiosi mosaici, la serie innumerevole delle iscrizioni, le pitture e le sculture, la suppellettile cemeteriale e liturgica, costituiscono per la santa Chiesa Romana un sacro patrimonio di pregio e di importanza senza pari. Sono, invero, codesti, testimoni altrettanto venerandi che autentici della fede e della vita religiosa dell’antichità ed insieme fonti di primissimo ordine per lo studio delle istituzioni e della cultura cristiana, fin dai tempi più prossimi agli apostolici.

Perciò, se i Romani Pontefici riguardarono sempre come loro stretto dovere la tutela e la custodia di tutto questo sacro patrimonio, negli ultimi tempi intensificarono le loro sollecitudini segnatamente per quella che, a buon diritto, se ne stima la parte più preziosa, cioè i cemeteri sotterranei, comunemente appellati Catacombe.

Dotati di uno speciale carattere di religione e di santità, derivante dagli insegnamenti e precetti della fede cristiana, inviolabilmente tutelati dalle stesse leggi civili dell’Impero, i cemeteri nei secoli delle persecuzioni furono retti e governati dalla Chiesa, e dai Papi affidati per l’amministrazione ai preti e ai diaconi, riconoscendosi dai Cesari pagani la proprietà di quelli, non nei singoli fedeli, ma nella Chiesa medesima, rappresentata dal Vescovo; dominio proclamato poi, nell’avvento della pace cristiana, e riconosciuto solennemente ai Romani Pontefici, come ogni altro ecclesiastico possesso, da Costantino il Grande e dai suoi successori.

Quando, dopo il tempestoso succedersi delle invasioni barbariche, i Papi si videro costretti a spogliare le necropoli suburbane dei più cari tesori, trasferendo all’ombra sicura delle basiliche intramurane le reliquie dei loro predecessori e dei Martiri, non per questo abbandonarono la cura di quei luoghi venerati, ma per molto tempo ancora si adoperarono a restaurarli e a mantenerne aperti gli accessi alla pietà dei fedeli. Ed il culto per i sacri cemeteri nella Chiesa Romana non si estinse neppur quando, causa le tristi vicende di tempi calamitosissimi, gli aditi ne rimasero quasi tutti ostruiti; poiché anche allora i fedeli continuarono a discendere nelle pochissime cripte accessibili, per pregare dinanzi ai vuoti sepolcri, nei quali avevano riposato le spoglie degli eroi della Fede.

Per le pazienti indagini di dotti e ardenti investigatori di sacre antichità, a partire dal secolo XVI, ritrovati poi in grandissimo numero gli accessi ai suburbani cemeteri, i nostri predecessori promulgarono editti e leggi per la tutela di quei sacri recessi e dei diritti assoluti della Chiesa su codesto suo sacrosanto retaggio; ed anche si ebbero, per ogni tempo ed occasione, le provvide disposizioni dei Cardinali Vicarii di quest’Alma Città, venendosi a formare così, riguardo a tali monumenti, un’ampia, speciale importantissima legislazione.

Mosso da esempi sì illustri, e all’intento di secondare il risorgente fervore di studi più severi delle cristiane antichità, suscitato per merito del p. Giuseppe Marchi, della Compagnia di Gesù, e più ancora di Giovanni Battista De Rossi — che doveva poi a ragione essere onorato del titolo di Principe degli archeologi cristiani —, il Sommo Pontefice Pio IX Nostro predecessore di v. m. istituì, fin dal 6 gennaio 1852, una speciale Commissione di Archeologia Sacra, dando ad essa le facoltà necessarie per la più efficace tutela e sorveglianza dei cemeteri e degli antichi edifici cristiani di Roma e del suburbano, per la sistematica e scientifica escavazione ed esplorazione degli stessi cemeteri, e per la conservazione e custodia di quanto dagli scavi e dai lavori si venisse ritrovando o si fosse riportato alla luce.

A questo scopo, appunto, contemporaneamente alle prime grandi escavazioni e alle meravigliose scoperte nella Roma sotterranea cristiana, dal De Rossi genialmente intuite e preparate, si fondava il Museo Cristiano Pio nel Palazzo Apostolico del Laterano, — la cui istituzione fu espressamente richiesta dalla stessa Commissione quale uno dei caposaldi per cimentarsi alla grandiosa opera che dal Pontefice le era stata affidata —, e colà trovarono degna sede tanti preziosi monumenti per l’innanzi dispersi e nascosti.

Nei primi mesi del nostro Pontificato, poiché ricorreva il settantesimo anniversario dalla istituzione della Commissione ed il centesimo dalla nascita del De Rossi, vero rinnovatore della scienza archeologica cristiana, volemmo riunire presso di Noi la Commissione, che ha per capo e presidente il sig. Cardinale Nostro Vicario generale, e Ci interessammo del andamento, del progresso dei lavori e dei bisogni ai quali occorresse provvedere, perché la Commissione non sia, ai nostri giorni, impari al compito che deve disimpegnare.

Ci piacque ricordare allora l’attività esplicata dalla Commissione fin dal suo inizio per le varie sue attribuzioni, e quanto essa abbia bene meritato della stessa Chiesa Romana, che dalle scoperte dei suoi cemeteri antichissimi e dei santuari dei Martiri, ha riacquistato parte notevolissima del suo più antico patrimonio, ha visto ricomporsi intere pagine della sua storia e venire alla luce documenti e monumenti del più alto valore storico per dimostrare l’antichità dei suoi dogmi, della sua fede, delle sue venerande tradizioni.

Benché molti di tali monumenti siano eloquenti di per sé, è d’uopo riconoscere che gli studi condotti con più severa e profonda critica dai grandi archeologi cristiani dell’epoca recente — primo fra tutti il non mai abbastanza lodato Giovanni Battista De Rossi — condussero, non soltanto a ritrovare nella Roma sotterranea cristiana quello che nel secolo XVI aveva imperfettamente, ma con intuito di fede, divinato con pochi altri l’infaticabile investigatore delle sacre romane antichità Antonio Bosio, ma ad identificare, sulla scorta degli itinerari del Medio Evo, cemeteri, cripte storiche e sepolcri di Martiri, a interpretare sapientemente le pitture e le sculture alla luce degli scritti dei Padri della Chiesa e del vicendevole confronto. Così, le primitive tombe dei Martiri e dei molti Nostri gloriosi predecessori rivivono e tornano ad essere nuovamente méta di culto devoto e di ammirazione profonda; e i fedeli di ogni gente e di ogni lingua, sulle pareti dei sacri ipogei, nei dipinti, nei graffiti, nelle sculture, nelle iscrizioni della più remota antichità leggono oggi, con intensa commozione, non pochi di quegli articoli della Fede cattolica, apostolica, romana, che più acremente furono oppugnati dai novatori.

Non è, quindi, chi non veda quanto sia necessario, importante, e per Noi doveroso, sostenere, con opportune ed efficaci provvidenze, l’opera della Nostra Commissione, affinché i vetusti monumenti del Chiesa siano conservati nel miglior modo allo studio dei dotti, non meno che alla venerazione e alla ardente pietà dei fedeli di ogni paese, che nei trascorsi quindici lustri sovvennero generosamente i Romani Pontefici nella grandiosa, dispendiosissima intrapresa del ritrovamento e della escavazione delle romane Catacombe.

Che se delicata e piena di responsabilità è la cura di custodire e conservare i monumenti già ritrovati, tra le speciali difficoltà dei luoghi, ben più difficile e gravosa si presenta l’opera di proseguire le esplorazioni della Roma sotterranea cristiana, per mettere in luce tante altre necropoli, ancora affatto, o solo in minima parte, esplorate, e per compiere l’escavazione dei più celebri cemeteri, che anche oggi sono noti soltanto in alcune loro regioni, mentre ne rimangono molte altre sepolte sotto il terreno e fra le rovine. E questo compito arduo è reso nel momento attuale più impellente e delicato dal fatto che, attorno a Roma, l’espansione edilizia ormai si è estesa anche a lontane zone, ricche di cemeteri insigni, i quali perciò sono esposti a danni gravissimi e forse ad irreparabile rovina.

Noi, pertanto, confermando quanto disposero i Nostri predecessori e segnatamente Pio IX e Leone XIII, di v. m., circa la Commissione e le sue mansioni riguardo ai cemeteri o Catacombe, alle basiliche e agli antichi sacri edifici di Roma, nei quali nulla è da innovare, nulla da modificare senza sua intesa e beneplacito, abbiamo stimato utile e opportuno ampliare e rafforzare la Commissione stessa con l’attiva partecipazione di altri competenti, che, corrispondendo da varie regioni e nazioni, le apportino contributo prezioso di studi e moltiplichino i mezzi, perché essa possa attuare efficacemente, in misura sempre più larga, le finalità per cui fu istituita.

Alla Commissione, che a buon diritto e con vera compiacenza chiamiamo Nostra, perché a lei e alle sue cure è affidata tanta parte del preziosissimo primitivo patrimonio della Chiesa nostra, e perché in conservarlo, tutelarlo, accrescerlo, essa agisce per autorità del Romano Pontefice, riconosciamo al pari dei Nostri predecessori, e riconfermiamo il diritto esclusivo e collettivo per la conservazione degli antichi sacri monumenti, per la esplorazione ed escavazione dei cemeteri sotterranei e delle aree sepolcrali all’aperto cielo; per la determinazione e direzione assoluta di qualunque lavoro debba o voglia in quelli praticarsi, o che possa avere attinenza con essi, e per la prima pubblicazione dei risultati di scavi o lavori. Essa soltanto, come viene precisato nell’apposito Regolamento da Noi pur approvato, può stabilire le norme e le condizioni con cui rendere accessibili e visibili al pubblico e agli studiosi i sacri cemeteri, sotto la responsabilità di Custodi che essa nomina e riconosce e che da essa per questo debbono dipendere, e deve indicare quali cripte, e con quali cautele, siano da adibire per la santa liturgia.

Alla Nostra Commissione, quindi, che, sola investita dell’autorità di compiere escavazioni e lavori nelle Catacombe e nelle aree cemeteriali, di fatto li compie diligentemente a mezzo del proprio ufficio tecnico, e che in Nostro nome deve amministrare quanto riguarda i sacri cemeteri, anche sottostanti o uniti a basiliche o ad altri sacri edifici governati o immediatamente dipendenti da speciali giurisdizioni, è pur giusto e naturale, che esclusivamente convergano le oblazioni che vogliono destinarsi a tale scopo e che occorrono ogni anno in misura sempre più larga.

Per questo, malgrado le gravi ristrettezze economiche nelle quali Ci troviamo, tra le molte e svariate necessità, alle quali riteniamo compito del Nostro Apostolico ministero sovvenire in ogni parte della terra, Noi abbiamo creduto di annoverare anche la previdenza per le romane Catacombe e abbiamo pur voluto contribuirvi personalmente, secondo le Nostre forze. Poiché è senza dubbio ottima cosa, in mezzo a tanta preoccupazione per interessi materiali, a tanto oscuramento di nobili idee, a tanta guerra incessante, che si pretende muovere alla nostra Religione santissima con le armi della critica storica, dare esca per riaccendere nei cuori la fiamma della Fede e della primitiva storia e poesia cristiana, con la luce che irradia dai mistici recessi delle Catacombe del suolo romano e di molte altre regioni della cristianità.

Per questo occorre anche dare allo studio della sacra Archeologia incoraggiamenti ed aiuti nuovi, adeguati all’importanza della disciplina, ai risultati che si sono raggiunti e a quelli non minori che dobbiamo ancora attendere; ed a ciò vogliamo rivolgere in modo particolare le Nostre cure e le Nostre previdenze.

È poiché accanto alla Pontificia Commissione, e più antica di essa, fiorisce la Pontificia Accademia Romana di Archeologia tanto benemerita e tanto favorevolmente nota agli studiosi per le sue dotte pubblicazioni, abbiamo deliberato di coordinare le due istituzioni e di aggiungervi un Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, con proprio regolamento da Noi visto ed approvato, per indirizzare giovani volonterosi, di ogni paese e nazione, agli studi ed alle ricerche scientifiche sopra i monumenti delle antichità cristiane. Le tre istituzioni riunite in apposita sede, che all’uopo sarà tosto apprestata, e debitamente armonizzate, potranno agevolmente completarsi e coadiuvarsi nel fine comune di così alta importanza; e gli studiosi di sacra Archeologia potranno più largamente approfittare dell’immenso materiale che Roma offre e dei mezzi che la Commissione, l’Accademia, l’Istituto, per le proprie relazioni scientifiche internazionali, saranno in grado di ampiamente loro somministrare.

Il ricordo e la visione del lavoro compiuto fino ad oggi dalla Pontificia Commissione Ci dà animo a bene sperare per l’avvenire, perché, nonostante le difficoltà dei tempi e delle circostanze, l’opera deve essere intensificata ed allargata con orizzonti ognora più vasti. E Ci arride l’idea, che una intesa più intima venga a stabilirsi tra coloro, che nelle diverse regioni d’Italia e nelle diverse parti del mondo attendono di proposito a studi e ricerche di sacra Archeologia; e che Roma, continuando la gloriosa tradizione del grande De Rossi, divenga il centro di nuovi e più fecondi studi archeologici sacri. Ciò, senza dubbio, arrecherà notevolissimo vantaggio alla scienza, non meno che alla storia viva della santa Fede nostra.

La Pontificia Commissione, sostenuta dalla Pontificia Accademia e dall’Istituto, nel portare periodicamente a pubblica conoscenza, con l’apposita Rivista, i risultati degli scavi, e nell’illustrare i cemeteri e i monumenti della Roma sotterranea, corrispondendo con i vari centri di cultura archeologica, potrà con maggior lena e più largo aiuto attuare le nobili finalità che i Romani Pontefici ebbero di mira nell’istituirla e nel sostenerla. E col lavoro intensificato e coordinato non apparirà più irraggiungibile (Ci è caro sperarlo) l’ideale di una descrizione dell’Orbis antiquus Christianus intravveduto dai valenti archeologi che diedero vita e inizio alla Commissione Nostra, e che, con le ricerche pazienti e le scoperte meravigliose nella Roma sotterranea cristiana, prepararono il materiale, stabilirono i certi canoni, che furono con successo applicati da altri in varie anche lontane regioni, e particolarmente nella nobilissima Africa Romana, per ridare alla Chiesa cattolica e alla scienza molte altre rarissime gemme.

Confidiamo che nella magnifica e onerosa impresa Ci assista, da ogni parte del mondo cattolico, l’aiuto e la collaborazione efficace di quanti possono emulare i generosi oblatori, i quali nei passati settanta anni hanno reso possibile alla Chiesa Romana il ricupero di tanta parte del suo antico e sacrosanto patrimonio nascosto nei recessi della Roma sotterranea.

Ai santi Martiri, in questo anno giubilare, affidiamo la realizzazione dei Nostri voti e il più largo successo delle attività della Pontificia Nostra Commissione. A loro intercessione imploriamo dal Signore la benedizione sulla Commissione stessa, sull’Accademia, sull’Istituto e su quanti si adoperano e si adopreranno a loro vantaggio; su coloro che zelano e sostengono il culto dei Martiri nei sacri cemeteri, sugli amici tutti delle Catacombe romane.

Dato dal Nostro Palazzo Apostolico al Vaticano nel giorno natalizio di san Damaso Papa, 11 dicembre di quest’anno giubilare 1925, del Pontificato Nostro anno quarto.

PIUS PP. XI

 

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