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PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO
DELL’INCONTRO A GERUSALEMME TRA PAPA PAOLO VI E IL PATRIARCA ATENAGORA

(24-26 MAGGIO 2014)

CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
DURANTE IL VOLO DI RITORNO DALLA TERRA SANTA

Volo Papale
Lunedì, 26 maggio 2014

 

(Padre Lombardi)

Intanto, ringraziamo moltissimo il Papa di essere qui: dopo un viaggio così massacrante, è a disposizione per incontrarci. Quindi, gli siamo molto grati.

Allora, ci siamo organizzati – si sono organizzati autonomamente, gli agenti dell’informazione – per alcuni gruppi principali linguistici, che presentano alcune persone che fanno le domande. Io non ho messo limiti perché so che Lei vuole lavorare a tutto campo, a meno che volesse dire Lei qualche cosa di introduzione prima… rispondiamo alle domande.

Allora, la prima domanda viene fatta per il gruppo italiano:

D. - Santo Padre, in questi giorni Lei ha compiuto dei gesti che sono rimbalzati in tutto il mondo: la mano sul muro di Betlemme, il segno della croce, il bacio ai sopravvissuti, oggi allo Yad Vashem, ma anche il bacio al Santo Sepolcro ieri, insieme, in contemporanea con Bartolomeo, e tanti altri. Volevamo chiederLe se tutti questi gesti Lei li aveva pensati, voluti; perché li ha pensati e quali saranno poi, secondo Lei, le ricadute di questi gesti, oltre – naturalmente – a quello grandissimo di avere invitato Peres e Abu Mazen in Vaticano…

R. – (Santo Padre)

I gesti, quelli che sono più autentici, sono quelli che non si pensano, quelli che vengono, no? Io ho pensato: si potrebbe fare qualcosa…; ma il gesto concreto, nessuno di questi è stato pensato così. Alcune cose, per esempio l’invito ai due Presidenti alla preghiera, questo era pensato un po’ di farlo là, ma c’erano tanti problemi logistici, tanti, perché loro devono anche tenere conto del territorio, dove si fa, e non è facile. Per questo, si pensava ad una riunione… ma alla fine è uscito questo invito, che spero che venga bene. Ma non sono stati pensati e… non so, a me viene di fare qualcosa, però è spontaneo, è così. Almeno, per dire la verità, qualcuno … “ma, lì si potrebbe fare qualcosa”, ma il concreto non mi viene. Per esempio, allo Yad Vashem, niente; e poi è venuto. E’ così.

(Padre Lombardi)

Bene. Allora, una seconda domanda da parte del gruppo di lingua inglese:

D. – Lei ha parlato con parole molto dure contro l’abuso sessuale dei minori da parte del clero, dei preti. Lei ha creato una commissione speciale per affrontare meglio questo problema a livello della Chiesa universale. In senso pratico: sappiamo ormai che in tutte le Chiese locali ci sono norme che impongono un forte obbligo morale e spesso legale a collaborazione con le autorità civili locali, in un modo o nell’altro. Cosa farà Lei, qualora ci fosse un vescovo che chiaramente non abbia onorato, non abbia osservato questi obblighi?

R. – (Santo Padre)

In Argentina, ai privilegiati noi diciamo: “Questo è un figlio di papà”. In questo problema non ci saranno figli di papà. In questo momento, ci sono tre vescovi sotto indagine: sotto indagine, tre, e uno è già condannato e si sta valutando la pena da comminare. Non ci sono privilegi. Questo abuso dei minorenni è un reato tanto brutto, tanto… Noi sappiamo che è un problema grave dappertutto, ma a me interessa la Chiesa. Un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità; e questo ragazzo, questa bambina si fida, e questo invece di portarli alla santità, abusa di loro. E questo è gravissimo! E’ proprio come… farò un paragone soltanto: è come fare una Messa nera, per esempio. Tu devi portarlo alla santità e lo porti a un problema che durerà tutta la vita…. Prossimamente ci sarà una Messa con alcune persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro: io e loro, con il Cardinale O’Malley che è della commissione. Ma su questo si deve andare avanti, avanti: tolleranza zero.

(Padre Lombardi)

Grazie mille, Santità. E allora, adesso il gruppo di lingua spagnola:

D. –. Dal primo giorno del Suo pontificato, Lei ha lanciato questo messaggio forte di una Chiesa povera e per i poveri, poveri in semplicità, austerità. Che vuole fare perché non ci siano contraddizioni a questo messaggio di austerità? (La domanda ha fatto riferimento a situazioni di cui si è parlato negli ultimi tempi, tra cui un’operazione allo IOR di 15 milioni di euro).

R. – (Santo Padre)

Il Signore Gesù una volta ha detto ai suoi discepoli – è nel Vangelo – “E’ inevitabile che ci siano gli scandali”. Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno, ci saranno. Il problema è evitare che ci siano in più! Nell’amministrazione economica, onestà e trasparenza. Le due commissioni, quella che ha studiato lo IOR e la commissione che ha studiato tutto il Vaticano, hanno fatto le loro conclusioni, hanno dato piani e adesso, con il ministero, diciamo così, con la Segreteria dell’economia diretta dal Cardinale Pell, si porteranno avanti le riforme che queste commissioni hanno consigliato. Ma ci saranno incongruenze, ancora ci saranno sempre, perché siamo umani, e la riforma deve essere continua. I Padri della Chiesa dicevano: Ecclesia semper reformanda. Dobbiamo stare attenti per riformare ogni giorno la Chiesa, perché siamo peccatori, siamo deboli e ci saranno i problemi. L’amministrazione che questa Segreteria dell’economia porta avanti, aiuterà tanto ad evitare gli scandali, i problemi… Per esempio, nello IOR credo che a questo punto sono stati chiusi più o meno 1.600 conti, di persone che non avevano diritto ad avere un conto allo IOR. Lo IOR è per l’aiuto alla Chiesa, hanno diritto i Vescovi delle diocesi, i dipendenti del Vaticano, le loro vedove o i vedovi per prendere la pensione … E’ una cosa così. Ma non hanno diritto altri privati … Le ambasciate, mentre dura l’ambasciata, e niente di più. Non è una cosa aperta. E questo è un buon lavoro: chiudere i conti che non hanno diritto. Io vorrei dire una cosa: la domanda che Lei ha fatto, ha menzionato quell’affare dei 15 milioni. E’ una cosa che è allo studio, non è chiara quella cosa. Forse potrebbe essere vero, ma in questo momento non è definitivo, quel problema: è sotto studio, per essere giusto. Grazie. 

(Padre Lombardi)

Allora, adesso diamo la parola al gruppo di lingua francese:

D. – Santo Padre, dopo il Medio Oriente, adesso ritorniamo in Europa. Lei è preoccupato per la crescita del populismo in Europa, che si è manifestata ancora ieri nelle elezioni europee?

R. – (Santo Padre)

In questi giorni, io ho avuto giusto il tempo di pregare il Padre Nostro…, ma non ho notizie delle elezioni, davvero. Non ho i dati, chi ha vinto, chi non ha vinto. Non ho ricevuto notizie. Il populismo in che senso, Lei mi dice? 

D. – Nel senso che oggi molti europei hanno paura, pensano che non ci sia futuro in Europa. C’è molta disoccupazione e il partito anti-europeista ha avuto una forte crescita in queste elezioni… 

R. – Questo è un argomento che ho sentito. Dell’Europa, della fiducia o della sfiducia nell’Europa. Anche sull’euro, alcuni vogliono tornare indietro… Di queste cose, io non capisco tanto. Ma Lei ha detto una parola chiave: la disoccupazione. Questo è grave. E’ grave perché io l’interpreto così, semplificando. Noi siamo in un sistema economico mondiale dove al centro è il denaro, non è la persona umana. In un vero sistema economico, al centro devono essere l’uomo e la donna, la persona umana. E oggi, al centro c’è il denaro. Per mantenersi, per equilibrarsi, questo sistema deve andare avanti con alcune misure “di scarto”. E si scartano i bambini – il livello di nascita in Europa non è tanto alto! Credo che l’Italia abbia l’1,2 per cento; la Francia, voi avete il 2, un po’ di più; la Spagna, meno dell’Italia: non so se arriva all’1… Si scartano i bambini. Si scartano gli anziani: non servono, i vecchi; congiunturalmente, in questo momento, vanno a trovarli perché sono pensionati e hanno bisogno, ma è una cosa congiunturale. Gli anziani si scartano, anche con situazioni di eutanasia nascosta, in tanti Paesi. Cioè, le medicine si danno fino a un certo punto, e così... E in questo momento, si scartano i giovani, e questo è gravissimo: è gravissimo. In Italia, credo che la disoccupazione giovanile è quasi al 40%, non sono sicuro; in Spagna, sono sicuro, è sul 50. E in Andalusia, nel Sud della Spagna, il 60! Questo significa che c’è tutta una generazione di “ni-ni”: né studiano, né lavorano, e questo è gravissimo! Si scarta una generazione di giovani. Per me, questa cultura dello scarto è gravissima. Ma questo non è soltanto in Europa, è un po’ dappertutto, ma in Europa si sente forte. Se fa il paragone, 10 anni fa, con la cultura del benessere. E questo è tragico. E’ un momento difficile. E’ un sistema economico inumano. Io non ho avuto paura di scrivere nell’esortazione Evangelii gaudium: questo sistema economico uccide. E lo ripeto. Non so se mi sono avvicinato un po’ alla sua inquietudine… Grazie.

(Padre Lombardi)

Allora, adesso c’è il gruppo di lingua portoghese: 

D. – Vorrei chiederLe, Santità, come risolvere la “questione Gerusalemme” per ottenere una pace stabile, come ha detto Lei, e duratura? Grazie. 

R. – (Santo Padre)

Ci sono tante proposte sulla questione di Gerusalemme. La Chiesa cattolica, il Vaticano, diciamo, ha la sua posizione dal punto di vista religioso: sarà la Città della pace delle tre religioni. Questo dal punto di vista religioso. Le misure concrete per la pace devono uscire dal negoziato. Si deve negoziare. Io sarò d’accordo che dal negoziato forse venga questa parte: sarà capitale di uno Stato, dell’altro… Ma queste sono ipotesi. Io non dico: “deve essere così”, no, sono ipotesi che loro devono negoziare. Davvero, io non mi sento competente per dire: “si faccia questo o questo o questo”, perché sarebbe una pazzia, da parte mia. Ma credo che si debba entrare con onestà, fratellanza, mutua fiducia sulla strada del negoziato. E lì si negozia tutto: tutto il territorio, anche i rapporti. Serve coraggio, per fare questo, e io prego tanto il Signore perché questi due Leaders, questi due Governi abbiano il coraggio di andare avanti. Questa è l’unica strada per la pace. Soltanto dico quello che la Chiesa deve dire e ha detto sempre: Gerusalemme, che sia custodita come capitale delle tre religioni, come riferimento, come una città di pace –mi veniva anche la parola “sacra”, ma non è giusta – ma di pace e religiosa. 

(Padre Lombardi)

Grazie, Santità. Adesso chiediamo di venire al rappresentante di lingua tedesca.

D. – Grazie, Santità. Lei, durante il suo pellegrinaggio, ha parlato a lungo e ha incontrato più volte il Patriarca Bartolomeo. Noi ci stiamo chiedendo se avete parlato anche dei passi concreti di avvicinamento, e se c’è stata occasione anche di parlare di questo. Mi chiedo anche se magari la Chiesa cattolica potrà imparare qualcosa dalle Chiese ortodosse – mi riferisco ai preti sposati, una domanda che preme a molti cattolici, in Germania. Grazie.

R. – (Santo Padre)

Ma la Chiesa cattolica ha preti sposati, no? I cattolici greci, i cattolici copti… no? Ci sono, nel rito orientale, ci sono preti sposati. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c’è la porta aperta: in questo momento non abbiamo parlato di questo, come programma, almeno per questo tempo. Abbiamo cose più forti da intraprendere. Con Bartolomeo, questo tema non si è toccato, perché è secondario, davvero, nei rapporti con gli ortodossi. Abbiamo parlato dell’unità: ma l’unità si fa lungo la strada, l’unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia. E lui mi ha detto che è vero quello che io sapevo, che Atenagora ha detto a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro, e noi camminiamo nella vita!”. E’ vero, io pensavo che fosse… No, no, è vero. Me l’ha detto in questi giorni Bartolomeo. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme in tante cose che possiamo fare insieme, aiutarci insieme. Per esempio, con le chiese. A Roma, e in tante città, tanti ortodossi usano chiese cattoliche al tale orario o al tal altro, come un aiuto per questo andare insieme. Un’altra cosa di cui abbiamo parlato, che forse nel Consiglio pan-ortodosso si faccia qualcosa, è la data della Pasqua, perché è un po’ ridicolo: - Dimmi, il tuo Cristo quando resuscita? – La settimana prossima – Io mio è resuscitato la scorsa… Sì, la data della Pasqua è un segno di unità. E con Bartolomeo parliamo come fratelli. Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro governo. E, una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell’ecologia: lui è molto preoccupato, e anch’io; abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema. Grazie. 

(Padre Lombardi)

Allora, adesso, dato che non siamo solo europei o americani o così via, ma anche asiatici, qui, facciamo fare una domanda al rappresentante del gruppo asiatico, dato che Lei si sta anche preparando a fare dei viaggi verso l’Asia. 

D. – Il suo prossimo viaggio sarà nella Corea del Sud, e quindi vorrei chiederLe a proposito delle regioni asiatiche. In Paesi vicini alla Corea del Sud non c’è libertà di religione né libertà di espressione. Cosa pensa di fare in favore delle persone che soffrono di queste situazioni? 

R. – (Santo Padre)

Rispetto all’Asia, ci sono in programma due viaggi: questo in Corea del Sud, per l’incontro dei giovani asiatici, e poi, a gennaio prossimo, un viaggio di due giorni in Sri Lanka e poi nelle Filippine, nella zona che ha subito il tifone. Il problema della non libertà di praticare la religione non è soltanto in alcuni Paesi asiatici: in alcuni, sì, ma anche in altri Paesi del mondo. La libertà religiosa è una cosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni hanno un controllo più o meno leggero, tranquillo, altri adottano misure che finiscono in una vera persecuzione dei credenti. Ci sono martiri! Ci sono martiri, oggi, martiri cristiani. Cattolici e non cattolici, ma martiri. E in alcuni luoghi non si può portare il crocifisso o non puoi avere un Bibbia. Non puoi insegnare il catechismo ai bambini, oggi! E io credo – ma credo di non sbagliare – che in questo tempo ci sono più martiri che non ai primi tempi della Chiesa. Dobbiamo avvicinarci, in alcuni posti con prudenza, per andare ad aiutarli; dobbiamo pregare tanto per queste Chiese che soffrono: soffrono tanto. E anche i Vescovi, anche la Santa Sede lavora con discrezione per aiutare questi Paesi, i cristiani di questi Paesi. Ma non è una cosa facile. Per esempio, ti dico una cosa. In un Paese è proibito pregare insieme: è proibito. Ma i cristiani che sono lì vogliono celebrare l’Eucaristia! E c’è un tale, che fa l’operaio, che è sacerdote. E lui va lì, al tavolo, fanno finta di prendere il the, e celebrano l’Eucaristia. Se vengono i poliziotti, nascondono subito i libri e stanno prendendo il the. Questo succede oggi. Non è facile. 

(Padre Lombardi)

… Allora riprendiamo con la serie del gruppo di lingua italiana:

D. – Santità, Lei nel Suo pontificato affronta una grande mole di impegni e lo fa anche in maniera molto serrata, come abbiamo visto in questi giorni. Se un domani, diciamo in un giorno molto lontano, dovesse sentire di non avere più la forza per reggere il suo ministero, pensa che farebbe la stessa scelta del suo predecessore, e cioè lascerebbe il pontificato? 

R. – (Santo Padre)

Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare la volontà di Dio. Ma io credo che Benedetto XVI non sia un caso unico. E’ successo che non aveva le forze e onestamente - è un uomo di fede, tanto umile - ha preso questa decisione. Io credo che lui sia un’istituzione. 70 anni fa, i vescovi emeriti non esistevano, quasi. E adesso, ce ne sono tanti. Cosa succederà con i Papi emeriti? Io credo che dobbiamo guardare a lui come ad un’istituzione. Lui ha aperto una porta, la porta dei Papi emeriti. Ce ne saranno altri, o no? Dio lo sa. Ma questa porta è aperta: io credo che un Vescovo di Roma, un Papa che sente che le sue forze vengono meno – perché adesso si vive tanto tempo – deve farsi le stesse domande che si è posto Papa Benedetto. 

(Padre Lombardi)

Adesso ritorniamo ai gruppi di lingua inglese: 

D. – Santo Padre, proprio oggi Lei ha incontrato un gruppo di sopravvissuti all’Olocausto. Ovviamente, Lei sa bene che una figura che ancora suscita perplessità per il suo ruolo durante l’Olocausto è il Suo predecessore, Papa Pio XII. Lei prima del Suo pontificato ha scritto o ha detto che Lei stimava Pio XII, ma anche avrebbe voluto vedere gli archivi aperti prima di giungere ad una conclusione definitiva. Quindi, vorremmo sapere se Lei ha intenzione di andare avanti con la causa di Pio XII, o di aspettare qualche altra svolta nella procedura prima di prendere una decisione? Grazie. 

R. – (Santo Padre)

Grazie a Lei. La causa di Pio XII è aperta. Io mi sono informato: ancora non c’è nessun miracolo, e se non ci sono miracoli non può andare avanti. E’ ferma lì. Dobbiamo aspettare la realtà, come va la realtà di quella causa, e poi pensare di prendere delle decisioni. Ma la verità è questa: non c’è nessun miracolo ed è necessario almeno uno per la beatificazione. Questo è come oggi è la causa di Pio XII. E io non posso pensare: “Lo farò beato o no?”, perché il processo è lento. Grazie. 

(Padre Lombardi)

Allora, adesso andiamo in Argentina, un’altra domanda del gruppo di lingua spagnola:

D. Lei è diventato un leader spirituale, anche un leader politico, e sta aprendo molte aspettative tanto dentro la Chiesa come nella comunità internazionale. Dentro la Chiesa, per esempio, cosa succederà con la comunione ai divorziati risposati, e nella comunità internazionale questa mediazione con cui ha sorpreso il mondo, per cui ci sarà questo incontro in Vaticano… La domanda è se non teme un fallimento, sollevando molte aspettative: non teme possa esserci qualche fallimento? Grazie. 

R. – (Santo Padre)

Prima farò un chiarimento su questo incontro in Vaticano: sarà un incontro di preghiera, non sarà per fare una mediazione o cercare soluzioni, no. Ci riuniremo a pregare, soltanto. E poi, ognuno torna a casa. Ma io credo che la preghiera sia importante e pregare insieme senza fare discussioni di altro tipo, questo aiuta. Forse io non mi sono spiegato bene, prima, su come sarebbe stato. Sarà un incontro di preghiera: ci sarà un rabbino, ci sarà un islamico e ci sarò io. Ho chiesto al Custode di Terra Santa di organizzare un po’ le cose pratiche.

Secondo, e grazie per la domanda sui divorziati. Il Sinodo sarà sulla famiglia, sul problema della famiglia, sulle ricchezze della famiglia, sulla situazione attuale della famiglia. L’esposizione preliminare che ha fatto il Cardinale Kasper aveva cinque capitoli: quattro sulla famiglia, le cose belle della famiglia, il fondamento teologico, alcune problematiche familiari; e il quinto capitolo, il problema pastorale delle separazioni, delle nullità matrimoniali, i divorziati… In questo problema rientra quello della comunione. E a me non è piaciuto che tante persone – anche di Chiesa, preti – hanno detto: “Ah, il Sinodo per dare la comunione ai divorziati”, e sono andati proprio , a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse ad una casistica. No, la cosa è più e più ampia. Oggi, tutti lo sappiamo, la famiglia è in crisi: è in crisi mondiale. I giovani non vogliano sposarsi o non si sposano o convivono, il matrimonio è in crisi, e così la famiglia. E io non vorrei che noi cadessimo in questa casistica: si potrà, non si potrà?... Per questo ringrazio tanto per questa domanda, perché mi dà l’opportunità di chiarire questo. Il problema pastorale della famiglia è molto, molto ampio, molto ampio. E si deve studiare caso per caso. Una cosa che Papa Benedetto ha detto tre volte sui divorziati, a me aiuta tanto. Una volta, in Valle d’Aosta, un’altra volta a Milano e la terza nel Concistoro, l’ultimo Concistoro pubblico che ha fatto per la creazione dei Cardinali: di studiare le procedure di nullità matrimoniale, studiare la fede con la quale una persona va al matrimonio e chiarire che i divorziati non sono scomunicati, e tante volte sono trattati come scomunicati. E questa è una cosa seria. Questo sulla casistica di questo problema, il Sinodo sarà sulla famiglia: le ricchezze, i problemi della famiglia. Soluzioni, nullità, tutto questo. E ci sarà anche questo problema, ma nell’insieme. Adesso io vorrei dirle perché un Sinodo sulla famiglia: questa è stata un’esperienza spirituale per me molto forte. Nel secondo mese di pontificato è venuto da me mons. Eterovic, Segretario – allora – del Sinodo, con i tre temi che il Consiglio post-sinodale proponeva per il prossimo Sinodo. Il primo era molto forte, buono: l’apporto di Gesù Cristo all’uomo di oggi. Questo era il titolo. E in continuazione del Sinodo dell’evangelizzazione. Ho detto di sì, abbiamo parlato un po’ sulla riforma della metodologia e alla fine, ho detto: “Mettiamo qualcosa di più: l’apporto di Gesù Cristo all’uomo di oggi e alla famiglia”. Sta bene. Poi, nella prima riunione del Consiglio post-sinodale, io sono andato e ho visto che si diceva il titolo tutto intero, tutto completo ma lentamente si diceva: “Sì, sì, l’apporto alla famiglia”, “Cosa porta Gesù Cristo alla famiglia”… e senza accorgersene, la commissione post-sinodale ha finito parlando della famiglia. Io sono sicuro che sia stato lo Spirito del Signore a guidarci fino alla scelta di questo titolo: sono sicuro, perché oggi davvero la famiglia ha bisogno di tanti aiuti pastorali. Grazie. 

(Padre Lombardi)

Allora, adesso abbiamo ancora il gruppo francese:

D. – Lei ci può dire, Santità, quali sono gli ostacoli alla Sua riforma della Curia Romana, e a quale punto siamo oggi? 

R. – (Santo  Padre)

Ma… il primo ostacolo sono io… [ride] No, siamo ad un buon punto, perché credo che… non ricordo la data, ma tre mesi… o poco meno dopo l’elezione è stato nominato il Consiglio degli otto Cardinali… 

(Padre Lombardi)

… un mese dopo l’elezione … 

R. – (Santo Padre)

… un mese dopo l’elezione. Poi, i primi giorni di luglio ci siamo riuniti per la prima volta e da quel momento si lavora. Cosa fa, il Consiglio? Il Consiglio studia tutta la Costituzione Pastor Bonus e la Curia Romana. Ha fatto consultazioni con tutto il mondo, con tutta la Curia e incomincia a studiare alcune cose. “Questo si può fare in questo modo, questo in quell’altro modo…”. Accorpare alcuni dicasteri, per esempio, per alleggerire un po’ l’organizzazione… Uno dei punti chiave è stato quello economico, e quel dicastero dell’economia aiuterà tanto. Deve lavorare insieme con la Segreteria di Stato, perché è le cose sono collegate, si fa tutti insieme… Adesso abbiamo, a luglio, quattro giorni di lavoro con questa commissione, e poi a settembre, credo, altri quattro. Si lavora, si lavora abbastanza. E i risultati ancora non si vedono tutti, ma la parte economica è quella che è venuta fuori prima perché c’erano alcuni problemi di cui la stampa ha parlato abbastanza, e dobbiamo vederli. Gli ostacoli sono gli ostacoli normali di tutto il processo. Studiare la strada… La persuasione è tanto importante. Un lavoro di persuasione, di aiutare… Ci sono alcune persone che non ci vedono chiaro, ma ogni riforma comporta queste cose. Ma io sono contento: davvero, sono contento. Si è lavorato abbastanza e questa commissione ci aiuta tanto. Grazie. 

(Padre Lombardi)

Santità, grazie della Sua disponibilità, scusi se interrompo la Sua conversazione: Lei è stato generosissimo, tanto più dopo un viaggio straordinario che ci ha emozionati tutti, non dico come Lei, ma quasi. Abbiamo seguito molto anche i momenti dell’emozione spirituale che Lei ha vissuto nei Luoghi Santi e L’abbiamo sentita e ci ha toccato. Le auguriamo di continuare bene questo viaggio e queste altre infinite cose che mette continuamente in moto, anche in particolare questo incontro di preghiera, che è la continuazione naturale e il completamento di questo viaggio: che possa avere i frutti che Lei desidera e tutti desideriamo, credo, per la pace nel mondo. Grazie, di cuore, Santità! 

(Santo Padre)

Vi ringrazio tanto per la compagnia, per la benevolenza… e per favore, vi chiedo di pregare per me. Ne ho bisogno, abbastanza! Grazie.

 



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