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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Alla borsa del cielo

Venerdì, 19 giugno 2015

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.138, 20/06/2015)

Le ricchezze che contano sono quelle riconosciute dalla «borsa del cielo». E non coincidono con le logiche avide degli uomini, destinate a esser preda di «tarma e ruggine» ma anche a scatenare guerre. Così il vero segreto è comportarsi da amministratori autentici che mettono tutti i beni «al servizio degli altri». Ecco i consigli pratici suggeriti dal Papa nella messa celebrata venerdì mattina, 19 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta.

«Gesù torna su una catechesi a Lui molto cara: la catechesi sulle ricchezze» ha fatto subito notare Francesco, rileggendo il passo evangelico odierno (Matteo, 6, 19-23). Ed «è molto chiaro qui il suo consiglio: “Non accumulate per voi tesori sulla terra”». Ma Gesù spiega anche il perché: «Dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano». Insomma, ha affermato il Papa, «Gesù ci dice che è pericoloso giocare con questo atteggiamento di accumulare tesori sulla terra». È vero, ha riconosciuto il Pontefice, magari «nella radice di questo atteggiamento c’è la voglia di sicurezza». Come a dire «io voglio essere sicuro e, per questo, ho questo risparmio».

Però «le ricchezze non sono come una statua, non sono ferme: le ricchezze hanno la tendenza a crescere, a muoversi, a prendere il posto nella vita e nel cuore dell’uomo». E «così quell’uomo che, per non diventare schiavo di una povertà, accumula ricchezze finisce schiavo delle ricchezze». Ecco, allora, il consiglio di Gesù: «Non accumulate per voi tesori sulla terra». Del resto, ha aggiunto il Papa, «le ricchezze invadono anche il cuore, s’impadroniscono del cuore e corrompono il cuore. E quell’uomo finisce corrotto per questo atteggiamento di accumulare ricchezze».

Francesco ha quindi ricordato che «Gesù, in un’altra catechesi sullo stesso tema, sullo stesso argomento, parlava di quell’uomo che aveva avuto un buon raccolto di grano e pensava: ma cosa farò adesso? Distruggerò i miei magazzini e ne farò altri più grandi». Ma il Signore dice: «Stolto, morirai questa notte». E «questo — ha spiegato il Papa — è un secondo tratto di questa abitudine: l’uomo che accumula ricchezze non si accorge che dovrà lasciarle».

Nel passo evangelico odierno, «Gesù parla delle tarme e della ruggine: ma quali sono? C’è la distruzione del cuore, la corruzione del cuore e anche la distruzione delle famiglie». E così il Pontefice ha ricordato anche «quell’uomo che è andato da Gesù a dirgli: “Per favore, parla a mio fratello perché condivida con me l’eredità!”». E, ancora, ritorna il consiglio del Signore: «State attenti a non attaccarvi alle ricchezze!».

Ma «in questo discorso va più avanti» ha precisato il Papa. E «il brano che segue quello che è stato letto è molto chiaro: nessuno può servire due padroni, perché odierà l’uno e amerà l’altro; oppure si affezionerà a uno e disprezzerà l’altro». Insomma, dice il Signore, «non potete servire Dio e la ricchezza».

È un’affermazione chiarissima, ha rimarcato Francesco: «È vero, se noi sentiamo le persone che sono in questo atteggiamento di accumulare ricchezze, loro “accantoneranno” tante scuse per giustificarsi, tante!». Però «alla fine queste ricchezze non danno la sicurezza per sempre. Anzi, ti portano giù nella tua dignità». E questo vale anche «in famiglia»: tante famiglie si dividono proprio per le ricchezze.

Di più: «Anche nella radice delle guerre c’è quest’ambizione che distrugge, corrompe» ha fatto presente il Papa. Difatti «in questo mondo, in questo momento, ci si sono tante guerre per avidità di potere, di ricchezze». Ma «si può pensare alla guerra nel nostro cuore: “Tenetevi lontano da ogni cupidigia!” dice il Signore». Perché «la cupidigia va avanti, va avanti, va avanti: è uno scalino, apre la porta, poi viene la vanità — credersi importanti, credersi potenti — e, alla fine, l’orgoglio». E «da lì tutti i vizi, tutti: sono scalini, ma il primo è la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze».

Francesco ha quindi ricordato «un detto molto bello: il diavolo entra per i portafogli» oppure «entra per le tasche, è lo stesso: questa è l’entrata del diavolo e da lì a tutti i vizi, a queste sicurezze non sicure». E «questa — ha spiegato il Papa — è proprio la corruzione, è la tarma e la ruggine che ci porta avanti». Del resto «accumulare è proprio una qualità dell’uomo: fare le cose e dominare il mondo è anche una missione». Ma «cosa devo accumulare io?». La risposta di Gesù, nel Vangelo di oggi, è chiara: «Accumulate invece per voi tesori in cielo, dove non ci sono i ladri, dove non si ruba, dove non c’è tarma e ruggine». Proprio «questa è la lotta di ogni giorno: come gestire bene le ricchezze della terra perché siano orientate al cielo e diventino ricchezze del cielo».

«Quando il Signore benedice una persona con le ricchezze — ha affermato Francesco — lo fa amministratore di quelle ricchezze per il bene comune e per il bene di tutto» e «non per il proprio bene». Ma «non è facile diventare un onesto amministratore, perché c’è sempre la tentazione della cupidigia, del diventare importante: il mondo t’insegna questo e ci porta per questa strada».

Si deve invece «pensare agli altri, pensare che quello che io ho è al servizio degli altri e che nessuna cosa che ho la potrò portare con me». E «se io uso quello che il Signore mi ha dato per il bene comune, come amministratore, questo mi santifica, mi farà santo». Però «non è facile» ha riconosciuto ancora il Papa. Così «tutti i giorni dobbiamo essere nel nostro cuore per domandarci: dov’è il tuo tesoro? Nelle ricchezze o in questa amministrazione, in questo servizio per il bene comune?».

Perciò «quando un ricco vede che il suo tesoro è amministrato per il bene comune, e lui nel suo cuore e nella sua vita vive semplicemente, come se fosse povero: quell’uomo è santo, quell’uomo va sulla strada della santità, perché le sue ricchezze sono per tutti». Ma «è difficile, è come giocare col fuoco» ha aggiunto il Pontefice. Per questo motivo «tanti tranquillizzano la propria coscienza con l’elemosina e danno quello che avanza loro». Però «quello non è l’amministratore: l’amministratore prende per sé per quello che avanza e dà agli altri, in servizio, tutto». Infatti «amministrare la ricchezza è uno spogliarsi continuamente del proprio interesse e non pensare che queste ricchezze ci daranno salvezza». Dunque «accumulare sì va bene, tesori sì va bene, ma quelli che hanno prezzo — diciamo così — nella “borsa del cielo”: lì, accumulare lì!».

Del resto, ha spiegato il Papa, «il Signore nella sua vita ha vissuto come un povero, ma quanta ricchezza!». Paolo stesso, ha proseguito Francesco riferendosi al prima lettura (2 Corinzi, 11.18, 21-30), «ha vissuto come un povero e di che cosa si vantava? Della propria debolezza». E «aveva possibilità, aveva potere, ma sempre al servizio, al servizio». Ecco, ha sottolineato, «al servizio» è davvero la parola chiave. E, ha aggiunto, «il Battesimo ci fa fratelli gli uni degli altri per servirci, per spogliarci: non per spogliare l’altro, ma per spogliare me e dare all’altro».

Pensiamo, ha suggerito Francesco, «com’è il nostro cuore, com’è la luce del nostro cuore, com’è l’occhio del nostro cuore: è semplice?». Dice infatti il Signore, sempre nel Vangelo di Matteo, che «tutto il corpo sarà luminoso». Ma se, invece, «è cattivo, se è attaccato al proprio interesse e non agli altri, sarà un cuore tenebroso». E proprio «questo fanno le ricchezze tramite i vizi e la corruzione: fanno un cuore tenebroso quando l’uomo è attaccato a loro».

Il Papa ha concluso ricordando che «nella celebrazione dell’Eucaristia il Signore che è tanto ricco — tanto ricco! — si è fatto povero per arricchirci». Proprio «con la sua povertà ci insegni questa strada del non accumulare ricchezza sulla terra, perché corrompono». E, «quando le abbiamo, a usarle, come amministratore, al servizio degli altri».

 

 



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