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SANTA MESSA AL PARCO DE LA GRANGE A GINEVRA

OMELIA DI PAOLO VI

Martedì, 10 giugno 1969

 

Venerabili Fratelli,
Figli dilettissimi.

Quale consolazione, quale gioia per Noi potere incontrarvi, al termine di questa storica giornata, e unire le Nostre preghiere alla vostra, o fedeli membri della Chiesa Cattolica, o leali cittadini del vostro libero e nobile Paese, la Svizzera! Quale riposo, quale conforto, quale grazia per il Pastore pellegrino che Noi siamo! Quale pienezza sovrabbondante di sentimenti umani e spirituali riempie il Nostro cuore, al ricordo di altre visite - private e quasi furtive - che in anni ormai lontani Noi facemmo a questa terra amabile ed ospitale! Quante immagini di persone care e venerate, quanti luoghi meravigliosi ed accoglienti Ci ritornano alla memoria!

Ed ecco che la Svizzera Ci offre, ancora una volta, un istante di distensione e di riflessione. A voi tutti vada il Nostro ringraziamento e il Nostro saluto. A tutti e a ciascuno. Oltre i due Cardinali di questa Nazione, che abbiamo chiamati ad una più stretta collaborazione con Noi, vogliamo nominare esplicitamente il vostro Vescovo, Monsignor Francesco Charrière, Pastore di questa diocesi tripartita. A lui, come agli altri Vescovi svizzeri qui presenti, Noi vogliamo lasciare, come incoraggiamento e pegno di fecondo ministero in mezzo al loro popolo, la Nostra Benedizione Apostolica.

Ma celebrando ora i santi misteri, che operano fra noi la presenza reale e sacramentale del Corpo e del Sangue di Cristo e perpetuano il sacrificio della sua passione redentrice, Noi dobbiamo fare Nostra, secondo la vostra intenzione, una delle sue parole; come apostoli e testimoni del suo Vangelo, Noi dobbiamo farCi per un istante eco della sua voce. O Fratelli e Figli carissimi, non è la Nostra voce, ma è la sua, quella del Signore Gesù, che voi intendete, ascoltando questa parola eterna pronunziata da lui e che Noi ora vi indirizziamo.

«Beati i pacifici - coloro che procurano la pace (éirenopoioi) - poiché saranno chiamati figli di Dio».

Ci sembra che questo messaggio convenga al Nostro ministero, convenga alla vostra missione di cattolici e figli della Nazione elvetica, e convenga all’ora presente e futura della storia del mondo moderno.

Noi Ci siamo assai spesso adoperati - e ancor oggi lo facciamo - di affermare il rapporto essenziale che esiste tra la giustizia e la pace: questa deriva da quella. Ma qui possiamo stabilire un rapporto ancor più profondo e più operante, quello che esiste tra l’amore e la pace.

Due forze opposte, si può dire, muovono il mondo: l’amore e l’odio. Sono come il flusso e il riflusso che non cessano di agitare l’oceano dell’umanità. E il conflitto sembra allargarsi col tempo, opponendo non più città a città, o nazione a nazione, ma continente a continente.

A riguardo di Dio, la rivelazione evangelica del Dio d’amore ha trasformato la situazione spirituale dell’umanità. Bisogna ormai o dire di sì a un Dio, che è Amore e che ci domanda l’amore, nostro supremo amore : allora essa - l’umanità - è sollevata da una forza e da una speranza ancora sconosciute dalla storia del mondo. Ovvero bisogna rifiutare il Dio d’Amore, ed essa sarà sconvolta fin dalle sue fondamenta: verranno la tentazione dell’odio assoluto, della violenza assoluta, la follia delle guerre mondiali.

Giacche l’amore costruisce, ma l’odio distrugge. In certi momenti, per il fatto che libera forze fino allora convergenti - è ciò che si verifica nella disintegrazione dell’atomo - l’odio può apparire il più forte. Ma è un’illusione. L’odio e la violenza distruggono e si distruggono. Essi tendono al nulla. È l’amore che è forte e che è il più forte. I Santi hanno ciò compreso al seguito di Gesù. I Santi, in ciascun punto del tempo e dello spazio dove essi vivono, ci portano come un raggio particolare, staccato dalla infinita santità di Gesù. La vita di ciascuno di essi è per l’epoca in cui vivono come una realizzazione esistenziale e immediata di una delle beatitudini del Sermone della Montagna. La storia del vostro grande Santo nazionale è tipica a questo riguardo. San Nicola da Flüe ha vissuto per la sua epoca la beatitudine che Noi veniamo ricordando, la beatitudine di coloro dei quali il Signore ha detto: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio.

La pace, secondo la celebre formula di Sant’Agostino, è definita «la tranquillità dell’ordine» (De Civ. Dei, 19, 11, 1).

Essa non è debolezza, ma una forza, una potenza; è un ordine dell’amore: «ordo amoris» , un’armonia suprema, una costante vittoria dell’amore sulle passioni e i desideri contrastanti che albergano nel cuore dell’uomo. La giustizia può preparare e condizionare la pace, ma da sola non può crearla; solo la forza unitiva, la vis unitiva dell’amore può creare la pace (S. Tommaso, II-II, q. 29, a. 3, ad 3).

Il Dio d’Amore è un Dio di Pace, il «Deus pacis et dilectionis» , di cui parla S. Paolo ai Corinti (2 Cor. 13, 11).

I Santi, immergendosi nell’amore di Dio, si immergono nella pace di Dio, e, ritornando a noi, è la pace di Dio che essi ci portano. Essi sono dei pacificatori, dei realizzatori della pace divina in mezzo agli uomini; ancora una volta ascoltiamo il richiamo evangelico: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio.

Nicola da Flüe, sotto il cui sguardo siamo qui riuniti, è stato un uomo di Dio, un pacificatore. Il messaggio segreto che, nella notte dal 21 al 22 dicembre 1481, Heini am Ranft andò a cercare nella piccola silenziosa celletta di Ranft, fu sufficiente per dissipare gli odi e spegnere la guerra civile (cfr. CH. JOURNET, Saint Nicolas de Flüe, Seuil, 1947, pp. 74-76).

Il vostro Santo credeva nella vittoria dello spirito della pace: «La pace - diceva egli - è sempre in Dio, perché Dio ? la Pace. E la pace non può essere distrutta, ma la discordia .si distrugge da se stessa» . Come è lontano da coloro che dichiarano la guerra più feconda della pace, e che proclamano che l’odio è più nobile dell’amore (ibid.)!

Le ultime parole della Lettera di Nicola ai suoi concittadini sono commoventi: «Io non ho alcun. dubbio - egli dice - che voi siete dei buoni cristiani. Vi scrivo per avvertirvi affinché, se il cattivo spirito vi tentasse, voi ancor meglio gli resistiate, da cavalieri. Ecco tutto. Dio sia con voi» (ibid., p. 86).

Vedete come alle parole di Cristo fanno seguito quelle del vostro Santo, nel quale si riflette in maniera impressionante la figura ascetica e profetica del Signore Gesù, e nel quale, come è stato detto, «gli Svizzeri vedono il meglio di loro stessi» (ibid., p. 75).

Come sono pieni di luce e di mistero, questi riflessi! Come sono eloquenti, oggi ancora, queste risonanze che, attraverso le tumultuose esperienze della storia, arrivano alla nostra anima!

Cerchiamo di essere sensibili alle ispirazioni dello Spirito, ai segni dei tempi! Da uomini autentici e forti del nostro tempo, da cristiani desiderosi di essere discepoli fedeli del Divino Maestro, da cattolici viventi nel mistero di verità e di carità che ha la santa Chiesa di Dio, sforziamoci di essere - all’interno delle nostre anime, delle nostre famiglie e delle nostre relazioni sociali immediate, o entro un raggio più vasto del mondo dove ci abbia posti la Provvidenza - sforziamoci di essere generosi artefici della pace nella carità: e riceveremo la ricompensa della beatitudine evangelica, che vale per la vita presente e per la futura: noi saremo posti nel numero dei figli di Dio.

Così avvenga, con la Nostra Benedizione Apostolica. 

                                                             



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