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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI DONATORI DEL PRESEPIO E DELL'ALBERO DI NATALE IN PIAZZA SAN PIETRO

Aula Paolo VI
Venerdì, 18 dicembre 2015

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi do il mio cordiale benvenuto e vi ringrazio per i doni che avete preparato. Sono molto belli; e dà gioia pensare che non li presentate soltanto al Papa e ai pellegrini che li potranno ammirare, ma soprattutto al Signore Gesù: perché è Lui il Festeggiato!

Ringrazio per le loro cortesi intenzioni, per l’aiuto, per i progetti Mons. Voderholzer e Mons. Bressan, la Signora Merk, il Signor Falk e il Signor Thun. E saluto tutti voi: le Autorità dei Comuni bavaresi di Hirschau, Schnaittenbach e Freudenberg, che hanno donato l’albero natalizio; i Rappresentanti della Provincia di Trento, che insieme all’Arcidiocesi ha allestito il presepe. Vorrei anche ringraziare i piccoli “artisti” che hanno decorato l’albero, e congratularmi con loro: siete ancora molto giovani, ma esponete già le vostre opere in piazza San Pietro! E questo è bello. Coraggio, avanti! Michelangelo ha incominciato così!

Gli addobbi, che grazie all’opera della “Fondazione Lene Thun” avete predisposto, raffigurano i vostri sogni. Questi desideri che portate nel cuore sono ora nel posto più adatto, perché stanno vicino al Bambino di Betlemme: sono affidati a Lui, che è venuto per «abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Gesù non è infatti semplicemente apparso sulla terra, non ci ha dedicato un po’ del suo tempo, ma è venuto a condividere la nostra vita, ad accogliere i nostri desideri. Perché ha voluto, e vuole tuttora, vivere qui, insieme a noi e per noi. Gli sta a cuore il nostro mondo, che a Natale è diventato il suo mondo. Il presepe ci ricorda questo: Dio, per la sua grande misericordia, è disceso verso di noi per rimanere stabilmente con noi.

Il presepe ci dice inoltre che Egli non si impone mai con la forza. Ricordate bene questo, voi bambini e ragazzi: il Signore non si impone mai con la forza. Per salvarci, non ha cambiato la storia compiendo un miracolo grandioso. È invece venuto con tutta semplicità, umiltà, mitezza. Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia, e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo.

Queste erano anche le intenzioni di san Francesco, quando inventò il presepe. Egli – ci dicono le Fonti Francescane – desiderava «fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme», per poter «in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato». In quella scena, infatti, «si onora la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà» (468-469). Vi invito allora a sostare davanti al presepe, perché lì la tenerezza di Dio ci parla. Lì si contempla la misericordia divina, che si è fatta carne umana e può intenerire i nostri sguardi.

Soprattutto, però, desidera smuovere i nostri cuori. È bello che sia presente in questo presepe una figura, che coglie subito il mistero del Natale. È quel personaggio che compie un’opera di bene, chinandosi per porgere aiuto ad un anziano. Egli non soltanto guarda Dio, ma anche lo imita, perché, come Dio, si china con misericordia verso chi ha bisogno. Questi vostri doni, che stasera saranno illuminati, possano attirare tanti sguardi e soprattutto ravvivare nella vita la luce vera del Natale. Vi ringrazio! E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

 


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