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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A PELLEGRINI DI DIVERSE DIOCESI ITALIANE

Sabato, 15 ottobre 1983

 

Carissimi pellegrini!

1. Con grande gioia porgo il mio saluto a voi che siete venuti dalla diocesi di Iesi, da quelle riunite di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia e dall’arcidiocesi di Capua.

Colma di letizia è per voi questa giornata del vostro pellegrinaggio per l’Anno Santo! Vi ringrazio sentitamente per questa vostra visita così cordiale e devota e mentre vi esprimo il mio vivo apprezzamento per tale gesto di fede e di ossequio, desidero anche assicurarvi la mia preghiera per voi, per le vostre intenzioni, per tutte le necessità delle vostre singole diocesi. Un particolare saluto giunga con grande cordialità ai fratelli nell’Episcopato, ai sacerdoti e ai religiosi, alle varie autorità presenti, agli organizzatori del pellegrinaggio e ai malati.

Qui a Roma, al centro della cristianità, voi avete riaffermato la vostra fede, mediante la preghiera e la meditazione; e anche l’incontro con le memorie gloriose della religione cristiana vi è stato di grande giovamento, perché esse ci collegano ai primordi del messaggio evangelico e tramandano e testimoniano lungo la storia quello stesso patrimonio di verità salvifiche, che è sostanza della nostra vita, luminosa direttiva per la nostra condotta morale. Auguro di cuore che la celebrazione del Giubileo sia per voi tutti fonte di intime soddisfazioni spirituali e di fermi propositi per un’esistenza cristiana sempre più convinta, coerente ed efficace: “Non temete! Abbiate fede!” vi dico con il Divin Maestro Gesù. Nonostante critiche e avversioni alla Chiesa e alla sua dottrina; nonostante conflitti e contrasti che si susseguono in ogni epoca e in ogni mutamento della storia, la Verità rimane in eterno, unica luce sul destino umano e unica salvezza! La società moderna, che passa drammaticamente attraverso tante minacce e tante angosce, sente acuto il bisogno delle certezze soprannaturali e guarda con ansia alla Chiesa cattolica e a voi, sacerdoti e fedeli, che ne siete la presenza visibile e quotidiana: rimanete dunque saldi nella fede, e il vostro pellegrinaggio giubilare a Roma e alla Sede di Pietro sia per voi di stimolo e conforto nel cammino della vostra vita!

2. La diocesi di Iesi in questo periodo è impegnata nello svolgimento di un Sinodo che ha come tema: “Per una Chiesa di comunione e di servizio in novità di vita”. È un argomento molto importante e assai significativo, e auspico che possa portare molti frutti nella pastorale diocesana. Infatti, è necessaria prima di tutto la “comunione” tra i fedeli nella verità e nella carità. San Paolo scriveva ai cristiani di Efeso: “Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 6, 23). Queste parole indicano la strada per una vera “comunione”: bisogna essere tutti uniti nella verità e nella carità, per poter esercitare un autentico ed efficace servizio in nome di Cristo! Desidero pertanto inculcarvi di cuore l’amore e la stima per la verità. Viviamo in tempi difficili, ed è necessario che ogni cristiano conosca sempre più chiaramente e profondamente il contenuto della propria fede e anche le vicende storiche della Chiesa, per poter vivere coscientemente e fervorosamente ciò che crede ed essere così “luce” nel mondo, secondo il comando di Cristo. Curate perciò l’insegnamento catechistico, la cultura religiosa, la catechesi dei giovani e degli adulti, la Liturgia della Parola, i periodici e la stampa formativa, le biblioteche parrocchiali. E, naturalmente, la novità di vita diventi un impegno e uno scrupolo costante di amore fraterno, di carità vissuta verso tutti, e particolarmente verso coloro che si trovano in qualche necessità fisica o morale.

La diocesi di Macerata e Tolentino con il pellegrinaggio giubilare intende concludere le manifestazioni commemorative del quattrocentesimo centenario dello sbarco di Padre Matteo Ricci a Canton in Cina, avvenuto precisamente il 7 agosto del 1582. È stato un anno intenso di celebrazioni, di studi, di ricerche a livello scientifico e religioso, che giustamente hanno ricordato e onorato l’illustre figlio della terra marchigiana. Io stesso ho voluto solennemente commemorare l’avvenimento sia all’Università Gregoriana (25 ottobre 1982) sia indirizzando un messaggio al Vescovo della città natale (cf. Attività della Santa Sede 1982, pp. 754-756). Questa data così significativa sia per tutti motivo di riflessione e di propositi: Padre Matteo Ricci si presentò all’immensa e allora sconosciuta Cina con in mano il Vangelo e gli strumenti scientifici, che avevano aperto nuovi e meravigliosi orizzonti all’umanità; e cioè si presentò per annunziare il Vangelo e per convertire a Cristo quei popoli, servendosi della cultura e della scienza. È una lezione valida anche per la Chiesa e per i cristiani della nostra epoca. Dobbiamo annunziare il Vangelo con coraggio sempre e in ogni luogo: l’amore, il rispetto, la prudenza, la comprensione devono accompagnare il coraggio dell’annunzio, perché solo Cristo è la Verità salvifica e il suo comando di evangelizzare è perentorio e decisivo. “Guai a me se non annunzio il Vangelo!” - scriveva san Paolo (1 Cor 9, 16). A questo proposito giova rileggere ciò che dice il Concilio Vaticano II: “Inviata da Dio ai popoli per essere “sacramento universale di salvezza” la Chiesa per esigenza radicale della sua cattolicità, obbediente al mandato del suo Fondatore, si sforza di annunziare il Vangelo a tutti gli uomini. La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria” (Ad Gentes, 1. 2).

Infine, desidero ancora rivolgere una parola in particolare al gruppo di dirigenti e di operai altamente qualificati dello stabilimento “Italtel Telematica” di Santa Maria Capua Vetere, anch’essi presenti all’udienza. Certamente oggi, non solo in Italia, sono molti e gravi i problemi che agitano il ceto operaio e che per motivi economici, sociali e politici generano situazioni di inquietudine. Voi sapete che la Chiesa è al vostro fianco e cerca in tutti i modi di inculcare la realizzazione della piena giustizia sociale, nel rispetto fondamentale della dignità della persona umana. Purtroppo però tante questioni non si risolvono facilmente e rimane un senso di incertezza e di insicurezza. È auspicabile - e la Chiesa non manca di ripeterlo - giungere a un’equa composizione dei diritti e dei doveri, nella superiore visione del bene comune. Ma è altrettanto necessario, cari lavoratori, sapersi impegnare a mantenere sempre limpida e serena la fede e la vita cristiana. In effetti, ciò che fa più impressione oggi è il vasto e insistito inquinamento delle coscienze. Il messaggio che il Beato Padre Leopoldo Mandic´, domani dichiarato santo, dà al mondo odierno è appunto l’accorato richiamo alla purezza delle coscienze mediante la fede e la grazia. Egli che per ben quarant’anni si dedicò all’ascolto delle confessioni e all’amministrazione del perdono di Dio, esorta anche voi a camminare in grazia di Dio durante il pellegrinaggio terreno, mediante i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.

3. Carissimi! Santa Teresa d’Avila, che oggi celebriamo nella Liturgia, scriveva nel “Castello interiore”, la sua opera fondamentale: “Non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità” e si lamentava che, essendo creata a immagine e somiglianza di Dio, “non sappiamo apprezzarla come si merita”, “non conosciamo i grandi segreti che sono in essa” (cf. Santa Teresa d’Avila, Castello interiore I, 1, 1; VII, 1, 1). Riprendete ora il cammino della vostra vita cristiana, ritornate nelle vostre diocesi, nelle vostre parrocchie, nelle vostre case, sul vostro lavoro, convinti della grandezza della vostra anima creata da Dio e redenta da Cristo, purificata dai Sacramenti, infervorata dal pellegrinaggio dell’Anno Santo! E con l’aiuto e la protezione di Maria santissima, nostra Madre, portate a tutti la gioia e la forza della vostra fede!

Vi accompagni anche sempre la mia propiziatrice benedizione apostolica, che ora vi imparto con grande affetto e che estendo a tutte le persone care.

 

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