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DISCORSO DI PIO XII
AL COLLEGIO DEGLI UDITORI
DELLA SACRA ROMANA ROTA*

Lunedì, 2 ottobre 1939
 
 

Particolarmente gradite sono a Noi la presenza vostra, diletti Figli, e la grave e assennata voce del degno e benemerito vostro Decano, il cui augurio si accompagna quest'oggi con l'inaugurazione del nuovo anno delle vaste sollecitudini affidate all'inclito Collegio degli Uditori della Sacra Romana Rota per lo splendore della giustizia nel mondo cattolico. In questa inaugurazione la benedizione da voi invocata, se torna lieto a Noi il largirla con pienezza di affetto paterno, si associa, nella mente e nel cuore Nostro, alla visione dell'anno trascorso e al ricordo dell'immagine veneranda dell'indimenticabile e incomparabile Nostro Antecessore, sotto la cui ombra benigna di benedizione e di autorità si era iniziato. Da lui abbiamo ereditato, - e ad un tempo rinfiammato in Noi -, l'amore che egli nutriva per voi; quell'amore di alta stima, che a voi è dovuto per doppio titolo: come sacerdoti del tribunale della giustizia e sacerdoti dell'altare della fede. Non è forse - ed è stato già ben rilevato - itidem nobilissimum sacerdotium (Pio XI, Cost. ap. Ad incrementum decoris, 15 agosto 1934: AAS 26 (1934), p. 497) l'officio di servire alla giustizia e definirla, come pure pensavano i grandi giureconsulti romani? A questo sacerdozio voi vi accostate insigniti dell'alto sacerdozio dell'altare; e, all'altare, nei solenni riti pontifici, voi servite e sedete sul gradino, ai piedi del trono papale, quasi scolte che ripetano al Vicario di Cristo: La giustizia e il giudizio sono la base del tuo soglio: Iustitia et judicium praeparatio sedis tuae (Sal 89, 15).

Nei nobili vostri titoli di Prelati Domestici e Familiari del Sommo Pontefice perdura e vive il duplice vostro officio, che a voi i Nostri Predecessori nel volgere dei secoli assegnavano di Cappellani Auditores causarum sacri palatii apostolici, quando l'antica sapienza romana del diritto, illuminata e sorretta dalla fiaccola della giustizia cristiana, uscì dal fervido lavorìo del Medio Evo a rifulgere e a splendere nelle menti intorno al trono pontificio e dalle alte cattedre elevate dai Papi fra le nazioni. Gloriosa storia accompagna la vita della Sacra Romana Rota, Tribunale collegiale ordinario della Sede Apostolica; storia consegnata in numerosi volumi allo studio dei prudenti del clero e del laicato, scrutatori delle sue Decisioni, frutto del connubio fra la Ragione giuridica dei Romani e la Fede della Chiesa. Questi ricordi dell'alta vostra dignità e della vostra gloria passata ridesta oggi in Noi la presenza vostra, come pure l'eloquente discorso, in cui il vostro Decano, dopo di aver giustamente commemorato il trentennio della ricostituita Rota per opera del grande Pontefice Pio X di santa memoria, Ci ha esposto i gravi risultati dell'operoso vostro studio sopra le molte cause a voi affidate; di guisa che all'antico voi aggiungete nuovo lustro di onore e di encomio.

Le vostre decisioni sono un inno alla giustizia; a quella giustizia, che tutti invocano, tutti lodano, tutti esaltano, eppure vediamo tanto spesso e gravemente conculcata nella vita privata, nella pubblica e nei rapporti fra le Nazioni; a quella giustizia, che «il Maestro di color che sanno» paragona agli astri e dice più ammirabile e fulgida del bel pianeta dell'aurora e del crepuscolo! (Aristotele, Etica Nicomachea, t. V, cap. 3, n. 25). Che se la giustizia è la fermezza dei troni umani (Prv 16, 12), pur sempre caduchi nella loro potenza e stabilità, non è meno necessario fondamento nel regno di Dio che sta dentro dell'uomo, dove la carne insidia allo spirito, le passioni e la malizia contrastano alla ragione e alla fede, e non si riporta la vittoria che nella conscia e lenta sommissione a un giudizio e a un consiglio di verace bene.

Fra le sentenze date dalla Rota Romana primeggiano per numero quelle matrimoniali, che riguardano la dignità e l'inviolabilità del Sacramento, il quale è grande in Cristo e nella Chiesa. L'amore e l'unione di Cristo con la Chiesa è vincolo sublime di Sposo e di Sposa, è comunanza di santità, è fecondità di beati, è inseparabilità di vita eterna. Cristo con la sua Chiesa militante sta vincitore fino alla consumazione dei secoli; con lei purgante sta pietoso confortatore per i meriti infiniti del suo sangue divino; con lei trionfante sta coronatore delle sue vittorie nelle lotte del mondo. Queste mistiche nozze di Cristo con la Chiesa, indissolubili attraverso le vie mondane e oltremondane della salvezza, imprimono come per sigillo la loro eccelsa immagine nel matrimonio cristiano e lo innalzano nella luce del sacramento, che santifica gli affetti, la convivenza e le culle della famiglia cattolica, per tutto il mondo, dovunque gli araldi della fede piantano una croce e iniziano un lavacro di rigenerazione. Non possiamo tuttavia dissumulare che il notevole numero delle cause matrimoniali, se, da un lato, dimostra che l'universale famiglia di Cristo e della Chiesa si amplia, si moltiplica e si estende da Roma ai confini estremi del globo, dove sono anime da liberare, da confortare, da pacificare, da salvare e d'avviare a fiducia e a bene, d'altra parte, manifesta pur troppo il decadimento dei sani costumi in non pochi Paesi, e la leggerezza, anzi talvolta - lo diciamo con dolore - la malizia, con cui alcuni contraggono o simulano di contrarre il santo matrimonio.

L'universalità che l'affluire di cause da tutte le nazioni della terra dà al Tribunale della Rota Romana, come è gloria della sua sapienza e prudenza, è a un tempo sigillo dell'unità della Chiesa fondata su Pietro, nel cui nome esso amministra la giustizia con quella giurisprudenza autorevole, che tanta lode si acquistò già nel mondo; e le sue sentenze, qualunque parte riguardino, lontana o vicina, bassa od alta, non distinguono di fronte alla verità e alla giustizia fra gli umili e i grandi. La povertà o la ricchezza non pesano sulle sue bilance nè le fanno tracollare. Ricchi e poveri sono contemplati con un medesimo sguardo in faccia alla giustizia e alle passioni o agli artificii che la insidiano; e, se nella trattazione delle cause trionfa un privilegio, non è dei ricchi e dei potenti, ma dei poveri e degli umili che ottengono il gratuito patrocinio o la gratuita assistenza, generoso dovere a cui sono tenuti gli avvocati di questo Tribunale. Superiore a ogni sospetto nel suo criterio e nel suo giudizio, la Sacra Rota Romana, se è vindice di giustizia, conosce pure la variabilità dei cuori e degli affetti umani, la frode di un pensiero differente da quel che suona il labbro, e leva alto il grido della fede, della inviolabilità della retta coscienza e della giusta libertà umana, della santità e dell'unità delle nozze, per elevare le anime a Cristo.

Per tal modo in questo Tribunale ordinario il mondo riconosce i responsi dei giureconsulti e le costituzioni dei Cesari uniti coi canoni dei Successori di Pietro; e Roma, madre del diritto, dalle sponde del Tevere ai confini della terra, continua a esserne maestra, insegnando e promuovendo un diritto umano-divino, raggio di quel Verbo divino umanato, il lume del cui volto è segnato sopra la nostra ragione e la cui luce illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Non ne è forse quasi una prova e un documento lo Studio annesso a questo Tribunale e il numero crescente dei giovani laureati in diritto canonico e dei sacerdoti, che da tante parti del globo vi accorrono sotto la direzione del Promotore di giustizia?

Lieti pertanto, pur in tempi così procellosi, di inaugurare il nuovo anno giuridico della Sacra Romana Rota, Ci compiacciamo vivamente nell'animo di avervi per la prima volta intorno a Noi. La Nostra parola rivolta al vostro antico e nobilissimo Collegio non è, come ben vedete, un monito, bensì lode meritata e assodata dal passato, dalla recente e instancabile opera vostra, dalla presente e futura vostra preparazione dello spirito a procedere e a proseguire nel faticoso e glorioso cammino della giustizia, con quell'esperienza assennata, al vostro Collegio propria, che, mentre esalta la giustizia, non umilia, ma esalta insieme la misericordia e la carità.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
  Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp. 333-336
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 


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