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VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
IN POLONIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE

INCONTRO CON I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE, I SEMINARISTI
ED I RAPPRESENTANTI DEI MOVIMENTI ECCLESIALI

Częstochowa, 26 maggio 2006

 

Cari religiosi, religiose, persone consacrate,
voi tutti che mossi dalla voce di Gesù Lo avete seguito per amore!

Cari seminaristi,
che vi state preparando al ministero sacerdotale!

Cari rappresentanti dei movimenti ecclesiali,
che portate la forza del Vangelo nel mondo delle vostre famiglie, dei vostri luoghi di lavoro, delle università, nel mondo dei media e della cultura, nelle vostre parrocchie!

Come gli Apostoli insieme a Maria "salirono al piano superiore" e lì "erano assidui e concordi nella preghiera" (At 1, 12.14), così anche noi oggi ci siamo riuniti qui a Jasna Góra, che è per noi, in quest'ora, il "piano superiore", dove Maria, la Madre del Signore, è in mezzo a noi. Oggi è Lei a guidare la nostra meditazione; Lei ci insegna a pregare. È Lei ad indicarci come aprire le nostre menti e i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene a noi per essere da noi portato al mondo intero. Desidero salutare cordialmente l'Arcidiocesi di Częstochowa con il suo Pastore, l'Arcivescovo Stanisław, e con i Vescovi Antoni e Jan. Tutti vi ringrazio per aver voluto riunirvi in questa preghiera.

Carissimi, abbiamo bisogno di un attimo di silenzio e di raccoglimento per sottometterci alla sua scuola, affinché Lei ci insegni come vivere di fede, come crescere in essa, come rimanere in contatto con il mistero di Dio negli eventi ordinari, quotidiani della nostra vita. Con delicatezza femminile e con la "capacità di coniugare l'intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento" (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 46), Maria ha sostenuto la fede di Pietro e degli Apostoli nel Cenacolo, e oggi sostiene la mia e la vostra fede.

"La fede, infatti, è un contatto col mistero di Dio", ha detto il  Santo  Padre  Giovanni  Paolo II (Redemptoris Mater, 17), perché credere "vuol dire "abbandonarsi" alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo e riconoscendo umilmente "quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie"" (Redemptoris Mater, 14). La fede è il dono, datoci nel battesimo, che ci rende possibile l'incontro con Dio. Dio si nasconde nel mistero: pretendere di comprenderLo significherebbe volerlo circoscrivere nei nostri concetti e nel nostro sapere e così irrimediabilmente perderlo. Mediante la fede, invece, possiamo aprirci un varco attraverso i concetti, perfino quelli teologici, e possiamo "toccare" il Dio vivente. E Dio, una volta toccato, ci trasmette immediatamente la sua forza. Quando ci abbandoniamo al Dio vivente, quando nell'umiltà della mente ricorriamo a Lui, ci pervade interiormente quasi un torrente nascosto di vita divina. Quanto è importante per noi credere nella potenza della fede, nella sua capacità di stabilire un legame diretto con il Dio vivente! Noi dobbiamo curare con impegno lo sviluppo della nostra fede, affinché essa pervada realmente tutti i nostri atteggiamenti, i pensieri, le azioni e le intenzioni. La fede ha un posto non soltanto negli stati d'animo e nelle esperienze religiose, ma prima di tutto nel pensiero e nell'azione, nel lavoro quotidiano, nella lotta contro se stessi, nella vita comunitaria e nell'apostolato, poiché essa fa sì che la nostra vita sia pervasa dalla potenza di Dio stesso. La fede può sempre riportarci a Dio, anche quando il nostro peccato ci fa del male.

Nel Cenacolo gli Apostoli non sapevano che cosa li attendeva. Intimoriti, erano preoccupati per il proprio futuro. Continuavano ancora a sperimentare lo stupore provocato dalla morte e risurrezione di Gesù ed erano angosciati per essere restati soli dopo la sua ascensione al cielo. Maria, "colei che aveva creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (cfr Lc 1, 45), assidua insieme agli Apostoli nella preghiera, insegnava la perseveranza nella fede. Con tutto il suo atteggiamento li convinceva che lo Spirito Santo, nella sua sapienza, ben conosceva il cammino su cui li stava conducendo, che si poteva quindi porre la propria fiducia in Dio, donando senza riserve a Lui se stessi, i propri talenti, i propri limiti e il proprio futuro.

Molti di voi qui presenti hanno riconosciuto questa segreta chiamata dello Spirito Santo ed hanno risposto con tutto lo slancio del cuore. L'amore per Gesù, "riversato nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato dato" (cfr Rm 5, 5), vi ha indicato la via della vita consacrata. Non siete stati voi a cercarla. È stato Gesù a chiamarvi, invitandovi ad una unione più profonda con Lui. Nel sacramento del santo Battesimo avete rinunciato a Satana e alle sue opere ed avete ricevuto le grazie necessarie per la vita cristiana e per la santità. Da quel momento è sbocciata in voi la grazia della fede, che vi ha permesso di unirvi con Dio. Al momento della professione religiosa o della promessa, la fede vi ha condotti verso un'adesione totale al mistero del Cuore di Gesù, del quale avete scoperto i tesori. Avete allora rinunciato a cose buone, a disporre liberamente della vostra vita, a formarvi una famiglia, ad accumulare dei beni, per poter essere liberi di donarvi senza riserve a Cristo e al suo Regno. Ricordate il vostro entusiasmo quando avete intrapreso il pellegrinaggio della vita consacrata, fidando sull'aiuto della grazia? Procurate di non smarrire lo slancio originario, e lasciate che Maria vi conduca verso un'adesione sempre più piena! Cari religiosi, care religiose, care persone consacrate! Qualunque sia la missione affidatavi, qualunque servizio claustrale o apostolico stiate compiendo, conservate nel cuore il primato della vostra vita consacrata. Sia essa a ravvivare la vostra fede. La vita consacrata vissuta nella fede, unisce strettamente a Dio, desta i carismi e conferisce una straordinaria fecondità al vostro servizio.

Carissimi candidati al sacerdozio! Quale aiuto può venire anche a voi dalla riflessione sul modo in cui Maria imparava da Gesù! Sin dal suo primo "fiat", attraverso i lunghi, ordinari anni della vita nascosta, mentre educava Gesù, oppure quando a Cana di Galilea sollecitava il primo segno o quando, infine, sul calvario accanto alla croce fissava Gesù, Lo "imparava" momento per momento. Prima nella fede e poi nel proprio seno, aveva accolto il Corpo di Gesù e lo aveva dato alla luce. Giorno dopo giorno, lo aveva adorato estasiata, Lo aveva servito con amore responsabile, aveva cantato nel cuore il Magnificat. Nel vostro cammino e nel vostro futuro ministero sacerdotale fatevi guidare da Maria ad "imparare" Gesù! FissateLo, lasciate che sia Lui a formarvi, per essere in grado un domani, nel vostro ministero, di far vedere Lui a quanti vi avvicineranno. Quando prenderete nelle vostre mani il Corpo eucaristico di Gesù, per cibare di Lui il Popolo di Dio, e quando assumerete la responsabilità per quella parte del Corpo Mistico che vi verrà affidata, ricordate l'atteggiamento di stupore e di adorazione che caratterizzò la fede di Maria. Come Lei nel suo responsabile, materno amore verso Gesù, conservò l'amore verginale colmo di stupore, così anche voi, inginocchiandovi liturgicamente al momento della consacrazione, conservate nel vostro animo la capacità di stupirvi e di adorare. Sappiate riconoscere nel Popolo di Dio affidatovi i segni della presenza di Cristo. Siate attenti e sensibili ai segni di santità che Dio vi farà vedere tra i fedeli. Non temete per i doveri e le incognite del futuro! Non temete che vi manchino le parole o che vi imbattiate nel rifiuto! Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di sacerdoti, di santi sacerdoti.

Cari rappresentanti dei nuovi Movimenti nella Chiesa. La vitalità delle vostre comunità è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! È dalla fede della Chiesa e dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata la vostra missione. Il mio augurio è che possiate essere sempre più numerosi, per servire la causa del Regno di Dio nel mondo di oggi. Credete nella grazia di Dio che vi accompagna e portatela nei vivi tessuti della Chiesa e in modo particolare là dove non può giungere il sacerdote, il religioso o la religiosa. I Movimenti a cui appartenete sono molteplici. Vi nutrite di dottrina proveniente da diverse scuole di spiritualità, riconosciute dalla Chiesa. Approfittate della sapienza dei santi, ricorrete all'eredità che hanno lasciata. Formate le vostre menti e i vostri cuori sulle opere dei grandi maestri e dei testimoni della fede, memori che le scuole di spiritualità non devono essere un tesoro chiuso nelle biblioteche dei conventi. La sapienza evangelica, letta nelle opere dei grandi santi e verificata nella propria vita, va portata in modo maturo, non infantile e non aggressivo, nel mondo della cultura e del lavoro, nel mondo dei media e della politica, nel mondo della vita familiare e di quella sociale. La verifica dell'autenticità della vostra fede e della vostra missione, che non attira l'attenzione su di sé, ma realmente porta intorno a sé la fede e l'amore, sarà il confronto con la fede di Maria. Specchiatevi nel suo cuore. Rimanete alla sua scuola!

Quando gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, andarono in tutto il mondo annunciando il Vangelo, uno di loro, Giovanni, l'apostolo dell'amore, in modo particolare "prese Maria nella sua casa" (cfr Gv 19, 27). Fu proprio grazie al suo profondo vincolo con Gesù e con Maria che egli poté insistere così efficacemente sulla verità che "Dio è amore" (1 Gv 4, 8.16). Queste parole ho voluto prendere io stesso come avvio della prima Enciclica del mio Pontificato: Deus caritas est! Questa verità su Dio è la più importante, la più centrale. A tutti coloro a cui è difficile credere in Dio, io oggi ripeto:  "Dio è amore". Siate voi stessi, cari amici, testimoni di questa verità. Lo sarete efficacemente, se vi metterete alla scuola di Maria. Accanto a Lei sperimenterete voi stessi che Dio è amore, e ne trasmetterete il messaggio al mondo con la ricchezza e la varietà che lo stesso Spirito Santo saprà suscitare.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

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