Index   Back Top Print

[ EN  - IT  - PT ]

VISITA PASTORALE IN GRAN BRETAGNA

SANTA MESSA NELLA CATTEDRALE DI WESTMINSTER

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Londra, 28 maggio 1982


“Signore, tu sai tutto; sai che ti amo”

Cari fratelli e sorelle.

1. Con profonda gratitudine e con amore rendo grazie a nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo per avermi concesso la grazia di essere tra di voi oggi. Oggi, per la prima volta nella storia, un Vescovo di Roma mette piede sulla terra d’Inghilterra. Questa bella terra, una volta avamposto del mondo pagano, è diventata, attraverso la partecipazione del Vangelo, parte diletta e preziosa della vigna di Cristo.

La vostra è una tradizione radicata profondamente nella storia della civiltà cristiana. Il ruolo svolto dai vostri santi, dai vostri grandi uomini e donne; i vostri tesori della letteratura e della musica; le vostre cattedrali e i vostri colleges, il vostro ricco patrimonio di vita parrocchiale - tutte queste cose parlano di una tradizione di fede. Ed è alla fede dei vostri padri - fede ancora viva - che voglio rendere omaggio con questa visita.

Sono felice di poter concelebrare questa Eucaristia con i miei fratelli Vescovi che insieme a me sono i successori degli Apostoli, il cui compito è di santificare e governare la porzione della Chiesa affidata alla loro cura pastorale (cf. Lumen Gentium, 19).

2. Riflettiamo sul significato spirituale di questo momento.

Cristo, “il pastore supremo” (1 Pt 5, 4), diede a Pietro - come abbiamo udito proclamare nel passo del Vangelo di san Giovanni - il compito di confermare i suoi fratelli nella fede e nella missione pastorale: “Pasci i miei agnelli . . . Pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15-16).

Vengo tra voi per rispondere a questo comando del Signore. Vengo per confermare la fede dei miei fratelli Vescovi. Vengo a rammentare a tutti i credenti che sono eredi oggi della fede dei loro padri, che in ogni diocesi il Vescovo è segno visibile e fonte dell’unità della Chiesa. Vengo tra voi come segno visibile e fonte di unità per l’intera Chiesa. Vengo al servizio dell’unità nell’amore: nell’amore umile e realistico del pescatore pentito: “Signore, tu sai tutto; sai che ti amo”.

In tutti i tempi i cristiani sono venuti a quella città dove gli apostoli Pietro e Paolo erano morti per dare testimonianza della loro fede e dove furono sepolti. Ma per quattro secoli il flusso costante di pellegrini inglesi alla tomba degli apostoli si è ridotto ad un filo. Roma e il vostro Paese si sono allontanati l’uno dall’altro. Oggi il Vescovo di Roma viene a voi. Vengo realmente al servizio dell’unità nell’amore, ma vengo anche come amico, e vi sono profondamente grato del vostro benvenuto.

Ho sempre ammirato il vostro amore per la libertà, la vostra generosa ospitalità nei confronti di altri popoli in momenti difficili; come figlio della Polonia ho i motivi più profondi e più personali per esprimervi questa ammirazione e il mio ringraziamento.

3. Con questi sentimenti, sono particolarmente felice di fare ciò che Pietro fece nella Chiesa primitiva. Amministrerò questa mattina il Battesimo e mediterò con voi sul suo significato.

In un modo misterioso ma reale, viene ripetuto e di nuovo presentato in questo luogo consacrato quel momento della vita della Chiesa primitiva in cui, come abbiamo letto negli Atti degli Apostoli, “Pietro si levò in piedi con gli altri Undici e parlò loro a voce alta” (At 2, 14) della necessità di essere battezzati e di ricevere il dono dello Spirito Santo. Di conseguenza molti “accolsero la sua parola” e furono battezzati, e quel giorno si unirono alla famiglia del Dio vivente.

4. Attraverso il Battesimo siamo incorporati in Cristo. Accettiamo la sua promessa e i suoi comandi.

Il significato del Battesimo si riflette nel simbolismo del rito sacramentale. L’acqua sparsa su di noi parla della potenza redentrice della sofferenza di Cristo, della sua morte e risurrezione, lavandoci dal retaggio del peccato, liberandoci da un regno di tenebre per introdurci in un Regno di luce e di amore. Con il Battesimo siamo realmente immersi nella morte di Cristo, battezzati, come dice san Paolo, nella sua morte - per risorgere con lui nella sua Risurrezione (cf. Rm 6, 3-5). L’unzione delle nostre teste con l’olio significa che siamo fortificati nella potenza di Cristo e diventiamo templi viventi dello Spirito Santo.

Siamo alla vigilia della Pentecoste, la festa dello Spirito Santo che discende su di noi nel Battesimo.

Uno dei passi più belli della liturgia della Pentecoste fu scritto da un inglese, Stephen Langton, Arcivescovo di Canterbury. In sei brevi e luminosi versi egli invoca lo Spirito Santo perché operi in noi:
Lava ciò che è sordido. / Bagna ciò che è arido. / Sana ciò che sanguina. / Piega ciò che è rigido. / Scalda ciò che è gelido. / Drizza ciò che è sviato.

Quasi tutti i mali dei nostri tempi o di qualunque tempo possono essere ricondotti sotto questa preghiera. Essa rispecchia una fiducia senza limiti nella potenza dello Spirito che invoca.

5. Attraverso il Battesimo siamo incorporati nella Chiesa. Il ministro, i nostri genitori e padrini ci segnano con il segno della Croce, il fiero vessillo di Cristo, per testimoniare che è l’intera assemblea dei fedeli, l’intera comunità di Cristo, a sostenerci nella nuova vita di fede e di obbedienza che deriva dal nostro Battesimo, la nostra nuova nascita in Cristo.

Con il Battesimo siamo accolti nella comunità di fede. Diventiamo parte del Popolo di Dio pellegrino che in ogni tempo e in ogni luogo procede nella fede verso l’adempimento della “promessa”. È nostro compito prendere il nostro posto responsabilmente e amorevolmente accanto a coloro che, dall’inizio, “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42).

6. Il Battesimo crea un vincolo sacramentale di unità che lega tutti coloro che sono rinati per mezzo di esso. Ma il Battesimo in se stesso è solo un inizio, un punto di partenza, perché è totalmente indirizzato verso la pienezza di vita in Cristo (cf. Unitatis Redintegratio, 22). Il Battesimo è il fondamento dell’unità che tutti i cristiani hanno in Cristo: un’unità che dobbiamo sforzarci di perfezionare. Quando indichiamo chiaramente il privilegio e il compito del cristiano, ci vergognIamo di non essere stati tutti capaci di mantenere la piena unità di fede e di carità che Cristo ha voluto per la sua Chiesa.

Noi battezzati abbiamo un lavoro da svolgere insieme come fratelli e sorelle in Cristo. Il mondo ha bisogno di Gesù Cristo e del suo Vangelo - la Buona Novella che Dio ci ama, che Dio il Figlio è nato, è stato crocifisso ed è morto per la nostra salvezza, è risuscitato e noi siamo risuscitati con lui, e che nel Battesimo ci ha impressi con il sigillo dello Spirito per la prima volta, ci ha riuniti in una comunità d’amore e di testimonianza della sua verità.

Questi sono i miei pensieri mentre siamo riuniti per celebrare il sacramento del Battesimo in questo luogo storico. Questa magnifica Chiesa nella quale c’incontriamo è un simbolo della fede ed energia della comunità cattolica inglese nei tempi moderni. La sua architettura è inusitata per questo Paese: evoca memorie di altre parti del mondo cristiano, ci ricorda la nostra universalità. Domani sarò accolto nella Cattedrale molto più antica di Canterbury dove sant’Agostino, inviato dal mio predecessore san Gregorio, costruì dapprima una piccola Chiesa di cui si conservano le fondamenta. Qui tutto parla veramente di antiche tradizioni comuni, che siamo pronti a rinsaldare insieme in questi tempi moderni. Voglio parlare anch’io in quest’ottica - per lamentare la frattura esistente da tanto tempo tra cristiani, per ascoltare lietamente la preghiera e il comando del Signore perché siamo completamente uno, per ringraziarlo di quella ispirazione dello Spirito Santo che ci ha riempiti del desiderio di mettere in disparte le nostre divisioni ed aspirare ad una comune testimonianza del nostro Signore e Salvatore. Il mio profondo desiderio, la mia ardente speranza e preghiera è che la mia visita possa servire la causa dell’unità dei cristiani.

7. Vorrei richiamare un altro aspetto del Battesimo che è forse quello a noi più familiare. Nel Battesimo ci viene dato un nome - lo chiamiamo il nostro nome cristiano. Secondo la tradizione della Chiesa è il nome di un santo, il nome di uno degli eroi tra i discepoli di Cristo - un apostolo, un martire, un fondatore d’un Ordine religioso come san Benedetto i cui monaci fondarono la vicina Abbazia di Westminster, nella quale sono incoronati i vostri sovrani. Il fatto di assumere un nome ci ricorda che veniamo accolti nella Comunione dei Santi, e che nello stesso tempo ci vengono presentati grandi modelli di vita cristiana. Londra è a buon diritto fiera di due grandi santi, grandi uomini anche agli occhi del mondo, uomini che hanno dato un contributo al vostro patrimonio nazionale: John Fisher e Thomas More.

John Fisher, studioso di Cambridge e figura di erudito del Rinascimento, diventò Vescovo di Rochester. È un esempio per tutti i Vescovi per la sua lealtà alla fede e la sua dedizione alle persone della sua diocesi, specialmente ai poveri e agli ammalati. Thomas More fu un modello di laico che visse il Vangelo nella sua pienezza. Fu un grande studioso che fece onore alla sua professione, un marito e padre amorevole, umile nei tempi prosperi, coraggioso nelle avversità, dotato di umorismo e di una profonda spiritualità. Insieme servirono Dio e il loro Paese - un Vescovo ed un laico. Insieme morirono, vittime di un’epoca triste. Oggi abbiamo tutti la grazia di poter proclamare la loro grandezza e ringraziare Dio per aver dato uomini come questi all’Inghilterra.

In questa Inghilterra di persone grandi e generose, nessuno vorrà volerne alla comunità cattolica per essere fiera della sua storia. Nominerò dunque per ultimo un altro cristiano, meno famoso ma non meno meritevole di onore. Il Vescovo Richard Challoner guidò i cattolici di questo distretto di Londra nel diciottesimo secolo, quando le loro sorti sembravano aprire meno adito a speranze. Erano in pochi. Avevano poche prospettive di poter sopravvivere. Eppure il Vescovo Challoner levò coraggiosamente la sua voce per annunziare un miglior futuro per il suo popolo. Oggi, due secoli dopo, ho il privilegio di trovarmi qui e di parlarvi non già con uno spirito trionfalistico ma come un amico, grato del vostro cortese benvenuto e pieno d’amore per voi tutti.

Il coraggio del Vescovo Challoner dovrebbe ricordare a noi tutti dove si trovano i semi del coraggio, donde proviene la fiducia in un rinnovamento. È attraverso l’acqua e lo Spirito Santo che nasce un Popolo Nuovo, per quanto oscuri possano essere i tempi.

8. Come ci ricorda la lettura del profeta Ezechiele, è il Signore stesso che è il vero pastore di questo Popolo Nuovo. Egli stesso porta le sue pecore al pascolo. Mostra loro dove riposare: “Come un pastore passa in rassegna il suo gregge . . . così io passerò in rassegna le mie pecore. Le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine . . . Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita. Fascerò quella ferita e renderò forte quella debole” (Ez 34, 12.16).

Possano quelli di noi che rinnovano oggi i loro voti battesimali, come quelli che stanno per essere battezzati, gridare ed elevare la loro preghiera al loro Padre celeste attraverso Gesù Cristo suo Figlio, nostro Signore:
“Tu pastore d’Israele, ascolta . . . / O Signore, vieni in nostro aiuto . . . / Dio degli eserciti, volgiti, / guarda dal cielo e vedi. / Visita questa vigna / e proteggila, la vigna che la tua destra ha piantato . . . / Da te più non ci allontaneremo, / ci farai vivere e invocheremo il tuo nome”. (Sal 79 [80], 2-3.15-16.19). Così sia.

Miei cari fratelli e sorelle, mentre continuiamo a celebrare i misteri della fede, non possiamo dimenticare che è in corso un conflitto armato.

Fratelli in Cristo stanno combattendo in una guerra che mette in pericolo la pace nel mondo.

Nelle nostre preghiere ricordiamo le vittime di entrambe le parti, preghiamo per i morti - che possano riposare in Cristo -, e per i feriti e per tutte le famiglie afflitte. Vi chiedo di unirvi a me ad ogni passo della mia visita pastorale, pregando per una soluzione pacifica del conflitto, pregando che il Dio della pace induca il cuore degli uomini a mettere ed a seguire la via del dialogo fraterno.

Con tutto il nostro cuore ci rivolgiamo a Gesù, principe della pace.

      

 

© Copyright 1982 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana