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VIAGGIO APOSTOLICO IN ALBANIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto internazionale di Tirana (Albania) - Domenica, 25 aprile 1993

 

Signor Presidente,
Illustri Rappresentanti del Governo e del Parlamento,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Distinti membri del Corpo diplomatico!

Vëllezër e motra shqiptarë fort të dashur! Mirë se ju gjej (Carissimi fratelli e sorelle albanesi! Ben trovati).

1. Con profonda gioia e gratitudine al Signore visito oggi per la prima volta questa amata terra albanese. Mi rivolgo anzitutto con sentimenti di grata deferenza al Capo dello Stato, Dottor Sali Berisha, che ha voluto unirsi ai responsabili della Chiesa Cattolica nell’invitarmi per l’odierno incontro, e Gli esprimo sincero apprezzamento per le parole di benvenuto rivoltemi, alle quali corrispondo volentieri augurando pace e serena prosperità per l’intera Nazione. Saluto con affetto l’Arcivescovo Anastas e i fedeli della Chiesa Ortodossa, a noi legata dalla comune fede in Cristo e dall’impegno di fattiva collaborazione nell’annuncio del Vangelo. Indirizzo un pensiero cordiale al Kryemufti Sabri Koçi e alla comunità musulmana, ricordando il nostro incontro, nel gennaio scorso, ad Assisi, per invocare da Dio il dono della pace in Europa e nel mondo. Abbraccio nel Signore tutti i miei Fratelli cattolici ed a ciascuno ripeto con l’apostolo Paolo: “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15, 13). A te, nobile popolo albanese, il mio caloroso e affettuoso saluto! Sono note a tutti le tristi vicende che hai dovuto affrontare, specialmente negli ultimi venticinque anni. Anni di autentica passione, le cui conseguenze il tempo difficilmente riuscirà a cancellare e che, comunque, l’Europa e il mondo intero non devono dimenticare. Anni di privazione delle libertà fondamentali della persona umana, comprese quelle di espressione, di associazione e di religione, che hanno provocato gravi lacerazioni nel tuo tessuto sociale, segnando profondamente i comportamenti e le coscienze. La Santa Sede ha seguito sempre con partecipe attenzione – che si faceva non di rado accorata trepidazione – il tuo faticoso cammino durante i lunghi anni dell’oppressione totalitaria, e ti è stata vicina con la preghiera e la sollecitudine pastorale. Ed oggi, mi rallegro di poter condividere con te, Paese ricco di tradizioni culturali e spirituali, la gioia per la ritrovata libertà. Sono lieto di poterti incoraggiare nell’intrapreso sforzo di ricostruzione morale e materiale, assicurandoti il leale e costante sostegno della Chiesa Cattolica.

2. Durante un così rigido e penoso inverno di sofferenze e di prove, “l’eroica Chiesa in Albania, sconvolta da dura e prolungata persecuzione, ma arricchita dalla testimonianza dei suoi martiri”, come ebbi a ricordare nel corso della Visita pastorale all’Arcidiocesi pugliese di Otranto nell’ottobre del 1980, ha condiviso fino in fondo i dolori e le speranze della Nazione, tenendo viva, anche mediante il sacrificio personale di numerosi suoi membri, l’antichissima tradizione cristiana, nella convinzione che essa rappresenta un valore irrinunciabile dell’autentica identità albanese. Come fu partecipe delle recenti dolorose vicende, la Chiesa intende anche ora condividere la gioia e la responsabilità dell’insorgente stagione di libertà appena iniziata. È sua viva aspirazione offrire un significativo contributo alla realizzazione del progresso integrale dell’Albania, come pure al suo attivo inserimento nel contesto europeo, a cui le antiche radici storiche naturalmente la conducono.

3. Gli eventi liturgici e spirituali, che costituiscono il principale motivo di questo mio rapido soggiorno nella vostra Patria, sottolineano opportunamente il clima di rinnovamento che il Paese sta ora sperimentando. Con l’odierna ordinazione di quattro Vescovi nella Cattedrale di Scutari, la vita della Comunità ecclesiale riceverà rinnovato impulso e vigore. Essa potrà, così, crescere con maggiore stabilità e serenità, arricchendosi di più fresche energie per servire, con rinfrancata disponibilità, la causa del popolo albanese e del suo armonioso sviluppo. Avrò poi, quest’oggi, l’opportunità di benedire la prima pietra del Santuario della Madonna del Buon Consiglio, che la Chiesa albanese invoca come sua speciale protettrice. Possa quel tempio diventare per tutti un costante richiamo a cercare in Dio l’ispirazione più salda per ricostruire in modo sempre rispettoso dell’uomo il destino della Nazione. Maria Santissima, a cui anche i fedeli musulmani guardano con venerazione, vi preservi, carissimi Fratelli e Sorelle, da ogni tentazione d’intolleranza e di reciproca diffidenza. La mia visita vuole essere poi un incoraggiamento a proseguire uniti e saldi nel cammino, pur impervio e non privo di rischi, che conduce alla piena libertà, nel rispetto di tutti e seguendo le orme a voi familiari della pacifica convivenza, dell’aperta collaborazione ed intesa fra le diverse componenti etniche, culturali e spirituali. Come già un tempo Cattolici, Ortodossi e Musulmani dettero prova di fruttuosa comprensione, così anche per il presente e il futuro il reciproco dialogo e la mutua solidarietà si approfondiscano e si sviluppino, sì da sorreggere validamente lo sforzo in atto della ricostruzione e del rinnovamento nazionale.

È doveroso ricordare, in questa circostanza, l’eroe nazionale e fervente cristiano, Gjergj Kastriota Skënderbeu, l’“atleta di Gesù Cristo”, della cui morte proprio quest’anno ricorre il 52 anniversario. Come nei suoi tempi assai difficili, la Chiesa anche oggi non mancherà di offrire ogni suo possibile apporto allo sviluppo integrale, materiale e spirituale, del popolo albanese.

Con tali sentimenti, ancora una volta ringrazio voi tutti qui presenti per l’accoglienza riservata a me e ai miei Collaboratori. Invoco sull’odierna Visita pastorale la protezione di Maria, Madre del Buon Consiglio, ed a Lei affido le inquietudini e le speranze dell’intero popolo albanese. Iddio effonda su ciascuno, in particolare su quanti collaborano alla realizzazione di questo mio soggiorno albanese, la più larga effusione della sua grazia e della sua benevolenza.

Edhe një herë ju përshendes me gjithë zemër! (Ancora una volta vi saluto cordialmente!).

 

 



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