Index   Back Top Print

[ EN  - ES  - IT  - LA ]

LETTERA APOSTOLICA

MULTIFORMIS SAPIENTIA DEI

SANTA TERESA DI GESÙ, VERGINE DI AVILA,
È PROCLAMATA DOTTORE DELLA CHIESA

PAOLO PP. VI
A PERPETUA MEMORIA

 

La multiforme Sapienza di Dio talvolta si rivela in maniera più manifesta ad alcuni amati discepoli di Cristo e ad essi, per arcano disegno e liberalità singolare, vien concesso di comprendere quale sia «la larghezza e la lunghezza e l'altezza e la profondità: di conoscere anche la carità di Cristo che supera ogni scienza» (Ef 13, 8). Infatti «lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma, distribuendo a ciascuno i propri doni come a lui piace (1 Cor 12, 11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa» (LG 12).

Teresa di Gesù, grande e nobile vergine, e inoltre riformatrice dell'Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, fu arricchita a profusione di questa divina abbondanza di sacri carismi. Di semplici costumi e ignara di cultura letteraria, eccelse talmente con la parola e con gli scritti, che a lei si possono riferire queste parole: «aprì la sua bocca in mezzo all'Assemblea» (Sir 15, 5), e a buon diritto fu proclamata santa da uomini santi e fu anche venerata come sicurissima guida e maestra da dottori di scienze sacre. Sebbene si interessasse a moltissimi affari inerenti al suo dovere, si vide tuttavia che aspirava ininterrottamente a una patria migliore, cioè a quella celeste; quasi sempre sofferente nel corpo e carica di tribolazioni, affrontò impavida qualsiasi impresa per la gloria di Dio e per l'utilità della Chiesa di Cristo.

Perciò, dal momento che questa serva di Dio è stata sempre esaltata, sia per i fatti straordinari della sua vita sia per le rare virtù del suo animo sia per l'acume del suo spirito, reputiamo con certezza questo fatto motivo giusto e nobile a che, come il Nostro predecessore Gregorio XV le ha decretato gli onori dei santi, affinché tutti i fedeli di Cristo comprendessero con quale abbondanza Dio avesse ricolmato di Spirito Santo la sua serva (cf Lett. Decr. Omnipotens sermo), così Noi non dubitiamo doverla proclamare dottore della Chiesa, prima fra le donne, specialmente per la sua conoscenza e dottrina delle cose divine. Abbiamo infatti fiducia e confidiamo che Teresa di Gesù, dichiarata con solenne decreto maestra di vita cristiana, stimoli fortemente anche gli uomini del nostro tempo a coltivare soprattutto ciò che favorisce l'amore dell'anima verso la contemplazione e il conseguimento delle cose celesti.

Teresa nacque ad Avila, in Spagna, il 28 marzo dell'anno 1515. Ancor bambina fece intravedere come sarebbe divenuta un giorno, perché si sforzava di condurre una vita nascosta nei giardinetti della sua casa, essendosi proposta di osservare fino alla morte quanto spesso leggeva intorno ai martiri della Chiesa primitiva. Dopo la immatura morte della mamma, si procurò come aiuto e presidio la stessa Madre di Dio. Fu dunque per lei naturale che fin dalla fanciullezza desiderasse consacrarsi totalmente a Dio e che, a vent'anni, si recasse al monastero delle Carmelitane. Sebbene si applicasse assiduamente, per molti indizi sicuri, all'esercizio delle virtù, tuttavia cominciò ad allentare il primitivo fervore dell'anima e ad allontanarsi dal suo proposito. Fortunatamente le avvenne poi di essere intensamente attirata alla considerazione delle realtà celesti e a compiere le opere più perfette e maggiormente accette a Dio, in seguito alle esortazioni di Pietro d'Alcantara, Ludovico Bertrando, Francesco Borgia, Giovanni d'Avila e altri santi. E coltivò e condusse a compimento questa decisione con magnanimità, per testimonianza tanto dei suoi confessori quanto di quelli che le furono utili per consuetudine di vita e di opere.

Sembrava tuttavia chiamata a sostenere compiti straordinari, cui era portata dal suo ingegno e da una certa naturale propensione della volontà. Infatti era mossa dall'intenzione costante e risoluta di far sì che il monastero del suo Ordine fosse retto secondo la regola più antica, scaduta dalla consuetudine; e, con l'approvazione della Santa Sede, condusse ciò a buon fine, all'età di 47 anni, dopo essersi consigliata con uomini dotti e santi. Quando poi sorsero difficoltà da ogni parte, le superò così coraggiosamente e persistette con tanta fermezza nel cammino intrapreso che, in pochi anni, fondò nel territorio spagnolo altri non pochi monasteri. Inoltre, per provvedere in modo più appropriato ai monasteri riformati delle suore e per giovare con opere apostoliche all'incremento della Chiesa, pensò di richiamare a una più elevata disciplina di vita anche i religiosi, soggetti all'Ordine del Carmelo, e condusse a termine il suo disegno con il sostegno e l'aiuto di san Giovanni della Croce.

Dopo aver così fondato e incrementato l'ordine, si dedicò ad ammaestrare nel metodo di una vita santa le pie donne, che aveva accolte presso di sé ogni giorno più numerose, affinché vivessero davvero nascoste e sole con Dio, gli rivolgessero assidue preghiere per la Chiesa, mortificassero il loro corpo con frequenti e volontarie sofferenze, fossero unite fra loro da affettuosa gentilezza e carità, per obbedire allo speciale comandamento di Cristo. Ella poi era eccellente incitamento ed esempio nell'esercizio di tutte le virtù. Si distingueva infatti per prudenza e semplicità evangelica, umiltà d'animo, per obbedienza verso i superiori, anche in cose difficili, nel disprezzo di sé e nella particolare propensione per il bene degli altri e, per aiutarli, non esitava a sacrificare sé e le sue cose. Conduceva inoltre una vita austera e dura, paziente nelle vicende avverse, assai riconoscente a Dio in quelle felici. Splendeva anche di ardente pietà verso Dio, intimamente avvinta dal suo amore. Colmata, a sua volta, da Dio di innumerevoli grazie, tuttavia abbracciava pienamente i consigli della Chiesa, stimando molto di più la fedele e umile obbedienza ai ministri di Dio che le visioni, le rivelazioni, le estasi. Per questa assidua familiarità con Dio si dice che sembrava risplendesse sul suo volto qualcosa di luminoso che provocava in ciascuno meraviglia e gioia.

Bisognava aggiungere a ciò le virtù umane, che dicono abbia coltivato Teresa, poiché si sforzava fortemente di dire la verità, di mantenere la parola data, di osservare le promesse, di avere un linguaggio, anche familiare, pieno di letizia e amabilità. Primeggiava veramente, in ciò che doveva fare o sostenere, per grandezza d'animo, come pure nell'ugual stima e nell'ugual rispetto verso ciascuno. Non bisogna dimenticare che fra i suoi impegni e le continue fatiche trovò anche il tempo e la forza di scrivere opere eccelse, che sembravano esigere totalmente e occupare l'intera esistenza di una persona attivissima, ricercatrice acuta e penetrante di profondissime questioni relative a Dio e alle cose celesti.

Una breve malattia mortale colpì infine ad Alba colei che si era affaticata tanto a lungo e così attivamente, e la costrinse a desistere da altre iniziative. La magnanima madre morì piamente il 4 ottobre dell'anno 1582, testimoniando ripetutamente il suo ossequio di figlia amorevolissima verso la Chiesa di Cristo.

Colei che durante la sua vita era stata lodata dovunque per le sue singolari virtù, dopo la sua morte si segnalò e fu venerata con maggior splendore. E avvenne giustamente che le fossero decretati gli onori dei beati abitatori celesti da Paolo V, pοi quelli dei santi da Gregorio XV e che fosse proposta come esempio di vita cristiana e religiosa, verso cui tutti potessero volgere lo sguardo. Se siamo attratti a imitare la santità di questa serva di Dio, siamo presi da grandissima ammirazione per l'eccellenza del suo insegnamento. Infatti, sebbene avesse più volte dichiarato la sua incapacità di comprendere e di insegnare, tuttavia fu in grado di intendere, di insegnare e di scrivere, ispirata da Dio, su profondissimi argomenti, reputando Cristo l'unica fonte della sua dottrina e quasi libro vivente. Riguardo a questo bisogna ritenere soprattutto una cosa meravigliosa che santa Teresa sia penetrata nel mistero di Cristo e nella conoscenza dell'anima umana con tanta acutezza e sagacia, così che la sua dottrina indica chiaramente la presenza certa e la forza di un carisma singolare dello Spirito. Giacché in questa dottrina eccellono un profondissimo senso della realtà, un'intima comprensione del mistero del Dio vivente, di Cristo Salvatore e della Chiesa, una viva esperienza della grazia, che innalza e sviluppa la natura, ornata di tante doti. Di qui la somma efficacia e la perenne autorità della sua dottrina, che si estende oltre i confini della Chiesa cattolica e raggiunge anche coloro che non credono.

Gli scritti – L'umanità di Cristo – L'orazione

Il suo magistero ebbe importanza non solo per la vita dei fedeli, ma anche, e per di più in modo operante, per quella sezione scelta e di gran valore della conoscenza teologica, che oggi si chiama teologia spirituale. Infatti gli scritti di Teresa sono una fonte abbondantissima di molteplice esperienza, testimonianza, penetrazione spirituale, cui hanno largamente attinto tutti gli studiosi di questa teologia. Questi scritti, sebbene siano stati abbozzati per ragioni e circostanze diverse né secondo un metodo prestabilito, formano tuttavia un corpo armonioso e compatto di dottrina spirituale. Così nel volume intitolato Libro de su vida, Teresa narra il complesso delle opere che in lei compì Iddio misericordioso, ne spiega il senso e lo propone dinanzi agli occhi dei lettori, come una mirabile «storia di salvezza». Invece nello scritto che si chiama Camino de Perfección, espone i fondamenti ascetici della vita teologale, cioè le virtù principali, così come la necessità e i gradi dell'orazione, anche contemplativa, con eccellente abilità educativa. Inoltre nel libro del Castillo Interior scruta il pieno e perfetto sviluppo della vita divina nell'uomo, che può diventare partecipe del mistero della Trinità e di Cristo fino ai gradi più alti della esperienza mistica. Nell'opera chiamata comunemente Libro de las Fundaciones Teresa narra le sue imprese apostoliche e le fatiche che tollerò per la riforma del suo Ordine a favore della Chiesa di Cristo. Oltre a ciò le sue Lettere, piene di umanità, mostrano la versatilità del suo ingegno e del suo animo, poiché ella si sforza di vivere attivamente la vita contemplativa a lei destinata, e insieme di partecipare alle vicende religiose e terrestri degli uomini del suo tempo. Infine nel libro di appunti chiamato Relaciones risplende il suo santo desiderio di sottoporre completamente i suoi doni divini all'autorità della Chiesa. Siccome il centro della dottrina spirituale di Teresa è Cristo che rivela il Padre, ci unisce a lui e ci associa a sé, i migliori fondamenti di questa dottrina sono la preghiera cristiana come vita di amore, e la Chiesa, mediante la quale si realizza in noi il regno di Dio. La nostra unione con Cristo si prepara alla mensa del verbo di Dio, nella incessante meditazione del Vangelo, e alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue, attraverso il convito sacrificale della Eucaristia. In ambedue queste mense l'umanità di Cristo assume intimamente l'uomo che a lui interamente si affida, nel mistero della sua morte, risurrezione e vita gloriosa presso il Padre. Per questo l'umanità sacratissima di Cristo comprende ogni nostro bene e salvezza. Teresa esprime questa dottrina nel libro della sua vita con queste parole: «Non possiamo piacere a Dio, né Dio suole partecipare a noi i suoi doni, se non per la santissima umanità di Cristo, in cui egli si compiace» (22, 6). L'uomo, infatti, raggiungerà la perfezione solo allora, quando potrà dire con Paolo: La mia vita è Cristo (cf Mansiones, VII, 2, 5). D'altra parte la vita di orazione che Teresa insegna nel medesimo libro della sua vita (8, 5), può stimarsi una vita di amore, poiché l'orazione è quella necessità dell'amicizia, per cui parliamo a lungo soli con Dio dal quale sappiamo di essere amati. Dio invita l'uomo e non cessa di sollecitarlo, perché abbracci la sua amicizia e abbia con lui una comunione più stretta ogni giorno di più. L'uomo si sforza di corrispondere a tale amicizia con il Padre, per Cristo, nello Spirito Santo, e di esserne trovato degno. Ora la grandezza della orazione e della contemplazione tanto meno aliena l'uomo da quanto riguarda il regno di Dio e la Chiesa, ma piuttosto ve lo spinge con maggiore simpatia e ardente desiderio. Ciò si dimostra sia con la vita e con le opere meravigliose che Teresa, spinta proprio dalla pienezza della contemplazione, compì per il bene della Chiesa, sia con la testimonianza, che ella enunciò come fondamento della sua dottrina e che, morente, ripeté con piena verità e gioia del cuore: «Ti ringrazio, Signore, perché muoio figlia della Chiesa».

Stando così le cose, già il 15 ottobre 1967, dichiarammo pubblicamente il proposito di iscrivere santa Teresa di Gesù nel catalogo dei dottori della Chiesa. E questa intenzione si fondava non solo sulla Nostra consuetudine con la dottrina di questa donna santa, ma anche sulla grande stima che più e più volte espressero con la parola sulla eccellenza della sua dottrina i Nostri predecessori nel Pontificato Romano, che sembrano precorrere senza dubbio la Nostra solenne proclamazione. Fra questi c'è Gregorio XV, che proprio nella Bolla di canonizzazione diede alla dottrina di santa Teresa questa testimonianza: «L'Onnipotente . . . la riempì talmente dello spirito di intelligenza, che . . . la irrigò con la pioggia di una sapienza celeste». Inoltre è molto importante il paragone che fece Benedetto XIII nella Bolla di canonizzazione di san Giovanni della Croce, fra il medesimo santo e Teresa: «. . . nello spiegare con gli scritti i segreti misteriosi della teologia mistica, fu divinamente istruito, non altrimenti che Teresa»; con questo paragone si avvicina un dottore a un dottore. Inoltre è assai famosa la dichiarazione di san Pio X: «Questa donna è stata così grande e tanto utile alla salutare istruzione dei cristiani, che sembra essere o non molto o per nulla inferiore a quei grandi padri e dottori della Chiesa, che abbiamo ricordato (cioè Gregorio Magno, Giovanni Crisostomo, Anselmo d'Aosta)». E lo stesso Sommo Pontefice, nella Lettera Apostolica Ex quo Nostrae del 7 marzo 1914, non esitò ad affermare: «Per cui giustamente la Chiesa è solita attribuire a questa vergine gli onori propri dei dottori». Benedetto XV poi, parlando ai Cardinali il 24 dicembre 1921, disse che Teresa aveva unito alla corona della santità il serto della dottrina. Pio XI nella Costituzione Apostolica Summorum Pontificum del 25 luglio 1922 la chiamò «madre sapientissima» e «altissima maestra di contemplazione». Pio XII, nel discorso tenuto il 23 novembre 1951, dichiarò che lo Spirito Santo aveva provveduto tutta la Chiesa del tesoro di una spirituale dottrina, per opera di santa Teresa. Infine Giovanni XXIII, Nostro immediato predecessore, precisamente nella Lettera Apostolica del 16 luglio 1962, la chiamò luce singolare della Chiesa.

E i santi che, per celeste consiglio della provvidenza di Dio, ebbero consuetudine di vita con Teresa, non disgiunsero mai la venerazione verso la sua santità dalla sua dottrina, divinamente ispirata. E sono stati certamente uomini di grande nome, come Pietro d'Alcantara, Francesco Borgia, Giovanni della Croce, Giovanni di Ribera, Giovanni d'Avila. Tutti loro l'hanno avuta maestra di contemplazione, illuminata da Dio, o per esprimerci più esattamente, maestra di maestri di spirito. In seguito vi sono stati santi dottori della Chiesa che l'hanno venerata con uguale stima, come Francesco di Sales e Alfonso de' Liguori e altri santi, come Antonio Maria Claret, Carlo da Sezze, Vincenzo Pallotti.

Mai venne meno nella Chiesa il pensiero che la vergine di Avila potesse essere stimata dottore. Basti menzionare il parere dei teologi Salmanticensi i quali, essendoci una controversia a questo proposito, scrissero apertamente nell'anno 1657: «Ora la nostra beata madre Teresa ha l'aureola di dottore e la Chiesa riceve e approva la sua singolare dottrina . . . come proveniente dal cielo». Sicché per il grande desiderio che la santità e dottrina di una donna così grande riesca di maggiore utilità per tutti, è a Noi parso bene che si possa a lei attribuire quel culto di dottore della Chiesa che finora è stato attribuito soltanto ad uomini santi. Tuttavia abbiamo dato l'incarico alla Sacra Congregazione dei Riti di discutere con la massima diligenza intorno alla questione. Ed essa, dopo aver usufruito in precedenza dell'opera e del parere di perso ne assai dotte, nell'assemblea ordinaria del 20 dicembre 1967 propose che si esaminasse il punto su cui si era indecisi, se il titolo e il culto di dottore della Chiesa potesse essere attribuito, oltre che agli uomini, anche alle donne, le quali avessero contribuito al bene comune dei fedeli per santità ed eccellente dottrina, secondo le norme e i decreti del Papa Benedetto XIV. Noi, il 21 marzo del 1968, ratificammo e confermammo il pensiero dei Cardinali, Prelati e Officiali presenti, che assicuravano che ciò era possibile. Poiché il diletto figlio Michelangelo di San Giuseppe, Preposito Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, manifestando il suo proprio desiderio e quello del suo Ordine, aveva chiesto che proclamassimo Teresa di Gesù dottore della Chiesa e poiché avevano chiesto la stessa cosa anche molti Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Superiori di Ordini Religiosi, di Congregazioni e di Istituti secolari, e altre persone assai dotte di Università degli Studi e di Istituti superiori, mandammo queste preghiere e questi voti alla Sacra Congregazione dei Riti, perché li valutasse, ed essa preparò la cosiddetta speciale «positio», di grande importanza, che con sicurezza e diligenza esaminò l'intera questione. Quando i Cardinali, preposti alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, che era stata nel frattempo istituita, ebbero esaminato con gran cura l'argomento, espressero il loro parere nell'Assemblea ordinaria della stessa Congregazione, tenuta nella Basilica Vaticana il 15 luglio 1969, dopo aver udito sia la relazione del Nostro Venerabile Fratello Cardinale Arcadio Larraona, Ponente di questa causa, sia l'opinione dei Prelati Officiali; tutti dichiararono concordemente che santa Teresa di Gesù era senz'altro degna di essere iscritta nel catalogo dei dottori della Chiesa. Infine, dopo esserne stati informati il 21 luglio dell'anno scorso e dopo aver esaminato con attenzione ogni cosa, abbiamo approvato e confermato la deliberazione della medesima Congregazione, stabilendo che venisse portata a compimento con rito solenne.

E ciò é avvenuto oggi, con l'aiuto di Dio e con l'approvazione di tutta la Chiesa. Infatti nella Basilica di San Pietro, con il concorso di schiere di fedeli giunte da tutte le nazioni e sopra tutto dalla Spagna, alla presenza di molti Cardinali e sacri Presuli della Curia di Roma e della Chiesa cattolica, che ratificano tutti i decreti, aderiscono alle richieste dei membri dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi e volentieri esaudiscono i voti degli altri richiedenti, durante il divino sacrificio abbiamo pronunciato queste parole: «CON COGNIZIONE VERA E DECISIONE PONDERATA E PER LA PIENEZZA DELL'AUTORITÀ APOSTOLICA DICHIARIAMO SANTA TERΕSA DI GESÙ, VERGINE D'AVILA, DOTTORE DELLA CHIESA UNIVERSALE».

Dopo aver pronunciato queste parole e ringraziato Dio insieme con i presenti, abbiamo tenuto un discorso sulla meravigliosa santità e dottrina di questo dottore della Chiesa, abbiamo sacrificato la vittima divina all'altare maggiore della basilica.

Decidiamo ora a questo proposito, che la Nostra Lettera sia conservata devotamente e che abbia il suo pieno compimento anche in futuro, e che inoltre si giudichi e si definisca così nel modo dovuto e sia vano e senza fondamento quanto di diverso intorno a ciò da chiunque possa essere attentato, con qualsiasi autorità, scientemente o per ignoranza.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il 27 settembre dell'anno del Signore 1970, ottavo del Nostro Pontificato.

PAOLO PP. VI 

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana