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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI

Martedì, 28 giugno 2016

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Cari Fratelli in Cristo,

con gioia e affetto vi rivolgo il mio cordiale benvenuto in occasione della festa dei Santi Patroni di questa Chiesa di Roma, gli Apostoli Pietro e Paolo. Vi ringrazio per la vostra presenza e vi chiedo di trasmettere i sentimenti della mia viva gratitudine a Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e al Santo Sinodo, che hanno voluto inviare un’insigne Delegazione per condividere con tutti noi la gioia della festa.

Quest’anno, essa ricorre mentre la Chiesa Cattolica vive il Giubileo straordinario della Misericordia, che ho voluto indire come tempo favorevole per contemplare il mistero dell’amore infinito del Padre rivelato in Cristo e per rendere più forte ed efficace la nostra testimonianza di tale mistero (cfr Bolla Misericordiae vultus, 2-3). I santi Pietro e Paolo, nelle loro vicende personali, per tanti aspetti così diverse, hanno fatto entrambi esperienza prima del peccato e poi della potenza della misericordia divina. Attraverso questa esperienza, Pietro, che aveva rinnegato il suo Maestro, e Paolo, che perseguitava la Chiesa nascente, sono diventati instancabili annunciatori e impavidi testimoni della salvezza offerta da Dio ad ogni uomo in Gesù Cristo. Seguendo l’esempio degli Apostoli Pietro e Paolo e degli altri Apostoli, la Chiesa, composta da uomini peccatori ma redenti mediante il Battesimo, ha continuato nel corso della storia a proclamare il medesimo annuncio della misericordia divina.

Celebrando la festa degli Apostoli, rinnoviamo la memoria di quella esperienza di perdono e di grazia che accomuna tutti i credenti in Cristo. Esistono, a partire dai primi secoli, molte differenze tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli in ambito liturgico, nelle discipline ecclesiastiche e anche nel modo di formulare l’unica verità rivelata. Tuttavia, alla base di tutte queste forme concrete che le nostre Chiese hanno assunto nel tempo, vi è sempre la stessa esperienza dell’amore infinito di Dio per la nostra piccolezza e fragilità e la medesima vocazione ad essere testimoni di tale amore verso tutti. Riconoscere che l’esperienza della misericordia di Dio è il vincolo che ci lega implica che dobbiamo sempre più far diventare la misericordia il criterio dei nostri rapporti reciproci. Se, come cattolici e ortodossi, vogliamo proclamare insieme le meraviglie della misericordia di Dio al mondo intero, non possiamo conservare tra noi sentimenti e atteggiamenti di rivalità, di sfiducia, di rancore. La misericordia stessa ci libera dal peso di un passato segnato da conflitti e ci permette di aprirci al futuro verso il quale lo Spirito Santo ci guida.

Un contributo al superamento degli ostacoli che impediscono di ritrovare quella unità che abbiamo vissuto nel primo millennio, e che non è mai stata uniformità, ma sempre comunione nel rispetto delle legittime diversità, è offerto dal dialogo teologico. Caro Metropolita Metodio, vorrei esprimerLe il mio apprezzamento per il fecondo lavoro compiuto dalla Consulta teologica ortodossa-cattolica del Nord America di cui Vostra Eminenza è Co-presidente. Istituita più di cinquant’anni fa, tale Consulta propone significative riflessioni su questioni teologiche centrali nelle relazioni tra le nostre Chiese, favorendo così lo sviluppo di ottimi rapporti tra cattolici e ortodossi di quel continente. A questo proposito, mi rallegro perché nel prossimo mese di settembre si riunirà nuovamente la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Il compito di questa Commissione è molto prezioso; preghiamo il Signore che il suo lavoro prosegua in modo fruttuoso. E un particolare ricordo nella preghiera va anche a Lei, caro Arcivescovo Job, che è stato nominato Co-presidente ortodosso della Commissione, mentre esprimo la mia sentita gratitudine nei confronti del venerato fratello il Metropolita Ioannis di Pergamo, il quale per molti anni ha svolto con dedizione e competenza tale delicato compito.

Rendo grazie al Signore perché, nell’aprile scorso, mi ha dato l’occasione per incontrare l’amato fratello Bartolomeo, quando, insieme all’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Sua Beatitudine Ieronymo II, ci siamo recati sull’isola di Lesbo per fare visita a profughi e migranti. Guardare la disperazione sul volto di uomini, donne e bambini incerti sul loro destino, ascoltare impotenti il racconto delle loro sventure e fermarsi in preghiera sulla riva di quel mare che ha inghiottito la vita di tanti esseri umani innocenti è stata un’esperienza molto commovente, che ha confermato quanto vi sia ancora da fare per assicurare dignità e giustizia a tanti fratelli e sorelle. Una grande consolazione, in quei momenti così tristi, è stata la forte vicinanza umana e spirituale che ho sperimentato con il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymo. Guidati dallo Spirito Santo, stiamo prendendo sempre più coscienza che noi, cattolici e ortodossi, abbiamo una comune responsabilità nei confronti di chi è nel bisogno, in obbedienza all’unico Vangelo di Gesù Cristo nostro Signore. Assumere insieme tale responsabilità è un dovere che tocca la credibilità stessa del nostro essere cristiani. Incoraggio perciò ogni forma di collaborazione tra cattolici e ortodossi in attività concrete al servizio dell’umanità sofferente.

Eminenza, cari fratelli, si è da poco conclusa a Creta la celebrazione del Concilio Panortodosso. Insieme a moltissimi fratelli e sorelle cattolici e cristiani di altre Chiese, ho accompagnato con la preghiera la preparazione prossima e lo svolgimento del Concilio. Il Cardinale Koch e Monsignor Farrell, che hanno partecipato allo storico evento come osservatori fraterni della Chiesa Cattolica e che sono appena rientrati da Creta, avranno modo di riferirmi su quanto è avvenuto e sulle risoluzioni adottate. Possa lo Spirito Santo far germogliare da questo evento abbondanti frutti per il bene della Chiesa.

Al termine di questo nostro incontro, rinnovando l’espressione della mia sentita gratitudine per la vostra presenza e assicurandovi del mio fraterno amore e rispetto del Patriarcato Ecumenico, affidiamo le nostre intenzioni di preghiera all’intercessione della Santissima Vergine Maria, dei Santi Pietro e Paolo e di Sant’Andrea, fratello di Pietro. E vi chiedo per favore di pregare per me e per il mio ministero.

 


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