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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DOCENTI E AGLI STUDENTI
DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DI LIONE

Giovedì, 26 febbraio 1987

 

Monsignore,
signore, signori,
cari amici.

1. Mi incontro con voi oggi con qualche istante di intimità. Conservo nella memoria del cuore la mia visita alla vostra Università Cattolica nella serata del 7 ottobre, la vostra accoglienza calorosa, la vitalità della vostra casa, aperta a molteplici branche delle scienze, l’esempio dei santi che a Lione, vi hanno preceduto nella fede, da sant’Ireneo al beato Antonio Chevrier e delle personalità che hanno onorato la vostra università da più di cent’anni.

Voi stessi venite a Roma per approfondire le vostre radici cristiane, alla luce della testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo e di molti martiri e santi e per aprirvi sempre più all’universalità della Chiesa presso il successore di Pietro che ha in cura tutte le Chiese.

2. A Lione vi avevo a lungo trattenuto su sant’Ireneo, modello di teologo, di pastore, di testimone della Chiesa e della sua unità.

L’approfondimento della dottrina della Chiesa in ciò che concerne la fede e i costumi, e la sua applicazione pastorale, rappresentano infatti un compito fondamentale dell’università. Non voglio aggiungere altro oggi, se non i voti che formulo per il proseguimento di questo servizio della Chiesa presso tutti quelli che hanno bisogno di questa formazione teologica, preti, religiosi, e laici, e naturalmente i seminaristi recentemente accolti nella vostra università.

3. Ma non dimentico gli insegnanti e gli studenti degli altri settori del sapere. Il senso di un’università cattolica è di proseguire la ricerca e l’insegnamento preparando dei pensatori, degli scrittori, dei sociologi, degli scienziati nei diversi rami, ivi compresa la bioetica, persone adatte a portare il loro contributo, con competenza e disinteresse, con il senso dei valori umani e cristiani. Una siffatta università deve permettere anche agli allievi di condurre i loro studi in un clima coerente con la fede, di trovare i mezzi per approfondirla, di fare esperienza di una vita spirituale di un’azione cristiana. Come dicevo a Lione, una simile esigenza concerne innanzitutto i professori e il personale che non devono temere di rendere testimonianza alla fede che li anima, dalla loro riflessione etica, alla luce dell’insegnamento della Chiesa. Così i giovani potranno essere coinvolti liberamente a scegliere il cammino del Vangelo, in mezzo all’aumento delle ideologie e dei costumi del nostro tempo.

4. Che la coscienza di Gesù Cristo Figlio di Dio salvatore, il cui simbolo primitivo era il pesce (“ichthys”) come quello che voi mi offrite, sia la fonte della vostra fedeltà, del vostro dinamismo, della vostra gioia!

Che sant’Ireneo, del quale dobbiamo rileggere incessantemente l’opera monumentale, interceda per voi! Il suo insegnamento luminoso ha mostrato bene la ricapitolazione di tutte le cose nel Figlio di Dio fatto uomo, l’irraggiamento ammirevole dell’incarnazione e della redenzione per la nostra adozione divina, il ruolo senza pari di Maria nell’opera di salvezza portata da suo Figlio!

Benedico di cuore voi e tutti i vostri collaboratori.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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