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VISITA ALLA PARROCCHIA DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 19 novembre 1989

 

1. “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra . . .” (Lc 21, 6).

Con un linguaggio difficile per noi ma abbastanza familiare agli uomini del suo tempo, Gesù nel brano evangelico poc’anzi proclamato, ci proietta verso la fine di questo mondo che passa. È una prospettiva che può suscitare - in noi, come negli ascoltatori di allora - vane curiosità sui particolari di tale evento, stati di ansia e di paura, o anche una forma di rassegnata passività.

Gesù è consapevole di tutto ciò e vuole metterne in guardia le generazioni cristiane di ogni tempo. Con realismo e saggezza egli invita i credenti a preoccuparsi di ciò che deve avvenire “prima di tutto questo”. Li invita cioè a preoccuparsi del tempo presente, calandosi con il loro impegno nell’oggi della storia.

Rimanere saldi nel Signore, camminare nella speranza, lavorare per costruire il mondo nuovo, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l’esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta; è quanto la comunità cristiana deve fare per andare incontro al “giorno del Signore”.

2. Proprio in questa prospettiva vogliamo collocare l’impegno a cui il Sinodo pastorale diocesano sollecita la Chiesa di Dio che è in Roma. Se “fare Sinodo” vuol dire “camminare insieme” nella fede e nella speranza, ciò significa che i cristiani di Roma sono invitati a riscoprire la duplice vocazione rivolta ad ogni discepolo di Cristo: da una parte, tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, costruire il futuro qui e ora, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un “oggi” di salvezza per tutti.

Alcuni interrogativi s’affacciano con un’urgenza che non consente dilazioni: Chiesa di Roma chi sei? Dove vai? Cosa fai per costruire il Regno di Dio in questa città, che s’avvia a concludere il secondo millennio della sua storia cristiana?

Il Sinodo chiama a raccolta tutti i credenti, affinché diano risposta a questi interrogativi.

3. In questa nostra Chiesa particolare il Regno di Dio è già presente. Essa è stata infatti “convocata” nell’unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo dal primo degli apostoli, Pietro, al quale il Signore Gesù ha affidato il compito non solo di presiederla nella carità, ma anche quello di mantener uniti e di guidare tutti i suoi discepoli, confermandoli nella fede, affinché siano un solo popolo.

Qui Pietro non solo ha coronato il suo ministero col martirio, ma ha anche stabilito la sua cattedra, perché da qui si diffondesse il suo autorevole insegnamento di fede, di vita, di comunione. Tutto ciò conferisce a questa Chiesa particolare una più forte responsabilità in relazione alla diffusione ed edificazione del Regno che avrà alla fine del tempo il suo compimento.

La vostra parrocchia, che sorge a così breve distanza dal Laterano, e il cui territorio è stato desunto da quello dell’Arcibasilica cattedrale di Roma, deve sentire più di altre l’appello a rendere visibile e a costruire il Regno di Dio tra i suoi abitanti. Tanto più che è posta sotto la protezione dei santi Marcellino e Pietro, che appartengono alla schiera dei primi testimoni e martiri di questa città e, proprio per questo, sono stati inseriti fin dall’antichità nell’elenco dei santi invocati nel canone romano durante la celebrazione eucaristica.

4. Le grandi memorie del passato, carissimi fratelli e sorelle, devono essere per voi incitamento e stimolo all’impegno nel presente. Nel congratularmi con voi per quanto già fate sotto la guida del vostro parroco, monsignor Alfonso Cairoli, a lui rivolgo il mio saluto affettuoso ringraziandolo per la sua attività pastorale che prolunga quella dei predecessori, in particolare quella del primo parroco monsignor Giuseppe Rinaldi, le cui spoglie riposano in questa chiesa.

Saluto il signor Cardinale vicario e monsignor Filippo Giannini, Vescovo ausiliare per questo settore. Saluto i religiosi e le religiose, i cui istituti hanno sede nel territorio della parrocchia, esprimendo grato apprezzamento per il loro contributo alle varie forme di attività pastorale. Una speciale parola di plauso va pure ai laici, che sanno dedicare parte del loro tempo alla parrocchia, recando il loro prezioso apporto alla vita associativa ed alle diverse attività catechistiche, liturgiche, caritative, nelle quali si articola l’impegno apostolico che è proprio di ogni parrocchia.

A tutti la mia esortazione a perseverare con rinnovato slancio nella loro testimonianza cristiana, ben sapendo che dipende anche da loro l’esito della missione, che Cristo ha affidato alla sua Chiesa.

5. Posta, infatti, in questo “oggi”, la Chiesa di Dio, che è pellegrina nel tempo tra il “già” e il “non ancora”, vuole adempiere la sua missione di servizio al Regno per affrettarne la venuta definitiva. In essa la porzione del Popolo di Dio, che vive la sua adesione a Cristo in questa città dalla storia millenaria, si prepara a celebrare il suo Sinodo per scrutare i segni dei tempi, per leggere nella fede gli avvenimenti spesso tristi, che segnano il momento attuale, per raccogliere le sfide che vi sono racchiuse, per offrire a tutti una risposta di speranza.

La pagina del Vangelo odierno ci offre indicazioni luminose. Il pluralismo ideologico, proprio della “città secolare”, espone anche i romani ad una molteplicità di pseudo-proposte di salvezza, che creano smarrimento e confusione e gettano non pochi in un atteggiamento di indifferentismo religioso. Ne è indice il proliferare delle sètte, che trovano terreno adatto nell’ignoranza e nella paura del domani.

“Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome, dicendo: “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate . . .” (Lc 21, 8-9). Parole profetiche! Di fronte ai fenomeni della violenza e della guerra e al verificarsi di cataclismi e disgrazie, non è raro incontrare alcuni, che pure si professano cristiani, i quali cercano conforto in nuove aggregazioni religiose oppure mettono in discussione la bontà e la paternità di Dio, finendo per prendere le distanze o abbandonare del tutto qualunque forma di pratica religiosa.

In questa situazione la testimonianza e il servizio dei cristiani autentici diventano sempre più difficili. Non è loro risparmiata l’incomprensione e neppure talvolta, la stessa persecuzione. Gesù ci preavverte di questa eventualità; ma ci assicura anche il suo sostegno e ci promette la forza che viene dal dono dello Spirito.

6. È appunto contando sulla forza proveniente dallo Spirito che la comunità cristiana di Roma si accinge a riesaminare in un’ottica di fede la situazione complessiva della città, per individuarne le nuove esigenze pastorali e predisporre un piano operativo che vi corrisponda in modo puntuale ed incisivo.

Ciò comporta un impegno molteplice.

Anzitutto quello di non incrociare le braccia davanti al male, che sembra avere talvolta il sopravvento. Occorre che il cristiano non si assuefaccia alla mentalità e ai costumi secolarizzati del tempo in cui vive, pur senza estraniarsi dal suo ambiente, giacché è qui e non altrove che egli deve rendere testimonianza al suo Signore.

Missione della Chiesa è inoltre di annunciare, nelle difficoltà e davanti al crollo di tante false sicurezze, il mondo nuovo che comincia ora e si compirà quando “sorgerà il sole della giustizia” e cioè nella parusia.

Nelle vicende liete e tristi di questo mondo è necessario infine offrire a tutti la speranza, che scaturisce dalla certezza che Dio è con noi, che il Risorto cammina con noi e ci sta guidando verso il traguardo del nostro pellegrinaggio terreno, anche se tra non poche prove e tribolazioni.

Questa è la “nuova evangelizzazione” che il nostro Sinodo vuole rilanciare in questa città, affinché ai suoi abitanti sia annunziata la salvezza e tutti giungano alla conoscenza della verità (cf. 1 Tm 2, 4).

7. “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non sapranno resistere . . .” (Lc 21, 15). Questo ha promesso il Signore ai suoi discepoli di allora e di sempre. Questo noi chiediamo che egli voglia concedere ai cristiani di oggi, incamminati verso il terzo millennio.

“Lingua e sapienza”: ecco il dono che da te implora la Chiesa che è in Roma, o Signore. “Lingua e sapienza” per poter convincere chi è nella ricerca della verità e ancora brancola nel buio; per testimoniare che tu sei il Cristo, l’atteso delle genti, il Dio con noi!

 

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