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UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI

Mercoledì, 1 aprile 1964

 

Diletti Figli e Figlie!

Abbiamo, come vedete, un’udienza assai numerosa e composta da molti gruppi di diversa provenienza. Noi diamo a tutti un paterno saluto, a tutti un eguale augurio, che la Pasqua, ora celebrata, rende particolarmente vivo e pieno di spirituali intenzioni. Noi chiediamo al Signore che la vostra venuta a Roma, in questa grande festa cristiana, segni nelle vostre anime ricordi benefici ed impressioni profonde.

Noi accenniamo semplicemente ad una di queste impressioni, che è caratteristica a questo incontro di fedeli d’origine diversa intorno ad unico centro di fede comune e di comune carità; è cioè la visione, resa evidente dall’affluenza di tanti pellegrini, delle due note distintive della Chiesa: la sua unità (non la vedete, non la sentite, non la gustate questa unita nell’udienza stessa che stiamo svolgendo? non siete tutti della stessa fede? non siete tutti fratelli d’una stessa famiglia, e figli d’uno stesso Padre comune? e non è bella, non è meravigliosa questa unità, non esteriore, ma interiore; non interessata, ma amorosa; non costretta, ma libera; non occasionale e passeggera, ma stabile e ferma?).

E poi la cattolicità della Chiesa, cioè la sua universalità.

La Chiesa è una casa dove tutta l’umanità è invitata ad entrare; e voi venendo a Roma, nella casa del Papa, siete in casa vostra. Vedete come unità e cattolicità si corrispondono? vedete come qui si realizzano? É uno spettacolo, che non deve essere guardato soltanto dal di fuori, ma capito dal di dentro, cioè nei principii che lo rendono possibile e meraviglioso.

Vi ricorderemo una parola di San Paolo, che qui sembra echeggiare e realizzarsi: «Sforzatevi di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace; (voi formate) un corpo solo, un solo spirito...; uno è il Signore, una la fede, uno il battesimo; uno Iddio e padre di tutti, colui che è sopra tutti, e per tutti, e in tutti» (Eph. 4, 3-5). Così S. Paolo. E la sua parola, qui, a Roma, nella città di S. Pietro, si direbbe che si è fissata e si è incisa nella pietra; .se andate a visitare il battistero di S. Giovanni in Laterano, che, come sapete, è la Chiesa cattedrale di Roma e la prima Chiesa del mondo per la sua autorità, potrete leggere nella famosa iscrizione dell’architrave, queste parole: «nulla renascentium est distantia, quos facit unum, unus fons, unus Spiritus, una fides . . .»; e cioè: «non esiste alcuna distanza fra coloro che sono resi una cosa sola da uno stesso fonte battesimale, da uno stesso Spirito, da una stessa fede» (cfr. Duchesne, Liber Pont. 1, 236).

Portate con voi da Roma questo ricordo: della Chiesa una, della Chiesa universale, cioè cattolica. Oggi che tanto si parla, a causa del Concilio ecumenico, di queste prerogative della Chiesa, fondata da Cristo, della sua unità e della sua ecumenicità, cercate di apprezzarle profondamente, come il disegno divino nella storia umana, e come l’impegno umano a rendere conforme al disegno divino la nostra vita. Pregate per la Chiesa. Confermate alla Chiesa l’adesione dei vostri cuori. Chiedete al Signore che ci dia la grazia di riabbracciare nella stessa fede e nella stessa carità, i fratelli cristiani separati, e di poter diffondere nel mondo, per tutti, il Vangelo di Gesù Cristo.

Noi siamo sicuri che voi accogliete di buon grado queste Nostre esortazioni, e Noi ne confermiamo la memoria ed il merito nelle vostre anime con la Nostra Apostolica Benedizione.

 



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