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  RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
A CHIUSURA DEL XIII CONGRESSO EUCARISTICO
NAZIONALE ITALIANO IN ASSISI*

Domenica, 9 settembre 1951

 

Venerabili Fratelli e diletti figli,

Presenti, nella Città dello spirito e dell'umile amore, al trionfo eucaristico col quale l'Italia cattolica riprende la serie dei suoi più augusti Congressi, invitiamo non soltanto le folle, che in quest'ora acclamano in Assisi Colui che dà la vita al mondo e con le sue carni la vita alle anime, ma i cuori e le menti di tutti i cattolici italiani, a prostrarsi — veneremur cernui — dinanzi all'Ostia santa, fatti con Noi, più che mai in quest'ora solenne, un cuor solo e un'anima sola.

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Christum Regem adoremus! Adoriamo!

Umili credenti, cui basta la fede — sola fides sufficit — per aderire al mistero di amore che fa attoniti gli uomini e gli angeli, noi vogliamo, adorando, rendere a Cristo Re dei secoli, l'omaggio pubblico, collettivo, solenne, che a Lui è dovuto da un popolo, da una Nazione cristiana e cattolica, a Lui debitrice del dono inestimabile della fede e di quanto nella sua vita e nella sua storia è grande e glorioso.

Come non soltanto nell'intimo dei cuori scende da Gesù il torrente dei suoi beni, così il culto della sua divina Persona vuol essere non solamente nel segreto di ciascun fedele, ma aperto e comune. Se infatti è manifesto e di tutti il beneficio, di tutti e alla Luce del sole dev'essere anche la gratitudine.

Questa poi noi dobbiamo tanto più fervorosamente affermare, quanto più insidiosa è la ostilità e la negazione di Lui da parte del mondo, persecutore di Cristo nella sua Chiesa e nei suoi membri, e unicamente inteso a combatterne e a renderne vana l'azione in tutti i campi della vita individuale e sociale.

L'Italia cattolica, presente in quest'ora alla glorificazione eucaristica di Assisi nelle sue più alte Autorità religiose, politiche e civili, nei rappresentanti dell'Episcopato, del Governo, della coltura, della scienza, delle arti, delle forze armate, di tutte le classi del popolo, stretta come un sol uomo intorno a Gesù, Ostia santa, viva in perpetua attività di bene per questa dolce terra, che è particolarmente sua, l'Italia cattolica, diciamo, ritta col suo Credo, ma umilmente prostrata a più eloquente significazione della sua gloriosa fede, assolve in quest'ora ai piedi di Gesù, ascoso sotto i veli eucaristici, il più alto, il più nobile, il più santo dei suoi doveri. Essa adora riconoscente il suo Dio, il Figlio di Dio fatto uomo e mistico Pane per la redenzione, la giustizia, la giustificazione nostra, per la nostra salvezza e pace, che è del tempo come della eternità.

* * *

Se negli angusti termini di questo Congresso eucaristico la fede e la scienza, la coltura, l'eloquenza, l'arte, la storia hanno portato in fraterna concordia, gradito dono a Gesù eucaristico, il tributo riconoscente dell'ingegno umano, pur tanto adeguato all'oggetto delle sue speculazioni e del suo culto dalle multiformi manifestazioni; assai più e meglio fanno questa sera la dotta teologia, la profonda filosofia, l'arte del pensiero, della parola, del canto, prostrandosi in tacita adorazione innanzi al Dio nascosto per esaltare nella fede dell'umile credente il dono inestimabile dell'Eucaristia.

Il dono è Egli stesso — Gesù Cristo — personalmente presente per operare in noi, se secondiamo il suo amore, le meraviglie della vita cristiana, di una vita cioè, che, ordinata secondo il Vangelo, mantiene fervida nei suoi, anche più tiepidi figli, la stima della virtù, la coscienza del bene e del male e impedisce loro di essere definitivamente travolti dalla valanga di errori e di corruzione, che dominano nel mondo.

Presente è Gesù nel Sacramento, per dare, mistico Pane del Cielo, la vita superiore al nostro povero mondo, perpetuando il miracolo dei vergini e dei casti, il miracolo di chi non ha nulla e tutto possiede, i miracoli di quella fraterna carità, che tutti i mali e le offese sopporta con serena fortezza e nulla pensa di aver fatto fin che resta davanti a lei qualche rosa da compiere.

Questi i prodigi dell'Eucaristia; che pertanto ci si rivela quale fu annunziata da Gesù nella sua grande promessa, realtà centrale della sua religione, della vita e della pietà cristiana, avendo egli sentenziato : « Se non mangerete la carne del Figliuolo dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna ed io lo risusciterà nell'ultimo giorno » (Io. 6, 53-54).

E come dei singoli membri, così di tutto il Corpo mistico, l'Eucaristia nutre la vita attraverso le vicende del suo doloroso pellegrinaggio, lo purifica, l'arricchisce in ogni campo, maturando con la santificazione dei membri l'esaltazione e la gloria finale dell'intero Corpo, destinato a trionfare del mondo e dell'inferno per virtù di Chi lo ha redento.

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Trionfo dei giusti, trionfo della Chiesa di Dio, infallibilmente garantito dal glorioso, dall'onnipotente, dall'eterno Verbo Incarnato, fatto cibo nostro sotto le specie del pane!

Trionfo dell'Eucaristia, sconcertante il mondo della incredulità, per lo stridente contrasto, folle alla umana sapienza, tra l'oggetto onorato e l'umile, inerte, bianco disco, l'ostia, appena visibile tra gli ori, le luci, la magnificenza che la circonda, e questa moltitudine, accorsa da ogni parte, dai monti e dai piani, per acclamarla, in un'onda irresistibile di entusiasmo, che non ha paragone.

In quel minuscolo etereo candore, che si direbbe un nulla, la cattolica Italia, i cui allori di scienza, di coltura, di arte, di storia non valgono le glorie della sua fede, ravvisa, contempla il suo Dio, il Figlio di Dio fatto uomo, il suo Redentore e Benefattore della umanità, l'Autore delle sue speranze immortali. E inginocchiata innanzi a quell'Ostia adorabile, ardentemente prega: Christum Regem adoremus dominantem gentibus!

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Se non che, figli carissimi, questo legittimo tributo di adorazione e di amore, reso da tutto un popolo credente alla velata Maestà del Dio nascosto, la trionfale esaltazione della divina Eucaristia che, a chiusura del vostro Congresso, questa sera vi commuove e vi accende, come agli occhi del mondo è soprattutto l'espressione solenne della vostra fede, così agli occhi di Dio deve essere la solenne affermazione della vostra volontà di vittoria. È la vittoria che Gesù ha riportata sul mondo stesso e sull'inferno; vittoria della quale ci ha dettato le leggi nel suo Vangelo e ci ha dato il pegno nella Santa Eucaristia.

Acclamando in Gesù il vittorioso, voi intendete far vostra la sua vittoria. Vincere il mondo e le potenze dell'inferno voi volete e dovete — con una vita dove non regni il peccato, e la cui legge suprema sia la Carità, cioè l'amore fattivo del prossimo, sotto il segno di Dio. Vita di alto, di nobile, di disinteressato fraterno amore, che vi additi all'attenzione del mondo, escludendo da voi, nel fatto della vostra fede, ogni nota insincera. Questo è il vostro trionfo. E questo è il grande, il vero trionfo della Chiesa; la quale trionfa del mondo, del male, del peccato, dove di queste forze ostili trionfano i suoi figli. Guardatevi dal mondo corruttore, togliete il male, bandite il peccato da voi, dalle vostre famiglie, e avrete preparato, per quanto è in voi, il trionfo della società cristiana su quella del risorgente paganesimo, auspicata dai nemici di Dio, di Gesù Cristo e dell'opera sua. Avrete contribuito a stabilire una società non più negatrice, almeno di fatto, di Dio e della sua legge, ma dal timore di Dio stabilmente retta nella persona dei suoi governanti, dei suoi magistrati, dei suoi maestri, dei suoi dirigenti di ogni nome. Avrete lavorato per le fortune di questa diletta Italia, che non può, non deve in nessun modo deporre il suo carattere di nazione cristiana e cattolica, e venir meno alla missione di civiltà spirituale, segnata alla sua storia dalla divina Provvidenza.

Tale è il frutto che Noi attendiamo da questo Congresso eucaristico condotto sotto gli auspici del gran Santo, Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia e tanto perfetta immagine di Cristo.

Nè il frutto sarà effimero, se alla divina Eucaristia voi legherete così la vostra vita, da farne l'alimento assiduo dell'anima vostra, il rifugio dello spirito, il riposo del cuore.

Con questi sensi, col cuore grato a Dio e con piena fiducia in una Italia cattolica nuovamente ritemprata nella sua fede e nella sua pietà verso l'augusto Sacramento, Noi chiudiamo questo XIII Congresso eucaristico. E mentre imploriamo la grazia fecondatrice dello Spirito, affinchè luminoso resti il ricordo e stabile il vantaggio individuale e sociale di così felice avvenimento; - ai presenti in Assisi, ai lontani partecipi e in ascolto, in particolare modo agli infermi e a quanti su tante diverse vie guardano perplessi e non sono ancora in cammino verso il Padre che li aspetta, impartiamo di cuore, pegno di benevolenza, augurio di amore e di pace, l'Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 223 - 227
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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