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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE «GIOVANNI PAOLO II»

Giovedì, 26 ottobre 1995

 

1. Do un cordiale benvenuto e saluto tutti i presenti al nostro odierno incontro. Saluto il Signor Cardinale Adam J. Maida, Arcivescovo di Detroit, l’Arcivescovo Józef Kowalczyk, Nunzio Apostolico in Polonia, saluto i membri del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione, con a capo il suo Presidente, l’Arcivescovo Szczepan Wesoły, che allo stesso tempo ringrazio per le parole d’introduzione a me rivolte.

In modo particolare saluto voi, Cari Fratelli e Sorelle, Benefattori ed Amici della Fondazione che porta il mio nome, e tramite voi desidero salutare tutti coloro che con la loro generosità sostengono quest’opera importante al servizio della Chiesa e della cultura polacca.

Ogni nostro incontro è un’occasione prima di tutto per rendere grazie a Dio per il dono di questa Fondazione e per il molteplice bene che già è stato operato e continua a compiersi grazie ad essa. È anche un’occasione per dire un grazie agli uomini che con il dono del loro cuore hanno reso possibile un tempo la sua istituzione, e oggi assicurano il suo ulteriore sviluppo. A voi tutti, cari Amici e Benefattori della Fondazione – a voi qui presenti come pure agli assenti, dispersi in quasi tutto il mondo – desidero oggi esprimere la mia personale gratitudine con il nostro antico: “Dio ve lo renda!”.

2. La Fondazione, che voi qui rappresentate, è sorta quattordici anni fa, il 16 ottobre del 1981. Oggi, nella prospettiva del tempo, si vede quanto fu provvidenziale questo atto. Esso nacque da un duplice amore: dall’amore per la Chiesa e da quello della Patria. La Chiesa e la Patria sono le due realtà unite addirittura organicamente nella nostra storia. Questo legame divenne per la nostra Nazione fonte di una particolare forza spirituale, permise ad essa di sopravvivere ai periodi di durissime prove storiche, divenendo allo stesso tempo una delle determinanti della nostra identità polacca.

Questa Fondazione è un’istituzione di carattere ecclesiale. Come tale dunque è prima di tutto uno strumento di evangelizzazione nell’ampio senso di questa parola. Questa è la sua fondamentale specificità. Essa è un’espressione concreta della sollecitudine per l’uomo da parte della Chiesa, secondo il principio che l’uomo “è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso” (Redemptoris Hominis, 14). È anche espressione del servizio svolto dalla Chiesa nei riguardi della Nazione e della sua cultura, che ha così profonde radici cristiane. Proprio in questo spirito la Fondazione intraprende preziose iniziative nel campo religioso, culturale, scientifico, pastorale e caritativo.

La sede della Fondazione è il Vaticano. E anche questo ha una sua eloquenza. Non è infatti una scelta fatta a caso. Questa prospettiva del Vaticano e di Roma permette in un certo senso di vedere meglio le necessità della Chiesa non soltanto nella Polonia, ma anche negli altri Paesi, permette di vederle in tutta la loro complessità; favorisce il processo dello “scambio dei doni” tra la Chiesa in Polonia e le Chiese di altri Paesi, e specialmente di quelli appartenenti allo stesso ceppo; sottolinea anche l’attiva presenza del pensiero polacco e della cultura cristiana in questa culla della cultura europea quale è Roma; facilita il dialogo con i centri di cultura cristiana di altre nazioni; infine mette in rilievo i legami tradizionali che uniscono la Polonia con la Sede Apostolica – legami, che nella nostra storia portarono tanti frutti beati.

3. L’attività di questa Fondazione si colloca tra la Polonia e l’emigrazione polacca in tutto il mondo. In questa dimensione, i cardini principali del programma della sua attività, li troviamo in un certo senso già nei “Ksiegi narodu i pielgrzymstwa polskiego” (“Libri della nazione e dei pellegrini polacchi”) di Adam Mickiewicz, in “Anhelli” di Juliusz Slowacki. È un programma che esprime “il pellegrinare verso la Patria”. Scrive Mickiewicz: “L’anima della Nazione Polacca è il peregrinare polacco. E ogni Polacco in esso non è chiamato errante, perché errante è un uomo che vaga senza una meta” (“Libri della nazione e dei pellegrini polacchi”). I pellegrini sono molto di più di semplici emigranti. Essere pellegrino vuol dire avere davanti agli occhi una meta, cioè un punto fondamentale di riferimento quale è la Patria.

La Polonia all’estero ha – se ci si può esprimere così – due “ali”: una orientale ed una occidentale. È importante esaminare questi due percorsi del “pellegrinare dei polacchi”. Finora, decisamente troppa poca attenzione veniva dedicata al suo capitolo orientale, e vale la pena e occorre esaminare e documentare le tracce della presenza dei nostri connazionali per esempio nella parte asiatica ed oltre caucasica della Russia. Secondo le informazioni che giungono, là è ancora viva la tradizione cattolica portata dai forzati polacchi nel secolo scorso. Merita attenzione anche il patrimonio religioso e culturale lasciato dalla prima repubblica nei territori orientali. Questi sono i grandi terreni per gli studi e per le ricerche che vanno intraprese. Tanto più che i cambiamenti avvenuti nell’Europa Centrale e Orientale dopo il 1989, rendono oggi possibili maggiori contatti con quei territori. E le necessità sono enormi, poiché il sistema totalitario marxista lasciò dietro di sé una grande devastazione sia nel campo materiale che in quello spirituale.

A questo punto voglio sottolineare con soddisfazione che se si tratta dell’aiuto alla Chiesa dell’Europa Centrale e di quella Orientale, la Fondazione ha raggiunto significativi successi e meriti. Colgo l’occasione per esprimere la mia personale gratitudine per questo.

4. “Ogni albero buono produce frutti buoni” (Mt 7, 17). La Fondazione di cui si tratta, certamente è un tale “albero buono”. Si sviluppa e si consolida e produce “buoni frutti” i quali di anno in anno sono più numerosi. Vale la pena vederli più da vicino. E così la Casa Polacca con grande dedizione viene incontro alle necessità dei pellegrini polacchi, dando loro un appoggio ed aiutandoli a vivere spiritualmente l’incontro con la capitale del cristianesimo. Il Centro di documentazione di questo Pontificato si sviluppa bene, raccogliendo preziosi materiali e pubblicazioni. L’Istituto Polacco di Cultura Cristiana in Roma, insieme alla sua filiale di Lublino, dà un significativo contributo ad una sempre migliore conoscenza e diffusione della dimensione cristiana della cultura polacca, e lo fa mediante pubblicazioni, simposi che organizza e la concessione di borse di studio. Un campo estremamente importante dell’attività dell’istituto è quello in cui opera l’Università Estiva della Cultura Polacca, che ormai da alcuni anni raduna i Polacchi residenti, e spesso anche quelli nati fuori del Paese dei loro padri, che mediante lezioni e seminari vogliono avvicinarsi alla Polonia e conoscerla meglio. Tuttavia merita una particolare attenzione la Casa dello Studente della Fondazione, aperta recentemente a Lublino, dove abitano 96 studenti di 13 Paesi: dall’Estonia e della Lettonia, fino al Kazachistan. Complessivamente circa 150 studenti usufruiscono di borse di studio a Lublino. Questo è un importante contributo della Fondazione alla rinascita dell’intellighènzia cattolica nell’Europa Orientale e Centrale. Non si può neppure dimenticare un’iniziativa della Fondazione che riguarda gli Stati Uniti del Nord America. Ho in mente il progetto di costruire a Washington un grande Centro di Cultura. So quanto questo progetto stia a cuore al Sig. Cardinale Adam J. Maida e quante forze e energie egli metta nella sua realizzazione.

5. Questa breve rassegna dell’attività della Fondazione mostra quanto nel suo caso si avverano le parole del Vangelo: “Ogni albero buono produce frutti buoni” (Mt 7, 17). Sappiamo però che questi “frutti buoni” hanno potuto vedere la luce del giorno soltanto grazie alla benevolenza di molte persone, che individualmente ed anche associate nei numerosi Circoli degli Amici della Fondazione in molti Paesi, non risparmiarono il denaro, per sostenere quest’opera importante. Guardando questi frutti si vede chiaramente che le offerte trasmesse servono bene la causa della Chiesa e della Patria.

Perciò ancora una volta, a voi qui riuniti, e per vostro mezzo a tutti gli Amici e i Benefattori della Fondazione, dispersi in molti Paesi, quasi in tutti i continenti, voglio ringraziare con l’antico polacco: “Dio ve lo renda!”. Ringrazio per quanto state facendo per un ulteriore sviluppo di questa preziosa istituzione e la raccomando alla vostra generosità per il futuro.

Sono lieto dell’incontro odierno, e a tutta la Fondazione, a tutti i suoi Benefattori e Amici, a voi qui presenti e alle vostre famiglie, di cuore impartisco la Benedizione Apostolica: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Saluto di cuore tutti gli Amici ed i Benefattori della Fondazione venuti dagli Stati Uniti, guidati da Sua Eminenza il Cardinale Adam J. Maida, Arcivescovo di Detroit. Pronunciando queste parole di saluto è ancora viva in me la memoria del mio ultimo viaggio apostolico. Di fronte a tutto il mondo, i cattolici americani hanno saputo dare una testimonianza molto significativa della loro fede in Cristo e della loro forte unione con la Chiesa e con il Successore di Pietro. Colgo l’occasione per esprimere la mia viva riconoscenza per l’ospitalità che l’America mi ha riservato.

Fratelli e Sorelle, partecipate a Roma al convegno di Amici e di Benefattori della Fondazione che porta il mio nome. È una Fondazione particolare. Essa ha un carattere prettamente ecclesiale e come tale vuol essere anzitutto uno strumento di evangelizzazione al servizio della Chiesa. La suddetta Fondazione rivolge la sua sollecitudine in modo speciale verso la Chiesa nell’Europa dell’Est, la quale, dopo i lunghi decenni di dure persecuzioni da parte del sistema totalitaristico comunista, vive attualmente un periodo di forte rinascita. Ha bisogno però di numerosi aiuti, soprattutto nel campo delle pubblicazioni religiose e nel settore della formazione di una giovane intelligenza cattolica. La Fondazione, secondo le sue attuali modeste possibilità, cerca di venire incontro a questi bisogni urgenti.

Cari Amici, sono lieto di poter esprimere personalmente la mia riconoscenza per la comprensione che dimostrate nei confronti degli obiettivi di questa Fondazione e per la vostra generosità, grazie alla quale essa può esistere, svolgere la sua attività statutaria e svilupparsi. Mi rallegro che il numero degli Amici della Fondazione cresce sempre di più. È un buon auspicio per l’avvenire.

Grato per questo incontro, a tutti gli Amici e i Benefattori della Fondazione negli Stati Uniti e ai loro familiari, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

 

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