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 DISCORSO DI PAOLO VI
AL CONSIGLIO CENTRALE
DELL' UNIONE UOMINI DI AZIONE CATTOLICA

Sabato, 6 febbraio 1965

        

Diletti Figli,

La vostra presenza Ci offre la gradita occasione di porgervi il Nostro saluto, il Nostro elogio, il Nostro incoraggiamento. Nell’accogliere infatti i membri qualificati e distinti del Consiglio Centrale dell’Unione Uomini di Azione Cattolica, riuniti a Roma per approntare un concreto e circostanziato piano di lavoro, si apre davanti al Nostro sguardo interiore l’ampia visione della schiera compatta e generosa della vostra Unione, cioè della porzione più pensosa e scelta del laicato, che forma un tessuto connettivo insostituibile della famiglia e della società italiana, cui la qualifica del nome programmatico di «Uomini di Azione Cattolica» non è, e non vuol essere una etichetta o un distintivo esteriore, ma un impegno gioioso e consapevole, una testimonianza a Gesù Cristo di fervore spirituale e di coerenza morale, un’offerta spontanea delle proprie energie migliori alla società, mediante la difesa e la diffusione di quei principii religiosi ed etici, di cui è maestra la Gerarchia Episcopale. Uomini di Azione Cattolica: e dunque padri di famiglia, anzitutto, chiamati ad un’alta responsabilità nell’ambito familiare, entro il quale debbono svolgere il loro primo e insostituibile apostolato; e poi, nelle singole qualificazioni della vita sociale, operai, agricoltori, impiegati, professionisti delle varie denominazioni, affratellati in un esaltante ideale, e impegnati, ciascuno nella propria attribuzione specifica, a lasciare nei singoli campi di attività un segno, un’orma, un profumo, che riveli la loro presenza di anime cristiane, generose e coraggiose: «Christi bonus odor sumus Deo» (2 Cor. 2, 15).

Per questo meritate la Nostra lode e il Nostro incoraggiamento: in modo speciale per la sensibilità che avete dimostrata nella programmazione dei punti concreti di apostolato, sui quali si articola l’ordine del giorno di questo vostro incontro romano, per determinare un concreto piano di lavoro per il prossimo triennio. Che i solerti Uomini Cattolici vogliano «prepararsi al dialogo», e impegnarsi a fondo nel duplice apostolato sul piano familiare e sociale Ci procura viva soddisfazione. Lasciate dunque che vi diciamo che grande è la speranza che il Papa ripone in voi, e grande è la Sua attesa nella vostra opera concorde e bene organizzata.

Di fatto, se tutti i rami della magnifica organizzazione del laicato cattolico offrono al Nostro cuore le più grandi consolazioni e i più sicuri motivi di fiducia, perché in essi sono largamente rappresentate le singole età come le diverse condizioni sociali, quello degli «Uomini» merita a titolo particolare la Nostra benevolenza, la Nostra cura, la Nostra attenzione. La vostra Unione, infatti, può e deve dare un contributo insostituibile alle varie esigenze, di cui più si avverte oggi la necessità e l’urgenza: difesa attiva della famiglia, minacciata come non mai dall’individualismo edonistico e dalla mentalità materialistica; educazione ferma e affettuosa delle giovani generazioni; moralizzazione di certe forme preoccupanti del costume pubblico, specialmente nel campo dello spettacolo, abbassato in troppi casi a livelli difficilmente superabili di avvilente immoralità; più operante presenza cristiana nelle varie forme della vita sociale, nella cultura, nell’arte, nella professione, nel lavoro; convinta unità di intenti e di metodi nell’azione politica, che sia veramente ispirata alle esigenze cristiane; e soprattutto e in massimo grado, una approfondita conoscenza della verità religiosa, perché invano si potrebbe parlare di dialogo con coloro che sono rimasti estranei, o assenti, od ostili ai nostri problemi, se mancasse il solido terreno della conoscenza della dottrina cattolica, sulla quale ordire la trama di uno stimolante colloquio nelle varie direzioni, secondo quanto abbiamo auspicato nella Nostra Enciclica «Ecclesiam Suam».

In una parola, tutti i campi ai quali è chiamata l’azione dei laici, anche secondo le indicazioni che verranno date dal Concilio Ecumenico Vaticano II, sono aperti in primo luogo alla buona volontà, all’onestà, al coraggio degli Uomini di Azione Cattolica, e reclamano la loro volonterosa collaborazione.

Ecco quanto Ci aspettiamo dalla vostra benemerita organizzazione. È troppo, forse? Noi sappiamo che no, e anche voi, con Noi, ne siete convinti, perché nulla deve sottrarsi alla consapevolezza di quella vocazione, di cui parla l’Apostolo Pietro: «Ma voi (siete) stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo tratto in salvo, affinché facciate conoscere i prodigi di Colui, che dalle tenebre vi chiamò alla sua luce ammirabile» (1 Petr. 2, 9).

Questo è il Nostro voto, la Nostra speranza, la Nostra consegna, che vi affidiamo con una particolarissima Benedizione Apostolica.

            



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