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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA INTERNAZIONALE
DELLE SUPERIORE GENERALI

Venerdì, 13 maggio 1983

 

Sorelle carissime in Cristo!

1. Abbiate il mio saluto più sentito. È sempre motivo di gioia per me incontrare le religiose ed esprimere apertamente la profonda stima della Chiesa per la loro vita di consacrazione totale al Signore, il vivo interesse e la fiducia che la Santa Sede nutre per loro e per la loro missione.

Ma l’incontro di oggi assume un’importanza tutta particolare, per il carattere così universale di cui si riveste: nella persona, infatti, delle Superiore generali dei vari Istituti religiosi, sparsi per tutto il mondo, si esprime, in un certo modo, la presenza in Roma di tutte le religiose e il loro desiderio di testimoniare la propria devozione alla Chiesa e al Papa, e di accogliere personalmente i suoi insegnamenti e le sue direttive.

Di tutto cuore, pertanto, e per il vostro tramite, trasmetto una particolare benedizione a tutte le religiose del mondo: alle contemplative; a quante, in umile generosità, sono dedite al servizio dei fratelli; a quelle provate dagli anni, dalle infermità del corpo e dello spirito: i sacrifici di tutte hanno un prezzo incomparabile agli occhi del Signore.

A voi, riunite a Roma per approfondire la “Spiritualità apostolica delle religiose”, voglio, innanzitutto, offrire una parola d’incoraggiamento e di conforto, quale richiede una missione così importante, così delicata, ma, allo stesso tempo, così pastorale, conferitavi dalla vostra stessa elezione: quella di edificare nel Cristo una comunità fraterna, dove, al di sopra di tutto, Dio sia cercato e amato (cf. Codex Iuris Canonici, can. 619).

2. Il tema dei vostri lavori, preparato da alcuni anni, è ricco d’insegnamento e vi offre occasione, non solo di trattare delle vostre attività apostoliche, ma più ancora di attingere alle fonti che devono alimentarle.

Vivamente vi consiglio di meditare, altresì, gli insegnamenti del nuovo Codice di diritto canonico, inerenti a questo argomento: esso vi offrirà preziose luci su di una componente fondamentale della vostra vita. Infatti il Codice ricorda, in primo luogo (cf. Ivi, can. 673), che l’apostolato dei religiosi consiste, anzitutto, nel dare testimonianza della loro vita consacrata, nutrita di preghiera e di penitenza. Questa affermazione fondamentale è di particolare importanza, in quanto colloca al suo vero posto il ruolo apostolico dei religiosi. Proprio mediante il loro intimo essere essi si inscrivono nel dinamismo della Chiesa, assetata dell’assoluto di Dio, chiamata alla santità. Questa santità, essi soprattutto, sono chiamati a testimoniare (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 69).

Prima di tradursi in annunzio o azione, l’apostolato è rivelazione di Dio presente nell’apostolo. E questa rivelazione postula che la religiosa sia in contatto intimo e costante col Signore. In tal modo, l’essere nella pienezza delle proprie forze oppure inferma, giovane oppure di età avanzata, efficiente o priva di ogni attività diretta, poco importa: l’evangelizzazione è reale e profonda nella misura in cui la vita del Cristo si riflette mediante la vita personale. I grandi evangelizzatori sono stati eminentemente anime di preghiera, anime interiori: essi hanno sempre saputo trovare il tempo per una prolungata contemplazione.

In questo momento storico in cui tutte voi avete motivo di sofferenza per la mancanza di operaie apostoliche, è quanto mai bene soffermarsi a meditare questa verità, nella fiducia che ha più valore l’“essere” che non il “fare” sempre limitato, quest’ultimo, e imperfetto. Siate certe, inoltre, che la vostra fedeltà coraggiosa e gioiosa alle esigenze fondamentali della vita consacrata, offrirà invito pressante alle giovani, sempre pronte alla generosità, a seguire il Signore sulla via tracciata da voi.

3. In questa ottica, benché non presenti tra voi, mi è caro riaffermare con forza il ruolo eminentemente apostolico delle Claustrali. Lasciare il mondo per votarsi, nella solitudine, ad una preghiera più profonda e costante, non è altro che una maniera particolare di vivere e di esprimere il mistero pasquale del Cristo, di rivelarlo al mondo e, quindi, di essere apostolo.

Sarebbe errore ritenere le Claustrali creature separate dai loro contemporanei, isolate e come tagliate fuori dal mondo e dalla Chiesa; sono, invece, ad essi presenti, e in maniera più profonda, con la stessa tenerezza di Cristo, come afferma la Lumen Gentium (cf. Lumen Gentium, 46). Non fa, dunque, sorpresa che Vescovi delle nuove Chiese sollecitino, come una grazia eminente, la possibilità di accogliere un Monastero di religiose contemplative, anche se operaie di apostolato attivo sono ancora in numero così insufficiente.

Suore di vita contemplativa! Vi sia cara la vostra vocazione; essa è più preziosa che mai nel mondo di oggi, che sembra non poter trovare la pace. Il Papa e la Chiesa hanno bisogno di voi; i cristiani contano sulla vostra fedeltà.

4. Voi, votate alle opere di apostolato attivo, siate sempre maggiormente convinte degli insegnamenti del Concilio, così opportunamente ricordati nel Codice. Viveteli! La vostra vita, cioè, sia penetrata di spirito apostolico, e ogni vostra azione apostolica animata da spirito evangelico. In questo modo le vostre attività costituiranno un autentico “servizio” umilmente rispettoso delle persone, sollecito nell’evitare pressioni indebite e ogni intollerabile carattere di dominio.

Vi esorto ancora a non dimenticare mai che l’apostolato religioso è, per sua natura, comunitario: la testimonianza data da una religiosa non può essere puramente individuale; essa è comunitaria, e tutte le religiose sono chiamate a esercitare l’apostolato nella linea del carisma riconosciuto dalla Chiesa e per mandato delle loro legittime Superiore.

Non si tratta di una semplice dipendenza disciplinare, ma di una realtà di fede. Dobbiamo incessantemente ricordarci che siamo nella Chiesa, incorporati intimamente in essa, ordinati alla sua missione, inseparabili dalla sua vita e dalla sua santità, come insegna la Lumen Gentium.

Questa concezione deve stimolare, nelle religiose, la volontà di lavorare in stretta e profonda unione con il Magistero della Chiesa e la sua Gerarchia. Certo, nel compimento delle molteplici, tradizionali forme del vostro apostolato dovrete non venir meno all’ascolto dei contemporanei, per ben comprendere i loro problemi e le loro difficoltà, ed essere meglio in grado di venire loro in aiuto.

Non dimenticate mai, tuttavia, che le scuole, gli ospedali, i centri di assistenza, le iniziative orientate verso il servizio dei poveri, lo sviluppo culturale e spirituale dei popoli, non soltanto conservano la loro attualità, ma, debitamente aggiornati, si rivelano spesso luoghi privilegiati di evangelizzazione, di testimonianza, di autentica promozione umana.

5. Il peut être parfois nécessaire d’abandonner des œuvres ou des activités afin de pouvoir se consacrer à d’autres, en créant des communautés plus restreintes pour répondre aux besoins plus pressants des pauvres de certaines régions. Je connais votre souci de présence aux pauvres, et j’apprécie vos efforts en ce sens. Pourtant, comme je le disais naguère aux religieuses de Sao Paulo (3 juillet 1980), il me semble opportun de rappeler ici certaines exigences des nouvelles formes de présence.

Tout d’abord, celles-ci doivent toujours être conduites dans un climat de prière. L’âme qui vit dans une présence habituelle à Dieu et se laisse imprégner par la chaleur de sa charité saura facilement échapper à la tentation des particularismes et des oppositions qui comportent le risque de division; elle pourra interpréter à la lumière de l’Evangile l’option pour les pauvres et pour les victimes de l’égoïsme des hommes sans céder au radicalisme socio-politique qui, tôt ou tard, produit des effets contraires à ceux que l’on souhaite et engendre de nouvelles formes d’oppression; enfin l’âme en contact avec Dieu trouvera le moyen de se rapprocher des personnes et de s’insérer dans les milieux sans mettre en question sa propre identité religieuse, ni cacher ou déguiser l’originalité spécifique de sa vocation qui est de suivre le Christ pauvre, chaste et obéissant.

Par ailleurs, ces expériences doivent également être préparées par une étude sérieuse, dans un dialogue constant au sein de l’Institut, avec les supérieures responsables, et en collaboration avec les évêques intéressés. Ainsi les programmes seront élaborés après avoir examiné les possibilités de succès,  sans craindre les risques, mais en agissant toujours en conformité avec les exigences les plus urgentes et selon le caractère de l’Institut.

Enfin, il importera de poursuivre toujours de telles expériences en accord avec la hiérarchie, en s’appliquant humblement et courageusement, le cas échéant, à les corriger, à les suspendre ou à les orienter d’une manière plus adaptée.

Par dessus tout, toujours et en tout, comportez-vous en filles aimantes de l’Eglise, adhérant généreusement et fidèlement A son Magistère authentique, garantie de fécondité. La fidélité promise au Christ ne peut jamais être séparée de la fidélité a l’Eglise: “Qui vous écoute, m’écoute”. 

6. The Holy Year which we have been celebrating since 25 March, and the preparation for the Synod of Bishops next September, are of invaluable assistance to you in carrying out your mission of evangelization.

The Holy Year invites us to rediscover the riches of salvation, and so it calls us to a personal commitment to renewal, through penance and conversion.

The celebration of this event is, for all Christians and therefore for religious, an earnest appeal to repentance and conversion. It makes us rediscover a sense of sin and to become aware of the fact that we are sinners. It makes us rediscover a sense of God. This attitude of conversion will especially show itself in a more sincere approach to the sacraments, and it will impel us to practice a charity that is based on truth and that promotes justice. I would like to emphasize at this point the real and profound link that exists between the fraternal life of religious and the very theme of the Holy Year. This is perfectly highlighted by the new Code of Canon Law: “By their fraternal communion, founded and rooted in charity, religious will give an example of universal reconciliation in Christ”. 

In this same spirit of communion and joy, I wish to repeat my cordial welcome to all of you who have come to Rome for this meeting. My contact with the members of the two international Unions of Superiors General is a valued way of reaching the religious of the world and of maintaining a continuing contact with the development of religious life. On Tuesday of this week I had the pleasure of meeting with the executive committee of the Union of Superiors General. Today I meet with you, and I hope to have further contacts with both Unions in the future. When you go home, carry you my special blessing to the Sisters of your Congregations.

The Blessed Virgin Mary, the first of the redeemed, the first to have been closely associated with the work of the Redemption, will always be your guide and model. Like Mary the Mother of Jesus, who was totally consecrated to the person of her Son and to the service of the Redemption, so you and your sisters will learn to know nothing except the Crucified Jesus, who became for us wisdom, justice, sanctification and redemption.

Diamo una nostra traduzione in italiano delle parole del Santo Padre.

5. Può essere tuttavia necessario abbandonare opere o attività per poter consacrarsi ad altre, creando comunità più ristrette per rispondere ai bisogni più pressanti dei poveri di certe regioni. Conosco la vostra preoccupazione di presenza presso i poveri, e apprezzo i vostri sforzi in questo senso. Pertanto, come dicevo non molto tempo fa alle religiose di san Paolo (3 luglio 1980), mi sembra opportuno ricordare qui alcune esigenze delle nuove forme di presenza.

Innanzitutto queste devono essere sempre condotte in un clima di preghiera. L’anima che vive abitualmente alla presenza di Dio e si lascia colmare dal calore della sua carità, sfuggirà con facilità alla tentazione di particolarismi e di opposizioni che comportano il rischio della divisione; potrà interpretare alla luce del Vangelo l’opzione per i poveri e per le vittime dell’egoismo degli uomini senza cedere al radicalismo socio-politico che, prima o poi, produce effetti contrari a quelli che ci si augura e genera nuove forme di oppressione; in fine, l’anima che è in contatto con Dio troverà il mezzo più adatto con cui avvicinarsi alle persone e inserirsi negli ambienti senza mettere in questione la sua propria identità religiosa, e nascondere o mascherare la specifica originalità della sua vocazione che è quella di seguire Cristo povero, casto e obbediente.

Del resto, queste esperienze devono ugualmente essere preparate attraverso un serio studio, in un costante dialogo in seno all’Istituto, con le superiore responsabili, e in collaborazione con i Vescovi interessati. Così i programmi verranno elaborati dopo aver esaminato le possibilità di successo (cf. Lc 14, 28 ss.), senza temere i rischi, ma agendo sempre in conformità con le esigenze più urgenti e secondo il carattere dell’Istituto.

Infine, sarà importante continuare queste esperienze in accordo con la gerarchia, applicandosi umilmente e coraggiosamente, all’occorrenza, a correggerle, a sospenderle o a orientarle in maniera più adeguata.

Ma soprattutto, sempre e in tutto, comportatevi come figlie amorevoli della Chiesa, aderendo generosamente e fedelmente al suo Magistero autentico, garanzia di fecondità. La fedeltà promessa a Cristo non può mai essere disgiunta dalla fedeltà alla Chiesa. “Chi vi ascolta, mi ascolta” (Lc 10, 16).

6. L’Anno Santo che stiamo celebrando dal 25 marzo e la preparazione al Sinodo dei Vescovi del prossimo settembre, vi sono di inestimabile aiuto nel compimento della vostra missione di evangelizzazione. L’Anno Santo ci invita a riscoprire le ricchezze della salvezza e ci chiama così ad un impegno personale di rinnovamento, mediante la penitenza e la conversione.

La celebrazione di questo avvenimento, per tutti i cristiani e perciò per i religiosi, è un serissimo appello al pentimento e alla conversione. Ci fa riscoprire il senso del peccato e ci fa divenire consci del nostro essere peccatori. Ci fa riscoprire il sentimento di Dio. Questo atteggiamento di conversione si mostrerà in modo particolare in un più sincero accostamento ai Sacramenti e ci spingerà a praticare una carità che sia basata sulla verità e che promuova la giustizia. Vorrei sottolineare a questo punto il legame reale e profondo che esiste tra la vita fraterna dei religiosi e il tema stesso dell’Anno Santo. Esso è perfettamente illuminato dal nuovo Codice di diritto canonico (can. 602): “Mediante la loro comunione fraterna, fondata e radicata nella carità, i religiosi daranno un esempio di riconciliazione universale in Cristo” (Codex Iuris Canonici, can. 602).

In questo stesso spirito di comunione e di gioia, desidero ripetere il mio cordiale benvenuto a tutti voi che siete venuti a Roma per questo Convegno. Il mio contatto con i membri delle due Unioni internazionali dei Superiori generali è un modo valido per raggiungere i religiosi di tutto il mondo e per mantenere un contatto permanente con lo sviluppo della vita religiosa. Giovedì di questa settimana ho avuto il piacere di incontrarmi con il comitato esecutivo dell’Unione dei Superiori generali. Oggi incontro voi e spero di avere in futuro ulteriori contatti con entrambe le Unioni.

Tornando a casa, portate la mia particolare benedizione alle sorelle delle vostre Congregazioni.

La Beata Vergine Maria, la prima dei redenti, la prima ad essere stata strettamente associata all’opera della Redenzione, sarà sempre vostra guida e modello. Come Maria, la Madre di Gesù, che fu totalmente consacrata alla persona di suo Figlio e al servizio della Redenzione, così anche voi e le vostre sorelle imparerete a non sapere nient’altro se non Gesù Crocifisso, che è divenuto per noi saggezza, giustizia, santificazione e redenzione (cf. 1 Cor 1, 30; 2, 2).

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