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APERTURA SOLENNE DELLA IX ASSEMBLEA GENERALE
ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro - Domenica, 2 ottobre 1994

 

1. “Seguimi!” (Mc 10, 21).

Oggi torniamo di nuovo a questa pericope evangelica tanto suggestiva: il dialogo di Cristo con il giovane. Si tratta di un passo semplice e allo stesso tempo singolarmente ricco, che presenta tanti motivi di approfondimento. Nella Lettera ai Giovani e alle Giovani del mondo per l’Anno della Gioventù, nel 1985, ho avuto modo in verità di commentarlo ampiamente. Ed anche l’ultima Enciclica Veritatis splendor si richiama a questo testo evangelico (cf. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, nn. 6-22).

Oggi, dando inizio al Sinodo dei Vescovi dedicato alla vita consacrata e al ruolo che gli Istituti religiosi occupano nella Chiesa, sentiamo nuovamente risuonare questo invito di Cristo. Ciascuno di noi, venerati e cari Fratelli e Sorelle, a un certo punto della sua vita ha sentito proprio questa chiamata: “Seguimi!”. Era un invito che portava in sé una forza particolare: la grazia della vocazione. La forza proveniva da Colui stesso che parlava. Ci parlava il buon Maestro mediante lo Spirito Santo: lo Spirito di verità, lo Spirito delle vocazioni.

2. Da tempo ci stavamo preparando a questo Sinodo che ha come tema “La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo”. Esso ci ricorda che le Comunità religiose sono chiamate ad un impegno di perfezione, chiaramente espresso da Cristo nel colloquio col giovane: “Se vuoi essere perfetto” (Mt 19, 21).

In seguito, nel corso dei secoli, la tradizione della Chiesa ha dato un’espressione dottrinale e pratica a queste parole. Lo stato di perfezione non è solo teoria. È vita. Ed è stata proprio la vita a confermare la verità delle parole di Cristo: la maggioranza dei Santi canonizzati non proviene forse da Ordini e Congregazioni religiose?

Si potrebbe dire che l’orizzonte del Regno di Dio si è svelato e continuamente si svela in maniera singolare mediante la vocazione alla vita consacrata. Non è forse di questi anni la meravigliosa fioritura degli Istituti Secolari e delle Società di Vita Apostolica, che tanto bene stanno facendo nella Chiesa? Si sta inoltre assistendo alla nascita di nuove forme di consacrazione, in particolare all’interno di movimenti e associazioni ecclesiali, che intendono esprimere, con modalità adeguate alla cultura attuale, la tradizionale tensione della vita religiosa alla contemplazione del mistero di Dio e alla missione verso i fratelli.

Il Sinodo, che della vita consacrata si occupa, non può pertanto non rivestire una particolare importanza per tutti i figli della Chiesa, i quali non mancheranno di sostenerne i lavori con l’apporto della loro preghiera.

3. È significativo che, dopo il recente Concilio, nello svolgersi dei Sinodi attinenti i vari aspetti dell’insegnamento conciliare sulla Chiesa, quello dedicato agli Istituti religiosi giunga solo ora, dopo cioè i Sinodi sulla famiglia cristiana (1980: Familiaris consortio), sulla vita dei laici (1987: Christifideles laici), sul ministero dei presbiteri nella Chiesa (1990: Pastores dabo vobis).

Si potrebbe quasi dire che è stato più lungo il cammino necessario per arrivare dal Vaticano II a questo tema. Esso è maturato più lentamente sul tavolo della Chiesa e della riflessione teologica. Ed ora - lo speriamo vivamente - è giunto il momento opportuno per trattarlo: è giunto il “kairos”, l’occasione provvidenziale offertaci dal Signore per approfondire i temi e le prospettive già presenti nei testi conciliari. È necessario che i membri delle Comunità religiose e degli Istituti di vita consacrata, ispirandosi al modello della chiesa primitiva (cf. At 2, 42), s’impegnino con rinnovato slancio ad essere un cuor solo e un’anima sola, nutrendosi agli insegnamenti del Vangelo, alla sacra liturgia e soprattutto all’Eucaristia, e perseverando nell’orazione e nella comunione dello stesso Spirito (cf. Perfectae Caritatis, 15).

4. “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo” (Mc 10, 21). Leggendo attentamente i testi liturgici odierni, e specialmente la pericope del Vangelo, possiamo giungere ad una conclusione, che cioè in essi in un certo senso è contenuto il primo abbozzo dell’“instrumentum laboris” di questa Assise sinodale. Il dialogo di Cristo con il giovane mette in evidenza il senso ed il valore della povertà evangelica. Esso illumina inoltre anche la questione del “non sposarsi per il Regno dei cieli”, di cui si parla nel Vangelo di san Matteo (cf. Mt 19, 12), e lascia intendere il significato di quell’obbedienza che rende l’uomo simile a Colui che si fece “obbediente fino alla morte” (Fil 2, 8).

5. “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10, 28), dice Pietro. Sono parole che la Chiesa riferisce in modo particolare a voi, cari Fratelli e Sorelle.

Se il dialogo con il giovane, come pure le parole di Pietro, sembrano riferirsi soltanto agli uomini, non si deve tuttavia dimenticare quanto sia antica nei Testi sacri la tradizione della “sposa” e dell’“amore sponsale” (cf. Os 2, 16-25; Sal 4, Sal 45, 11-18, Ap 21, 1-27) Quante donne attraverso i secoli e le generazioni hanno scoperto la loro “parte” nella vocazione religiosa, contemplativa ed apostolica, iniziando da Colei che essendo la Tutta Santa divenne in un certo senso il “tipo”, il modello della Chiesa. La tematica del Sinodo va dunque letta alla luce del Capitolo VIII della Lumen gentium, ed anche tenendo conto di quanto ho cercato di esprimere nella Mulieris dignitatem, pubblicata nel 1988, in occasione dell’Anno Mariano.

6. “Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; . . . scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12).

Tale è la parola del Dio vivo. Di essa i lavori sinodali debbono rivelarsi una singolare partecipazione.

Sin dal primo giorno preghiamo affinché quanto il Sinodo dirà sia “efficace”, tale cioè da “scrutare i sentimenti e i pensieri del cuore”.

Preghiamo per ottenere che questo avvenga lungo l’intera nostra Assemblea sinodale: preghiamo per i Vescovi, che insieme al Vescovo di Roma costituiscono i protagonisti “canonici” del Sinodo. Invochiamo inoltre lo Spirito Santo per quanti, in quest’Assemblea, rappresentano direttamente la vita consacrata, maschile e femminile, affinché abbiano a sperimentare una partecipazione, loro tipica, di quella “parola di Dio” che è “viva”.

E che cosa significa che essa è anche “più tagliente di ogni spada a doppio taglio”? L’amore vive sempre di verità.

7. “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 90, 12).

Così prega il Salmista. E le sue parole vanno di pari passo con la prima lettura: “Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza . . . Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile” (Sap 7, 7.11).

Sì, venerati e cari Fratelli e Sorelle. Il Sinodo è la vostra vocazione nel corso di questo mese. Esso rappresenta un grande bene per tutto il Popolo di Dio, una particolare ricchezza per la Chiesa in tutte le sue componenti.

8. E come non tener conto del fatto che il Sinodo dedicato alla vita consacrata nella Chiesa ha luogo nell’“Anno della Famiglia”? Tra una settimana si raduneranno qui a Roma famiglie di ogni angolo del mondo per “celebrare” solennemente la loro presenza e la loro missione nella Chiesa. Il Concilio parla della vocazione degli sposi come di una specifica “consacrazione”.

Non c’è in questa coincidenza qualcosa di provvidenziale? Non ci offre essa la possibilità di comprendere più profondamente il mistero della consacrazione religiosa, che è provvidenziale “bene e ricchezza” della Chiesa? Il Signore vuol portarci a scoprire con gli occhi della fede in quale modo queste due vocazioni si completano reciprocamente, affinché lodiamo Dio per la molteplicità dei suoi doni. Così come con le parole del “Magnificat” lodava il Signore Maria, creatura umana che in modo mirabile unisce in sé la vocazione di Sposa verginale dello Spirito Santo e di Madre della Santa Famiglia: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1, 49).

Amen.

 

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