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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI SPAGNOLI DELLE
PROVINCE DI BURGOS, ZARAGOZA E PAMPLONA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 7 ottobre 1991

 

Amatissimi fratelli dell’Episcopato,

1. È per me motivo di grande gioia incontrarmi oggi con voi, Pastori delle province ecclesiastiche di Burgos, Pamplona e Saragozza, che con la visita “ad limina” avete voluto testimoniare la vostra comunione con la Cattedra di Pietro. Nel darvi il mio più cordiale e fraterno benvenuto desidero esprimervi il mio vivo ringraziamento per avermi permesso di condividere in questi giorni le preoccupazioni e le speranze, gli sforzi e le allegrie del vostro ministero al servizio di “coloro che - con le parole di Sant’Agostino - la libera carità ci costringe a servire” (cf. S. Augustini, De Trinitate, 1,5).

 Dalle relazioni quinquennali inviate e dai dialoghi che ho mantenuto con ciascuno di voi ho potuto conoscere più da vicino le vostre comunità ecclesiali e percepire l’infaticabile lavoro apostolico che realizzate con una dedizione ed uno zelo ammirevoli, in circostanze non sempre facili.

2. La Conferenza Episcopale Spagnola ha concretato nel Piano di Azione Pastorale 1987-1990 - con il titolo “Annunciare Gesù Cristo nel nostro mondo con opere e parole” - il frutto delle sue riflessioni anteriori, in particolare quelle contenute nel documento “Testimoni del Dio vivo”. Si tratta, infatti, di un Piano con il quale, senza interferire nelle competenze pastorali di ogni singolo Vescovo nella sua diocesi, si offre un valido aiuto per i compiti delle singole Chiese. Su questa linea, lo scorso anno, la Conferenza Episcopale ha elaborato ed avviato un nuovo Piano Triennale di Azione Pastorale, dal titolo “Dar vita ad una nuova Evangelizzazione”, i cui obbiettivi specifici si stanno già sviluppando con apprezzabili risultati.

Vedendo la sollecitudine pastorale che riflettono tutte queste iniziative, desidero esprimervi il mio vivo compiacimento, affinché la forza dello Spirito vi spinga a rispondere alle sfide poste alla Chiesa oggi e nell’immediato futuro. In effetti, - come ho già sottolineato nella recente enciclica Centesimus annus - viviamo in un periodo “carico di incognite, ma anche di promesse . . . che fanno appello alla nostra immaginazione e creatività, stimolando anche la nostra responsabilità” (Ioannis Puli PP. II, Centesimus annus, n. 3).

I nuovi anni che si stanno formando davanti a noi, cari Fratelli, sono prima di tutto “il tempo di Dio”, dai quali Egli stesso ci chiama e “apre alla Chiesa gli orizzonti di una umanità più preparata alla semina evangelica” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 3). Si aprono frontiere che fino a poco fa sembravano insormontabili e che reclamano una risposta per i problemi umani, problemi a cui le ideologie non hanno saputo rispondere. Anche nelle società più prospere, dove “un tipo di sviluppo economico e tecnico senz’anima” da origine a immensi vuoti, siamo sollecitati a “ricercare la verità su Dio, sull’uomo e sul senso della vita” (Ivi), e potremmo affermare che “mai come oggi la Chiesa ha l’opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli uomini e a tutti i popoli” (Ivi, 92). Il “tempo di Dio” significa oggi per tutta la Chiesa una chiamata urgente a evangelizzare quei grandi orizzonti che ci si aprono. Orizzonti geografici, senza dubbio, ma anche quelle nuove dimensioni umane e sociali alle quali mi riferivo nell’Enciclica Redemptoris missio, come i “nuovi areopaghi” della cultura e dei mezzi di comunicazione.

3. A questo proposito, le vostre diocesi, con una lunga tradizione di fede e di proiezione missionaria, si aprono oggi all’azione dello Spirito Santo che le spinge verso un profondo rinnovamento spirituale e pastorale, nel quale l’evangelizzazione occupa un posto preminente. Si tratta di una “nuova” evangelizzazione per proclamare il Vangelo di sempre ma in una forma “nuova”. È “nuova” perché l’ambiente sociale e culturale nel quale vivono gli uomini che bisogna evangelizzare esige molte volte una “nuova sintesi” tra fede e vita, tra fede e cultura. Infatti molti cristiani vivono oggi nell’indifferenza, nel secolarismo e in mezzo a diffuse attitudini di ateismo pratico. A ciò si unisce una concezione materialista della vita e una permissione morale, alla quale la Conferenza Episcopale Spagnola si è ripetutamente riferita in recenti documenti.

Per far fronte a questa situazione, è necessario che il vostro popolo veda che vi assumete in prima persona, sempre più, il compito della nuova evangelizzazione. In questo modo si moltiplicherà la fecondità del vostro ministero e sarà motivo di un rinnovato coraggio per i sacerdoti, vostri “provvidi cooperatori” come li definisce il Concilio (cf. Lumen gentium, 28).

4. Restate sempre vicino ai vostri sacerdoti con sincera amicizia, condividendo le loro allegrie e difficoltà, aiutandoli nelle necessità, creando una ferma comunione che sia di esempio per i fedeli e solido fondamento di carità. Essendo loro i principali agenti dell’evangelizzazione, i presbiteri devono essere prima di tutto uomini di Dio, profondamente credenti, che si offrano generosamente al servizio dei loro fratelli. Detta attitudine deve essere il riflesso di una intensa esperienza di vita nel mistero pasquale di Cristo, coltivata e approfondita già dagli anni del seminario. Il sacerdote deve essere modello di preghiera, colui che presiede la celebrazione liturgica con la quale la comunità mostra a Dio il culto di tutta la Chiesa. A questo proposito avete voluto porre in rilievo nelle vostre relazioni in particolar modo la speciale attenzione che dedicate alla pastorale liturgica, ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, alla preparazione al Sacramento del matrimonio, alla celebrazione dell’Eucaristia nel giorno del Signore.

5. Non si pondererà mai sufficientemente l’importanza della liturgia celebrata bene: è la fonte e il culmine della vita cristiana, come dice il Vaticano II, che esige una “piena e attiva partecipazione di tutto il popolo”. Perciò è necessario che coloro che esercitano questo ministero siano formati in modo sempre migliore “per vivere la vita liturgica e comunicarla ai fedeli affidati loro” (cf. Sacrosanctum Concilium, 10 e 18). D’altra parte, l’Officio Divino, oltre al culto eucaristico, deve essere, per il sacerdote pastore, incaricato della Chiesa di pregare per tutto il popolo, fonte di spiritualità personale e di efficacia apostolica. La preghiera fedele, quotidiana e completa, fatta con un cuore grato e pregando in nome di tutta la Chiesa al di là dei propri meriti, e qualcosa che bisogna apprendere dal Seminario e coltivare assiduamente durante tutta la vita sacerdotale (cf. Ivi, 83ss).

In questa cornice della liturgia - in stretta unione con l’evangelizzazione, l’educazione nella fede e la pratica della carità - bisogna sottolineare l’importanza del ministero della riconciliazione, che il Signore ha affidato ai sacerdoti (cf. 2 Cor 5, 18), e che dobbiamo esercitare con l’umiltà, misericordia e gratitudine di esserci riconciliati noi stessi per mezzo di Cristo, come ho esposto nell’Esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia.

6. È anche motivo di profonda soddisfazione comprovare che in tutte le vostre diocesi si sta svolgendo un intenso lavoro pastorale con la gioventù, facendo in modo che siano gli stessi giovani cristiani i protagonisti attivi dell’azione della Chiesa.

Bisogna desiderare che la comunità cristiana e tutti i settori pastorali della Chiesa appoggino con uno speciale interesse quelle iniziative che contribuiscano alla formazione cristiana dei giovani e alla loro partecipazione attiva alla vita della Chiesa. A questo proposito e di somma importanza il lavoro degli educatori nei centri di insegnamento, la dedizione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei secoli adulti dediti ai giovani nel servizio pastorale.

La pastorale giovanile richiede uno sforzo continuo e paziente, un’attitudine permanente al dialogo e all’accoglimento, una speciale sintonia con i valori autentici delle nuove generazioni, una chiara presentazione della persona di Gesù, amico dei giovani, una proclamazione gioiosa del messaggio evangelico nella sua integrità. È necessario che ogni giovane scopra che Cristo e la verità che ci rende liberi: che Egli è per tutti “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6).

È normale che ogni giovane cristiano si interroghi sul senso della propria vita, sull’orientamento che vuole dare alla propria vita futura. In questo senso la pastorale giovanile deve dedicare una speciale attenzione alla pastorale vocazionale, mostrando il cammino di Cristo nella vita sacerdotale, religiosa o in altre forme di speciale consacrazione, come opzione per i giovani. Gesù chiama molti di loro anche oggi, come fece con il giovane ricco: “Vieni e seguimi” (Mc 10, 21).

7. Cari fratelli, le difficoltà del presente non vi devono far perdere coraggio ma, al contrario, devono suscitare in voi un nuovo dinamismo ed un intrepido vigore. Voi Vescovi spagnoli avete dato prova della speranza che alimenta la vostra azione pastorale. Non avete taciuto di fronte ai problemi e alle contrarietà, ma avete sempre offerto i criteri e gli orientamenti che gli uomini domandano alla vostra autorità morale.

Non avete neanche smesso di denunciare e condannare il ricorso alla violenza e all’odio come mezzo per raggiungere mete di presunta giustizia. Riguardo al triste fenomeno del terrorismo, che ha seminato tanto dolore e morte in non poche case spagnole, non possiamo che rifiutarlo energicamente poiché viola i diritti più sacri delle persone, attenta alla pacifica convivenza e offende i sentimenti cristiani della vostra gente. Continuate quindi ad affermare che nessuna violenza può essere accettata come soluzione alla violenza, e che l’unica via per la soluzione dei conflitti deve passare attraverso la conversione dei cuori e il riconoscimento della verità. A questo proposito segnalavo nell’Enciclica Centesimus annus: “Se non si riconosce la verità trascendente, trionfa la forza del potere, e ciascuno tende ad utilizzare fino in fondo i mezzi di cui dispone per imporre il proprio interesse o la propria opinione, senza riguardo ai diritti degli altri” (Ioannis Pauli PP. II, Centesimus annus, n. 44).

8. Prima di concludere vorrei reiterarvi il mio ringraziamento e il mio affetto. Domando al Signore che questo incontro consolidi e confermi ancora di più la vostra mutua unione come Pastori della Chiesa nell’amata Nazione spagnola. Con ciò il vostro ministero pastorale guadagnerà in efficacia ed intensità e questo andrà a vantaggio delle vostre comunità ecclesiali.

All’intercessione della Santissima Vergine raccomando le vostre persone, le vostre intenzioni e i vostri progetti pastorali affinché portiate a termine l’urgente compito della nuova evangelizzazione. Con questo vivo augurio vi accompagni la mia preghiera e la mia benedizione apostolica che vi prego di portare ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli tutti, sempre tanto vicini al cuore del Papa.

 

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