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VISITA PASTORALE A COLLEVALENZA, ORVIETO E TODI

SANTA MESSA AL SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Collevalenza (Perugia), 22 novembre 1981

 

1. “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 43). Abbiamo sentito queste parole poco fa, nel Vangelo della solennità odierna. Tali parole pronuncerà il Figlio dell’uomo quando, come re, si troverà dinanzi a tutti i popoli della terra, alla fine del mondo. Allora, quando “Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri” (Mt 25, 32), a quanti si troveranno alla sua destra, rivolgerà le parole: “ricevete in eredità il regno”.

Questo regno è il dono definitivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È il dono maturato “fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34), nel corso di tutta la storia della salvezza. Esso è dono dell’Amore misericordioso.

Perciò oggi, festa di Cristo Re dell’universo ed ultima domenica dell’anno liturgico, ho desiderato venire al Santuario dell’Amore misericordioso. La liturgia di questa domenica ci rende consapevoli, in modo particolare, che nel regno rivelato da Cristo crocifisso e risorto si deve compiere definitivamente la storia dell’uomo e del mondo: “Cristo, infatti, è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15, 20).

2. Il regno di Cristo, che è dono dell’eterno Amore, dell’Amore misericordioso, è stato preparato “fin dalla fondazione del mondo”.

Tuttavia, “a causa di un uomo venne la morte” (1 Cor 15, 21) e “tutti muoiono in Adamo” (1 Cor 15, 22). All’essenza del regno, nato dall’Eterno Amore, appartiene la vita e non la morte.

La morte è entrata nella storia dell’uomo insieme con il peccato.

All’essenza del regno, nato dall’eterno Amore, appartiene la Grazia, non il peccato.

Il peccato e la morte sono nemici del regno perché in essi si sintetizza, in un certo senso, la somma del male che è nel mondo, penetrato nel cuore dell’uomo e nella sua storia.

L’Amore misericordioso tende alla pienezza del bene. Il regno “preparato fin dalla fondazione del mondo” è regno della verità e della grazia, del bene e della vita. Tendendo alla pienezza del bene, l’Amore misericordioso entra nel mondo segnato col marchio della morte e della distruzione.

L’Amore misericordioso penetra nel cuore dell’uomo, aggravato dal peccato e dalla concupiscenza, che è “dal mondo”. L’Amore misericordioso instaura un incontro con il male; affronta il peccato e la morte. E proprio in ciò si manifesta e riconferma il fatto che questo Amore è più grande di ogni male.

San Paolo, tuttavia, ci rende consapevoli di quanto sia lunga la via che questo Amore deve percorrere, la via che conduce al compimento del Regno “preparato fin dalla fondazione del mondo”. Egli, scrivendo sul Cristo Re, si esprime così: “Bisogna... che Egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” (1 Cor 15, 5s).

La morte è stata già annientata, per la prima volta, nella risurrezione di Cristo, che in tale vittoria si è manifestato Signore e Re.

Tuttavia, nel mondo continua a dominare la morte: “tutti muoiono in Adamo”, perché sul cuore dell’uomo e sulla sua storia grava il peccato. Esso sembra pesare in modo particolare sulla nostra epoca.

Quanto grande è la potenza dell’Amore misericordioso, che aspettiamo fino a quando Cristo non avrà messo tutti i nemici sotto i suoi piedi, vincendo fino in fondo il peccato ed annientando, come ultimo nemico, la morte!

Il regno di Cristo è una tensione verso la vittoria definitiva dell’Amore misericordioso, verso la pienezza escatologica del bene e della grazia, della salvezza e della vita.

Questa pienezza ha il suo inizio visibile sulla terra nella croce e nella risurrezione. Cristo, crocifisso e risorto, è fino in fondo autentica rivelazione dell’Amore misericordioso. Egli è re dei nostri cuori.

3. “Bisogna infatti che Egli regni” nella sua croce e risurrezione, bisogna che regni fino a quando “consegnerà il regno a Dio Padre...” (1 Cor 15, 24). Quando infatti ridurrà “al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza”, che tengono il cuore umano nella schiavitù del peccato, e il mondo nella sottomissione alla morte; quando “tutto gli sarà stato sottomesso”, allora anche il Figlio farà atto di sottomissione a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, “perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

Ecco la definizione del regno, preparato “fin dalla fondazione del mondo”.

Ecco il definitivo compimento dell’Amore misericordioso: Dio tutto in tutti!

Quanti nel mondo ripetono ogni giorno le parole “venga il tuo regno”, pregano in definitiva “perché Dio sia tutto in tutti”. Tuttavia, “a causa di un uomo venne la morte” (1 Cor 15, 21), la cui dimensione interna nello spirito umano è il peccato.

Ed ecco, l’uomo, permanendo in questa dimensione di morte e di peccato, l’uomo tentato fin dall’inizio con le parole: “diventerete come Dio” (cf. Gen 3, 5), mentre prega “venga il tuo regno”, purtroppo si oppone alla sua venuta, la respinge addirittura. Sembra dire: se in definitiva Dio sarà “tutto in tutti”, che cosa rimarrà per me uomo? Questo regno escatologico non assorbirà forse l’uomo stesso, non lo annienterà?

Se Dio è tutto, l’uomo è niente; egli non esiste. Così proclamano gli autori delle ideologie e dei programmi, che esortano l’uomo a voltare le spalle a Dio, ad opporsi al suo regno con assoluta fermezza e determinazione, perché solo così può costruire il proprio regno; cioè il regno dell’uomo nel mondo, il regno indivisibile dell’uomo.

4. Così ritengono, così proclamano, e per questo si battono. Impegnandosi in tale battaglia, sembrano non avvertire che l’uomo non può regnare finché in lui continua a dominare il peccato; che egli non è veramente re quando su di lui domina la morte... Che tipo di regno è mai questo, se non si libera l’uomo da quel “principato, potestà e potenza”, che trascinano al male la sua coscienza e il suo cuore, e fanno scaturire dalle opere del genio umano orribili minacce di distruzione?

Tale è la verità sul mondo in cui viviamo. La verità sul mondo in cui l’uomo, con tutta la sua fermezza e determinazione, respinge il regno di Dio, per fare di questo mondo il proprio regno indivisibile. E, nello stesso tempo, sappiamo che nel mondo già esiste il regno di Dio. Esiste in modo irreversibile. Esso è nel mondo: è in noi!

Oh! di quanta potenza di Amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo! Di quanta potenza dell’Amore misericordioso! Perché quel regno, che già esiste nel mondo, possa ridurre a nulla il regno del “principato, potestà e potenza”, che inducono il cuore dell’uomo al peccato, e sul mondo stendono l’orribile minaccia della distruzione.

Oh! quanta potenza dell’Amore misericordioso si deve manifestare nella croce e nella risurrezione di Cristo!

“Bisogna che Egli regni...”.

5. Cristo regna per il fatto che tutti e tutto conduce al Padre, regna per consegnare “il regno a Dio Padre” (1 Cor 15, 24), “per sottomettere se stesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa” (1 Cor 15, 28).

Egli regna come Pastore, come il Buon Pastore.

Pastore è colui che ama le pecore e ne ha cura, le protegge dalla dispersione, le raduna “da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine” (Ez 34, 12).

L’odierna liturgia contiene un commovente dialogo del Pastore con il gregge.

Dice il Pastore: “Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare... Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte: le pascerò con giustizia” (Ez 34, 15-16).

Dice il gregge: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; – su pascoli erbosi mi fa riposare, – ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino per amore del suo nome... – Felicità e grazia mi saranno compagne – tutti i giorni della mia vita, – e abiterò nella casa del Signore – per lunghissimi anni” (Sal 23, 1-3.6).

Questo è il parlare quotidiano della Chiesa: il dialogo che si svolge tra il Pastore e il gregge ed in tale dialogo matura il regno “preparato fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 24).

Cristo Re, come Buon Pastore, prepara in diversi modi il suo ovile, cioè tutti coloro che Egli deve consegnare al Padre “perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

6. Quanto desidera Egli dire a tutti un giorno: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno” (Mt 25, 34)!

Quanto desidera Egli incontrare, nel compiersi della storia del mondo, coloro ai quali potrà dire: “...io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 35-36)!

Quanto desidera Egli riconoscere le sue pecore dalle opere di carità, anche solo una di esse, anche dal bicchiere di acqua dato nel suo nome (cf. Mc 9, 41)!

Quanto Egli desidera riunire le sue pecore in un solo ovile definitivo, per porle “alla sua destra” e dire: “ricevete... il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”!

E tuttavia, nella stessa parabola Cristo parla dei capri che si troveranno “alla sinistra”. Sono coloro che hanno rifiutato non soltanto Dio, considerando e proclamando che il suo regno annienta l’indiviso regno dell’uomo nel mondo, ma hanno rifiutato anche l’uomo: non l’hanno ospitato, non l’hanno visitato, non gli hanno dato da mangiare né da bere.

Il regno di Cristo, infatti, si conferma, nelle parole dell’ultimo giudizio, come regno dell’amore verso l’uomo. L’ultima base della condanna sarà proprio quella motivazione: “ogni volta che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25, 45).

Questo è dunque il regno dell’amore verso l’uomo, dell’amore nella verità; ed è perciò il regno dell’Amore misericordioso. Questo regno è il dono “preparato... fin dalla fondazione del mondo”, dono dell’Amore. E anche frutto dell’Amore, che nel corso della storia dell’uomo e del mondo si fa costantemente strada attraverso le barriere dell’indifferenza, dell’egoismo, della noncuranza e dell’odio; attraverso le barriere della concupiscenza della carne degli occhi e della superbia della vita (cf. Gv 2, 16); attraverso il fomite del peccato che ogni uomo porta in sé, attraverso la storia dei peccati umani e dei crimini, come ad esempio quelli che gravano sul nostro secolo e sulla nostra generazione... attraverso tutto ciò!

Amore misericordioso,
Ti preghiamo, non venire meno!
Amore misericordioso,
Sii infaticabile!
Sii costantemente più grande di ogni male,
che è nell’uomo e nel mondo.
Sii più grande di quel male,
che é cresciuto nel nostro secolo
e nella nostra generazione!
Sii più potente
con la forza del Re crocifisso!

“Beato il suo Regno che viene”.

 

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