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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AUSTRALIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
NELLA CELEBRAZIONE ECUMENICA
AL «CRICKET GROUND»

Melbourne (Australia), 27 novembre 1986

 

1. “Pace a voi tutti che siete in Cristo” (1 Pt 5, 14).

È per me una gioia trovarmi con voi, fratelli e sorelle della Chiesa Cattolica e di altre Chiese e Comunità Ecclesiali, per pregare insieme e per riflettere sui doni di Dio dell’unità e della pace. Ringrazio tutti voi che siete venuti qui oggi a rendere lode a Dio per lo sviluppo del movimento ecumenico che si sta verificando tra i cristiani in Australia. È questa anche una occasione per pregare con fervore affinché le divisioni ancora esistenti tra i cristiani possano essere superate, di modo che possiamo diventare testimoni più efficaci del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

2. Quali cristiani crediamo nella natura trascendente della pace e della riconciliazione, del fatto che sono progetto e dono di Dio. Il regno di Dio ebbe inizio nella persona di Gesù Cristo che “è la nostra pace . . . ed ha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2, 14). Con la sua Morte e Resurrezione egli ha portato la riconciliazione tra cielo e terra (cf. Col 1, 20), vincendo la confusione dell’umanità provocata dal peccato, e ristabilendo l’immagine di Dio nell’uomo. Per questo san Paolo può dire con convinzione: “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore. una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al disopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 4-6).

3. La Chiesa è chiamata ad essere strumento di salvezza nel mondo, segno e mezzo efficace di unità e di riconciliazione. Porta in sé quella forza di riconciliazione che è condizione della vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questa è la fonte della sua unità, la potenza che le consente di promuovere la pace e la riconciliazione nel mondo.

La Chiesa è quella parte della famiglia umana che, nel Battesimo, accetta di vivere in un modo nuovo, perché salvata dalla divisione e dal peccato. È la moltitudine riunita e unificata in e attraverso la unicità di Dio. I suoi membri, pur conservando la loro legittima varietà, sono condotti ad una comunione unica nella Santissima Trinità.

Così san Paolo esorta le diverse persone che sono membri della Chiesa a sopportarsi reciprocamente nell’amore, “cercando di mantenere l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 3).

Lega la sopportazione all’amore. la speranza di unità alla pace. Questo è un modello dell’impegno della Chiesa per la salvezza del mondo, per la sua pace e riconciliazione; l’unità stessa della Chiesa è speranza per il mondo.

4. Ecco perché il fatto di riunirci qui oggi è segno di una rinnovata speranza per il mondo intero. La nostra volontà di superare le divisioni che tengono ancora i cristiani separati gli uni dagli altri è conseguenza della volontà di Cristo che vi sia pace nella famiglia umana e salvezza per tutti. In Gesù Cristo unità, riconciliazione e pace sono rese possibili: anzi, non solo sono possibili, ma sono anche nostro compito.

È essenziale che coloro che seguono Cristo vivano uniti nella fede e nell’amore, e si trattino gli uni gli altri come fratelli e sorelle. Per questo motivo il primo passo fondamentale sulla via dell’ecumenismo è la conversione personale della mente e del cuore. Come diceva il Concilio Vaticano II: “Ecumenismo vero non c’è senza interiore conversione: poiché il desiderio dall’unità nasce e matura dal rinnovamento della mente (Ef 4, 23), dall’abnegazione di se stesso e dalla liberissima effusione della carità” (Unitatis Redintegratio, 7).

5. Fratelli e sorelle carissimi: vorrei incoraggiarvi tutti ad affrontare l’impegno ecumenico in tutta la sua pienezza, ad essere più saldi nella fede e nella speranza, a pregare e lavorare instancabilmente per quella unità che è volontà di Dio ed è suo dono. Una alleanza sarebbe per l’impegno comune, per quanto degna di lode, sarebbe ancora lontana da quella comunione viva ed organica di credenti che è progetto e volontà di Dio. Il nostro obiettivo è una unità completa nella fede e nella carità. Una unità così completa è essenziale per la manifestazione della comunione ecclesiale. È necessaria perché i cristiani possano dare una testimonianza comune e piena di Cristo attraverso la loro missione e il loro servizio al mondo.

Comunione viva e organica significa unità nella vita sacramentale. L’essenza interiore della Chiesa è compartecipazione nella vita di Dio Uno e Trino. Questa compartecipazione è espressa e intensificata negli atti sacramentali. Operando attraverso questi atti e con il potere dello Spirito Santo, Cristo tocca le menti e i cuori degli uomini e ci aiuta a vivere realmente in “un solo corpo e un solo Spirito” (Ef 4, 4).

È anche una unità nella struttura visibile della Chiesa, che è espressione inevitabile della sua comunione interiore e che comprende il ministero continuato degli Apostoli, sotto la guida di Pietro, al servizio dell’unità.

6. Il mondo ha un bisogno disperato della piena comunione di una unica Chiesa, segno e strumento dell’opera di Dio Uno e Trino per unire la famiglia umana. E nonostante i gravi problemi che ancora ci dividono, il nostro attuale livello di unità in Cristo è già un segno che Gesù Cristo è presente tra di noi, che è lui la sorgente della nostra riconciliazione.

La nostra preghiera comune esprime e manifesta la pace che regna nei nostri cuori, quel dono “di Dio, che attraverso Cristo ci ha riconciliati con sé e ci ha affidato il ministero della riconciliazione” (2 Cor 5, 18). Da qui l’importanza del nuovo atteggiamento di dialogo con cui siamo capaci di riunirci. Le numerose iniziative ecumeniche esistenti qui in Australia e in altre parti del mondo, come la discussione teologica, la preghiera in comune, la collaborazione in molti campi - tutte parlano della visione cristiana della riconciliazione, che dobbiamo proclamare al mondo e manifestare con il nostro modo di vivere. Parlano del nostro desiderio di abbandonarci allo Spirito Santo.

7. Vorrei rivolgere ora una parola particolare ai vescovi della Chiesa Cattolica d’Australia e ai capi delle altre Chiese e comunità cristiane. Dopo la giornata di preghiera per la pace ad Assisi del 27 ottobre scorso, nel corso di uno scambio di opinioni tra leaders cristiani, le Comunioni Cristiane Mondiali e il Consiglio Mondiale delle Chiese hanno fatto presente alla Santa Sede quanto sarebbe importante portare un po’ di quello slancio e di quello spirito che animarono la giornata di Assisi ai cristiani a livello locale. Hanno parlato del valore della preghiera come mezzo fondamentale per garantire la pace e assicurare quel rinnovamento delle persone e della società che la pace richiede. Hanno affermato l’importanza che i cristiani lavorino insieme con iniziative di pace a livello locale e regionale, dovunque sia possibile e opportuno. Questa può essere una testimonianza della speranza data da Cristo, in un tempo come quello attuale in cui le persone affrontano tensioni mondiali.

L’evento di Assisi era legato ad un movimento di preghiera per la pace a livello mondiale tra i cristiani, preghiera intesa anche ad aiutare le persona a trovare i mezzi adeguati per operare per la pace.

Vi incoraggio a promuovere questa preghiera per la pace qui in Australia. Sarà una risposta ad una grande sfida della nostra epoca; sarà un altro passo in quello sforzo comune dei cristiani di essere al servizio dell’umanità, di essere un segno di speranza.

8. Soprattutto vi incito a fare dell’ecumenismo spirituale il centro di tutte le vostre iniziative ecumeniche. Infatti, come dice il Concilio Vaticano II, “Si ricordino tutti i fedeli che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l’unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo.

Pertanto con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e facile azione potranno accrescere la mutua fraternità. Questa conversione del cuore e questa santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, si devono ritenere come l’anima di tutto il Movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale” (Unitatis Redintegratio, 7-8).

Voglio ringraziare tutti voi che siete venuti qui oggi a pregare con me, ad ascoltare la parola di Dio ed a riflettere sul suo significato per i nostri tempi. Mentre vi sforzate di camminare insieme sulle vie della riconciliazione e dell’unità, prego affinché possiate “avere gli stessi sentimenti, vivere in pace, e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2 Cor 13, 11).

 

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