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MOTU PROPRIO
DOLENTIUM HOMINUM
DI GIOVANNI PAOLO II

 

 

1. E' noto il vivo interesse che la Chiesa ha sempre mostrato per il mondo dei sofferenti. In ciò non ha fatto, del resto, che seguire l'esempio molto eloquente del suo Fondatore e Maestro. Nella Lettera Apostolica «Salvifici Doloris» dell'11 febbraio 1984, ho rilevato che «nella sua attività messianica in mezzo a Israele, Cristo si è avvicinato incessantemente al mondo dell'umana sofferenza. Passò "facendo del bene", e questo suo operato riguardava, prima di tutto, i sofferenti e coloro che attendevano aiuto» (Salvifici Doloris, 16).

Di fatto, la Chiesa nel corso dei secoli ha fortemente avvertito il servizio ai malati e sofferenti come parte integrante della sua missione e non solo ha favorito fra i cristiani il fiorire delle varie opere di misericordia, ma ha pure espresso dal suo seno molte istituzioni religiose con la specifica finalità di promuovere, organizzare, migliorare ed estendere l'assistenza agli infermi. I missionari, per parte loro, nel condurre l'opera dell'evangelizzazione, hanno costantemente associato la predicazione della Buona Novella con l'assistenza e la cura dei malati.

2. Nel suo approccio agli infermi e al mistero della sofferenza, la Chiesa è guidata da una precisa concezione della persona umana e del suo destino nel piano di Dio. Essa ritiene che la medicina e le cure terapeutiche abbiano di mira non solo il bene e la salute del corpo, ma la persona come tale che, nel corpo, è colpita dal male. La malattia e la sofferenza, infatti, non sono esperienze che riguardano soltanto il sostrato fisico dell'uomo, ma l'uomo nella sua interezza e nella sua unità somatico-spirituale. E' noto del resto come talora la malattia che si manifesta nel corpo abbia la sua origine e la sua vera causa nei recessi della psiche umana.

Malattia e sofferenza sono fenomeni che, se scrutati a fondo, pongono sempre interrogativi che vanno al di là della stessa medicina per toccare l'essenza della condizione umana in questo mondo (Gaudium et Spes, 10). Si comprende perciò facilmente quale importanza rivesta, nei servizi socio-sanitari, la presenza non solo di pastori di anime, ma anche di operatori, i quali siano guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare, di conseguenza, un approccio compiutamente umano al malato che soffre. Per il cristiano, la redenzione di Cristo e la sua grazia salvifica raggiungono tutto l'uomo nella sua condizione umana e quindi anche la malattia, la sofferenza e la morte.

3. Nella società civile il settore dei servizi socio-sanitari ha conosciuto, negli anni recenti, una importante e significativa evoluzione. Da un lato, l'accesso all'assistenza e alle cure sanitarie, riconosciuto come un diritto del cittadino, si è generalizzato, determinando di conseguenza l'ampliamento delle strutture e dei vari servizi sanitari. Dall'altro, gli Stati, per poter far fronte a queste esigenze, hanno costruito appositi ministeri, varato legislazioni «ad hoc» e adottato politiche con specifiche finalità di ordine sanitario. Le Nazioni Unite, dal canto loro, hanno dato vita alla Organizzazione Mondiale della Sanità.

Questo vasto e complesso settore concerne direttamente il bene della persona umana e della società. Proprio per questo esso pone anche delicate e non eludibili questioni, che investono non solo l'aspetto sociale ed organizzativo, ma anche quello squisitamente etico e religioso, perché vi sono implicati eventi «umani» fondamentali quali la sofferenza, la malattia, la morte con i connessi interrogativi circa la funzione della medicina e la missione del medico nei confronti dell'ammalato. Le nuove frontiere, poi, aperte dai progressi della scienza e dalle sue possibili applicazioni tecniche e terapeutiche, toccano gli ambiti più delicati della vita nelle sue stesse sorgenti e nel suo più profondo significato.

4. Da parte della Chiesa pare anzitutto importante un'opera di più organico approfondimento delle sempre più complesse problematiche che gli operatori sanitari debbono affrontare, nel contesto di un maggior impegno di collaborazione fra i gruppi e le attività corrispondenti. Esistono, oggi, molteplici organismi che impegnano direttamente i cristiani nel settore della sanità: oltre e accanto alle Congregazioni e Istituzioni religiose, con le loro strutture socio-sanitarie, vi sono organizzazioni di medici cattolici, associazioni di paramedici, di infermieri, di farmacisti, di volontari, organismi diocesani e interdiocesani, nazionali e internazionali sorti per seguire i problemi della medicina e della salute. Si impone un migliore coordinamento di tutti questi organismi. Nella mia Allocuzione ai medici cattolici, il 3 ottobre 1982, avevo delineato questa necessità: «Per far ciò non è sufficiente un'azione individuale. Si richiede un lavoro di insieme, intelligente, programmato, costante e generoso e questo non soltanto nell'ambito dei singoli paesi, ma anche su scala internazionale. Una coordinazione a livello mondiale potrebbe consentire infatti un migliore annuncio ed una più efficace difesa della vostra fede, della vostra cultura, del vostro impegno cristiano nella ricerca scientifica e nella professione.

5. Tale coordinamento deve, in primo luogo, essere inteso a favorire e a diffondere una sempre migliore formazione etico-religiosa degli operatori sanitari cristiani nel mondo, tenendo conto delle differenti situazioni e dei problemi specifici che essi debbono affrontare nello svolgimento della loro professione. Esso sarà volto, poi, a meglio sostenere, promuovere e intensificare le necessarie attività di studio, di approfondimento e di proposta in rapporto ai menzionati problemi specifici del servizio sanitario, nel contesto della visione cristiana del vero bene dell'uomo. In questo campo sono oggi aperti delicati e gravi problemi di natura etica, circa i quali la Chiesa ed i cristiani devono coraggiosamente e lucidamente intervenire per salvaguardare valori e diritti essenziali connessi con la dignità ed il destino supremo della persona umana.

6. Alla luce di queste considerazioni, e sostenuto dal parere di esperti, sacerdoti, religiosi e laici, ho disposto di costituire una Pontificia Commissione per la Pastorale degli operatori sanitari, che funga da organismo di coordinamento di tutte le istituzioni cattoliche, religiose e laiche, impegnate nella pastorale degli infermi. Essa sarà collegata col Pontificio Consiglio per i Laici, del quale sarà parte organica, pur mantenendo una sua propria individualità organizzativa ed operativa.

I compiti della Commissione saranno i seguenti:

  • stimolare e promuovere l'opera di formazione, di studio e di azione svolta dalle diverse O.I.C. nel campo sanitario, nonché dagli altri gruppi, associazioni e forze che, a diversi livelli e in vari modi, operano in tale settore;
  • coordinare le attività svolte dai diversi Dicasteri della Curia Romana in relazione al mondo sanitario e ai suoi problemi;
  • diffondere, spiegare e difendere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità, e favorirne la penetrazione nella pratica sanitaria;
  • tenere i contatti con le Chiese locali ed, in particolare, con le commissioni Episcopali per il mondo della sanità;
  • seguire con attenzione e studiare orientamenti programmatici ed iniziative concrete di politica sanitaria, a livello sia internazionale che nazionale, al fine di coglierne la rilevanza e le implicazioni per la pastorale della Chiesa.

La Pontificia Commissione sarà presieduta dal Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e sarà animata da un gruppo di coordinamento con a capo un Pro-Presidente (Arcivescovo) e un Segretario (senza carattere vescovile).

Spetta al Presidente di dirigere le Assemblee plenarie dei Membri e Consultori. Il Presidente inoltre sarà preventivamente informato circa le decisioni di maggiore importanza e sarà tenuto al corrente dell'attività ordinaria della Commissione.

Sarà compito del Pro-Presidente promuovere, animare, presiedere e coordinare le attività organizzative e operative della Pontificia Commissione.

I Membri e Consultori, da me nominati, rappresenteranno:

a) alcuni Dicasteri e Organismi della Curia Romana (Segreteria di Stato; Congregazioni per la Dottrina della Fede, per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per l'Evangelizzazione dei Popoli e per l'Educazione Cattolica; Pontifici Consigli Cor Unum e per la Famiglia; Pontificia Accademia delle Scienze);

b) l'Episcopato (Commissioni Episcopali per il mondo della sanità);

c) gli Ordini religiosi ospedalieri;

d) il laicato (rappresentanti delle O.I.C. ed altri gruppi e associazioni che operano nel campo sanitario e nel mondo della sofferenza).

Nell'adempimento della sua missione, la Pontificia Commissione potrà domandare la collaborazione di esperti e costituire gruppi di lavoro «ad hoc» su questioni determinate.

 

GIOVANNI PAOLO II

 

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