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CARITATIS PROVIDENTIAEQUE

LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ
LEONE PP. XIII

 

Ai Vescovi Polacchi.

Il Papa Leone XIII. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

La particolare testimonianza di affetto e di sollecitudine che di quando in quando abbiamo manifestato alle altre nazioni cattoliche per esprimere, con l’invio di specifiche lettere ai loro Vescovi, parole di ammaestramento Apostolico, è la stessa che da lungo tempo desideravamo ardentemente comunicarvi, e attendevamo l’occasione per poterlo fare. Noi abbracciamo e sosteniamo con lo stesso affetto, che altre volte abbiamo manifestato, tutto codesto popolo così vario per razze, idiomi e riti religiosi, e non pensiamo mai ad esso se non con grande gioia, ricordando le sue gloriose imprese, di cui resta la memoria, e la grande devozione e fiducia verso di Noi, che abbiamo costantemente sperimentato. Tra gli altri titoli di onore, uno fra i maggiori va riconosciuto ai vostri padri, che, in un’Europa terrorizzata, fra i primi opposero i proprî petti all’assalto degli agguerriti nemici del cristianesimo in epiche battaglie, indomiti difensori e fedelissimi custodi della religione e della civiltà. Di questi meriti abbiamo fatto menzione con gioia non molti mesi orsono, quando alcuni di voi, Venerabili Fratelli, avete portato alla Nostra presenza devote schiere di fedeli pellegrini, per salutarCi e per ringraziarCi. Da una così bella testimonianza di fede è nata la gradita occasione per esprimere a nostra volta il Nostro compiacimento alla Polonia per avere mantenuto integro e rigoglioso, in mezzo a molteplici vicissitudini e a difficili situazioni, il decoro della religione avita.

Se in passato non abbiamo tralasciato nulla, per quanto era in Nostro potere, per giovare ai suoi interessi religiosi, è Nostro desiderio di poterlo fare ora in misura ancora maggiore: ciò, affinché la dichiarazione della Nostra sollecitudine nei vostri confronti risulti ancora più evidente di fronte alla Chiesa, e gli animi di voi tutti si confermino e si distinguano, con consolidata virtù e nuovi sussidi, nell’adempimento dei doveri della religione cattolica. Abbiamo deciso di compiere questo passo con una speranza ancora più viva, perché siamo a conoscenza, Venerabili Fratelli, con quale impegno vi siete adoperati quali interpreti ed esecutori del Nostro volere, e con quale fermo proposito vi attivate per difendere e per rendere più consistenti i beni supremi dei vostri greggi. Voglia Dio, che Ci ispira a parlare, concedere con benevolenza questi frutti preziosi che Noi auspichiamo per tutti loro.

Il beneficio della divina verità e della grazia, che Cristo Signore ha recato al genere umano con la sua dottrina, è a tal punto eccelso e utile che nessun altro, di qualsivoglia natura, può essere paragonato ad esso e tanto meno eguagliato. Il molteplice e salutare potere di questo beneficio, come tutti sanno, si diffonde in modo mirabile su ciascuno e su tutti, sulla società domestica e su quella civile, per promuovere il benessere della vita mortale e per condurre alla felicità della vita immortale. Ne deriva, senz’ombra di dubbio, che i popoli gratificati con il dono della religione cattolica, poiché in essa hanno a disposizione il più grande di tutti i tesori, debbono sentirsi impegnati, come dal più pressante dei doveri, ad onorarla e ad amarla. Ma ne consegue anche che non può rientrare nelle competenze dei singoli e degli Stati il compito di interpretarla rettamente, mentre ciò deve avvenire secondo il metodo, le regole e l’ordine che il divino autore della religione ha personalmente precisato e disposto, cioè sotto il magistero e la guida della Chiesa, che è stata da lui costituita quale “colonna e fondamento della verità” (1Tm 3,15), e che, grazie alla sua speciale assistenza, si mantenne rigogliosa in ogni tempo e tale si manterrà in perpetuo in forza della promessa: “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 23,20).

Il vero motivo,che garantì al vostro popolo il perdurare di un così accentuato benèfico influsso della religione ricevuta dagli antenati e dai padri, è ravvisabile nel fatto che rimase sempre unito, con profonda fede, alla madre Chiesa e,nello stesso tempo, si mantenne saldo nell’ossequio ai Romani Pontefici e nell’obbedienza ai sacri Prelati, che essi, in forza del loro potere, avevano designato. Voi stessi custodite nel cuore e manifestate la vostra riconoscenza per gl’innumerevoli vantaggi e gli onori che si sono riversati su di voi, per le molteplici consolazioni che avete ricevuto nei momenti difficili e per i numerosi aiuti che, anche al presente, sono a vostra disposizione.

Ogni giorno si è testimoni delle significative conseguenze che si riversano sui popoli e sugli Stati quando la Chiesa cattolica è rispettata e tenuta nella debita considerazione, o quando è vilipesa e disprezzata. Nella dottrina e nella legge del Vangelo è infatti contenuto quanto è necessario per la salvezza e la perfezione dell’uomo, sia per quanto concerne la fede e la conoscenza, sia relativamente alla retta impostazione e condotta di vita, e poiché la Chiesa, in forza del diritto divino conferitole da Cristo, ha il potere di trasmettere quell’insegnamento e quella legge e di sancirli nell’ambito della religione, essa gode, per grazia divina, di una grande forza, capace di indirizzare la società umana, dove è fautrice di virtù generose e madre dei più preziosi beni.

Tuttavia la Chiesa, che il Romano Pontefice governa per volere divino, pur godendo di un sì grande potere, ben si guarda dall’usurpare i diritti altrui o dal rendersi complice degli interessi fuorvianti di qualcuno, ma piena di indulgenza rinuncia piuttosto al proprio diritto e, occupandosi con sapiente eguaglianza dei grandi e dei piccoli, si mostra guida e madre amorosissima a tutti. Si comportano quindi ingiustamente coloro che, al riguardo, tentano resuscitare contro di lei, ammantandole di nuove speciose argomentazioni, vecchie calunnie già più volte confutate e completamente annientate. Né sono meno riprovevoli coloro che, per lo stesso motivo, mostrano diffidenza nei confronti della Chiesa o insinuano sospetti presso i capi di Stato e nelle pubbliche assemblee dei legislatori, ricevendone abbondanti lodi e ringraziamenti.

La Chiesa, infatti, non insegna né comanda alcunché che osteggi o sminuisca, in qualsivoglia modo, la maestà dei prìncipi, l’incolumità e il benessere dei popoli, ma offre in ogni momento, attraverso la saggezza cristiana, tutto ciò che può tornare di comune vantaggio. In proposito meritano particolare menzione i seguenti insegnamenti. Coloro che detengono il potere riproducono fra gli uomini l’immagine del potere e della provvidenza divina. L’esercizio del loro potere deve essere giusto e conformarsi a quello divino, pervaso di paterna bontà e unicamente preoccupato del bene dello Stato. Un giorno dovranno renderne conto a Dio giudice e, data la loro posizione di prestigio, sarà un rendiconto assai severo. Chi è sottoposto all’autorità deve sempre prestare rispetto e fedeltà ai prìncipi, come a Dio stesso che esercita il suo potere per mezzo degli uomini, e obbedire ai loro comandi, “non tanto per timore ma come risposta della coscienza” (Rm 13,5). Deve inoltre fare per essi “suppliche, preghiere, richieste e ringraziamenti” (1Tm 2,1-2). Deve osservare religiosamente la legislazione dello Stato, rifuggire dalle congiure dei malvagi e delle sette, non intraprendere alcunché di sedizioso e impiegare ogni mezzo per conservare la pace nella giustizia.

Questi insegnamenti e disposizioni del Vangelo, e altri dello stesso genere, che vengono inculcati con forza dalla Chiesa, dove sono tenuti in considerazione e possono far valere la loro forza in concreto, non cessano di produrre i frutti più preziosi, e li rendono ancor più copiosi in quei popoli dove la Chiesa può esercitare più liberamente il proprio ufficio. Respingere invece tali insegnamenti e rifiutare la guida della Chiesa equivale ad opporsi al volere di Dio e a respingere un grandissimo beneficio. Non potranno quindi sussistere nello Stato la vera prosperità e l’onestà; ogni cosa scivolerà nella confusione, e governanti e popoli saranno pervasi dalla paurosa attesa delle sventure.

Circa queste questioni tanto importanti, Venerabili Fratelli, avete a disposizione l’ampia trattazione negli scritti che in varie occasioni abbiamo già pubblicato. Ci è parso tuttavia opportuno rievocarle in modo succinto perché il vostro zelo, avvalendosi del nuovo impulso della Nostra autorità, possa tendere con più forza e con migliore sorte allo scopo. E certo sarà di grande utilità e fortuna per i vostri greggi, se non presteranno orecchio alle parole degli eversivi che non desistono mai, con i mezzi più riprovevoli, dal perverso intento di sconvolgere e distruggere i regni; se non tralasceranno alcuno dei doveri propri dei buoni cittadini e se dalla sacra e doverosa fedeltà a Dio prenderà vigore la fedeltà verso lo Stato e i prìncipi.

Rendete più viva la vostra attenzione anche nei confronti della società domestica, dell’educazione della gioventù e del clero, dei modi migliori per praticare la carità cristiana. L’integrità e l’onestà della vita domestica, dalla quale soprattutto deriva il benessere nel tessuto della società civile, devono discendere dalla santità del matrimonio che, per essere stato celebrato secondo i dettami di Dio e della Chiesa, è uno e indissolubile. È dunque necessario che i diritti e i doveri fra i coniugi restino inviolati e siano sostenuti dalla più grande concordia e carità possibili; che i genitori si facciano carico della difesa e dei bisogni, primo fra tutti l’educazione, dei figli, e siano loro di esempio con il migliore e più efficace degli strumenti: la loro condotta di vita. Non pensino di poter procurare, com’è loro dovere, una sana e retta educazione dei figli senza un’attenta vigilanza.

Pertanto non debbono soltanto guardarsi da quelle scuole e da quegli istituti dove l’insegnamento è volutamente contaminato da errori sulla religione e dove regna l’empietà, ma anche da quelle dove non viene impartito un sistematico insegnamento sui princìpi e sui comportamenti cristiani, come se fossero cose importune. È infatti necessario che le menti di coloro che vengono istruiti nelle lettere e nelle scienze, possano, in pari tempo, essere indirizzate alla conoscenza e all’approfondimento delle cose divine, perché, come ammonisce e ordina la natura, sono in debito non solo verso lo Stato, ma anche, e assai di più, verso Dio, in quanto le creature umane sono venute alla luce al fine di servire, sì, la società, ma per dirigere il loro cammino verso la patria celeste e di concluderlo in essa con sincera dedizione. Occorre dunque non interrompere mai questo impegno mentre, con l’età, cresce in loro la cultura. È anzi necessario operare con più insistenza, sia perché la gioventù, in presenza di una ricca offerta culturale, è ogni giorno più spinta dal desiderio di sapere, sia perché è quotidianamente soggetta a maggiori rischi per la fede, con le già deplorate gravi conseguenze. Per quanto concerne il metodo di trasmettere l’insegnamento religioso, di stabilire la rettitudine e la capacità degli insegnanti e la scelta dei libri, la Chiesa ritiene necessario accampare delle precauzioni e definire alcune modalità, in forza di un suo preciso diritto. Né potrebbe fare altrimenti, perché è strettamente tenuta, per il suo ufficio, a far sì che niente di estraneo alla fede e ai costumi possa insinuarsi con danno del popolo cristiano. Rafforzi dunque l’insegnamento religioso che viene impartito nella scuola,e completi ciò che nei tempi stabiliti viene trasmesso nelle curie e nei templi, dove i germi della fede e della carità si sviluppano e crescono rigogliosi come nel loro terreno naturale.

Queste cose sono di per se stesse sufficientemente eloquenti per sottolineare la necessità di formare il clero con particolare diligenza e impegno, perché, secondo la parola di Dio, la sua crescita e la sua volontà di mantenersi fedele al sacro proposito devono essere tali da farlo ritenere, ed esserlo veramente, “sale della terra e luce del mondo”. Sono dunque due i valori ravvisabili nella sana dottrina e nella santità della vita, che devono essere promossi con ogni cura nel clero adolescente, ma non debbono essere meno custoditi e stimolati nel clero adulto, perché avranno ben presto il compito di “condurre alla perfezione dei santi, nell’esercizio del ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4,12).

Riguardo ai seminari dei chierici,sappiamo bene, Venerabili Fratelli, che non siete mai venuti meno al vostro compito. Invece di rivolgervi delle esortazioni, riteniamo opportuno esprimere il Nostro compiacimento a voi e a tutti coloro che si applicano con gioia, con un lavoro costante, all’amministrazione e all’insegnamento. Sono decisamente iniqui i tempi in cui si è venuta a trovare la Chiesa, dal momento che i nemici della verità prendono forza, e la peste della corruzione non serpeggia più di nascosto, ma si insinua con impudenza in ogni cosa. Se è dunque necessario, più di prima,aspettarsi aiuti e rimedi dai sacerdoti,occorre che questi siano preparati ed esercitati con ancor maggior cura al buon combattimento della fede e ad un comportamento dignitoso, espressione di ogni virtù.

Conoscete bene le norme da Noi appositamente definite sul metodo di articolare gli studi, specie in campo filosofico, teologico e biblico. Insistete perché gli insegnanti vi si attengano e non tralascino alcuna delle altre disciplina, che sono di ornamento a quelle più importanti ed aggiungono pregio all’ufficio sacerdotale. A motivo della vostra insistenza, i moderatori della disciplina e della pietà (uomini che devono segnalarsi per una specchiata integrità e prudenza) dispongano le regole della vita comune, plasmino gli animi degli allievi e li esercitino in modo da rendere evidente il quotidiano progresso di virtù che si realizza in loro. Inoltre, si operi in modo che essi acquisiscano ed assimilino tutta la prudenza necessaria per trattare le cose che riguardano il potere civile. In questo modo potrà continuamente uscire da quei luoghi sacri, quasi fossero palestre e accampamenti,una milizia perfettamente addestrata, pronta a venire in soccorso di quelli che già si affaticano nella polvere e nel sole, e a sostituire, piena di energie, gli stanchi e i veterani. In verità potete facilmente rendervi conto che, pure nell’esercizio del sacro ministero, può annidarsi un vero pericolo anche per la più solida delle virtù, e che è proprio dell’uomo cedere e venir meno ai propositi. Per questo motivo sarà pure vostro dovere approntare quanto è necessario per offrire ai sacerdoti la possibilità di dedicarsi all’approfondimento e all’arricchimento delle discipline, in modo che — reintegrandoli quando in quando le forze spirituali — possano applicarsi con maggior forza alla propria perfezione e alla eterna salvezza degli altri.

Venerabili Fratelli, se avrete a disposizione un clero rettamente formato e degno di stima, potrete senza dubbio constatare che il vostro compito diventerà non solo più leggero, ma che si moltiplicheranno nel gregge quegli auspicati frutti di bene che ci si può ripromettere numerosi attraverso l’esempio e la carità operosa del clero.

Questo precetto della carità, che è “grande” in Cristo, sia tenuto da tutti nella massima considerazione, a qualsivoglia ceto uno appartenga, e ognuno si sforzi di renderlo operativo, come ammonisce l’apostolo Giovanni, “nelle opere e nella verità”. Con nessun altro vincolo, infatti, o altra difesa si può meglio provvedere alla stabilità della famiglia e dello Stato e, ciò che maggiormente importa, conseguire i benefìci della dignità cristiana. Considerando con attenzione queste cose e deplorando i tanti e terribili mali subentrati nel privato e nel pubblico, per aver trascurato e messo da parte questo precetto, molte volte abbiamo fatto risuonare, al riguardo, la nostra voce Apostolica. Lo abbiamo fatto con accenti speciali nell’Enciclica Rerum novarum, dove abbiamo riportato i princìpi che, alla luce della verità e della giustizia del Vangelo,risultano i più idonei a dirimere la questione della condizione degli operai. Li ribadiamo nuovamente con questa esortazione. È possibile cogliere,con tutta evidenza, come, sotto la guida e l’impulso della carità cristiana, quale numeroso stuolo di istituzioni cattoliche, di corporazioni operaie, di associazioni di mutuo soccorso e di altre dello stesso genere, prenda vita e vigore, sia per lenire le sofferenze dei più poveri, sia per istruire in modo retto la parte più derelitta del popolo. Tutti coloro poi che sostengono, con il consiglio, l’autorità, il denaro e la collaborazione codeste iniziative che provvedono alla salute, anche eterna, di molte persone, sono veramente benemeriti della religione e dei loro concittadini.

A queste indicazioni generali rivolte a tutte le genti di nazionalità polacca, vista la situazione dei luoghi in cui vi trovate, desideriamo aggiungerne altre per il vostro lavoro: è Nostro desiderio che alcuni di questi moniti penetrino in profondità nei vostri animi.

In primo luogo è doveroso esprimere il Nostro compiacimento a voi che,in gran numero, siete sudditi dell’Impero Russo, per l’alta testimonianza di fede cattolica, e che vi rafforziamo con il Nostro incitamento. Vi esortiamo, anzitutto, a conservare puntigliosamente e ad alimentare codesto spirito di costante fedeltà alla santa fede, perché è in lei che possedete quel tesoro che, come abbiamo già detto, è il principio e la fonte dei più grandi benefìci. È necessario che il cristiano lo anteponga ad ogni altra cosa, come mostrano i divini comandi e i mirabili esempi dei santi: non deve scostarsene mai anche se prostrato dalle sventure, ma custodirlo con tutta la forza e l’impegno. Sorretto dalla forza di tanto bene, qualunque sia il corso degli eventi umani, potrà attendere, con paziente certezza, la consolazione e l’aiuto di Dio che non dimentica.

Per quanto Ci riguarda, in forza del Nostro ufficio, siamo perfettamente a conoscenza dello stato delle cose presso di voi, e Ci riempie di gioia la grandissima fiducia che, come figli, riponete in Noi. Vi esortiamo pertanto a respingere con decisione le perfide calunnie che vengono disseminate contro la Nostra benevolenza e la Nostra sollecitudine nei vostri confronti, e ad avere la certezza che Noi, non meno dei Nostri Predecessori, abbiamo attivato e indirizzato la Nostra attenzione su di voi, come su tutti i vostri connazionali, e che siamo inoltre pronti, per rinvigorire la vostra fiducia, ad affrontare e a sostenere gl’impegni più laboriosi. È opportuno richiamare alla mente che Noi, fin dagli esordi del Pontificato, volendo migliorare la situazione del cattolicesimo nelle vostre contrade, abbiamo svolto il Nostro opportuno interessamento presso il Consiglio Imperiale per ottenere ciò che la dignità di questa Sede Apostolica e il patrocinio della vostra causa postulavano. A seguito di queste iniziative fu possibile stabilire, nel 1882, un accordo su alcuni punti. Tra questi è da annoverare il permesso concesso ai Vescovi di governare liberamente i seminari dei chierici secondo la legge canonica, nonché il passaggio dell’Accademia ecclesiastica di Pietroburgo, aperta anche agli alunni polacchi, sotto la piena giurisdizione dell’Arcivescovo di Mohilow, con la facoltà di potenziarla per rispondere meglio alle esigenze del clero e della religione cattolica. Abbiamo pure ricevuto la promessa che saranno abrogate, o mitigate, quelle leggi più severe di cui si lamentava fortemente il vostro clero. Da allora,approfittando di ogni occasione, o creandola, non abbiamo mai smesso di insistere per rendere operativi gli accordi pattuiti. Abbiamo anzi ritenuto doveroso presentare queste richieste allo stesso potentissimo Imperatore. Abbiamo così potuto sincerarCi del suo sentimento di amicizia verso di Noi e ricevere un significativo attestato del suo alto senso di giustizia per la vostra causa. Non smetteremo mai di inoltrargli le Nostre richieste, affidandole in modo speciale a Dio,perché “il cuore del re è nelle mani del Signore” (Pr 21,1).

Quanto a voi, Venerabili Fratelli, continuate con Noi a difendere la dignità e i sacrosanti diritti della religione cattolica, che può tenere fede ai propri impegni e offrire i dovuti benefìci quando, potendo fruire di una conveniente sicurezza e libertà, viene corredata, in quantità sufficiente, degli appoggi adatti all’azione. Poiché dunque potete voi stessi rendervi conto del Nostro impegno per procurare un clima di pace nel tessuto sociale dei popoli, continuate ad operare nello stesso modo, perché il rispetto dei più alti poteri e il pubblico ossequio alle leggi restino un punto fermo per il clero e per tutti. Rimosso così ogni motivo di offesa o di riprovazione e ogni altro atteggiamento di falso ossequio, si conservi e si accresca il prestigio del cattolicesimo. Sia pure vostra cura vigilare perché niente mai possa venir meno alla compiuta salvezza dei fedeli, né per quanto concerne l’amministrazione delle parrocchie, né per quanto riguarda l’offerta del cibo della parola di Dio, né infine per mantenere vivo lo spirito religioso, affinché i bambini e gli adolescenti, soprattutto nella scuola, siano ammaestrati con cura nella sacra dottrina, e ciò,per quanto è possibile, ad opera dei sacerdoti, ai quali sia stato da voi conferito il mandato; vi adoprerete affinché il decoro dei sacri templi e la festiva bellezza delle solennità, donde la fede attinge un buon profitto, siano degni del culto divino. Vi comporterete dunque con estrema correttezza prevenendo i momenti difficili, qualora vi sembrasse di ravvisarne i segnali. In questo caso non trattenetevi dal chiamare in causa, con la dovuta correttezza e prudenza, gli accordi stipulati con questa Sede Apostolica. Tenere lontani questi pericoli e favorire il raggiungimento dei beni più utili, non è solo compito dei Polacchi, ma di chiunque ritenga cosa buona e auspicabile che lo Stato sia retto dalla carità. Infatti la Chiesa cattolica, come abbiamo insegnato in apertura di discorso e come ogni giorno si rende evidente,è nata ed è stata istituita in modo tale da non potere mai esseredi danno agli Stati e ai popoli, ma di creare sempre numerose e valide opportunità di bene anche rispetto alle cose temporali.

Voi, dunque, che vi trovate sotto il dominio dell’illustre Casa d’Asburgo, riflettete su quanto dovete all’augusto Imperatore,fedelissimo custode della religione dei padri. Dovete quindi rendere evidente, ogni giorno di più, la vostra fedeltà e il vostro riconoscente ossequio verso di lui e, in pari tempo, manifestare anche la volontà di conseguire tutto ciò che è già stato egregiamente stabilito, o che verrà opportunamente deciso, per la sicurezza e il prestigio della religione cattolica.

Desideriamo ardentemente che l’Università di Cracovia,antica e nobile sede di cultura, salvaguardi integro il suo prestigio e ambisca anche di eguagliare i meriti di quelle Accademie che lo straordinario impegno dei Vescovi e la magnanimità dei privati, con la Nostra approvazione, hanno fatto sorgere in gran numero anche nei nostri tempi. Ci auguriamo allo stesso modo che in quelle, come nella vostra, sotto l’accorta direzione del Nostro diletto Figlio il Cardinale Vescovo, le più importanti discipline, procedendo in felice alleanza con la fede, possano mutuare da questa tanta luce e certezza,ricambiando con altrettanto aiuto e difesa, in modo da essere sempre più utili ad una gioventù qualificatissima.

Deve pure starvi a cuore — come lo è tantissimo per Noi — che gli Ordini Religiosi godano, presso di voi, la stima di tutti. Essi si raccomandano infatti per la perfezione della virtù che perseguono, per la loro scienza multiforme e per il proficuo lavoro in campo educativo, come fossero truppe addestrate a disposizione della Chiesa. Di loro si è servita anche la società civile, come validissimi collaboratori sempre pronti per le imprese più nobili. Fermando poi l’attenzione sulla Galizia, vogliamo ricordare, con animo pieno di benevolenza, l’antichissimo Ordine Basiliano, per la restaurazione del quale Noi stessi abbiamo dedicato in passato particolari consigli e attenzioni. Ne abbiamo tratto un frutto di non mediocre soddisfazione perché, rispondendo con impegno religioso alle Nostre attese, esso s’innalza a grandi passi verso la gloria dei tempi passati, quando poté, in vari modi, giovare alla Chiesa Rutena. Le speranze della sua salute, per la vigile attenzione dei Vescovi e per l’impegno dei suoi reggitori,risplendono già più luminose di giorno in giorno dal suo stesso seno.

Visto che si è fatta menzione dei Ruteni, anche se le loro origini e i loro riti sono difformi dai vostri, permetteteCi di rinnovarvi l’invito a stabilire con essi un più stretto rapporto di collaborazione e di amicizia, come si conviene a chi vive nello stesso paese, nello stesso Stato, e soprattutto condivide la stessa fede. Come la Chiesa li considera degni di stima e li ama come figli e, con saggezza, permette le loro legittime consuetudini e i loro riti particolari, così anche voi, e in primo luogo il clero, considerateli e onorateli come fratelli che insieme a voi, con un cuore solo e un’anima sola, mirano allo stesso scopo, per la maggior gloria dell’unico Dio e Signore e, nello stesso tempo, perché si moltiplichino i frutti della giustizia “nello splendore della pace”.

Con pari soddisfazione rivolgiamo la parola a voi che abitate la provincia di Gniezno e Poznan. Tra le altre cose Ci è gradito ricordare che, come era nelle attese di tutti, abbiamo innalzato all’insigne sede di Sant’Adalberto un vostro concittadino, un uomo che eccelle per la pietà, la prudenza e la carità. Ci torna ancor più gradito constatare con quale dedizione e con quale amore cercate unanimi di rispondere al suo mite ed operoso governo. Ne deriva la legittima speranza di un futuro migliore per la religione cattolica, allietata da frutti sempre più copiosi. Perché questa speranza si rafforzi e si confermi pienamente rispondente alle attese, vogliamo, e non senza motivo, che voi riponiate la fiducia nella magnanima moderazione del serenissimo Imperatore, anche perché abbiamo avuto più volte conferma, da lui in persona, della sua considerazione e benevolenza nei vostri confronti, e potrete sicuramente goderne per l’avvenire se persevererete nel rispetto delle leggi e manterrete vivo un comportamento autenticamente cristiano.

È Nostro desiderio, Venerabili Fratelli, che queste Nostre direttive ed esortazioni siano portate a conoscenza dei vostri rispettivi greggi, in modo da rendere il vostro lavoro ancor più ricco di frutti. Gli amatissimi figli possano riconoscere in esse il grande sentimento di carità che anima il Nostro cuore nei loro confronti, e le ricevano quindi, come è Nostro vivo desiderio, con pari obbedienza ed affetto. Se vi si atterranno con diligenza e costanza — e siamo certi che ciò avverrà — potranno sicuramente sottrarsi ai pericoli che corre la fede nella grave situazione del momento e, nello stesso tempo, conservare la gloriosa memoria degli antenati, facendola rivivere nella mente e nella vita, traendone anche utilissimi vantaggi a sostegno della vita presente.

Vi chiediamo di implorare ardentemente con Noi una propizia abbondanza dell’aiuto divino, per l’intercessione della gloriosissima Vergine Maria, del santissimo Giuseppe, del quale il popolo cristiano celebra oggi la festa, e dei santi Patroni della Polonia.

Come auspicio di tutto ciò e a testimonianza della Nostra particolare benevolenza, impartiamo, con tutto l’affetto nel Signore,l’Apostolica Benedizione a voi, al clero e a tutto il popolo affidato alle vostre cure.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 19 marzo 1894, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

 

LEONE XIII



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