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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA

BEATIFICAZIONE DI DON FRANCESCO SPINELLI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazzale del Santuario «Nostra Signora del Fonte» - Caravaggio (Bergamo)
Domenica, 21 giugno 1992

 

1. “Fate questo in memoria di me!” (1 Cor 11, 24). Sono le parole con cui Cristo ha istituito il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Con esse ha rivelato ciò che per sempre costituirà il cuore che dà la vita alla Chiesa e il culmine a cui tende, come al suo fine, tutta l’esistenza della comunità dei redenti. Gesù ha detto: “Fate questo in memoria di me”, ma non ci ha lasciato soltanto un ricordo dell’Ultima Cena. Noi non solo ricordiamo, ma anche mangiamo: ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Il cibo serve alla crescita dell’organismo. Il Cibo eucaristico trasforma coloro che lo consumano. Quando il soggetto assimila gli elementi nutritivi del cibo corporale, li trasforma nel proprio corpo; l’Eucaristia, invece, fa crescere in noi l’uomo spirituale a somiglianza di Cristo-nuovo Adamo, che secondo l’espressione di Paolo è diventato “spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45).

2. L’Eucaristia racchiude il testamento salvifico della Nuova Alleanza tra Dio e l’umanità. L’uomo che ne partecipa diviene consapevole di chi egli sia nel disegno di Dio: egli prende coscienza di essere stato creato a somiglianza di Dio, per andare al di là di se stesso innalzandosi verso Dio. Questa “coscienza eucaristica” contraddistingue in modo particolare i Santi e i Beati della Chiesa. Sono loro che partecipano in maniera più completa alla moltiplicazione del pane, compiuta da Cristo. Mentre, nei pressi di Betsaida, quanti assistettero alla moltiplicazione dei pani, poterono sfamarsi e “si saziarono tutti”, come abbiamo letto nel Vangelo odierno (Lc 9, 17) - i santi, invece, in quanto uomini dell’Eucaristia, devono a questo mistero salutare uno zelo sempre più grande, una sempre più forte fame spirituale: la fame della verità, dell’amore, del sacrificio - la fame che solo il Padre celeste può saziare, quando diventerà “tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

3. Carissimi fratelli e sorelle, gli occhi del nostro spirito fissano quest’oggi il mistero dell’Eucaristia e scrutano l’arcano disegno di Dio, che convoca alla sua mensa gli uomini di tutta la terra. Nell’Eucaristia sperimentiamo la verità della nostra missione ecclesiale; diventiamo partecipi di Cristo, e questo cambia la nostra vita, rendendoci agenti di riconciliazione e di comunione. Il pane eucaristico ci trasforma in persone “nuove”, fa di noi altrettanti apostoli di unità e di pace. Con tali sentimenti, che rendono singolarmente significativo l’odierno nostro incontro liturgico, esprimo la profonda gioia di celebrare l’Eucaristia insieme con voi, nella solennità del Corpus Domini. Saluto il venerato Pastore della diocesi, il caro Mons. Enrico Assi, e lo ringrazio per le parole che a nome dell’assemblea mi ha rivolto all’inizio della Santa Messa. Saluto con viva cordialità il Signor Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano e i Presuli della Regione lombarda. Dirigo il mio pensiero affettuoso a voi, cari Sacerdoti, Religiosi e Religiose, e voi, cari Christifideles laici, fedeli laici, che so seriamente impegnati in una diuturna opera di annuncio e di testimonianza del Vangelo. Mi è gradito, inoltre, ringraziare per la loro presenza le Autorità amministrative, politiche e militari: a tutti vada la mia sincera gratitudine per la collaborazione offerta nel preparare questa mia visita pastorale. Un cordiale saluto lo dirigo pure a voi, cari ammalati, che con la vostra sofferenza, accettata e offerta in spirito di fede, potete validamente sostenere l’opera della salvezza. Grazie al contributo di ogni credente, infatti, come mediante tanti chicchi di grano offerti sull’altare della fedeltà al Vangelo, si costruisce il Corpo mistico del Signore, che si è immolato per la costruzione del Regno.

4. Nel santo mistero dell’Eucaristia assume rilievo profetico la vita del Servo di Dio, che oggi mi è dato di annoverare tra le schiere dei Beati della Chiesa. Celebrando la solennità del Corpus Christi, qui, in questo luogo consacrato dalla tradizione alla devozione verso Santa Maria del Fonte, onoriamo un degno figlio della vostra terra, don Francesco Spinelli, vissuto per “amare e far amare Gesù nell’Eucaristia”. La vostra Comunità diocesana, unitamente alle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, giustamente rende grazie a Dio per questo apostolo di profonda spiritualità eucaristica, che, accogliendo l’interiore suggerimento dello Spirito Santo, dette vita a una Congregazione religiosa “per adorare Gesù nell’Eucaristia con amore ardente e attingere da Lui la carità da esercitare verso i diseredati (fanciulle orfane o in pericolo), coloro a cui non provvedeva la pubblica carità”. Quanto rigoglioso e benedetto fu l’avvio di questa nuova Famiglia, altrettanto tempestose furono le prove che dopo alcuni anni parvero comprometterne la stessa esistenza. Don Francesco, costretto dagli eventi a lasciare le sue Suore e la città di Bergamo, percorse nella indiscussa obbedienza al suo Vescovo un’autentica “via crucis”, con l’umile pazienza di chi ha una fede eroica. Accolto e aiutato con animo paterno dal Vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, don Francesco, malgrado le amarezze e le delusioni subite, riprese il suo cammino con le Suore della Comunità di Rivolta d’Adda. Lo zelante Sacerdote spese il resto della sua vita al servizio della Famiglia religiosa, rinata in terra cremonese e ben presto presente con numerose fondazioni anche nelle Diocesi di Como e di Milano. Le frequenti malattie non distolsero mai don Francesco dalla sua fatica di formatore di Religiose, di servo dei più poveri, di predicatore dell’amore eucaristico, di sacerdote attento ai confratelli in difficoltà. Attingeva la sua forza dall’Eucaristia e da una filiale confidenza verso la Vergine Maria, alla quale in questo santuario affidò ripetutamente le sue Figlie e l’opera a lui più cara, quella destinata agli handicappati. Dopo una malattia dolorosa, sopportata con edificante pazienza, spirò nel febbraio del 1913, lasciando alle sue Suore la raccomandazione di amare l’Eucaristia, di servire i più poveri e di praticare il perdono.

5. Amore a Cristo eucaristico e servizio al povero, icona di Cristo: ecco, in sintesi, la vita e il ministero sacerdotale del Beato Francesco Spinelli, la cui testimonianza appare oggi particolarmente attuale ed eloquente. In un tempo segnato, com’è il nostro, da notevoli cambiamenti sociali, egli continua a ripeterci che solo dal Cuore trafitto del Redentore scaturisce per l’uomo di tutte le epoche la sorgente inesauribile dell’amore disinteressato, che purifica e rinnova. Don Spinelli comprese sino in fondo la verità del messaggio della Croce e, per questo, viene ora additato come esempio da imitare e intercessore da invocare. La Chiesa lo offre come modello di autentico apostolo soprattutto a voi, Sacerdoti, che la Provvidenza chiama ad essere dispensatori dei misteri della salvezza. Sappiate nel vostro quotidiano ministero attingere luce e coraggio dall’Eucaristia, sì da diventare fedeli discepoli del divino Maestro. Lo presenta come valido testimone del Vangelo a voi, Religiosi e Religiose, e a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle della diocesi di Cremona, che vi avviate ormai verso la conclusione del cammino sinodale. Se in ogni articolazione della vostra Comunità ecclesiale scorrerà la linfa vitale dell’Eucaristia, potrete essere efficaci messaggeri del perenne e sempre nuovo annuncio evangelico, recando al mondo la salvezza e la pace.

6. Siate, come don Francesco Spinelli, persone pervase da indomita e divina carità, che si esprima in un attento servizio ai poveri e a coloro che vivono ai margini della società. La Chiesa ha bisogno di uomini e di donne che facciano, come lui, della loro vita un dono senza riserva al Signore; che non si lascino attrarre dal fascino dei mutevoli richiami del mondo; che sappiano immolare se stessi, unendo il loro sacrificio a quello di Gesù, perché “il mondo abbia la vita e l’abbia in abbondanza” (Gv 10, 10). Questa è la missione della Chiesa; questa è la vocazione di ciascuno di noi, chiamati a realizzare docilmente il Vangelo della carità. “Facendo memoria del suo Signore, in attesa che egli ritorni, - hanno scritto i Vescovi italiani negli orientamenti pastorali per gli anni ‘90 - la Chiesa entra in questa logica del dono totale di sé. Attorno all’unica mensa eucaristica, e condividendo l’unico pane, essa cresce e si edifica come carità ed è chiamata a mostrarsi al mondo come segno e strumento dell’unità in Cristo di tutto il genere umano” (Evangelizzazione e testimonianza della carità, 17). Compito, certamente, impegnativo, ma non impossibile, giacché l’amore del Signore può vincere ogni debolezza umana. Nell’Eucaristia Cristo si fa nostro nutrimento spirituale e anticipa fra le ombre del tempo i bagliori del Regno della gloria definitiva.

7. “Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra” (Sal 110, 1). Il Figlio, consustanziale al Padre, Dio da Dio, che per noi e per la nostra salvezza si è fatto Uomo, presso il Padre riceve la gloria, a cui partecipano anche i Santi e i Beati di tutte le nazioni e di tutti i tempi. La Chiesa, celebrando l’Eucaristia, si rallegra oggi del mistero della Comunione dei Santi, che costituisce il compimento dell’Alleanza nel santuario dell’Eternità di Dio. Al tempo stesso Cristo, che “sta alla destra del Padre” non cessa di dire agli Apostoli, come fece presso Betsaida: “Dategli voi stessi da mangiare” (Lc 9, 13). È Lui infatti che, mediante le mani dei servi dell’Eucaristia, benedice, spezza e offre da mangiare il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino: “Questo è il mio Corpo, che è per voi . . . Questo Calice è la nuova Alleanza nel mio sangue; Fate questo . . . in memoria di me” (1 Cor 11, 24-25).

Ecco, Signore, noi oggi “facciamo questo in memoria di te”.

Tu aiutaci a tradurre nella vita ciò che compiamo nel rito. Aiutaci a donarci, sul tuo esempio, per la salvezza dei fratelli.

Amen!

 



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