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SANTA MESSA PER LA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SANT’ANNA IN VATICANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Vigilia di Natale - Domenica, 24 dicembre 1989

 

1. “Tu lo chiamerai Gesù, egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21).

In questa ultima domenica dell’Avvento, e vigilia di Natale, ci incontriamo per la santa Messa, cari fratelli e sorelle della parrocchia di sant’Anna in Vaticano. Siamo invitati a riflettere sul mistero dell’Emmanuele-Dio con noi, mentre ci disponiamo già a ricevere la sua venuta nella ormai imminente liturgia della notte santa.

Ascoltiamo in questa attesa la testimonianza di due persone che furono particolarmente vicine all’evento della nascita di Gesù. Si tratta di Maria e Giuseppe. Di loro ci parla il Vangelo odierno.

2. La visione di Giuseppe, riferita da Matteo, deve essere avvicinata alla pagina lucana dell’annuncio dato dall’angelo a Maria. Ambedue le visioni si svolgono secondo un modo di procedere, che nella tradizione biblica è destinato a far comprendere ed accettare la missione alla quale Dio chiama: “Partorirai un figlio . . . lo Spirito Santo scenderà su di te . . . Eccomi, sono la serva del Signore” (cf. Lc 1, 35-38); “Non temere di prendere Maria tua sposa . . . essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù . . . Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo” (cf. Mt 1, 20-24).

La visione e l’annuncio tracciano, nello stesso tempo, anche la linea della fede che occorre avere per accogliere in maniera adeguata la rivelazione del mistero di Dio, e per riconoscere Gesù di Nazaret nella sua verità. Per questo la pagina evangelica che abbiamo letto, mentre insiste sull’atteggiamento interiore di umile disponibilità verso l’iniziativa di Dio, prospetta anche con forza e con chiarezza le qualità del Messia: egli sarà il Figlio di Davide, l’annunciato dai profeti, il salvatore del suo popolo. Con nell’animo questa chiara prospettiva potremo ascoltare domani l’annuncio del Vangelo di Giovanni, che ci parlerà del Verbo incarnato, “pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14).

3. Cari fratelli e sorelle della parrocchia di sant’Anna in Vaticano, ho desiderato incontrarmi con voi per la “visita pastorale” in questa cappella intitolata alla Redemptoris Mater, giacché m’è parso che il riferimento alla Madre del Redentore rendesse il luogo particolarmente adatto al momento liturgico che stiamo vivendo.

Saluto il Vicario generale per la Città del Vaticano, monsignor Pietro Canisio van Lierde, saluto il parroco, padre Davide Falcioni, ed i suoi confratelli e collaboratori dell’Ordine di sant’Agostino. Saluto tutti voi che abitate dentro l’area delle mura e siete in modo speciale vicini al mio ministero ed alle attività della Santa Sede. Saluto le vostre famiglie che, abitando accanto a questa residenza del Papa, in un territorio che è anche uno Stato, respirano un’atmosfera spirituale diversa, essendo la funzione delle strutture vaticane quella di offrire al successore di Pietro l’indipendenza necessaria per il conseguimento della sua missione universale.

Con tutta la Chiesa di Roma, anche la comunità di sant’Anna può così dire di essere stata prescelta per annunziare il Vangelo di Dio (cf. Rm 1, 1). Anche voi condividete “la grazia dell’apostolato” (Rm 1, 5), della quale il Vescovo di Roma e successore di Pietro è il primo servitore.

4. La parrocchia di sant’Anna, benché esente dalla giurisdizione ordinaria della città di Roma e del suo territorio, vive nell’ambito delle iniziative pastorali della diocesi del Papa. Le persone che abitualmente frequentano la vostra chiesa, come ben sapete, sono quelle che vivono nei pressi delle mura e nei quartieri vicini.

E per questo che la vita ordinaria della diocesi vi riguarda e richiede che non ci sia difformità rispetto alle vie pastorali che si stanno scegliendo ed organizzando con il prossimo Sinodo diocesano.

Fatevi carico anche voi delle iniziative e degli impegni pastorali, che Roma sta per proporre. Voi potrete essere parte viva del Sinodo non soltanto pregando in questo tempo di preparazione per il suo felice esito, ma predisponendo fin d’ora l’animo ad accogliere le indicazioni pastorali che l’assise sinodale maturerà, per poi tradurle nelle testimonianze di apostolato e di carità spirituale, che appartengono alla storia della vostra singolare accoglienza di tanti fratelli che da ogni parte del mondo convergono verso la sede di Pietro.

5. “Ecco, viene il Signore, re della gloria”. Così abbiamo cantato nel Salmo responsoriale.

Il Signore viene, noi lo attendiamo con gloria e viva speranza. Il messaggio della liturgia ci ha detto chi egli è.

Viene il re della gloria, colui che ha anche promesso di ritornare a noi nella fine dei tempi, “giudice fra le genti . . . arbitro tra molti popoli” (Is 21, 4).

Domani, anzi questa notte, lo contempleremo mite ed umile, bambino come ogni altro “nato da donna”; saremo invitati ad amarlo e riconoscerlo, come un giorno i pastori a Betlemme. Egli donerà “grazia e pace” a tutti coloro che sono “amati da Dio e santi per vocazione” (Rm 1, 7).

Sentiremo ancora gli angeli annunciare “una grande gioia che sarà per tutto il popolo: oggi vi è nato . . . un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11).

Questa è la nostra fede; su queste parole e su questo annuncio si fonda la nostra vera gioia. Noi attendiamo il Dio con noi per sempre, e verso di lui camminiamo nella fede per incontrarlo con l’animo puro degli “uomini che egli ama” (Lc 2, 14).  

Al termine della Santa Messa, rispondendo ad un indirizzo d’omaggio rivoltogli dal suo Vicario generale per la Città del Vaticano, S.E. Monsignor Canisio van Lierde, Giovanni Paolo II saluta la comunità di S. Anna. Queste la parole del Santo Padre.  

Mi viene in mente Betlemme, perché Betlemme non godeva di grande stima in Israele. Era una cittadina piccola, una comunità piccola. Possiamo dire lo stesso della Città del Vaticano. Ma d’altra parte questa piccola cittadina di Betlemme era destinata a portare in sé il tesoro di Dio, la Rivelazione divina. Preghiamo tutti affinché la piccola Città del Vaticano possa continuare questo grande mistero di Betlemme, possa annunziare sempre ed ovunque la venuta del Signore, non solo la propria comunità, ma tutti i popoli della terra. Vi ringrazio per la vostra presenza alla celebrazione della santissima Eucaristia. Ringrazio monsignor van Lierde per le sue parole ed auguro a tutti buon Natale.

 

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