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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL SINDACO DI ROMA UGO VETERE

Lunedì, 16 gennaio 1984

 

Signor sindaco!

Signori membri della Giunta e del Consiglio del comune di Roma!

1. Vi ringrazio per questa vostra visita, in occasione del nuovo anno da poco iniziato e vi saluto tutti cordialmente, esprimendo il mio compiacimento per questo incontro: esso, infatti, nonostante il suo ricorrente ritmo annuale, è sempre un’occasione gradita sia per la possibilità di porgere gli auguri alle vostre persone, sia per riflettere insieme un istante sulle vicende di questa città, le quali di anno in anno intessono la sua storia e, mentre fanno pensare ai suoi problemi immediati, si intrecciano strettamente con gli avvenimenti del suo augusto passato.

La vostra presenza rievoca anzitutto nel mio animo le grandezze di questa città, ricca di monumenti profani e sacri studiati e amati dagli storici, dagli artisti, dai letterati e dai santi di ogni epoca; di questa “patria communis” che ha affascinato i grandi spiriti di ogni secolo. Già nell’antichità classica Orazio la salutava come “caput rerum” (Hist., II, 32) e Virgilio, facendogli eco, la definiva “pulcherrima” (Georg., 11, 534); mentre Rutilio Namaziano ne lodava la capacità di aver saputo armonizzare le varie esigenze di popolazioni differenti per cultura e civiltà in una visione unitaria, quando esclamava nel noto verso: “fecisti patriam diversis gentibus unam” (De reditu suo, I, 63).

2. Ma Roma è altresì la città a cui approdò il pescatore di Betsaida, l’apostolo Pietro, il portatore della Lieta Novella, la quale, lungo le strade che da qui si diramavano e si diramano, si diffuse nel mondo, si estese alle Nazioni lontane, diventando centro irradiatore di fede, di amore, di pace e di speranza.

Questa duplice missione di Roma, cioè di essere centro della civiltà latina e insieme fulcro di propulsione del messaggio evangelico e della carità universale è una realtà stupenda. Per questo Roma è stata, attraverso i secoli, meta incessante di visitatori e di pellegrini, i quali vi hanno ricevuto e insieme portato inestimabili valori di carattere sociale, culturale e spirituale, oltre che vantaggi economici. Essa si è sempre distinta per quel tipico spirito di accoglienza e ospitalità che l’ha resa famosa e ammirata nel mondo intero. Chi non ricorda, ad esempio, le pagine vibranti e ricche di sentimento del libro Italienische Reise di Wolfgang Goethe, il quale durante il suo secondo soggiorno a Roma, annotava: “Ritrovo la mia prima giovinezza... e, nello stesso tempo, l’elevatezza e la maestà delle cose che vedo mi spingono ad altezze quali potrà attingere solo la mia tarda età... C’è una sola Roma al mondo e mi ci trovo come un pesce nell’acqua” (Viaggio in Italia, Mondadori, 1983, p. 394). Egli più tardi dirà: “È a Roma soltanto che io ho sentito ciò che significa essere un uomo nel vero senso della parola” (Ivi, p. XIII). Voce di poeta, si dirà, ma sta di fatto che Roma infonde, a chi ne coltiva l’amore, forze spirituali originali e potenti.

3. Ma la vostra presenza richiama al mio animo anche i numerosi ed enormi problemi che oggi, più che mai, la città pone a quanti, come voi, sono pensosi della cosa pubblica. Infatti, il suo sviluppo vertiginoso esige un impegno responsabile e operante per venire incontro alle attese dei cittadini, i quali soprattutto nei nuovi quartieri avvertono il bisogno di un’azione efficace in campo urbanistico, sociale, culturale e spirituale.

In particolare i problemi dell’urbanesimo pongono una questione che tocca gran parte dei cittadini. Molti di essi, infatti, sono costretti a vivere in condizioni di vita talora disumanizzanti, le quali degradano le coscienze e nuocciono all’istituzione familiare, essendo esse un attentato alla stessa dignità della persona umana, oltre che al suo sviluppo e alla sua promozione. Le nuove coppie di sposi che attendono invano un’abitazione decente a un prezzo accessibile e tante famiglie che vivono sotto l’incubo di uno sfratto in corso spesso si demoralizzano e si chiudono in un amaro atteggiamento di protesta. I ragazzi rifuggono da una casa inospitale e cercano nella strada compensazioni spesso fatali per il loro avvenire. È urgente costruire nuove strutture abitative, in cui l’uomo possa soddisfare le esigenze della sua personalità. È vero, sono problemi comuni a tutte le grandi città, ma a Roma essi assumono aspetti specialissimi e pongono interrogativi inquietanti. Sono queste le tremende responsabilità che assillano il vostro quotidiano impegno di amministratori. Si tratta di aiutare i più abbandonati, gli emarginati, gli svantaggiati fisicamente e psichicamente e gli anziani, la cui situazione sembra diventare sempre più difficile e richiede perciò una particolare attenzione e urgenti interventi che tengano conto dell’attuale stato di abbandono e di solitudine in cui spesso sono relegati e della necessità di lungimiranti provvedimenti. Si tratta, in una parola, di porre ogni sforzo per risolvere quelle “contraddizioni” e sperequazioni sociali, di cui ha fatto menzione il signor sindaco.

4. Accanto a questi problemi, e ad altri che non cessano di preoccupare, come i tristi fenomeni della disoccupazione, della droga e dei rapimenti a fine di estorsione, desidero accennare ad un altro impegno che non può essere disatteso. Intendo riferirmi alla sollecitudine per le sorti spirituali e materiali di Roma, a cui sia le autorità ecclesiastiche, sia quelle civili, sempre nel rispetto delle proprie sfere e competenze, sono tenute a portare il proprio contributo. Esprimo apprezzamento, a questo riguardo, per l’attenzione e l’aiuto prestati alla Caritas diocesana, a favore dell’istituzione della mensa con i fondi stanziati dalla regione. Ecco un’espressione significativa della possibile collaborazione tra le autorità dei due ordinamenti, civile e religioso, posta a servizio dell’uomo, con la lodevole partecipazione del volontariato. Mi auguro che questa collaborazione possa trovare altre espressioni al servizio di tanti bisognosi.

5. Specialmente in questo Anno Santo della Redenzione, deve restare un punto di onore la tutela del carattere specifico di Roma, centro del cattolicesimo. La singolare fisionomia dell’Urbe, custode di memorie che sono tra le più sacre e che formano un punto d’incontro di innumerevoli pellegrini che ad esse vengono con preciso intento spirituale, non può permettere che siano disattese le particolari esigenze e trascurati i doveri ad essa inerenti. Sono profondamente grato per tutto quanto è stato fatto, affinché questo carattere unico della città sia rispettato e affinché non restino deluse le aspettative dei cittadini di altre Nazioni, che qui vengono per ritemprare la loro fede ed essere in essa confermati, secondo il carisma affidato a Pietro (cf. Lc 22, 32).

Il discorso del signor sindaco circa l’attenzione, lo studio e il lavoro che impegna l’amministrazione capitolina ha dimostrato che questi problemi non sono ignorati. Lo ringrazio vivamente e gli esprimo i miei sentimenti di rispetto per quello che si fa per interpretare, tutelare e servire gli interessi di una metropoli come Roma, la quale ha fatto del rispetto e della difesa di tutti gli uomini, specialmente degli ospiti e forestieri, il suo punto di onore.

6. A conclusione di questo significativo incontro, sento il dovere di porgervi il saluto di Pace nello spirito del mio recente Messaggio per la XVII Giornata Mondiale della Pace: “È necessario acquisire un cuore nuovo, promuovere una mentalità nuova di pace; ogni uomo e ogni donna, qualunque sia il suo posto nella società, può e deve assumere effettivamente la propria parte di responsabilità nella costruzione di una vera pace nell’ambiente in cui vive: famiglia, scuola, impresa, città” (IOANNIS PAULI PP. II, Nuntius ob diem I mensis Ianuarii anni MCMLXXXIV, paci inter nationes fovendae dicatum, 4, die 8 dec. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II; VI/2 [1983] 1285). La pace sia veramente frutto di tale impegno, e legittima aspirazione di ogni cuore; è l’augurio che a voi rivolgo dal profondo del mio animo, a conforto del vostro impegno civile e a conferma dei miei voti benedicenti.

 

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