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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO DELL'ISTITUTO
INTERNAZIONALE DELLE FINANZE PUBBLICHE*

Sabato, 2 ottobre 1948

 

ProcurandoCi il piacere di ricevere l’omaggio delicato della vostra deferenza. Ci offrite altresì l’occasione di esprimervi il vivo interesse che Noi prendiamo all’opera del vostro Istituto, opera certamente austera, di cui pochi sanno valutare l’importanza e le difficoltà.

Le questioni della pubblica finanza sono sempre state l’oggetto di una attenzione speciale da parte non solo degli intellettuali e dei tecnici, ma di tutti. La ragione è questa: ognuno stima lo stato di prosperità o di crisi soprattutto dal punto di vista del suo interesse personale. Ora, gli avvenimenti e le condizioni di questi ultimi tempi hanno acuito talmente queste questioni che, in molti paesi, occupano il centro delle lotte politiche e sono spesso il punto nevralgico delle discussioni più preoccupanti, non senza pericolo, d’altra parte, per l’equilibrio della struttura interna dello stato.

Molti infatti – troppi ! – economisti e politici improvvisati, guidati dall’interesse, da spirito di parte, o anche da considerazioni più di sentimento che di ragione, affrontano e trattano le questioni finanziarie e fiscali, con tanto più ardore e impeto, con tanta maggior sicurezza e disinvoltura, quanto più grande è la loro incompetenza. Talvolta, non sembrano neppure supporre la necessità, per risolverli, di studi attenti, di molteplici inchieste e osservazioni, di comparate esperienze.

I bisogni finanziari di ogni nazione, grande o piccola, sono formidabilmente aumentati. La causa non è da ricercarsi solo nelle isolate complicazioni o tensioni internazionali, ma anche, e più ancora forse, nell’estensione smisurata dell’attività dello stato, dettata troppo spesso da ideologie false o malsane, che fa della politica finanziaria, particolarmente della politica fiscale, uno strumento al servizio delle preoccupazioni di un ordine affatto diverso. Chi si meraviglierà, dopo ciò, del pericolo in cui si trovano la scienza e l’arte delle finanze pubbliche di scendere, per mancanza di principi fondamentali, chiari, semplici, solidi, al piano di una tecnica e di una manipolazione puramente formali? E’ quanto disgraziatamente si constata ai giorni nostri in molti campi della vita pubblica: un’impalcatura abile e ardita di sistemi e di procedimenti, senza energia interiore però, senza vita, senza anima.

Un simile stato di cose influisce più sinistramente ancora sulla mentalità degli individui. L’individuo viene ad avere una sempre minore intelligenza degli affari finanziari dello stato; anche nella più saggia politica, egli sospetta sempre qualche maneggio misterioso, qualche malevolo secondo fine, da cui debba prudentemente guardarsi e diffidare. E’ qui in definitiva che bisogna cercare la causa profonda della decadenza della coscienza umana del popolo, di qualsiasi grado, in materia del bene pubblico, e specialmente in, materia fiscale.

Come potrà la Chiesa contemplare indifferente questa crisi, che in realtà è una crisi di coscienza? Ecco perché rivolgendosi a coloro che hanno qualche parte di responsabilità nella cura delle questioni di finanza pubblica, li scongiura: nel nome della coscienza umana, fate in modo che la morale non riceva danni dall’alto. Astenetevi da quelle misure, che, malgrado la loro abilità tecnica, urtano e offendono nel popolo il senso del giusto e dell’ingiusto, sottovalutano la sua forza vitale, la sua legittima ambizione di raccogliere il frutto del proprio lavoro, la sollecitudine per la sicurezza familiare: tutte considerazioni che meritano di occupare nella mente del legislatore il primo posto e non l’ultimo.

Il sistema finanziario dello stato deve mirare a riorganizzare la situazione economica, così da assicurare al popolo le condizioni materiali della vita, indispensabili per conseguire il fine supremo assegnato dal Creatore: lo sviluppo della sua vita intellettuale, spirituale e religiosa.

Quanto a voi, la vostra grande competenza vi impone di difendere la politica finanziaria contro le manovre degli ambiziosi e dei demagoghi.

Devoti con il più magnifico disinteresse, ardenti nel cercare non il favore popolare, ma il vero bene del popolo, riceverete, se non altro, l’approvazione di un’«elite» che sa comprendervi; avrete per voi il testimonio della vostra coscienza e Dio, non dubitatene, Dio, a cui tutto è presente, non lascerà senza ricompensa ciò che voi avrete fatto per il servizio degli uomini vostri fratelli, e per la restaurazione del mondo. Di tutto cuore Noi Lo preghiamo di darvi il lume e la forza di cui avete bisogno, di fecondare la vostra opera per il bene e la pace della società umana.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.282-285.

 



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