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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE
PER I RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI

Venerdì, 24 gennaio 1986

 

1. Con grande gioia vi saluto, carissimi membri della Plenaria della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari, che avete studiato in questi giorni un tema che mi sta particolarmente a cuore ed è oggi tanto importante per la vita religiosa nel suo insieme: “L’identità e missione dei fratelli negli Istituti laicali e negli Istituti clericali”.

Il Concilio Vaticano II ha infatti voluto confermare i religiosi laici nel valore della loro vocazione religiosa con queste parole: “La vita religiosa laicale, tanto maschile quanto femminile, costituisce uno stato in sé completo di professione dei consigli evangelici” (Perfectae Caritatis, 10). A vent’anni da quell’evento ecclesiale, avete voluto prendere in esame la situazione della vita religiosa laicale maschile per verificare i progressi, le difficoltà, le nuove prospettive, che questo genere di vita ha oggi nella Chiesa.

Sono convinto che questo stile di vita religiosa, che ha reso tanti servizi alla Chiesa nel corso della sua storia, rimane anche oggi quanto mai adatto alle nuove sfide apostoliche che la proclamazione del messaggio evangelico deve affrontare. Giustamente quindi voi desiderate mettere in evidenza le grandi possibilità che il Codice di diritto canonico contiene per lo sviluppo di questa vocazione nella Chiesa, e volete far sì che il popolo di Dio sappia comprendere la dignità e l’utilità della vocazione religiosa laicale.

2. La vita religiosa è nata con una configurazione tipicamente laicale. È sorta dal desiderio di alcuni fedeli cristiani di raccogliere più copiosi frutti della grazia battesimale e di liberarsi - mediante la professione dei consigli evangelici (cf. Lumen Gentium, 44) - dagli impedimenti che avrebbero potuto distoglierli dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino.

Alcuni chierici desiderarono partecipare a questa vita, che “più fedelmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò” (cf. Lumen Gentium, 44), sia per dedicarsi meglio alla propria santificazione, sia per esercitare più proficuamente il loro apostolato. Gli Istituti clericali accettarono tuttavia religiosi laici, i quali lavorando in aiuto dei sacerdoti partecipavano al carisma dell’Istituto.

Alcuni fondatori si sentirono ispirati a creare congregazioni di soli laici per meglio esercitare “l’attività pastorale della Chiesa nell’educazione della gioventù, nell’assistenza agli infermi e in altri ministeri” (Perfectae Caritatis, 10), che scaturiscono dalla consacrazione battesimale. Altri fondatori pensarono di creare Istituti, in cui i religiosi sacerdoti e i religiosi laici, in unione senza confusione, lavorassero uniti per il regno di Dio.

Così la vita religiosa laicale nella Chiesa, come espressione di totale consacrazione per il Regno, è espressione della santità della sposa di Cristo e contribuisce in maniera efficace e originale allo svolgimento della missione della Chiesa nell’evangelizzazione e nella molteplice ministerialità dell’apostolato. Non si può pensare alla vita religiosa nella Chiesa senza la presenza di questa particolare vocazione laicale, aperta ancora oggi a tanti cristiani che possono in essa consacrarsi alla sequela di Cristo e al servizio dell’umanità

3. Il Concilio Vaticano II autorizzò gli Istituti religiosi laicali che lo desiderassero a ordinare sacerdoti alcuni loro membri, senza con ciò perdere il proprio carattere (Perfectae Caritatis, 10). Il medesimo Concilio parla di Istituti “non mere laicalia” (Perfectae Caritatis, 15). Tutto questo ci dimostra come lo Spirito Santo, che è sempre attivo nella Chiesa, fa germogliare dalla radice sempre giovane del battesimo e dall’antico tronco dei consigli evangelici, nuove strutture, nuovi Istituti, nuovi ministeri laicali. Affermando che “lo stato di vita consacrata, per natura sua, non è né clericale ne laicale (Codex Iuris Canonici, 588, 1), il Codice di diritto canonico ha voluto riconoscere questa realtà, lasciando spazio alle possibilità che lo Spirito di Dio suggerisce per far fronte alle nuove necessità dell’apostolato.

Tuttavia, è sempre necessario che gli Istituti osservino la norma del canone 578 di fedeltà al pensiero dei fondatori e al loro progetto, ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa. La Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari ha il compito di vigilare alla realizzazione di queste disposizioni così importanti.

4. Cari membri di questa Plenaria, dite ai fratelli - uso questo termine consacrato dall’uso, nonostante che in un medesimo Istituto i religiosi sacerdoti e i religiosi laici siano tutti “fratelli” nella comune vocazione - dite ai fratelli che approfondiscano sempre più la radice battesimale della loro consacrazione religiosa. Ricevendo, nel 1980, i religiosi laici di Roma, dicevo loro: “La vostra professione religiosa si pone, innanzitutto nella linea della consacrazione battesimale, ed esprime la bipolarità del sacerdozio universale, che in tale consacrazione si fonda.

Nella vita religiosa laicale, infatti, si attua l’offerta del sacrificio spirituale, l’esercizio del culto in spirito e verità, a cui ogni cristiano è chiamato; al tempo stesso, in essa risuona davanti al mondo la proclamazione chiarissima delle meraviglie della salvezza. Una duplice direzione, dunque, verso Dio e verso gli uomini, caratterizza la vostra vita; e alla base dell’una e dell’altra vi è lo stesso unico sacerdozio battesimale, nell’una e nell’altra si esprime il medesimo amore diffuso nel cuore dallo Spirito (cf. Rm 5, 5), in ambedue è vissuto in pienezza l’identico carisma del «laicato» conferito dalla grazia dei sacramenti dell’iniziazione cristiana” (Ioannis Pauli PP. II Allocutio ad religiosos laicos Institutorum Clericalium, Romae habita, die 12 ian. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 [1980], pp. 105 - 106).

È necessario che i religiosi laici prendano coscienza del fatto di essere responsabili, accanto ai loro fratelli sacerdoti, di tutto ciò che può favorire la vitalità del proprio Istituto. Il Codice di diritto canonico apre ad essi molte possibilità di partecipazione alla vita e missione della propria famiglia religiosa, accentuando ovviamente quegli aspetti che dipendono strettamente dal carattere sacerdotale. Sarà compito dei capitoli generali lo studio più preciso e l’applicazione di tali possibilità, alla luce delle norme del diritto universale, e in un rinnovato impegno di fedeltà al carisma di fondazione, alla missione specifica di ciascun Istituto nelle attuali necessità della Chiesa.

5. Voglio ricordare a tutti i religiosi - laici e sacerdoti - la complementarietà del loro rispettivo cammino all’interno della stessa vita religiosa. Al religioso sacerdote, impegnato in molteplici attività pastorali, il confratello laico ricorda che la vita religiosa ha una dimensione comunitaria che non deve dimenticare. Al fratello, impegnato in umili lavori domestici o in compiti di servizio secolare, il sacerdote ricorda la dimensione apostolica di ciò che realizza. Inoltre, gli uni e gli altri, completandosi nei rispettivi servizi che rendono alla persona umana, sono una testimonianza viva che “la missione salvifica della Chiesa in rapporto al mondo deve essere presa nella sua integralità”, come ha sottolineato il Sinodo straordinario (Synodi Extr. Episcoporum 1985 Relatio finalis, 11, D, 6).

Desidero inoltre esprimere la mia gratitudine insieme a quella dell’intero popolo di Dio, per il lavoro dei fratelli in quei settori dell’apostolato tanto radicati nella tradizione della Chiesa e per i quali lo Spirito ha suscitato particolari carismi sempre attuali. Mi riferisco all’educazione della gioventù, alla cura degli infermi, alla molteplice presenza missionaria. Carismi e servizi insostituibili ancora oggi per una efficace presenza del Vangelo e una testimonianza incisiva dello spirito delle Beatitudini.

6. Davanti alla bellezza di questa vocazione dei fratelli nella Chiesa, alla completezza della loro identità religiosa e alle rinnovate possibilità di presenza, non mi resta che fare un duplice augurio. Il primo è che tutti i Pastori della Chiesa sappiano promuovere questa specifica vocazione di consacrazione religiosa, senza la quale mancherebbe qualcosa alla vitalità delle Chiese particolari, specialmente di quelle più giovani.

Il secondo augurio è per un’adeguata formazione teologica che vada di pari passo con le conoscenze professionali e tecniche, di cui i fratelli oggi hanno bisogno per adempiere adeguatamente il loro compito apostolico.

7. Ai fratelli religiosi dico specialmente che la Chiesa e il mondo attendono da essi la testimonianza di una vita santa e di quella perfezione nella carità alla quale conducono i consigli evangelici. Tale carità è stata spesso quel “profumo di Cristo”, che misteriosamente hanno sparso nella vita della Chiesa tanti fratelli laici.

Una delle più grandi soddisfazioni del mio pontificato è stata quella di innalzare agli onori degli altari un gran numero di religiosi laici, tutti eminenti per la qualità dei servizi e per l’eroicità delle loro virtù. San Miguel Febres Cordero, professore e membro dell’Accademia della Lingua dell’Ecuador, sua patria; i beati Riccardo Pampuri, medico; André Bessette, taumaturgo; Alberto Chmielowski, pittore, ingegnere e fondatore; Geremia da Valachia, infermiere; Isidoro de Loor, ortolano e cuoco; Francisco Garate, il “perfetto portinaio”.

Questo semplice elenco dimostra chiaramente che tutte le attività umane, dalle più semplici alle più elevate all’occhio del mondo, possono prendere la dimensione di autentici “ministeri laicali”; i quali, radicati nel battesimo e nella consacrazione religiosa, cantano la gloria di Dio e contribuiscono “all’attuazione di quella civiltà dell’amore che è il disegno di Dio per l’umanità, in attesa della venuta del Signore” (Synodi Extr. Episc. Nuntius ad Populum Dei, IV, die 8 dec. 1985).

Maria, l’umile Vergine di Nazaret, modello di servizio e di consacrazione, alla cui protezione si richiamano le famiglie religiose, sia per tutti i fratelli Madre e Maestra di fedeltà evangelica. A lei affido i lavori della vostra Plenaria, affinché vi ottenga l’aiuto e la luce per trovare i mezzi più adatti per confermare, rinnovare e promuovere nel popolo di Dio le vocazioni religiose laicali, tanto necessarie per il presente e per il futuro della vita della Chiesa.

 

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