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SOLENNIT

À DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Sabato, 29 giugno 1984

 

1. “. . . nessuno conosce il figlio se non il Padre” (Mt 11, 27). Queste parole di Cristo sono connesse con quelle pronunciate da Gesù nei pressi di Cesarea di Filippo. Esse trovano una particolare conferma allorquando Simon Pietro risponde alla domanda che Gesù rivolge ai suoi Apostoli: “La gente chi dice che sia il figlio dell’uomo?” (Mt 16, 13). Si sentono diverse risposte, per ultimo parla Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16).

“Nessuno conosce il figlio se non il Padre”.

Cristo dunque dice a Pietro: “Beato te, . . . perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17).

Solo lui. Solo il Padre, che conosce Cristo come figlio, poteva a te, Simone, figlio di Giona rivelare questo. Poteva introdurre te, uomo “di carne e di sangue”, nel mistero che è nascosto in Dio stesso: il Padre e il figlio.

“Nessuno conosce il figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il figlio” (Mt 11, 27): il figlio e il Padre.

2. In questo momento Simon Pietro viene annoverato tra i “beati”, tra coloro ai quali il Padre svela il mistero del figlio, e il figlio il mistero del Padre.

“Ti rendo grazie, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (cf. Mt 11, 25).

Al momento della sua confessione Simon Pietro è uno di loro. Appartiene al gruppo di quei “piccoli”, ai quali il Padre lascia conoscere il suo mistero nel figlio, e il figlio il proprio mistero nel Padre. E a questo si unisce, come leggiamo dall’Evangelista Luca (cf. Lc 10, 21) “l’esultanza nello Spirito Santo”. Il momento della confessione di Pietro presso Cesarea di Filippo è proprio il momento di una tale esultanza di Cristo.

Insieme a questa confessione viene annunciata la “pietra” della futura Chiesa contro la quale “le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16, 18). Vengono anche annunciate “le chiavi del regno dei cieli” (Mt 16, 19). Questo regno, infatti, inizia qui sulla terra e cresce in virtù di quella conoscenza, con cui il Padre conosce il figlio, e il figlio il Padre: inizia quando questa conoscenza attecchisce nelle anime degli uomini, e, insieme ad essa, germoglia, anche quell’“esultanza” nello Spirito Santo, che l’accompagna.

3. Oggi tutta la Chiesa - e la Chiesa in Roma in modo particolare - ricorda l’apostolo Pietro, il giorno in cui egli diede la sua vita per Cristo, “figlio del Dio vivente”.

Questo è il giorno scelto dalla Provvidenza Divina al termine del cammino terreno dell’apostolo. Sappiamo, che “il corpo e il sangue” più volte hanno manifestato in lui la debolezza umana durante il pellegrinaggio terreno. Ricordiamo come egli pianse amaramente quando ebbe rinnegato il proprio Maestro nell’ora della passione. La liturgia ci ricorda il momento, in cui Pietro era vicino alla morte, nella prigione di Gerusalemme. Ma nonostante tutte le debolezze umane e tutte le minacce, ciò che “gli ha rivelato il Padre”, si è dimostrato in lui sempre più forte della “carne e del sangue”. Perciò Cristo ha edificato sopra di lui la sua Chiesa come su una “roccia” (roccia-Cefa significa infatti “Petra-Petrus”). La luce e la grazia sono state sempre più forti di ogni debolezza umana - sino al giorno della testimonianza definitiva.

4. Oggi Pietro può dire insieme con Paolo: “. . . il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4, 6-8).

Paolo - prima Saulo, nativo di Tarso in Cilicia - è proprio colui che “ha atteso con amore la manifestazione del Signore”. Ha amato con un amore grande, ardente, addirittura folle. Si può dire che ha amato con la stessa forza e fermezza, con cui prima aveva combattuto. Sappiamo che Paolo - ancora col nome di Saulo aveva combattuto la manifestazione del Signore. Il suo cuore si era trovato quasi al polo opposto nei confronti di quei “piccoli”, ai quali il Padre rivela il figlio, e il figlio il Padre. Non accettava questa rivelazione, la respingeva, fedele fino alla fine all’Antica alleanza, fedele incondizionatamente. E non vi era in lui quell’“esultanza nello Spirito Santo”. Vi erano astio e odio verso Cristo, e verso i suoi apostoli e confessori.

Finché giunse il giorno in cui “il Signore si avvicinò a Paolo” (cf. 2 Tm 4, 17). Si avvicinò a lui con tutta la potenza della sua risurrezione - e lo gettò a terra e lo abbagliò non per punirlo - ma per convertirlo.

Ed avvenne quel fatto straordinario che tutti conosciamo, ricordato dalla Chiesa ogni anno il 25 gennaio. “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio (del Vangelo) e potessero sentirlo tutti i Gentili” (2 Tm 4, 17).

Paolo l’Apostolo delle Nazioni.

5. Beato te, Simon Pietro . . . Tu sei Pietro-pietra.

Beato te, Saulo . . . Tu sei Paolo “uno strumento eletto” (At 9, 15).

Oggi le vostre vie apostoliche si uniscono, per raggiungere qui a Roma il punto culminante. Qui termina il vostro cammino terreno. Qui è il termine della testimonianza apostolica. Il termine e l’apice.

“Il Signore è stato vicino” a ciascuno di voi anche se in due punti diversi della Città, che era la Capitale del mondo.

Per questa testimonianza di fede, resa con la vita e con la morte dai principi degli Apostoli, Roma viene proclamata nell’inno dei primi Vespri felice e bella:“O Roma felix . . . quae excedis omnem mundi pulchritudinem”. E dai Padri della Chiesa è stata salutata come colei che presiede alla carità (cf. Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, prol.). È proprio nel segno di questa carità apostolica che saluto i cari Membri della Delegazione ortodossa, guidata dal Metropolita Chrysostomos di Mira. Ringrazio il Patriarca ecumenico Dimitrios I per aver inviato anche quest’anno tale significativa rappresentanza, nell’attesa di poterlo abbracciare di persona, in occasione della sua prossima visita alla Chiesa di Roma. Invito tutti a pregare perché il dialogo aperto tra le nostre Chiese sorelle ci porti finalmente alla piena unità.

La Chiesa romana si rallegra oggi anche per la presenza dei nuovi Metropoliti, che riceveranno tra poco il Pallio, qui, sulla tomba di San Pietro. Sono gli Arcivescovi di Verapoly (India), di Napoli (Italia), di Tae Gu (Corea), di Lubango (Angola), di Esztergom (Ungheria), di Campo Grande (Brasile), di Oregon (U.S.A.), di Vienna (Austria), di Belgrado (Iugoslavia), di Kalocsa (Ungheria). Il Pallio è il simbolo di uno Successore, e per questo è anche titolo d’onore, e richiamo ad un più generoso spirito di servizio e di fedeltà nell’impegno per la santificazione delle anime e per la salvezza del mondo,

Vi auguro, perciò, miei cari Confratelli, che non vi manchino mai un grande amore per la Chiesa e il coraggio apostolico, che contraddistinse i Santi Pietro e Paolo che oggi celebriamo.

6. La Chiesa rende oggi grazie al Padre, al figlio e allo Spirito Santo per la vita e la morte degli Apostoli: di Pietro e di Paolo - dei Dodici. La Chiesa rende grazie per l’eredità da essi ricevuta.

- Gloria a te, Signore, per la mensa del Corpo e del Sangue di Cristo trasmessaci dagli apostoli perché da essa attingiamo le forze e la vita.

- Gloria a te Signore per la mensa della tua parola, imbandita per noi dagli apostoli, perché accanto ad essa troviamo la luce e la gioia.

- Gloria a te, Signore, per la tua santa Chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli, perché in essa diventiamo membri di un solo corpo.

- Gloria a te, Signore, per i sacramenti del battesimo e della penitenza, che hai affidato agli apostoli, perché mediante essi tu ci purifichi da tutti i peccati.

- Gloria a Te, Padre, Signore, Creatore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi - ai sapienti e agli intelligenti - e le hai rivelate ai piccoli.

Te laudat Apostolorum Chorus. Amen.

 

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