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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 15 giugno 1977

 

L'Eucaristia cardine di un'autentica vita cristiana

Avete Voi pure, Figli carissimi, celebrato, la scorsa domenica, la festa del «Corpus Domini»? Ossia la solennità liturgica dell’Eucaristia, la quale riassume, in un certo modo, l’itinerario religioso che ci ha condotti all’unione, anzi alla Comunione con Cristo? Ebbene, avete certamente tutti compreso che noi siamo, sì, arrivati ad un punto-vertice del nostro cammino verso il suo termine; siamo arrivati a Lui, alla sua nascosta, ma reale presenza, ma sempre nella sfera del tempo che passa e che non muta, ma anzi afferma la sua fugacità, e che ci trascina verso l’avvenire, verso la nostra morte corporale, verso l’oceano misterioso dell’altra vita. L’Eucaristia, sia come sacrificio memoriale della Passione di Gesù per la nostra redenzione, sia come sacramento della sua mensa divina, non è per noi l’ultimo incontro, ma rimane pegno e promessa d’una vita futura, nella pienezza del godimento della nostra incorporazione al Cristo glorioso. Questo indica che l’incontro eucaristico può e deve ripetersi. Gesù si è voluto raffigurare sotto le apparenze di pane, quasi per stimolarci a desiderarlo, a riceverlo ancora, a fare di Lui un alimento di cui dobbiamo sentire desiderio e gaudio nel rinnovare la comunione ch’Egli ci concede d’avere con Lui. Questa a noi pare una conclusione del momento eucaristico: sublime e consueto; straordinario e ordinario, vincolante cioè a vivere in un’atmosfera veramente soprannaturale, anche se la nostra esistenza rimane ora terrena, consueta, mortale.
Una parola di S. Agostino, una volta di più, sembra bene riassumere questo dualismo, umano-divino della vita cristiana alimentata dall’Eucaristia: «sic vive, ut quotidie possis sumere»; così vivi, che tu possa ogni giorno cibarti dell’Eucaristia (Cfr. S. AUGUSTINI Cath. ad Par. de Euch. Sacr., 60). Questa spiritualità, sorvegliata e eccitata dalla prossimità e dalla facilità dell’incontro eucaristico, può essere sorgente d’un’autenticità cristiana da costituire programma per un vero fedele.

Una seconda conseguenza dell’introduzione dell’Eucaristia nel nostro stile di vita riguarda i rapporti sociali, la concordia e la bontà con le persone che entrano nella nostra convivenza. Gesù ci insegna che non possiamo compiere degnamente un atto religioso se non siamo riconciliati con il nostro fratello (Matth. 5, 23). Come il mondo sarebbe mutato, se questa disciplina dispositiva all’Eucaristia avesse applicazione! Ma del resto essa già lo ha in tante anime evangeliche e generose, che vivono in un continuo esercizio di carità, di dono di sé, di silenzioso sacrificio, proprio in funzione del momento della santa comunione, che arde come lampada nella loro cella interiore!

Questa relazione fra la celebrazione eucaristica e la dignità, la purità, l’innocenza dell’anima cristiana, è la prima e perenne raccomandazione, fatta dall’Apostolo Paolo, che possiamo qualificare come il primo evangelista dell’Eucaristia, nella celebre narrazione della «sinassi» liturgica alle origini del cristianesimo. Vale la pena di rileggere il testo benedetto. Scrive infatti l’Apostolo nella prima lettera ai Corinti: «Io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo : “questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché Egli venga». E poi le gravissime parole: «Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno pertanto esamini se stesso, e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor. 11. 23-29).

Con quale sincera coscienza, con quale trepidante umiltà, con quale umile fiducia deve dunque muoversi il nostro passo verso Gesù Cristo nell’Eucaristia!

Questo ripetiamo tutti a noi stessi, affinché il grande Sacramento sia davvero per noi il viatico felicissimo per la vita eterna!

Con la nostra Apostolica Benedizione.

Alle «Familiari di sacerdoti»

Riserviamo un saluto a parte per il gruppo delle circa 200 «Familiari di Sacerdoti» aderenti al Movimento Spirituale «La casa sul monte», che celebra il XXV anniversario della sua istituzione da parte di Padre Giuseppe Zanoni. Esse sono qui presenti, accompagnate dagli Assistenti Ecclesiastici e dalle loro Dirigenti, in rappresentanza delle circa 1.000 aderenti al Movimento, che è diffuso sia nell’Arcidiocesi di Milano sia nelle Diocesi di Como e di Lugano.

Figlie carissime, vi ringraziamo cordialmente per essere venute qui a ricevere conferma e stimolo per un lavoro, della cui preziosità rendiamo pubblica testimonianza. Voi proseguite l’umile e nobile ministero di quelle donne, che, secondo la notizia di San Luca, seguivano Gesù e i Dodici e «li servivano» con generosità (Cfr. Luc. 8, 3). La vostra è una forma molto lodevole di dedizione alla Chiesa, che diventa ancor più encomiabile per quante di voi, mamme o sorelle di Sacerdoti, continuano in una totale disponibilità alla chiamata divina del proprio congiunto. Che il Signore vi rimuneri largamente per la vostra attività, nascosta come quella di Maria a Nazaret, ma di grande sostegno per i Ministri di Dio e per il loro impegno pastorale: secondo la promessa di Gesù, avrete la loro stessa ricompensa (Cfr. Matth. 10. 40-42).

La nostra paterna Benedizione Apostolica vuole non solo sancire la validità del vostro Movimento, ma soprattutto auspicare per tutte voi la costante assistenza di quel Dio, che è il premio gioioso dei suoi fedeli servitori.

Ad una «Delegazione Buddhista di amicizia col cristianesimo»

To the distinguished group of Buddhist leaders from Japan we bid a warm welcome. The Second Vatican Council declared that the Catholic Church looks with sincere respect on your way of life, which often reflects a ray of that Truth which enlightens all men, and the Council singled out for special mention your aknowledgment of the radical insufficiency of this shifting world (Nostra Aetate, 2). On this occasion we are happy to recall the words of Saint John: “The world, with all it craves for, is coming to an end; but anyone who does the will of God remains for ever” (1 Io. 2, 17).

Ai Maori neozelandesi

With great pleasure we greet the members of the Maori pilgrimage from New Zealand. New Zealand is distant from Rome, but near to our heart, and the Maori people occupy a special place in our affections. We recall with joy our Maori visitors: the distinguished representatives of your people, the Holy Year pilgrims, the young, the sick. We send our blessing to all! God bless the Maori people! God bless all New Zealand!

                             



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