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CANONIZZAZIONE DI GASPARE BERTONI E RICCARDO PAMPURI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Tutti i Santi - Mercoledì, 1° novembre 1989

 

1. “Apparve una moltitudine immensa” (Ap 7, 9).

Oggi e il giorno in cui la Chiesa con occhi di fede, di speranza e di carità, guarda la “moltitudine immensa”: la solennità di Tutti i Santi.

Questa moltitudine è una comunità: “communio sanctorum”. Coloro che la Chiesa venera oggi provengono da “ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7, 9).

L’apostolo Giovanni li ode nell’Apocalisse, mentre esclamano con voce risonante: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello” (Ap 7, 10).

Il grande giorno della definitiva unione degli uomini in Cristo. La solennità dell’eterna salvezza in Dio uno e trino.

“Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli. Amen” (Ap 7, 12).

2. Tra queste moltitudini la Chiesa desidera chiamare oggi per nome due nuovi santi: Gaspare Bertoni e Riccardo Pampuri.

Anche loro si trovano tra coloro che “sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14).

Portano su di sé il sigillo salvifico della Redenzione di Cristo.

La Chiesa, iscrivendo i loro nomi nel libro dei salvati, desidera rendere il supremo omaggio al Redentore dell’uomo. In Cristo desidera adorare il Dio vivo: poiché la gloria di Dio è l’uomo che da lui ha la pienezza di vita.

3. “Prendendo la parola, (Gesù) li ammaestrava dicendo: “Beati” (Mt 5, 2). Gesù sembra proporre, mediante le beatitudini, mete che superano le capacità umane; sembra esprimere per i suoi discepoli esigenze quasi illimitate.

La sua proposta si spinge fino alle radice dell’esperienza che l’uomo fa del proprio limite: la povertà, l’umiliazione, il pianto, la persecuzione.

In realtà le parole di Gesù ci dicono con viva chiarezza che Dio ha dato il suo Figlio al mondo per liberare l’uomo da un destino di sofferenza e per ricondurre l’umanità ad una vita nuova, mediante la Croce. L’amore infinito del Figlio unigenito, con la sua obbedienza fino alla morte, raggiunge la sofferenza umana nella sua dimensione temporale e storica, e riconduce ogni uomo alla speranza della vita e della santità eterne.

È proprio questo il linguaggio delle beatitudini, che, a prima vista, sembra sconcertante ed iperbolico, ma che, in realtà, raccoglie tutta l’esperienza del dolore per affermare con forza che Dio ha riconciliato a sé l’uomo e, santificandolo, lo ha ricondotto alla piena partecipazione della vita divina. Ciò avviene proprio mediante la Croce, poiché nel Crocifisso Dio si è definitivamente avvicinato all’umanità e l’uomo ha acquistato piena coscienza della sua dignità ed elevazione.

La comunità cristiana delle origini, sempre sul punto di sentirsi travolta dalle persecuzioni, era invitata a gioire, alla luce di queste parole, riconoscendo di dover soffrire “a causa della giustizia” (Mt 5, 10), cioè a causa del Vangelo.

Anche oggi lo Spirito di Gesù continua a suscitare tra quanti ne accolgono il messaggio la gioia delle beatitudini mediante la testimonianza dei suoi amici, i santi. Per mezzo di essi continua ad operare meraviglie nel cuore dell’uomo, e ad attestare la propria vicinanza al povero e all’afflitto, per consolare, sostenere e saziare di giustizia tutti coloro che “sono chiamati figli di Dio e lo sono realmente” (cf. 1 Gv 3, 1).

4. Anche noi oggi, contemplando Gaspare Bertoni e Riccardo Pampuri, siamo invitati a rallegrarci ed esultare, perché in essi vediamo risplendere il mistero dell’eterna santità di Dio uno e trino, che a noi viene riproposta in una nuova attualizzazione del contenuto delle beatitudini evangeliche.

Si tratta di due persone che sono state amanti della povertà, sensibili verso la sofferenza, premurose con gli abbandonati, partecipi dell’angoscia e dell’afflizione dei loro fratelli. Due testimoni dell’amore di Cristo, sia pure in tempi e in forme diverse di vita.

Il primo, san Gaspare Bertoni, nel periodo successivo alla rivoluzione francese, tra le miserie economiche e morali di una Verona provata dai conflitti napoleonici; il secondo, san Riccardo Pampuri, agli inizi di questo secolo, quale testimone di carità nella vita ordinaria di medico, nel servizio ai feriti sul fronte della prima guerra mondiale, nelle corsie di un ospedale come fratello laico dell’ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio.

Ambedue “sono passati attraverso la grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Ambedue si sono rivestiti di Cristo per essere “simili a lui” (1 Gv 3, 2). Come veri figli di Dio hanno imitato l’amore grande del Padre, hanno accettato di non essere conosciuti dal mondo, che non conosce Cristo. Ma proprio per questo sono stati “conosciuti da lui” e da lui sono stati portati a conoscerlo in un modo nuovo, nella carità, con cuore puro, nella misericordia. Essi hanno maturato, mediante la loro fede, una eccezionale speranza, accettando la purificazione della sofferenza e del sacrificio per essere davvero “puri di cuore” (Mt 5, 8) “come egli è puro” (1 Gv 3, 3).

5. Per condurre a Dio “una generazione che lo cerca, che cerca il volto del Dio di Giacobbe” (cf. Psalmus responsorius), san Gaspare Bertoni ottenne una speciale grazia, una “benedizione del Signore” (cf. Psalmus responsorius).

Egli appartiene a quella schiera di santi, di beati, di servi di Dio, che prodigiosamente si sviluppò in terra veneta all’inizio del secolo scorso, in mezzo a gravissime vicende di guerre, devastazioni e povertà. Consapevole, come altre anime elette di quell’epoca, che si stava scrivendo una nuova pagina di storia e che era in formazione una nuova cultura, si prodigò per una rinnovata evangelizzazione tra il popolo.

Egli era convinto che la predicazione è chiamata ad affrontare contesti storici sempre diversi ed esige, in situazioni di conflittualità e di contrasto, sempre nuove riflessioni. San Gaspare, dotato per questo di speciali doni di sapienza e di discernimento, impegnò le sue forze, nonostante la fragile salute, nella predicazione assidua. Per incarico del suo Vescovo operò per la formazione e la direzione spirituale dei seminaristi, del clero e dei religiosi.

Consapevole, poi, che il futuro della Chiesa risiedeva nella formazione dei giovani, per condizione più esposti agli influssi dello spirito del tempo e maggiormente toccati dalla miseria e dal depauperamento sociale, san Gaspare intuì che essi dovevano venir preparati, da una parte, ad affrontare le nuove battaglie per la fede e, dall’altra, ad inserirsi nelle nuove professioni dell’insorgente era tecnica. Per questo egli si orientò verso la loro educazione, prima dando vita agli oratori giovanili, posti sotto la protezione della Vergine, poi coinvolgendo nella medesima opera altri amici sacerdoti, che si ritrovarono così a formare la nuova congregazione degli stimmatini.

È significativo notare che san Gaspare Bertoni delineò un progetto di vita cristiana, nel quale era prevista per tutti, qualunque fosse lo stato di vita, la chiamata alla santità di vita: non solo per i sacerdoti, ma per i coniugi, sull’esempio dei santi sposi di Nazaret, per i giovani, per i lavoratori e per ogni altra categoria di persone. I suoi amici, i “Missionari apostolici”, in comunione di vita pastorale con i Vescovi, questo dovevano predicare: la vocazione universale alla santità, con la consapevolezza che dal sacrificio di Cristo, dal suo Cuore misericordioso, dalle sue piaghe scaturisce per tutti la speranza.

San Gaspare seppe così condurre tante anime a far parte di quella “moltitudine immensa”, che noi oggi contempliamo con cuore esultante e grato.

6. “Beati i misericordiosi . . . Beati i puri di cuore” (Mt 5, 7-8). In appena trentatré anni, quali quelli del Cristo da lui amato sopra ogni cosa, la vita di san Riccardo Pampuri fu tutta un dono, a Dio e ai fratelli: come giovane apostolo tra gli studenti universitari, tra i militari in trincea durante gli orrori della guerra, tra i fedeli della parrocchia dove fu medico condotto. Seguendo poi la sua vocazione personale, egli entrò nell’ordine dei fatebenefratelli, perché attratto dallo specifico ministero di questa famiglia religiosa di natura laicale, sorta per un servizio di carità anche eroica verso gli infermi, e verso i sofferenti più poveri.

In una comunità che doveva fare della misericordia il motto principale del proprio ministero, san Riccardo sentì di dover rispondere con un nuovo segno ed una nuova disponibilità a Cristo, “con una corrispondenza sempre più pronta e generosa, con un abbandono sempre più completo, sempre più perfetto nel Cuore Sacratissimo di Gesù” (Lettera alla sorella, 6 set. 1923).

Occorre però ricordare che san Riccardo iniziò il suo cammino di santificazione nel contesto dell’intensa spiritualità dei laici, proposta dall’Azione Cattolica. Per questo, sia come adolescente che come giovane studente e professionista, s’impegnò nel lavoro di formazione con l’aiuto di una attenta direzione spirituale, facendo degli esercizi spirituali un suo impegno forte e attingendo alla pietà eucaristica l’energia necessaria per proseguire nonostante le difficoltà.

Soprattutto egli penetrò il messaggio della carità evangelica alla luce della meditazione e della preghiera, trascorrendo intensi tempi di contemplazione accanto all’Eucaristia, e dedicandosi poi, con una sensibilità particolarmente acuta, ai sofferenti in ogni circostanza.

Come non essere toccati dalle parole con cui san Riccardo si rivolgeva, in un ultimo colloquio, al suo direttore spirituale: “Padre, come mi accoglierà Iddio? . . . Io l’ho amato tanto, e tanto lo amo”. In questo intenso amore sta il supremo valore del carisma di un vero fratello dell’ordine di san Giovanni di Dio, la cui vocazione consiste proprio nel riproporre l’immagine di Cristo per ogni uomo incontrato nel proprio cammino, in un rapporto fatto di amore disinteressato e alimentato alla sorgente di un cuore puro.

7. “Chi salirà il monte del Signore / chi starà nel suo luogo santo?” (Sal 24, 3) - domanda la Chiesa con le parole del salmista nell’odierna solennità. E risponde:

“Chi ha mani innocenti e cuore puro, / chi non pronuncia menzogna” (Sal 24, 4).

Un tale uomo fu san Gaspare Bertoni. Un tale uomo fu Riccardo Pampuri. Così furono e sono tutti i santi, che ricordiamo oggi.

Insieme ad essi anche noi tutti viviamo quel “salire il monte del Signore”, monte spirituale.

Grazie a loro viene espressa e confermata in modo particolare la verità che: “Del Signore è la terra e quanto contiene, / l’universo e i suoi abitanti” (Sal 24, 1).

Sono del Signore!

Davvero: “beata la generazione che cerca il Signore, che cerca il volto del Dio di Giacobbe” (cf. Sal 24, 6).

Beati coloro che “dopo essere diventati simili a lui, lo vedono così come egli è (cf. 1 Gv 3, 2). Amen.

 

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