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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DEI DELEGATI
DELLE NAZIONI EUROPEE ALLA FAO
*

Sabato, 21 febbraio 1948

 

Signori,

Il vostro atto Ci commuove vivamente. Dedicati ad. un’opera sociale suggerita dalla convinzione e dal sentimento della grande fraternità umana, Voi avete voluto manifestarCi, nella maniera più delicata, che sapete vedere e apprezzare nel Padre comune dei cristiani, il cuore che estende la sua affezione e la sua sollecitudine paterna a tutta l’umanità sofferente e bisognosa, senza distinzione di nazione e di origine.

Da parte Nostra, Ci piace riconoscere e lodare l’ampiezza di vedute che ha inspirato l’Organizzazione delle Nazioni unite e disegnato il piano della vostra Istituzione specializzata, per l’alimentazione e l’agricoltura, la larghezza d’animo che ne caratterizza l’economia e l’applicazione, la saggezza, infine, e il metodo prudente che presiede alla sua realizzazione; ne segue che gli sforzi di ciascuna nazione, congiunti insieme nella misura del possibile, provvedono, con maggior efficacia, al sollievo e al benessere di tutti per l’accrescimento, l’esecuzione, l’utilizzazione opportuna delle rispettive loro risorse.

Lavorando, come voi fate, per intensificare ed equilibrare la produzione e la ripartizione dei prodotti alimentari e agricoli, che possono promuovere il progresso economico generale, voi contribuite a liberare le nazioni dall’angustia in cui le pone la penuria, e dall’umiliazione che proverebbero nel domandare l’elemosina; voi le rendete tutte, reciprocamente e solidariamente, beneficiarie e benefattrici le une delle altre.

E’ giusto, d’altra parte, mirare, con particolare interesse, al miglioramento delle condizioni di vita fra le popolazioni rurali, le quali provveditrici diligenti della comunità negli anni prosperi, e anche fautrici, mediante il loro lavoro, di tale prosperità, sono, nondimeno, le prime vittime della miseria causata dal capriccio delle stagioni, dalla rovina della guerra, che in molte contrade, ha lasciato, per lungo tempo, il suolo sterile e incoltivabile, dal disagio e dalle complicazioni dell’economia.

Come non rallegrarCi, dunque, Signori, nel constatare il vostro desiderio di prendere in considerazione i postulati della dottrina sociale cattolica!

Infatti, lungi dall’esservi opposizione o solo contrasto fra la dottrina sociale cattolica e la dottrina sociale naturale, quella non fa che tener conto nelle applicazioni di questa dei destini eterni dell’uomo, tanto che può applicarsi, a tale riguardo, alla Chiesa la dichiarazione che faceva di se stesso il Cristo, quando affermava che Egli non era venuto per abrogare la legge, per mutare un solo iota, ma per perfezionarla e compierla. Se, dunque, la Chiesa, come il suo Fondatore e Capo, proclama che l’uomo non vive unicamente di pane essa ha, come lui, la più profonda e amorevole compassione per l’immensa folla che ha fame.

Ciò per dirvi l’interesse che portiamo al vostro lavoro, sul quale invochiamo con tutto il Nostro cuore, le feconde benedizioni divine.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.51-53.

 



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